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venerdì 16 novembre 2012

VOTO DI SCAMBIO...

COSENZA / I PROVVEDIMENTI NATI DALLE INDAGINI SUGLI APPALTI NEL COMUNE DI RENDE

'Ndrangheta, arrestati 2 consiglieri provinciali
L'accusa: «Ingerenze clientelari con un boss»

Umberto Bernaudo e Pietro Paolo Ruffolo, entrambi del Pd, sono ai domiciliari. Operazione condotta da Dia e carabinieri

C’è imbarazzo nelle fila del Pd calabrese. Gli arresti di Umberto Bernaudo e Pietro Ruffolo (ex sindaco e ex assessore all’urbanistica di Rende), accusati di corruzione elettorale e voto di scambio (ai due sono stati concessi gli arresti domiciliari), spiazza il centrosinistra che, nei giorni scorsi, si era lanciato in una polemica furente contro il Pdl che sollecitava la nomina di una commissione di accesso antimafia al Comune di Rende, città universitaria per lungo tempo indicata come «modello di gestione amministrativa».
GLI ADDEBITI - I due esponenti politici del partito democratico assegnati ai domiciliari – secondo il procuratore aggiunto antimafia Giuseppe Borrelli e i pm della dda Pierpaolo Bruni e Carlo Villani – avrebbero consentito ad esponenti del gruppo mafioso Di Puppo-Lanzino di gestire servizi comunali attraverso una società cooperativa, poi divenuta una compagine ad esclusiva partecipazione comunale, nella quale lavoravano come dipendenti e venivano stipendiati con soldi pubblici esponenti della ‘ndrangheta del calibro di Michele Di Puppo di Rende, del superboss latitante Ettore Lanzino, capo supremo delle cosche di Cosenza e di Francesco Patitucci, ritenuto dai magistrati inquirenti «esattore» delle cosche confederate bruzie e attualmente in carcere per estorsione. «Una dissennata amministrazione» garantita da Ruffolo e Bernaudo, in cambio del pieno appoggio elettorale in occasione delle Provinciali del 2009 vinte dal centrosinistra.
NOMINE E INCARICHI - Ruffolo, dopo la riconferma di Mario Oliverio (Pd) alla guida della Provincia di Cosenza, era stato addirittura nominato assessore provinciale ruolo dal quale si è successivamente «autosospeso» (senza tuttavia mai essere sostituito) per effetto di un’altra inchiesta al termine della quale è stato rinviato a giudizio per usura. Il politico del Pd, che è stato componente della giunta municipale di Rende con Bernaudo sindaco che viene ritenuto vicinissimo a Sandro Principe, attuale capogruppo del Pd alla Regione, venne tre anni addietro assegnato pure agli arresti domiciliari per detenzione illegale di alcune pistole ereditate dal padre, fatto per il quale è tuttora sotto processo.
CORRUZIONE ELETTORALE - A far finire ora nei guai i due amministratori pubblici rendesi del Pd,accusati di corruzione elettorale, ma non aggravata dal metodo mafioso (la procura di Catanzaro ha fatto sapere di voler impugnare il provvedimento del gip), sono state numerose e compromettenti intercettazioni telefoniche, le dichiarazioni di alcuni consiglieri comunali e, soprattutto, le carte che raccontano la storia della società Rende 2000, poi diventata “Rende servizi”. La società cooperativa a responsabilità limitata, che si occupava di lavori edili, pulizia, custodia, servizi ecologici di tutela ambientale, è stata costituita il 25 febbraio del 1999. Il 19 giugno del 2002 è risultata aggiudicataria delle gare di appalto per l’esecuzione dei servizi pubblici di raccolta rifiuti e manutenzione degli edifici comunali per un valore annuo di 940mila euro.
LA RENDE SERVIZI SRL - Dall’anno 2000 al 2008 il numero dei dipendenti è aumentato in modo sensibile passando da 63 a 171 unità. Il volume di affari ha viceversa avuto un percorso ondivago passando da un milione 742mila euro del 2002 a due milioni 351mila nel 2007, attestandosi, poi, nel 2008 a un milione 860mila. Il 27 settembre del 2008 tutti i dipendenti della società cooperativa sono stati licenziati e riassunti, due giorni dopo, nella neo costituita “Rende servizi srl” con socio unico a totale partecipazione comunale. L’elenco dei dipendenti non ha bisogno di particolari approfondimenti: vi figurano, infatti, persone sottoposte ad indagini per vari titoli di reato e loro parenti diretti.
Carlo Macrì
(c.macri@corriere.it)

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