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mercoledì 23 ottobre 2013

BEPPE GRILLO

La Costituzione non è carta da culo #decideilpopolo

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>>> Giovedì e venerdì sarò in Trentino - Alto Adige per sostenere i candidati del M5S alle elezioni regionali che si svolgeranno il 27 ottobre. Giovedì 24 ottobre sarò a Trento, piazza Dante, ore 20.30. Venerdì 25 ottobre, sarò a Bolzano, piazza Magnago, ore 18. <<<

"Pdmenoelle e Pdl riescono a violentare l'articolo 138 della Costituzione, la valvola di sicurezza della nostra Carta. Al Senato è passata con la maggioranza di 2/3, per soli 4 voti (218 a favore contro i 214 necessari, 58 contrari tra cui il M5S, 12 astenuti) la deroga all'articolo 138 della Carta Costituzionale. In questo modo se a dicembre alla Camera lo stesso provvedimento sarà approvato con la maggioranza di 2/3, non verrà obbligatoriamente indetto il referendum confermativo. In pratica non si chiederà il parere dei cittadini sull'istituzione di un comitato di soli 42 parlamentari che avrà mano libera di cambiare la Costituzione al posto dell'intero parlamento, il quale si esprimerà solo sulla proposta finale. Se Pd (menoelle, ndr) e Pdl non hanno paura dei cittadini e sono così sicuri delle loro azioni perchè non indicono un referendum su questa controriforma? La parola al Popolo!
Dal discorso di Paola Taverna al Senato: "Ve lo chiedo non da senatrice, ma da cittadina, ve lo chiedo con la voce delle piazze che voi non ascoltate: non permettete che questo Governo, nato da un inganno elettorale, vi tolga la voglia di guardarvi allo specchio la mattina. Sì, perché chi stravolge con leggerezza la II parte della Costituzione rischia di negare anche la I parte e i principi fondamentali della libertà e della dignità umana. Questa deroga spacciata da riforma fa paura a noi cittadini. Ma, come diceva qualche secolo fa Thomas Jefferson, "non sono i popoli a dover aver paura dei propri governi, ma i governi che devono aver paura dei propri popoli"." M5S Senato

SVIZZERA

Svizzera, prelievo forzoso dai conti dei ricchi per l'assicurazione ai disoccupati

Dal prossimo gennaio sarà prelevato l'1% dai redditi superiori a 250mila euro dei cittadini elvetici, per ripianare il fondo che consente il pagamento della assicurazione di disoccupazione destinata a chi resta senza lavoro.

Svizzera, prelievo forzoso dai conti dei ricchi per l'assicurazione ai disoccupati.

A partire da gennaio 2014 in Svizzera dai redditi superiori a 250mila euro sarà trattenuto - attraverso un prelievo forzoso – l'1 percento. Motivo? Cercare di recuperare circa 80 milioni di euro e scongiurare il crac per l'assicurazione garantita dal piccolo stato ai suoi disoccupati. Al momento il fondo per questo ammortizzatore sociale è difatti in profondo rosso: c'è un buco di ben 4 miliardi. In Svizzera il prelievo dai redditi esisteva già, ma paradossalmente non riguardava i ricchi. I calcoli del governo elvetico sono quelli di riportare in pareggio i conti dell'assicurazione, grazie al prelievo forzoso, nel giro di tre lustri. “Per anni la disoccupazione in Svizzera, con un tasso inferiore all'1%, non ha rappresentato un problema – si legge su Swissworld.org, il sito del Dipartimento federale degli affari esteri del Paese -. Durante la recessione degli anni '90, tuttavia, il numero dei senza lavoro è aumentato drammaticamente, fino al tasso record del 5,7%, raggiunto nel febbraio del 1997, in seguito alle numerose ristrutturazioni aziendali che hanno comportato tagli di organico. Dalla fine degli anni '90, grazie alla graduale ripresa dell'economia e a nuovi metodi di calcolo, il tasso di disoccupazione è sceso, fino ad assestarsi nel 2001 all'1,7%. Da allora il tasso di disoccupazione ha avuto un andamento varibile; alla fine del 2007 si aggirava intorno al 2,8%. Il tasso varia comunque secondo le regioni: nelle aree di lingua francese e italiana la disoccupazione è maggiore che nella Svizzera-tedesca. Le donne sono generalmente più colpite degli uomini e gli stranieri sono più colpiti rispetto agli svizzeri”.


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sabato 19 ottobre 2013

Dal 2014 la BCE controllerà le banche europee

Dal 2014 la BCE controllerà le banche europee

PREVISIONI...

Sono dovuti passare venti anni prima che Silvio Berlusconi venisse condannato in via definitiva. Non è la fine della crisi di un paese che è considerato tra i più belli del mondo, ma la conferma di un fallimento politico ed economico.

Italia, un paese senza futuro


Frankfurter Allgemeine Zeitung
Sono dovuti passare venti anni, prima che Silvio Berlusconi venisse condannato in via definitiva. Non è la fine della crisi di un paese che è considerato tra i più belli del mondo, ma la conferma di un fallimento politico ed economico.
“Guarda cosa è diventata l’Italia!”. Questa esclamazione, pronunciata a tavola durante una normale e pacata cena tra conoscenti, ricorda le solite esclamazioni nostalgiche delle persone di una certà età, che tendono a idealizzare i bei tempi della gioventù.  ”Una volta la televisione  trasmetteva, in prima serata, spettacoli teatrali ogni settimana e il responsabile artistico era Andrea Camilleri. Poi trasmettevano anche concerti e documentari. E adesso? La Rai non offre niente altro che pubblicità, ragazze seminude e talk show colorati da urla e liti.” La denuncia arriva dal presidente di una prestigiosa accademia del Nord Italia. La moglie gestiva una farmacia, entrambi sono benestanti, con appartamento in città, casa per il fine settimana e possibilità di viaggiare molto. Effettivamente potrebbero essere soddisfatti dei risultati raggiunti nel corso della loro vita e lamentarsi, come accade ovunque, del livello dei mezzi di comunicazione. Poi però il dirigente dell’accademia mi parla di sua figlia. Si è laureata in lettere e giurisprudenza con il massimo dei voti, ma non trova lavoro. Attualmente lavora in un call center. Se decide di prendere in affitto un appartamento di second’ordine in un triste sobborgo di Milano, il padre deve intervenire e farle da garante all’atto della firma del contratto, per una cifra esorbitante. Matrimonio? Nipoti? La figlia, dice tristemente l’uomo, si limita a scuotere il capo: non riesce nemmeno a mantenere se stessa. E’ chiaro che è lui che deve ancora mantenerla. “Presto, mia figlia compirà quaranta anni. Che razza di paese abbiamo lasciato ai nostri figli?”
Via dal paradiso
Storie simili nell’Italia di Berlusconi se ne possono raccontare a bizzeffe. Si potrebbe parlare di una ragazza di talento, con laurea in architettura di interni, che nonostante i suoi trentacinque anni vive ancora con i genitori e che, anche dopo aver inviato centinaia di domande di assunzione, non può che sperare in un lavoro come commessa in un mobilificio. O di studenti in università sovraffollate e fatiscenti che regalano al paese la più alta densità al mondo di avvocati e architetti – e allo stesso tempo uno dei più alti tassi di disoccupazione giovanile. Il figlio di un’amica ha una laurea in ingegneria, ma non vuole emigrare, e ora sta lavorando come skipper, con grande soddisfazione, in una scuola di vela per turisti . Prima di tutto – emigrare! Questa parola compare sempre più spesso nelle conversazioni sulla politica, sul lavoro, sui sistemi sociali, proprio nel paese più bello del mondo, che ha dato all’umanità l’arte più splendida, il cibo più squisito, i vestiti più eleganti, il design più raffinato. Su qualsiasi pianeta, questo paradiso dovrebbe spiccare luminoso come un faro sulla roccaforte del saper vivere, ma la gente vuole emigrare.
 La famiglia è l’ultimo collante
C’è, per esempio, una coppia di sposi, li chiameremo Silvia e Paolo, che in realtà dovrebbero appartenere alla élite creativa: lei lavora come avvocato occupando un’alta posizione nella guardia di finanza, mentre lui disegna mobili, allestisce musei. Silvia non ne può più, da quando è stata trasferita in un’altra città. Lì ci sono molti finanzieri che arrotondano lo stipendio impartendo lezioni semi-legali sull’evasione fiscale a quegli imprenditori che in realtà dovrebbero controllare. Lo stesso capo-pattuglia è stato accusato di frode, ma ha goduto dell’immunità in quanto deputato di Berlusconi – e continua a detenere un certo potere sulla sua clientela. “Queste persone”, ha detto Silvia, “sono ovunque, si sono ramificate nello Stato infiltrandosi nelle istituzioni.” Chi si mette per traverso a questo flusso di soldi illegali, può andare incontro a problemi, può essere vittima di mobbing, essere trasferito d’ufficio, o trovarsi addosso una denuncia anonima. Silvia dorme poco, ma ha bisogno di tutte le sue forze per i due bambini piccoli. Paolo è ora alla ricerca di una scuola internazionale, così almeno i figli potranno coltivare il proprio talento fuori dall’Italia. Giudica l’istruzione pubblica pessima; si deve pagare da sé le lezioni di lingue straniere, la specializzazione e il soggiorno all’estero. La sua azienda se la cava ancora abbastanza bene nonostante la crisi, ma spesso deve darsi da fare per dodici ore al giorno, viaggiare molto e trovare nuovi contatti di lavoro. Tuttavia, la maggior parte degli ultimi concorsi si sono già conclusi.   “La generazione dei nostri genitori”, dice Paolo, “poteva benissimo vivere con questo titolo di studio e relativa collocazione nel mondo del lavoro, potevano permettersi di comprarsi un appartamento al mare, andare al ristorante due volte alla settimana.” Lui e Silvia se la cavano appena. Ora i suoi genitori si sono ammalati, sono completamente esauriti, perché durante tutti e tre i mesi di vacanze estive hanno dovuto correre di qua e di là per andare a prendere i bambini da una famiglia all’altra, per occuparsi dei nipoti. Per quanto riguarda gli asili nido, scuole a tempo pieno, centri estivi, se la Germania si colloca ben alle spalle della Francia e della Svezia – proprio nella cattolica Italia, sembra che per le famiglie, soprattutto per le donne, le cose vadano molto peggio. è come se l’intero paese dipendesse dal denaro, dalle qualifiche, dalle case di proprietà, dalle pensioni e dall’utilizzo nel mondo del lavoro di nonni, zie, suoceri. La famiglia è l’ultimo collante.
Uno sguardo pieno di speranza al di là delle Alpi
Ci sono dei buoni motivi. Da quando il valore dell’Euro è calato, una coppia monoreddito riesce a malapena a tirare avanti. E se lavorano entrambi, resta in sospeso il problema della prole. E milioni non hanno trovato ancora lavoro, non hanno alcun appoggio, nessuna assistenza sanitaria, e un domani nessuna pensione. L’entroterra siciliano si sta spopolando, mi ha raccontato un vicino mentre prende il caffè della mattina, vogliono tutti trasferirsi in Germania lasciando il lavoro qui. E un altro si lamenta della situazione a Roma. L’amministrazione comunale di sinistra ha bisogno di quasi un miliardo di euro per pagare i funzionari, subito [in italiano nel testo ndt]. In poche parole, non hanno intenzione di risparmiare. Alla maggior parte degli italiani si illuminano gli occhi quando si parla della “Germania”. Là si che c’è lavoro, là si che lo stato funziona. Ma si fa fatica a convincerli, che in Germania non va poi così bene e non tutto è così in regola [come si pensa ndt] – e la grigia situazione che permane può deludere amaramente le aspettative degli italiani più esigenti. Comunque, a differenza della Grecia, i sentimenti antitedeschi non sono ancora radicati nelle loro menti, anche se molti politici non perdono occasione per scatenarli. Ma gli italiani sanno esattamente con quali soggetti hanno a che fare.
La crisi ha un nome: Berlusconi
Un’amica benestante scrive da settimane lettere di protesta al sindaco di sinistra di Milano, perché sono stati recentemente dimezzati i contributi comunali previsti per i servizi assistenziali destinati agli anziani più poveri della città; Milano è una delle città più care d’Europa. La nostra amica pensa indignata alla sua vecchia madre, cui non era rimasto più nulla dopo il fascismo, la fuga e i bombardamenti: “E’ tornato tutto come prima. Il nostro benessere è stato solo una bolla di sapone”. Tutti questi italiani amareggiati e disillusi sono unanimamente d’accordo : la colpa va addossata ai politici, la colpa è della” cast”, che occupa la maggioranza dei seggi in parlamento, con gli stipendi più alti, l’intreccio più tentacolare, il nepotismo più radicato. Silvio Berlusconi è solo l’incarnazione di questa crisi. Ma gli italiani lo hanno sempre rieletto – così come la sua incompetente, e non di meno corrotta opposizione [politica]. In effetti, Berlusconi ha messo insieme il suo impero fatto di imprese edili, agenzie pubblicitarie, case editrici, emittenti televisive, finanziando squallidi politici. Il suo modello, il corrotto socialista Bettino Craxi, è riuscito a sfuggire alla giustizia italiana rifugiandosi in una località balneare tunisina con un’enorme fortuna accumulata. Sul filo della legalità, spesso circondato da oscuri finanziatori, a volte grazie a modifiche legislative, spesso sotto la spada di Damocle dei processi, il figlioccio [di Craxi ndt]  e padrino Berlusconi ha continuato a farla franca. Rampollo di un piccolo funzionario di banca è riuscito ad affermarsi, esponendosi in prima persona nel campo del commercio  e sostenendo apertamente il principio di illegalità. Ha sbeffeggiato il malvagio stato che lo perseguita, ha promesso una vita senza tasse, senza controllori, senza rimorsi. Ed è riuscito a superare tutto ciò. Che ci siano voluti ben 20 anni prima di essere condannato in via definitiva, che nessun governo di sinistra sia riuscito a fare una legge per porre fine al suo eterno  conflitto di interessi tra imprenditore e politico, che sia riuscito comunque grazie alle elezioni a mettersi al di sopra delle leggi – questo è il vero scandalo in un’Italia ormai ridotta fondamentalmente a uno stato di diritto a pezzi.
Miracolosamente senza rughe
Silvio con il suo sorriso ha conquistato almeno un terzo degli italiani. Il geniale editorialista Massimo Gramellini ha fatto il punto sulla “Stampa” di Torino sullo stanco sarcasmo della maggior parte degli italiani per le rinnovate minacce di Berlusconi: è da vent’anni che questo uomo  contribuisce alla crisi di stato con i suoi sporchi affari privati. Continua a usare la tivù per rivolgersi alla popolazione, seduto davanti ad una libreria di un finto soggiorno. “I miei libri”, ha detto Gramellini, “sono impolverati e sciupati dal tempo, mentre quelli di Berlusconi sono sempre intatti, perché sono di cartone e non si tratta del suo salotto, ma sempre dello stesso studio televisivo.” In questi anni bui in cui tutti si sono ridotti male, le rughe di Berlusconi sono miracolosamente sparite, i capelli sono ricresciuti e il sorriso gli si è stampato in volto, mentre gli italiani sono sempre più corrugati dalle gravi preoccupazioni, diventano sempre più calvi e dimenticano il sorriso. Come si è arrivati ​​a questo? Il diabolico mago Berlusconi ha semplicemente trasformato l’affascinante, a volte sfacciato anarchismo di molti italiani in un obiettivo di Stato. Il Parlamento e le elezioni erano solo un mezzo per i suoi scopi egoistici, manipolabili da colorite promesse e bugie, attraverso compravendite nelle stanze oscure del potere e con continue agevolazioni fiscali. Non ha toccato l’apparato, ha adescato deputati per il proprio tornaconto – gli immensi privilegi dei politici di sinistra e destra non sono mai stati tagliati, non è mai stato licenziato un funzionario pubblico corrotto. In caso di necessità Berlusconi ha semplicemente pagato la sua maggioranza.  Molti italiani ammirano tale audacia, non si accorgono delle partite di calcio truccate, fino a quando la propria squadra vince.
Fine della Dolce Vita
E la qualità della vita di questo paese con una polizia disinvolta e un traffico un po’ caotico non sono proprio così seducenti per questa specie di nonchalance? Non si vive meglio senza la supervisione meticolosa dei cantieri e senza orologio marcatempo all’uscita delle fabbriche? Senza una giustizia inesorabile e soprattutto senza ispettori fiscali, che senza pietà incassano soldi per uno stato che alla fine non offre alcuna possibilità? Le strade italiane sono ormai a pezzi, le scuole sono degradate, le università sovraffollate, gli ospedali fatiscenti, ma i municipi e le facoltà sono piene di funzionari ben pagati, consiglieri, assessori e portaborse. Per chi fa parte di questa schiera perché parente o legato da conoscenze – e a partire dagli ex-comunisti fino agli strepitanti della Lega Nord non sono così pochi – il ventennio di Silvio è stato un periodo glorioso. Ora la festa è finita, il buffet si è svuotato. Un paese che potrebbe esportare la moda, il cibo, i mobili, i vini, ma anche le vetture da corsa, moto e apparecchi di grande diffusione per la cucina, è sull’orlo della bancarotta. Non solo Beppe Grillo crede che in autunno l’Italia non si potrà più permettere di pagare i suoi troppi impiegati statali e può solo sperare che il connazionale Mario Draghi stampi moneta a Francoforte. Ora l’Italia è uno dei Paesi più cari d’Europa, e nonostante la crisi i prezzi aumentano e di pari passo anche le tasse. Ci sarebbe bisogno non solo delle dimissioni di un Berlusconi che spunta continuamente fuori all’improvviso, ci vorrebbe una sostituzione radicale di un’intera casta di politici che per anni ha con noncuranza allevato una popolazione italiana rilassata ed anarchica.  C’è da aspettarselo da un nuovo governo di centro formato da ex democristiani, rassegnati berlusconiani e cinici tecnocrati di banca? L’immagine del paese una volta paradisiaco è senza dubbio sbiadita. “Un tempo il nostro paese era così seducente. Avevamo Fellini e Visconti, Mastroianni e Strehler, Milva e l’Arte Povera. E anche se lavoravamo duramente, le nostre vite avevano sempre uno splendore di Dolce Vita.” Così dice il nostro malinconico direttore d’accademia durante una deliziosa cena in una mite serata di fine estate. Di tutta la grandezza che egli ricorda, dopo una lunga generazione perduta, è rimasta solo la fama mondiale del Belpaese. Ma ora da un televisore dimenticato sul muro gracchia la volgare canzone che parla di bunga bunga e camorra, Berlusconi e Schettino. Il telecomando per spegnerla non si trova più.

venerdì 18 ottobre 2013

BEPPE GRILLO

Quattordici euro al mese #con14euro

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(01:00)
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Se potessi avere quattordici euro al mese/ farei tante spese, comprerei fra tante cose/ le più belle che vuoi tu!/Una casettina su cui pagare il TRISE/ ed un conto in banca per poter alfin pagare/ tutta la patrimonial...”.
"Ho proposto a mia figlia di 15 anni un aumento di 14 euro, ispirato da Enrico Letta, della sua paghetta mensile e mi ha mandato affanculo. Eppure tanta ingratitudine non la capisco, perché di cose con 14 euro al mese se ne possono fare davvero tante.
Ad esempio:
- saldare il mutuo della casa della Barbie
- votare 3 volte alle primarie del PD (menoelle)
- comprare la Grecia
- andare da fruttivendolo di Berlusconi e comprare 112 grammi di fagiolini
- diventare azionista di maggioranza in Telecom
- salvare Alitalia
- andare al supermercato e entrarci con 14 carrelli contemporaneamente
- cambiarli in monete da un centesimo e tirarli ad un politico qualunque
- aprire un conto corrente e pagare 1,4 euro di tassa
- comprarci 27.107,78 Lire
- pagare circa 4 minuti dello stipendio di Fazio
Oppure un investimento per il futuro: comprare una ricotta, rivendendo la quale si può comprare una gallina. La gallina farà molte uova, dal cui ricavato si otterrà un coniglio, ingrassato il quale si potrà vendere e comprarci una mucca. Rivendendola sarà possibile comprare una casa sulla quale pagare TIRSE, TARI e TATI."
Ps: Perciò, siamo seri, chiamare quei 14 euro 'minibonus' è come chiamare 'escort' una troia o capelli quelli di Conte. Certo, tutto torna utile, anche la carità; con 14 euro al mese potresti persino fare una cena a lume di candela. Sì, ma solo perché ti hanno tagliato la corrente.
DALLA rete ;) segnalato da Mr Worf, di Kotiomkin
Cosa faresti #con14euro al mese? Partecipa su Twitter!

MICHELLE BONEV - SERVIZIO PUBBLICO

E' assodato ...non siamo un paese normale, lo dicono ancora Cacciari e Santoro, noi abbiamo vissuto, viviamo ancora, e subiamo ancora per colpa del PD ex PDS, che rese eleggibile Silvio Berlusconi con il voto in giunta del 1994, una anomalia tutta italiana.
Con quel voto, Berlusconi divento' un poitico con un potere immenso per via dei mezzi di comunicazione e di informazione che gli sono stati concessi con una generosita' anomala, dalla sinistra. Grazie alle sue TV inizio' il lavaggio dei cervelli, non piu' cultura ma intrattenimento basato su incontri di uomini e donne abbastanza discinte, per favorire incontri amorosi. Un tempo esisteva la legge Merlin e i bordelli, oggi la Maria De Filippi ha creato un nuovo sistema di sfogo degli ormoni sessuali, con donne e uomini che si offrono per incontri amorosi che potrebbero finire anche con matrimoni. La cultura non esiste, esistono sfilate che la Maria De Filippi organizza con l'aiuto di una stilista supportata da una sarta una parrucchiera un truccatore, Gongolano gli uomini e donne sfilando come dei modelli/e premiandosi a vicenda.
Quindi anche se Berlusconi oramai è costretto a sparire per le varie vicende giudiziare, rimarranno sempre gli italiani cresciuti con lui, e con la cultura del tutto e subito, mettere in mostra cio' che la natura ha offerto con generosita', vendersi per avere tanto DIO DENARO da spendere in shopping.
Ieri sera a vedere SERVIZIO PUBBLICO che ha aperto con la donna pentita di questa cultura volgare che pero' faceva parte dei piani alti, quello dei VIP, il piano di accesso a silvio, alla SALA LETTA...il viso di quella donna ancora giovane, bella, con pochissimo trucco per dimostrare un pentimento, una voglia di pulizia, e sentirla dire queste parole: NON NE VALEVA LA PENA VENDERSI PER AVERE SUCCESSO E SOLDI...be' io ho pensato. tesoro ma io gia' lo sapevo!
WIWA BEPPE GRILLO, questo comico pazzarello che ha pensato bene di fare qualcosa contro questa situazione vergognosa, indecente, con una china sempre piu' volgare, piu' inquinante,piu' corrotta.
WIWA IL M5S...e tutti i nostri giovani imbarcati in questa avventura fatta di gioie e dolori.
http://www.blitzquotidiano.it/berlusconi/michelle-bonev-servizio-pubblico-a-letto-con-berlusconi-1694684/

VIGNETTA


mercoledì 16 ottobre 2013

MASSIMO D'ALEMA

Io amo cercare sempre la verita', facendo delle ricerche incrociate su un fatto, un fatto qualsiasi. Adesso l'ho cercata sulla persona di Massimo D'Alema che scrive nel libro "LA GRANDE OCCASIONE" acquistato ad un euro a Porta Portese, aproposito della dichiarazione di Violante che avviene nel 2003 alla Camera sotto lo sconcerto di Fassino, il libro è uscito nel 1997, lui scrive che le accuse che gli venivano rivolte durante la famosa Bicamerale voluta fortemente per riformare la Costituzione con Berlusconi, (dopo averlo reso eleggibile) erano di voler mascherare i veri obiettivi, che erano secondo chi gli muoveva quelle accuse, di: liquidare i magistrati, lottizzare le televisioni, spartirsi il potere. In pratica è proprio quello che è accaduto, perche' le televisioni con Berlusconi se le erano spartite nel 1994, con ammissione di Violante poi nel 2003 alla Camera, gli affari altrettanto. Questo ipocrita di Massimo D'Alema scrive mentendo e sapendo di mentire al popolo italiano, insieme a Cuperlo che ora vuole nominare segretario del PD. VERGOGNA. Giustamente il libro che non ho inserito nella mia libreria ma nella cesta delle patate, ha trovato una degna sistemazione con il dispiacere delle patate.



https://www.facebook.com/video/video.php?v=1207971802882

martedì 15 ottobre 2013

BEPPE GRILLO

Che Fazio fa

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(01:30)
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Il programma "Che tempo fa" di Fazio, lo stuoino del pdmenoelle, è prodotto da Endemol di proprietà al 33% (fino ad aprile 2012) di Mediaset (*). La RAI ha comprato il suo programma da Berlusconi invece di produrlo internamente. Non ci vorrebbe molto a farlo da parte dell'emittente pubblica, la RAI ha 10.476 dipendenti. Quando Fazio afferma "Io faccio guadagnare la mia azienda", a chi si riferisce? A Endemol? Fazio dice che lui si guadagna i suoi soldi: "Questo programma è interamente pagato interamente dalla pubblicità". Il suo contratto è stato rinnovato per tre anni per un importo di 5.400.000 euro, pari a 1.800.000 all'anno. Fazio di che parla? Quali guadagni si attribuisce? La RAI è tecnicamente fallita, nel 2012 ha perso 245,7 milioni di euro e le previsioni per il 2013 sono di una perdita superiore a 400 milioni. Gubitosi e la Tarantola dove trovano i soldi da dare a Fazio? Come giustificano un contratto che è un insulto alla condizione del Paese e ai lavoratori della RAI? Con che faccia? I ricavi della RAI sono di 1.748 milioni, dalla pubblicità entrano 675 mil. Nel 2012 gli incassi pubblicitari sono diminuiti di 209 mil e quest'anno forse ne perderà il doppio. In questa situazione cosa farebbe un qualunque amministratore, con un organico pletorico e conti in rosso? Si affiderebbe alle professionalità interne e diminuirebbe i costi dei programmi acquistati all'esterno. Invece la coppia Tarantola&Gubitosi fa esattamente il contrario. La RAI ha incassato lo scorso anno 2.683 milioni e ne ha speso il 60% "per consumi di beni e servizi esterni", un'allucinante cifra di 1.612,6 milioni. La RAI è pagata dal canone e le sue perdite sono ripianate con le tasse, è un'azienda pubblica, deve essere trasparente come una casa di vetro. Fazio la pensa diversamente "Credo che la RAI debba essere tutelata. E' un'azienda sul mercato (?). Credo che rivelare continuamente conti, soldi, scelte non faccia bene a questa azienda". Invece la RAI farebbe molto bene a fornire i dati sulle spese, in particolare quelle esterne anche se questo dispiace (e ti credo!) a Fazio "Io non posso dire quanto guadagno. L'azienda mi vincola alla riservatezza. Non vado contro la mia azienda".
Ps: Verremo a cantare a Sanremo. Ripeto: verremo a cantare a Sanremo.
(*)"Che tempo che fa, programma di RAITRE prodotto da Endemol Italia, con due diverse scenografie, una per il sabato e l’altra per la domenica"

lunedì 14 ottobre 2013

DAGOSPIA

TUTTI A DIETA: DIFENDIAMO LA COSTITUZIONE - ALLA MANIFESTAZIONE DI PIAZZA DEL POPOLO, CON RODOTÀ E ZAGREBELSKY, C’ERA LA MEJO VECCHIAIA

Di giovani, alla manifestazione “la Costituzione non si tocca mai”, ce n’erano pochi - In piazza c’era il popolo delle pensioni, leader trombati (Di Pietro e Ingroia), sinistrati di lotta (Landini) e di governo (Vendola) - E ci sono quelli che sognano un “partito dei puri” a guida Rodotà…

Virginia Piccolillo per il "Corriere della Sera"
Non ci fosse Lorenzo, 14 mesi, arrivato apposta da Monza con la mamma, come diversi altri bambini, l'età media non sarebbe certo da liceali. Giovani ce ne sono. Ma è una folla soprattutto di persone anziane quella che ieri ha riempito Piazza del Popolo e le rampe del Valadier fin sul piazzale del Pincio per difendere la Costituzione. Più capelli bianchi che zaini.
Gustavo Zagrebelsky foto La PresseGUSTAVO ZAGREBELSKY FOTO LA PRESSE
Più sobri pensionati con famiglia al seguito che ragazzi. Che hanno applaudito a lungo Stefano Rodotà che spiegava come «si sarebbe potuta avviare un processo di revisione della Carta invece, in assenza di consenso si sta tentando una scorciatoia pericolosa».
Ma il rischio non è quello di non cambiare mai nulla? Che una riforma della seconda parte della Costituzione eternamente richiesta resti sempre inattuata? Non si rischia di diventare i pasdaran del non cambiare mai nulla?
Gustavo Zagrebelsky, ex presidente della Corte costituzionale, rifiuta il paragone: «La riforma deve essere un percorso partecipato». E la stessa linea la sostiene un altro partecipante al corteo, il segretario di Sel Nichi Vendola: «Ho troppo rispetto per Napolitano anche quando non sono d'accordo con lui. Ma non credo che questo Parlamento, partorito da una legge elettorale incostituzionale, abbia il diritto di cambiare la Costituzione».
Antonio Ingroia, l'ex pm che della Costituzione aveva fatto la bandiera del suo partito dice polemico: «Se si vogliono eliminare i parlamentari si faccia. Chi dice niente? Non voglio bloccare ogni riforma ma impedire che lo si faccia saltando l'articolo 138 della Carta».
Il signor Giorgio, comodamente over 60, ha portato moglie, figlia e anche il cane Kira.
E sorride all'idea di essere considerato uno che non vuole cambiare nulla: «Sono un vecchio di sinistra. Ho sempre difeso la Costituzione. E continuo a farlo ora che ce n'è più bisogno che in passato. Ma nessuno chiede di non modificarla. Però come vuole la Costituzione».
Concorda Nando Benigno, dell'associazione Antonino Caponnetto, stessa generazione, in mano il lembo di un lungo striscione con su scritto «il popolo è sovrano». «Non è che il primo che si alza può dire adesso cambio la Costituzione. I padri costituenti sono stati lungimiranti e hanno stabilito come farlo nell'articolo 138. Bisogna rispettare quei tempi», insiste.
BONSANTI, LANDINI, CARLASSARE, ETC.BONSANTI, LANDINI, CARLASSARE, ETC.
Ieri, sul «Foglio» si paragonavano i manifestanti al Norman Bates di Psyco per illustrare la difesa di una mamma-Costituzione in via di decomposizione. Paragone un po' brutale che Stefano, 21 anni, del presidio universitario di Libera, arrivato da Bologna assieme a coetanei di varie associarioni, non capisce: «Certo che la Costituzione va cambiata. Ma con criterio. È tutto fatto troppo in fretta». E la sua amica Clarissa aggiunge: «Scusa ma ti pare questo il momento di cambiarla?».
Ma non temete di più che lasciare tutto fermo sia peggio? «No. È che è talmente evidente il giochetto. Si vogliono modificare i meccanismi per far passare cambiamenti che piacciono solo a pochi. In particolare a uno che non ha mai accettato che la legge deve essere uguale per tutti» risponde Chiara, 23 anni occhi turchini allargando le braccia. «Ma se non sono capaci nemmeno a cambiare la legge elettorale come pensano di scimmiottare i costituenti? Ma va là», dice Lara, da Mondovì, 57 anni.
RODOTARODOTA
C'è chi vorrebbe che la manifestazione si trasformasse in un partito. Vincenzo Cutolo, della associazione milanese Educa-ci (Educazione Civile): «Siamo qui con tutte queste belle persone, sarebbe bello che potessero dare vita a una formazione pulita che potrebbe togliere voti dati a Grillo (che erano seri, ma poi lui dopo le ultime vicende si è dimostrato uno sciacallo). E potrebbero ridare a molti la voglia di votare».
Antonio Di Pietro sarebbe d'accordo: «Io no. Io ho fatto il mio tempo. Ma se ci fosse qualcuno sul palco che sapesse tirare le fila di tutto questo ...». Stefano Rodotà? «E perché no? Guarda qua che applausi, avrebbero il 20% dei voti».
Ma Rodotà dal palco dice: «Non dicano "vogliono fare un partitino", pensino a cosa accade ai partitoni». A dispetto delle brame di chi vorrebbe trasformarla in voti, la piazza ha una richiesta concreta e unanime: «Giù le mani dalla Costituzione». Un monito che Efisio, giovanotto classe '29 di Trastevere, sintetizza così: «Non vi dovete azzardare».

venerdì 11 ottobre 2013

FEMMINICIDIO...IL TESTO DIVENTA LEGGE


Femminicidio, ok lampo del Senato. Sì definitivo del Parlamento al decreto legge
I risultati del voto a Palazzo Madama (ansa)
ROMA - Sì definitivo dell'Aula del Senato al decreto legge che contiene le misure per il contrasto del femminicidio. Il testo è stato approvato a Palazzo Madama con 143 sì e 3 no. Come già alla Camera due giorni fa, anche oggi Lega, M5S e Sel non hanno partecipato al voto.

Il TESTO DIVENTATO LEGGE

Con una votazione a tempi record - il provvedimento, infatti, scadeva il 14 ottobre - che ha destato diversi malumori nell'opposizione così come nella maggioranza, le nuove norme sono ora pronte per essere promulgate dal presidente della Repubblica e pubblicate in Gazzetta Ufficiale. Bocciata una pregiudiziale di costituzionalità presentata dal M5S. 

Il premier Enrico Letta esprime la sua soddisfazione con un tweet.- La Repubblica

CROCE ROSSA ITALIANA - LAMPEDUSA

NUOVO NAUFRAGIO, BARCONE ROVESCIATO; ROCCA (CRI): "APRIRE SUBITO CORRIDOI UMANITARI"


Foto archivio - Laura Bastianetto
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Leggendo le notizie che stanno uscendo sulle agenzie di stampa in merito a
una nuova tragedia in mare, provo rabbia e amarezza: c'è bisogno di fatti,
 come abbiamo già più volte detto, oltre che di parole", questo
il primo commento del Presidente Nazionale della Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca.
"Questa è la drammatica prova di tutto quello che abbiamo detto fino a oggi:
 bisogna adottare provvedimenti urgenti per aprire corridoi umanitari,
non c'è più tempo da perdere. Lampedusa e l'Italia sono il confine sud dell'Europa:
le Istituzioni nazionali e comunitarie devono garantire un approdo sicuro a chi sta
scappando da guerre e dittature, a chi cerca protezione umanitaria. In questo
 modo si colpirebbero anche i trafficanti di uomini e si potrebbe fermare
questa strage continua. L'Europa si prenda immediatamente le proprie
 responsabilità con una scelta di garanzia e di sicurezza per chi
affronta il viaggio della speranza in mare", ha concluso Francesco Rocca.