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mercoledì 29 febbraio 2012

SABINA GUZZANTI...VUOLE SVEGLIARE IL PUBBLICO DALLA TV 7...


TG on line di Repubblica: Sabina Guzzanti detta "la furbetta" torna sulla tv 7 dicendo: Voglio svegliare il pubblico...(...)

E dopo i flop dell' Infedele - Le invasioni Barbariche e lo spettacolo della Dandini si annuncia un altro flop?
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Sabina Guzzanti è parte civile e testimone nel processo per truffa contro Gianfranco Lande, il Madoff dei Parioli, truffatore accusato di aver ideato la colossale truffa di oltre 170 milioni di euro raccogliendo i risparmi di imprenditori, gente dello spettacolo e vip.

Sabina Guzzanti è stata ascoltata in Tribunale dai giudici della IX sezione penale e raccontato:

"Da questa vicenda non ho avuto solo danni materiali per avere perso una buona parte del denaro investito, ma anche danni morali. E questo per aver avuto momenti di ansia per i risparmi andati in fumo, per l’angoscia conseguente alle perdite avute dai miei familiari che avevano fatto analoghi investimenti senza avere guadagnato nulla. E per essermi sentita un’imbecille"

La Guzzanti spiega di aver perso 150.000 euro e di aver pagato al fisco 70 mila euro per plusvalenze che non ha mai ricevuto, ma che comparivano nei resoconti che riceveva periodicamente da Lande circa l’andamento degli investimenti.

L’attrice ha raccontato di aver avuto il primo contatto con il gruppo Lande nel 1999, quando consce Roberto Torregiani, imputato in altro procedimento nato dalla stessa vicenda.

“Mia madre conosceva Torregiani, nella società Eim aveva investito la liquidazione e mi aveva raccontato di essersi trovata bene"

poi il primo incontro con Lande nel 2008.

“Fino a quel momento, lui era in contatto soltanto con la mia commercialista perché io insistevo per pagare le tasse sulle plusvalenze legate alle somme investite all’estero, nonostante il parere contrario di Torregiani che mi ha sconsigliato di pagarle affermando che tanto nessuno le pagava e che la procedura era complessa e inutile. Io però non ho dato retta alle sua parole e alla fine ho pagato almeno 70.000 euro su interessi di fatto mai incassati. Non sapevo che Eim non fosse abilitata a operare sul mercato, altrimenti non avrei fatto alcun investimento. Ho sempre ritirato i miei soldi, senza problemi, fino al 2008, dopo mi sono accorta che la questione era sempre più complicata”

Ai giudici e al pubblico ministero Luca Tescaroli la Guzzanti ha fornito una lunga serie di spiegazioni e ricordando poi il danno ricevuto dai suoi cugini Sandro e Grazia Balducci ha detto:

"Da mio cugino ho saputo i loschi individui che frequentavano gli uffici di Lande e che sono riusciti a recuperare il denaro a suon di minacce. Fu proprio Lande a dirgli che erano camorristi".

martedì 28 febbraio 2012

LUCA ABBA'...


- Luca Abba', di 37 anni, uno dei leader storici del Movimento No Tav della Val Susa e' in gravissime condizioni dopo essere caduto da un traliccio in Val Susa. Ha traumi da caduta e ustioni gravi da folgorazione. Abbà è in coma farmacologico al Cto di Torino e le sue condizioni sono gravissime.

Alla radio aveva detto: 'Pronto ad appendermi ai fili'. La procura di Torino apre un'inchiesta. Presidi no-tav in numerose città: occupate strade e binari della stazione Termini.

A Bussoleno investita una manifestante.
FONTE ANSA
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Ci voleva un po' di prudenza, non si puo' crepare per combattere una massa di jene.

ACCADDERO COSE CHE NON AVRESTE MAI IMMAGINATO POTESSERO ACCADERE... EPPURE ACCADDERO...(...)



La notte surreale dell’ispettore Caico

Comunque c’è un poliziotto di mezza età a cui stamattina vorrei dare la mia solidarietà: trattasi dell’ispettore Giuseppe Caico, del commissariato di Taormina, che ieri al processo ha raccontato come nella famosa notte di Ruby in questura lui alle due e mezza è stato spedito «per una questione di Stato» a casa dei genitori della ragazza, nel buio della contrada Sanfilippo, e ha dovuto pure guadare un torrente, e quelli non gli volevano aprire, e alla fine lo hanno mandato via dicendogli che era fuori di testa a chiedergli se la figlia era nipote di Mubarak.
FONTE: PIOVONO RANE DI GILIOLI

lunedì 27 febbraio 2012

MA CHE PALLE!


ITALIA STIPENDI PIU' BASSI D'EUROPA...sai che novita'...

L'economia comincia la mattina con il dentifricio, se ne deve consumare sempre meno, poi si passa al caffe', si risparmia anche sul caffe', la colazione, si cerca di riempirsi la pancia con pane o fette biscottate economiche non di marca, quelle costano troppo. il pranzo? noioso e ripetitivo...sempre pane o pizza o cio' che è in offerta speciale o prossimo alla scadenza, costa la meta' e si gode un po'...la verdura, se si ha la fortuna di poter andare al mercato ed avere tempo di cucinare, per esempio i pensionati al minimo possono risparmiare con minestre di verdure, se le verdure non stanno piu' di un euro al chilo altrimenti ti attacchi e vai sul famoso brodino col dado. La carne, a parte che fa schifo, acquosa e insapore quella dei grossi supermnercati intorno casa, si trova piu' buona se si compra magari al mercato ad un banchetto che lavora la carne chianina, ma costa cara quindi la possiamo mangiare solo ogni tanto come una volta, che si mangiava il pollo solo la domenica!
Il latte per chi è intollerante al lattosio costa euro 1.65 al litro, quindi è caro.
La frutta oramai si compra presso banchetti o negozi tenuti da egiziani o marocchini, ad un euro al chilo.
Detersivi: vanno usati con parsimonia, quello dei piatti è meglio concentrato ne serve meno e frutta di piu', deodoranti personali costano assai cari bisogna usarli con parsimonia meglio lavarsi spesso ma anche l'acqua costa, un po' di profumo fresco e poco costoso si trova ai grandi magazzini Upim, con 6-7 euro trovi una boccia di profumo, te lo metti ma svanisce subito.
Un paio di scarpe? possiamo scordarci un paio di scarpe di cuoio e pelle, noi "poveracci" abbiamo accesso solo alle scarpe cinesi, oppure alle scarpe francesi ma fatte in cina...(...) prodotti italiani fatti in cina...imbrogli continui e danni alla salute e piedi puzzolenti...fanculo ai cinesi!
Un abito italiano? siamo impazziti? guardare ma non toccare...riviste piene anzi stracolme di pubblicita' di abiti borse scarpe gioielli meravigliosi ma non per noi, per loro, loro chi? i soliti noti...chi sta a stipendio fisso e per quelli che hanno culo, per quelli che non vanno per il sottile, per chi non ha una grossa moralita', per i cooptati per eredita' familiare, nomi e cognomi che girano e rigirano da anni per esempio in Rai, quelli hanno veramente culo...
ogni tanto ne pizzicano uno che spende e spande soldi pubblici tra ristoranti gioiellieri mercerie...vuoi che mettano mutande cinesi poveri cocchi? per esempio Rositani cosi anziano e consigliere della Rai ha bisogno di mutande di puro cotone, vuoi che si irriti il pisellino con mutande cinesi? gia col peperoncino che mangia per fare pubblicita' al suo paese avra' il culo in fiamme lasciamogli le mutande di puro cotone prese in merceria con la carta di credito della Rai, una volta vecchie e bucate le dara' in beneficenza alla chiesa e ai poveri!
Potremmo fare la fine della Grecia, quindi mettiamoci in ginocchio e ringraziamo il governo Monti..."ricchi messosi a disposizione per la salvezza dell'Italia"...come dire la pacchia per i soliti noti è finita?






domenica 26 febbraio 2012

ENRICO DEAGLIO INTERVISTA ROBIN WRIGHT



Il giornalista di sinistra Enrico Deaglio scopro che oltre ad aver scritto per anni di politica e mafia...si è dato ad interviste leggere.
Che dire, sono rimasta assai sorpresa dopo averlo letto per annni sulla rivista DIARIO,rivista prettamente di sinistra e con articoli riguardante la politica, mai avrei pensato che sarebbe passato ad intervistare un attrice seppur ex moglie di Sean Penn...vabbe' in fin dei conti cosa mi aspettavo? che andasse ad intervistare un precario o una bella donna di un call center? L'ntervista è inutile parlarne, i soliti discorsi di donne privilegiate che fanno battaglie civili a favore dell'Africa, lei parla del Congo, della produzione del coltan estratto da miniere a cielo aperto materiale che serve per costruire tanta tecnologia tra cui i telefonini che tanto servono anche alle mamme come Robin!


PS: Anni fa' mi incazzai moltissimo con Deaglio perche' aveva scritto che la sua rivists DIARIO era letta da intellettuali di sinistra tra i 30 e i 50 anni con reddito medio alto che comprano libri e dischi ed amano viaggiare. e precisa ancora: DECISAMENTE RISERVATA A UNA ELITE' INTELLETTUALE DI SINISTRA.
Mi incazzai veramente tanto contro Deaglio, io ero di sinistra ma non intellettuale ne ricca, compravo la rivista con sacrifici...in pratica salto' il forum, meritava questo ed altro...infatti poi chiuse! Nessuno naturalmente è rimasto disoccupato, un certo Giacomo Papi "giornalista" sempre di Diario scrisse che eravamo degli hacker, il tipo è finito a scrivere per testate importanti e cosi tutti gli altri distribuiti in vari giornali...vedo che Deaglio è cascato in piedi e vive in America intervista bellone americane molto impegnate, bene bene, non a caso la sinistra è scomparsa!

ho scritto di lui anche qua':



NON C'E' POI STATA ASSOLUZIONE MA PRESCRIZIONE...


Duro scontro tra Berlusconi e la cronista dell'Unità Claudia Fusani. La giornalista chiede a Berlusconi se, dopo le motivazioni della sentenza Mills, non sia il caso di farsi processare e quindi di congelare il lodo Alfano. «Con questi giudici non si può fare» esplode. «Il processo c'è ed è a Mills. Ci sarà un appello, ci sarà un altro giudice ed io sono sereno. Quando il processo riprenderà ci sarà una assoluzione assoluta». La Fusani insiste: si faccia processare. Berlusconi alza moltissimo la voce: «Su questa cosa mi infurio. Lo posso giurare sui miei figli. Non perdo tempo a risponderle. Me ne vado o sennò se ne va lei. Questa cosa mi fa infuriare, è come se mi dicessero che non mi chiamo Silvio Berlusconi».
(dal corriere.it)
http://gisa.splinder.com/post/20581600/Cinegiornali+di+regime

sabato 25 febbraio 2012

SIAMO UNO DEI PAESE PIU' CORROTTI AL MONDO...

Il ManIfesto preso su facebook...

CORTE DEI CONTI: CORRUZIONE PER 60 MILIARDI L'ANNO...CONDANNE SOLO PER 75 MILIONI...


Aggiungiamo furti sotto il nome di mega pensioni e mega stipendi...soldi pubblici...(...)

MARCHIONNE - FIAT - MINACCE

FIAT RISPONDE ALLA SENTENZA MANDANDO UN TELEGRAMMA AI 3 OPERAI:
VI PAGHIAMO MA PER STARE A CASA...

MARCHIONNE DICE AL CORRIERE:
Se Fiat non riuscira' a vincere la sfida del mercato americano, sara' costretta a chiudere due stabilimenti in italia...



Fiat ha un modello di sviluppo soltanto per l’America”
Antonio Vanuzzo

«Il vero interesse di Fiat, in questo momento, è rilanciare la produzione negli Usa. Per farlo, ha preferito puntare sull’occupazione in America rispetto all’Italia». Maurizio Del Conte, docente di Diritto del lavoro alla Bocconi e attualmente alla Richmond University, in Virginia, spiega a Linkiesta le differenze tra il contratto siglato da Marchionne con il sindacato Usa e la situazione italiana: «L’anno scorso Marchionne ha usato la Fiat contro Chrysler, quest’anno ha invertito la rotta».


13 ottobre 2011 - 23:05
«Credo che il vero interesse di Fiat, in questo momento, sia rilanciare la produzione negli Usa. Per farlo, ha preferito puntare sull’occupazione in America rispetto all’Italia, basti guardare Pomigliano e Mirafiori, dove si tratta di un “mantenimento” dei posti di lavoro». Ne è convinto Maurizio Del Conte, docente di Diritto del lavoro alla Bocconi di Milano, attualmente alla Richmond University, in Virginia, che in quest’intervista con Linkiesta spiega le differenze tra il contratto di lavoro siglato ieri l’altro da Chrysler e Uaw, il sindacato di categoria americano, e quelli di Fiat a Melfi, Grugliasco e Pomigliano. Secondo Del Conte, «In Italia c’è stata troppa attenzione sull’organizzazione del lavoro e poco sulla capacità di attrarre il lavoro, mentre in Usa la parola d’ordine è stata jobs, jobs, jobs».

Sergio Marchionne ha siglato il nuovo contratto di lavoro con il sindacato americano della Uaw. Bonus da 3.500 dollari in due tranche, 2.100 posti di lavoro in più entro il 2015, premi da 500 dollari l’anno, di investimenti per 4,5 miliardi di dollari e aumenti complessivi per 5.700 dollari in quattro anni. Condizioni contrattuali meno premianti rispetto alle altre due sorelle, Ford e General Motors.
Il contratto Chrysler è l’ultimo dei tre, General Motors e Ford avevano già raggiunto un pre-accordo nelle ultime settimane a condizioni migliorative. L’estate scorsa, Sergio Marchionne aveva sottolineato la loro eccessiva generosità. Chrysler ha tutt’ora delle difficoltà maggiori rispetto ai concorrenti, legate all’indebitamento seguito al piano di bancarotta controllata adottato dal Governo Usa nel 2008, e poi in parte anche sotto il profilo del posizionamento industriale. Le vendite di Gm e Ford sono aumentate di più rispetto a Chrysler, che in ogni caso non è andata male. Ciò ha consentito a Marchionne di tenere la barra sul punto a lui più caro, cioè non definire un tetto al contratto d’ingresso. La contropartita offerta da Fiat, in cambio, riguarda il punto più delicato anche dal punto di vista italiano, cioè l’occupazione. Aumentando l’occupazione, Marchionne ha ottenuto di ridurre il costo del lavoro rispetto a Gm e Ford.

Quali sono le principali differenze nella contrattazione americana di Fiat con quella italiana?
Fiat ha giocato sul doppio tavolo, americano ed europeo, una partita unica, bisogna tenerlo presente. Credo che il vero interesse di Fiat, in questo momento, sia rilanciare la produzione negli Usa. Per farlo, ha preferito puntare sull’occupazione in America rispetto all’Italia, basti guardare Pomigliano e Mirafiori, dove si tratta di un “mantenimento” dei posti di lavoro, anche se sappiamo che Melfi e Termini Imerese saranno progressivamente abbandonati. Tuttavia, ritengo che Fiat debba mantenere una certa produzione in Italia, come presidio verso il mercato europeo. Oggi, si tratta di vedere quali siano le dimensioni di questo presidio: l’impressione è che si tenda a circoscrivere una dimensione minima che consenta alla società di far quadrare i numeri tra cuore tecnologico e produzione delle parti fondamentali dell’auto. Parte della produzione, in questa fase – come il motore della 500 o le scocche della nuova Lancia, che utilizzano la piattaforma Chrysler – sono state spostate in Usa e in Messico. Una delle vittorie portate a casa dalla Uaw è stata il richiamare posti di lavoro dal Messico e da altre parti del mondo, come ha sottolineato il presidente Bob King.

Qual è stato il vero punto del contendere nella contrattazione con le sigle sindacali italiane?
In America, si è messo mano alle tasche dei lavoratori dicendo “vi paghiamo di meno”, mentre in Italia si è discusso di organizzazione del lavoro. I contratti di Pomigliano, Grugliasco e Mirafiori non toccano la paga, ma il modo di lavorare su tre turni e l’efficientamento degli impianti, considerando che per Fiat il costo non è sul lavoro, ma sull’impianto. Il mio parere è che sia stata sbagliata l’attenzione dedicata in Italia alla riduzione delle pause a 2 di 20 minuti, invece che 3 di 10 minuti, o il fatto di lavorare anche su 18 turni. Aver visto la riorganizzazione come un attentato ai diritti dei lavoratori secondo me è stato sbagliato, perché non era quello il vero problema. Il vero problema è tutt’ora l’essere capaci di attrarre lavoro. C’è una difficoltà del Paese Italia, ma una grossa parte dipende dalla volontà, in questo settore, della controparte sindacale di negoziare tra lavoro e mantenimento dello status quo. La dichiarazione di Bob King è stata molto chiara, ha parlato non a caso di «jobs, jobs, jobs». L’anno scorso Marchionne ha usato la Fiat contro Chrysler, quest’anno ha invertito la rotta. Tuttavia, la sua difficoltà maggiore, in Italia, è negoziare modelli organizzativi standard. Da questo punto di vista, va riconosciuta la scarsa trasparenza di Fiat, che non ha detto subito e inconfutabilmente quali erano i suoi obiettivi in termini di produttività e investimenti. A mio avviso, l’approccio italiano è stato attendista. Prima, si è deciso di vedere come andava a finire la partita americana. Mi auguro che, chiuso il capitolo Usa, Marchionne indichi quali sono gli investimenti in Italia.

La centralità dell’auto nelle relazioni industriali ha perso valore negli anni? Da questo punto di vista, può essere sintomatica l’uscita della Fiat da Confindustria?
Le relazioni industriali sono una questione molto delicata perché per legge non ci sono delle regole nel dettaglio, ma c’è la prassi. Nell’ultimo anno e mezzo, Fiat pare abbia gestito le relazioni sindacali in un modo poco lineare, perché troppo spesso sono state indicate direzioni differenti. Fiat ha tutto il diritto di uscire da Confindustria, e prima ancora di creare delle newco liberandosi della sua storia, ma ha anche il dovere di indicare un modello di gestione che vada oltre la semplice esportazione di quello americano. La deroga alla contrattazione collettiva e l’uscita da Confindustria sottintendendo, come paradigma, l’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori, quindi prima delle Rsu (introdotte nel 1998, Ndr) indica che manca un modello chiaro e univoco per il futuro.

antonio.vanuzzo@linkiesta.it
Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/fiat-ha-un-modello-di-sviluppo-soltanto-l-america#ixzz1nN1Pkzkp
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07/02/2012
Germania: sindacato metalmeccanici Ig Metall chiede aumenti del 6,5%
Francoforte, 07 feb - Il sindacato dei metalmeccanici tedesco Ig Metall intende chiedere un aumento dei salari del 6,5% nella prossima tornata di negoziati contrattuali. "La nostra richiesta e' dovuta a livello economico e garantira' ai dipendenti una partecipazione adeguata allo sviluppo della congiuntura", ha detto in occasione di una conferenza stampa il leader di Ig Metall, Berthold Huber.

Le circoscrizioni regionali devono adesso discutere su questa indicazione e il 24 febbraio verra' annunciata la cifra definitiva che il sindacato sosterra' in occasione dei negoziati previsti a meta' marzo con la controparte. I contratti attualmente in vigore per i 3,8 milioni di addetti del settore in Germania scadono il 31 marzo prossimo. Huber ha motivato la richiesta di un incremento del 6,5% affermando che "nel 2011 e nel 2012 l'inflazione e' salita in totale del 3,8%". Inoltre l'industria metalmeccanica tedesca ha registrato nel 2011 "un rendimento netto pari al 4,2%, il secondo migliore risultato dal 1991". Il presidente dell'Associazione degli industriali Gesamtmetall ha gia' frenato le attese sugli aumenti affermando di recente che le imprese "non possono fare miracoli". Red-pal-Y- 07-02-12 12:57:07 (0148) Corriere della Sera

venerdì 24 febbraio 2012

ANTONIO MANGANELLI...



Il capo della polizia, Antonio Manganelli, ha uno stipendio lordo annuo pari a 621.253,75, paga un'imposta personale sul reddito di 260.309,11 ed ha quindi un reddito mensile netto pari a 26.842,65, cioè 15 volte più dello stipendio medio di un insegnante con ventidue anni di anzianità, 31 volte di più di un cassintegrato, 54 volte di più di un pensionato al minimo.

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FONTE: CISL VENETO.IT 19 OTTOBRE 2011

La Polizia ridotta a elemosinare soldi Manca benzina per le volanti. Un cittadino regala carta da ufficio I vigili del fuoco non hanno 700 euro per riparare l´autopompa
Una volante sfreccia nella via cittadina: gli equipaggi saranno costretti a restare in questura ... Tristezza e rabbia. Ma la vergogna resta di altri. Di quelli che questo Paese lo governano e altro non dovrebbero provare se non vergogna nel vedere poliziotti e vigili del fuoco che distribuiscono volantini per chiedere fondi.



E non per l´aumento di stipendio, ma per essere messi nelle condizioni di lavorare. Ieri mattina tra piazza Bra e Scalette Rubiani ha manifestato una delegazione di sindacalisti rappresentanti della polizia di Stato (Siulp, Sap, Ugl polizia e Consap), della peniteniaria (Sappe, Uil-penitenziari, Fns Cisl, Ugl penitenziaria), del corpo forestale dello Stato (Sapaf, Ugl forestale, Fesifo, Fns Cisl e Uil forestali) e di vigili del fuoco (questi con soli rappresentanti del Conapo in piazza, ma anche con Fns Cisl, Uil vigili fuoco e Ugl vigili fuoco). Distribuivano fac-simili di obbligazioni per avere una maggiore sicurezza. Titoli nominativi che i cittadini possono fare in modo che non restino carta straccia, ma si trasformino in benzina per le pattuglie e i mezzi.

COORDINATE. Chiunque può donare qualsiasi cifra, alta o bassa non importa. Sono tante gocce a formare un oceano. Il codice iban è IT 30101 0050337 4000000200003. Il conto corrente postale è il numero 52945003. Ma attenzione, è fondamentale mettere la causale: «Fondi per l´acquisto di benzina per la sicurezza, la difesa e il soccorso pubblico». Ci sono un mucchio di cose che non funzionano in questo Paese. E non si vede una grande volontà di risolverle, soprattutto quando si tratta di forze dell´ordine. I nostri politici sono bravi a grandi proclami, distribuiscono medaglie al valore ai caduti in servizio, ma poi poco fanno per non farli cadere in servizio.

I GIUBBOTTI SALVAVITA. Ce la ricordiamo tutti la storia dei giubbotti salvavita da mettere sotto le camicie mai arrivati. Dopo l´omicidio di due poliziotti vennero chiesti giubbotti meno ingombranti per poterli usare anche alla guida della volante. Tante promesse da Roma, l´impegno del Governo. Risultato: i poliziotti se li sono acquistati da soli.

AUTOSCALA POMPIERI ROTTA. I vigili del fuoco veronesi per esempio hanno un´autoscala che costa due milioni. Al momento non hanno 700 euro per farla riparare.

BICICLETTE INUTILIZZATE. Ricordate la consegna della biciclette ai poliziotti di quartiere? belle mountain bike donate da un privato per agevolare i servizi nelle nostre vie pedonali. Le avete più viste in giro? No, sapete perchè? Perchè l´amministrazione (quella della Polizia), non assicura i poliziotti perchè le bici non sono mezzi dell´amministrazione.

IL CITTADINO REGALA CARTA. Qualche giorno fa in questura è arrivato un cittadino, uno qualsiasi con una risma di carta. Al piantone ha detto: «Ho sentito che non ne avete, ve ne regalo un po´». Ieri in piazza l´anedottica si sprecava. Ma i fondi per le auto delle scorte si trovano.

LE SCORTE E LE AUTO. In Italia ne abbiamo dieci volte tante gli Stati Uniti. E l´opinione dei tanti poliziotti che ieri erano in piazza assieme ai vigili del fuoco è che per le questure come la nostra, lontane da Roma i tagli ci siano eccome. E ancora per quale ragione la polizia e i vigili del fuoco pagano accise più alte sul carburante?

OFFICINA E BENZINA. Auto danneggiate e in garage perchè non ci sono soldi per ripararle. Il parco auto delle forze di Polizia è decimato. Da mesi i sindacati lo denunciano.

C´era tanta gente che ieri in piazza Bra s´è fermata a parlare con i manifestanti. La gente ieri era pronta ad aprire il portafogli, bisogna vincere un po´ di pigrizia per andare in posta o in banca. Così quando poi noi facciamo il 113 o il 115, loro possono venire a salvarci. E noi possiamo far vergognare lo Stato.

Alessandra Vaccari

DECRETO MILLEPROROGHE APPROVATO

Milleproroghe è legge. Alla Camera il voto finale ha ottenuto 336 voti a favore, 61 contrari e 13 astensioni

tutti i dettagli del decreto Milleproroghe
L’aula della Camera ha approvato in via definitiva il decreto Milleproroghe: il provvedimento ha ottenuto 336 voti a favore, 61 contrari e 13 astensioni. Di seguito le principali misure.

GRADUATORIE SCUOLE. Le graduatorie ad esaurimento restano chiuse ma viene istituita una fascia aggiuntiva per alcune categorie di docenti abilitati.

PENSIONI PRECOCI ED ESODATI. I lavoratori precoci, coloro che lasceranno il lavoro con 42 anni di anzianità, prima di avere compiuto i 62 anni d’età (41 e un mese per le donne), non avranno penalizzazioni se lasciano il lavoro con un’anzianità contributiva maturata entro il 31 dicembre 2017 inclusi i periodi di astensione obbligatoria per maternità, per l’assolvimento degli obblighi di leva, per infortunio, per malattia e cassa integrazione ordinaria.

Agli ‘esodati’ (coloro che accettando incentivi economici dall’azienda in crisi si sono licenziati con la prospettiva di andare in pensione entro i successivi due anni) non verrà applicata la riforma Fornero se hanno risolto il rapporto di lavoro entro il 31 dicembre 2011; mentre la riforma si applicherà a coloro che hanno firmato accordi con le aziende se la loro uscita è prevista per i mesi successivi alla fine dell’anno scorso. Se le risorse non dovessero essere sufficienti potrebbe scattare un aumento dei contributi che le imprese versano per gli ammortizzatori sociali.

PENSIONI GENITORI CON FIGLI DISABILI. La riforma Fornero non si applica ai lavoratori che alla data del 31 ottobre 2011 risultino essere in congedo per assistere figli con disabilità grave, a condizione che maturino, entro 24 mesi dalla data di inizio del predetto congedo, il requisito di anzianità contributiva non inferiore a 40 anni.

SIGARETTE PIU’ CARE. Le risorse per ‘precoci’ e ‘esodati’ arriveranno con un incremento dell’aliquota di base dell’accisa sui tabacchi lavorati per assicurare “maggiori entrate in misura non inferiore a 15 milioni di euro per l’anno 2013 e 140 milioni annui a decorrere dal 2014″.

BLOCCO SFRATTI FAMIGLIE DISAGIATE. Prorogato al 31 dicembre 2012 il termine per l’esecuzione dei provvedimenti di rilascio per finita locazione per le famiglie disagiate. La proroga riguarda i comuni capoluoghi di provincia, comuni con essi confinanti con popolazione superiore a 10mila abitanti e comuni ad alta tensione abitativa.

ASSICURAZIONI E MINUSVALENZE. Le minusvalenze derivanti dalla svalutazione dei titoli di Stati non peserà sul patrimonio delle compagnie di assicurazione.

AEROPORTI. Entro il 31 dicembre del 2012 dovranno essere individuati gli aeroporti e i sistemi aeroportuali di interesse nazionale.

PASSAGGIO CONCESSIONI DA ANAS A AGENZIA INFRASTRUTTURE. In arrivo quattro mesi in più, al 31 luglio prossimo, per il passaggio delle funzioni di Anas come concedente per le convenzioni all’Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali.

BENEFICI VITTIME AMIANTO. Sono prorogati i benefici previdenziali per i lavoratori esposti all’amianto.

ASSUNZIONI E CONCORSI P.A. Proroga di alcuni dei termini entro i quali le pubbliche amministrazioni possono procedere alle assunzioni di personale a tempo indeterminato nell’ambito dei limiti previsti per il turn over.

TETTO STIPENDI MANAGER SOCIETA’ TESORO. Prorogato al 31 maggio il termine per l’adozione del decreto del ministro dell’economia che classificherà per fasce le società non quotate controllate dal Tesoro. La classificazione servirà a definire un tetto ai compensi.

PROROGATI POTERI COMMISSARIO QUOTE-LATTE. Prorogati al 31 dicembre 2012 i poteri del Commissario straordinario per le quote-latte.

FISCO. Differisce al 31 dicembre 2013 il termine per l’esaurimento del contenzioso tributario pendente che riguarda ricorsi iscritti a ruolo da oltre 10 anni, per i quali l’amministrazione finanziaria risulti soccombente nei primi due gradi di giudizio. Viene inoltre stabilito che, nel caso di soccombenza, anche parziale, dell’amministrazione, la mancata riforma nei successivi gradi dì giudizio determina l’estinzione della controversia ed il conseguente passaggio in giudicato.

PIU’ TEMPO PER FABBISOGNI STANDARD ENTI LOCALI. Nel 2013 si avvierà la fase transitoria per il superamento del criterio della spesa storica ed entro il 31 marzo 2013 dovranno essere determinati i fabbisogni standard.

PROROGA ADEGUAMENTO PREVENZIONE INCENDI. Ennesima proroga, fino al 31 dicembre del 2013, del termine per il completamento dell’adeguamento delle strutture ricettive turistico-alberghiere alle disposizioni di prevenzione incendi. Viene anche prorogato il termine decorso il quale si applicano determinate sanzioni.

COCER. I membri del Consiglio Centrale di Rappresentanza potranno essere rieletti solo due volte, i procedimenti elettorali per il rinnovo dei Consigli di rappresentanza dovranno concludersi entro il 15 luglio prossimo e vengono ampliate le categorie di ‘eleggibili’ ai Consigli.

IN 3 ANNI 15 MLN A ISTITUTO EMATOLOGIA. Per consentire la prosecuzione delle attività di cura, formazione e ricerca sulle malattie ematiche svolte dalla Fondazione Istituto mediterraneo di ematologia. Si tratta di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2013, 2014 e 2015.

COMUNI CON MENO DI 5MILA ABITANTI. Avranno più tempo, cioè fino al 31 marzo 2013 per affidare ad un’unica centrale di committenza l’acquisizione di lavori, servizi e forniture.

SCOMMESSE CAVALLI. Posticipa, a decorrere dal primo marzo, i termini di pagamento dell’imposta unica sulle scommesse ippiche e sulle scommesse su eventi diversi dalle corse dei cavalli.

STRETTA SU STOP INPDAP E ENPALS. Gli organi dei due istituti confluiti nell’Inps possono compiere solo gli adempimenti connessi alla definizione dei bilanci di chiusura e devono cessare entro il primo aprile.

DESIGN STORICO. Si riduce di due anni la proroga della moratoria per la tutela del design industriale storico che scadrà nel 2014 invece che nel 2016.

ESULI LIBIA. In arrivo 150 milioni in tre anni in favore degli esuli cacciati nel 1970 da Gheddafi.

RIMBORSI ELETTORALI MOLISE. Prorogati i termini per la presentazione della richiesta dei rimborsi elettoriali relativi al rinnovo del Consiglio regionale del 16 e 17 ottobre scorso.

RISORSE ALLUVIONATI MESSINA. I 70 milioni di euro in arrivo per gli alluvionati di la Spezia e Massa Carrara e Genova vengono suddivise anche con Livorno, il Comune di ginosa, la frazione di Metaponto e Messina.

A PIETRELCINA 500MILA EURO. In arrivo 500mila euro nel 2012 per il Comune di Pietrelcina.

SPIAGGE. Le concessioni su spiagge, laghi e porti, anche ad uso diverso da quello turistico-ricreativo, in essere al 31 dicembre 2011 sono prorogate di un anno.

SISTRI. Proroga di ulteriori quattro mesi fino al 30 giugno per l’operatività del Sistri.

FONDI A ORCHESTRA VERDI MILANO. In arrivo 3 milioni di euro per la fondazione orchestra sinfonica Giuseppe Verdi di Milano.

AGENZIA STRADE E AUTOSTRADE. Quattro mesi in più per l’adozione dello Statuto dell’Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali.
FONTE:http://www.blogtaormina.it/pensioni-sfratti-e-sigarette-cambia-tutto/

giovedì 23 febbraio 2012

L'ITALIA DISSANGUATA ...

C'e' la crisi la recessione...e questi manager guadagnano un botto di soldi...Rositani che fa parte del Consiglio di amministrazione Rai (che non serve a nulla) spende e spande soldi pubblici...al ristorante, in cose intime...in gioielli...cose da pazzi!

MASERATI QUATTRO PORTE...MA PER CHI FURONO?

STIPENDI MANAGER... ALLA POLIZIA NON CI SONO I SOLDI PER LA BENZINA...

Stipendi manager pubblici: primo Manganelli, poi Ionta e Gallitelli


ROMA – Il ministro della Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi ha consegnato alla Camera un primo elenco dei manager della P.a. che guadagnano piu’ di 294 mila euro. In base a questa prima ricognizione, lo stipendio piu’ alto e’ quello del capo della polizia Antonio Manganelli, di 621.253,75 euro.

In totale sono una sessantina gli stipendi superiori al tetto dei 294 mila stabilito dal governo Monti per decreto.

Dietro di lui, in ordine, il capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Franco Ionta (con 543.954,42 euro) e il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli (con 462.642,56 euro). Piu’ distanziati, il comandante generale del Corpo forestale dello Stato Cesare Patrone (362.442,13 euro) e il comandante generale della Guardia di Finanza, Nino Di Paolo (302.939,25). Nel caso di Di Paolo, pero’, si tratta della retribuzione percepita nel 2011 fino al 19 agosto, essendo poi andato in pensione.

E’ di 364.196 euro lo stipendio del capo Dipartimento della Protezione civile Franco Gabrielli. Lo comunica la presidenza del Consiglio, che segnala inoltre che ”tra il personale dei ruoli con incarico di struttura” di palazzo Chigi ”nessun dipendente supera il tetto del primo presidente della Corte di Cassazione”. Dunque, il taglio previsto dal decreto all’esame del Parlamento, per portare gli stipendi al di sotto di 294 mila euro, si applichera’ eventualmente soltanto al capo della Protezione civile.

La retribuzione dei presidenti delle Authority e’, al massimo, di 475.643 euro. E’ quanto emerge dall’elenco delle retribuzioni nella pubblica amministrazione superiori a 294.000 euro. Gli oltre 475 mila euro sono appannaggio del presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzella, di Energia e Gas, Pier Paolo Borboni, e di Agcom, Corrado Calabro’. Nel caso di Pitruzzella, pero’, e’ da segnalare che il presidente e’ entrato in carica solo a fine novembre e che lo stipendio 2012 e’ stato ridotto a 304 mila euro.

Pitruzzella quindi andrebbe inserito tra i presidenti di authority con reddito piu’ basso, come il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, che ha una retribuzione di 387.000 euro. Ancora inferiori gli stipendi di Avcp, Privacy e Covip, che sono sotto quota 294 mila euro. All’Antitrust, inoltre, nel 2012 scattera’ una riduzione delle retribuzioni per tutti i componenti. Stesso discorso andra’ applicato al segretario generale dell’Agcom e a una quota dei componenti di quella autorita’ per il 2012, dato che hanno gia’ deciso l’applicazione di una riduzione.

E’ da notare, peraltro, che il direttore generale della Consob, Antonio Rosati, distanzia con 395 mila euro (piu’ gratifica annuale) anche il presidente Vegas. Per quanto riguarda i componenti e i dipendenti delle diverse autorita’, i loro stipendi 2011 sono in una fascia compresa tra i 300 e i 400mila euro circa. Per il 2011 (ma nel 2012 scatteranno le riduzioni) al livello piu’ alto (396.379 euro) si trovano i componenti dell’Antitrust (Antonio Pilati, Piero Barucci, Carla Rabitti Bedogni e Salvatore Rebecchini), di Energia e Gas (Valeria Termini, Luigi Carbone, Rocco Colicchio, Alberto Biancardi) e dell’Agcom (Nicola D’Angelo, Sebastiano Sortino, Enzo Savarese, Stefano Mannoni, Antonio Martusciello, Michele Lauria, Roberto Napoli e l’ex Gianluigi Magri). Un poco piu’ in basso nella classifica dei componenti delle Authority ci sono quelli della Consob (Vittorio Conti, Michele Pezzinga, Paolo Troiano e Luca Enriques) con retribuzioni 2011 a quota 322 mila euro. Da citare, infine, il segretario generale della Consob Gaetano Caputi con una retribuzione di 280.000 euro (ma va aggiunta una gratifica annuale), e i dipendenti dell’Agcom Roberto Viola (325.203,28 euro piu’ contributo di solidarieta’) e Antonio Perrucci (292.858,18 euro piu’ incarico da altra pubblica amministrazione, piu’ contributo di solidarieta’).

La lista consegnata oggi alle commissioni Affari costituzionali e Lavoro della Camera dal ministro Filippo Patroni Griffi non e’ completa, dal momento che mancano gli eventuali stipendi cumulati dai manager pubblici che ricoprono diversi incarichi. Inoltre, se e’ vero che ciascun ministero (incluso Palazzo Chigi) ha consegnato i dati di sua competenza, mancano ancora quelli di alcuni enti pubblici.

Il capo della Polizia Antonio Manganelli, dunque, e’ primo in ‘classifica’ per lo stipendio piu’ alto, ma non e’ detto sia il piu’ ‘ricco’ tra i dirigenti dello Stato, dal momento che alcuni colleghi potrebbero superarlo sommando le retribuzioni ricevute per i diversi incarichi.

Ad ogni modo, tutti i nomi nella lista consegnata dal governo al Parlamento, andranno incontro alle riduzioni di stipendio previste dal decreto attualmente all’esame delle Camere, che fissa un tetto retributivo a 294 mila euro. Restano esclusi i dirigenti degli organi costituzionali (Quirinale, Parlamento, Corte costituzionale) e quelli degli enti locali.
FONTE: BLITZ

REINTEGRARE ALLA FIAT I TRE OPERAI DI MELFI

Fiat Melfi, Fiom vince il ricorso: reintegro per i tre operai licenziati durante uno sciopero
Comportamento antisindacale: il Tribunale di Potenza ha condannato il Lingotto per la vicenda dei tre dipendenti - Barozzino, Lamorte e Pignatello - allontanati dal loro posto di lavoro. L'azienda costretta a rimborsare al sindacato anche le spese sostenute per la pubblicazione della sentenza su due quotidiani, a dimostrazione della volontà di rendere evidente il comportamento illecito della Fiat
I tre operai della Fiat di Melfi licenziati durante uno sciopero
La Fiat a Melfi ha perso nuovamente in tribunale ed è stata condannata per comportamento antisindacale e dovrà dunque provvedere al reintegro dei tre operai Fiom dello stabilimento Sata che erano stati licenziati durante uno sciopero. I loro nomi sono ormai famosi – Barozzino, Lamorte e Pignatello - e dopo la sentenza appena pronunciata dal Tribunale di Potenza la loro vicenda subisce un’ulteriore svolta. In seguito a uno sciopero spontaneo in cui la Fiat accusò gli operai di aver compiuto atti di sabotaggio alla produzione l’azienda licenziò i tre operai che vinsero però il loro primo ricorso in tribunale.

Il giudice allora confermò che quel licenziamento violava l’articolo 28 dello Statuto dei lavoratori. La Fiat si oppose e, sempre in primo grado, riuscì a ribaltare il verdetto ottenendo una sentenza a lei favorevole. In seguito a quella, Barozzino, Lamorte e Pignatello sono stati messi di nuovo dalla fabbrica lucana nella quale, in ogni caso, erano potuti entrare solo simbolicamente perché relegati in una saletta sindacale. Oggi, con l’appello promosso dalla Fiom, la sentenza del giudice riporta tutto alla casella di partenza: il licenziamento viene giudicato “antisindacale” e la Fiat condannata a reintegrare i tre operai.

Inoltre, il Tribunale condanna l’azienda a rimborsare alla Fiom le spese sostenute per la pubblicazione della sentenza su due quotidiani, Repubblica e Corriere della Sera, a dimostrazione della volontà di rendere evidente il comportamento illecito della Fiat. Una vittoria per la Fiom, per i tre operai che, probabilmente, riapre tutta la partita in corso da ormai due anni e rende questo conflitto sempre più complicato.

Non si è fatta attendere la reazione della Fiat alla sentenza del Tribunale del capoluogo lucano. “Seguendo la linea già tenuta nei precedenti gradi di giudizio, la Fiat non intende rilasciare alcun commento sulla sentenza della Corte d’Appello di Potenza, contro la quale presenterà ricorso in Cassazione” si legge in una nota del Lingotto, che, comunque, “tiene a sottolineare che considera inaccettabili comportamenti come quelli tenuti dai tre lavoratori e che proseguirà le azioni per impedire che simili condotte si ripetano”. Da parte loro, i tre operai ci tengono a mantenere un profilo basso: il loro desiderio è tornare alla quotidianità. ”Non abbiamo mai voluto le prime pagine dei giornali e, sinceramente, ne avremmo fatto a meno – ha detto Giovanni Barozzino – Ora vogliamo solo ritornare alla normalità, al nostro posto di lavoro, ad essere gli uomini comuni che eravamo un anno e mezzo fa”.

FONTE: Il Fatto Quotidiano

LIDIA UNDIEMI - ECONOMISTA



Tutto è iniziato a Linea Notte, la trasmissione condotta da Maurizio Mannoni su RAI 3. Una decina di giorni fa si parlava di crisi economica, ovviamente. In studio i soliti economisti ripiegati su se stessi e sui soliti principi di sistema. Poi appare una giovane, capelli biondi, viso serio. La grafica la presenta come Lidia Undiemi, “Studiosa di diritto ed economia” presso l’Università di Palermo. Ci si attende la solita tiritera convenzionale, e invece la giovane studiosa stupisce.

«La politica di Monti e di Obama è semplicemente fallimentare», esordisce, ed è già un buon inizio. Spiega, poi, apparentemente compendiando anni di analisi del Ribelle, che il fallimento è dovuto alla mera iniziativa del pompaggio di liquidità nei mercati, senza affrontare alla radice il problema principale: la speculazione finanziaria. Stanti così le cose tutto si riduce nel buttare valanghe di denaro pubblico dentro «un secchio bucato», come la Undiemi definisce sostanzialmente la pancia insaziabile delle banche. Sarà inevitabile, con un’emorragia tale di risorse, che gli stati intraprendano iniziative di austerità. Ed è infatti in quel secchio bucato che finiranno, tramite il Fondo Salva-Stati, i 125 miliardi di euro che Monti sta spremendo dagli italiani.

Prosegue la Undiemi, stranamente senza essere interrotta: «il Fondo Salva-Stati non sarà gestito dalle istituzioni comunitarie ma da un’organizzazione finanziaria intergovernativa. E i soggetti che gestiranno questo fondo godranno di totale immunità». Una cosa di cui sia Bruxelles che i singoli governi, Monti in testa, e anche i partiti, dovrebbero rendere conto ai cittadini, e di cui invece non si parla minimamente. Probabilmente, dice l’economista, le istituzioni comunitarie hanno paura dei propri creditori internazionali. Ma soprattutto si sta profilando quella che la Undiemi non ha paura di definire una «dittatura economica».

Non c’è alcuna istituzione pubblica, comunitaria o meno, dietro al Fondo. C’è un soggetto di cui non è chiara la natura, se non che sarà irresponsabile rispetto alle situazioni debitorie nazionali e alla necessità di risanamento in tutta l’area europea, avendo invece come unici referenti il pozzo senza fondo dei creditori internazionali. Niente più sovranità, insomma. La giovane studiosa stupisce due volte: sia perché dice le cose come stanno, sia perché le viene consentito di dirle in TV, sebbene a un orario non certo da prime-time.

Sui diritti del lavoro, non si fa stringere all’angolo, e persevera nell’approccio sistemico: si tratta di temi irrilevanti nel momento in cui la finanziarizzazione dell’economia ha preso il sopravvento sull’economia di produzione. Uno dei motivi per cui la flessibilizzazione del lavoro, già estrema in Italia come altrove, ha sostanzialmente fallito. Le imprese non se ne sono giovate nei termini e nelle proporzioni che speravano, semplicemente perché la produzione non conta più nulla. Contano ormai solo i numeri sui monitor dei vari broker. Toccare i diritti dei lavoratori, in questo contesto, non migliora le prestazioni aziendali, peggiora solo la condizione delle persone.

E fin qui, almeno sulla teoria, tutto bene. Parlando della Grecia, poi, la Undiemi non sembra conseguente con le elaborazioni critiche esposte fino a quel momento. E iniziano i dolori: per uscire dalla crisi, dice, servono «piani di sviluppo industriale», per il rilancio della produzione e dell’impresa, imbrigliando contestualmente la finanza speculativa. Diagnosi perfetta, ma cura sbagliata. Da economista, la Undiemi non riesce a uscire dallo schema classico, e di fatto auspica la prosecuzione delle logiche improntate alla crescita fine a se stessa. Al momento propizio, insomma, non getta il cuore oltre l’ostacolo, ignora la palese insostenibilità di un modello che ha le fondamenta nella produzione e consumo illimitato di beni. Le abbiamo chiesto un’intervista, proprio per chiarire questa contraddizione, ma al momento non abbiamo avuto risposta.

Tuttavia, va detto, il suo intervento è già qualcosa. Certe analisi sistemiche così critiche non si erano mai sentite in televisione, non avevano mai raggiunto un’ampia platea. Inevitabilmente la cosa si è riflessa sul web. La Rete traboca di suoi interventi video e il suo profilo Facebook è stato preso d’assalto da estimatori, persone smaniose di fare qualcosa, e dalla ampia e variegata fauna internettiana di cospirazionisti o soggetti con la monomania del signoraggio. In ogni caso un esercito cospicuo, che di condivisione in condivisione ha dato la carica all’economista.

Grazie al passaparola e alla notorietà acquisita, la Undiemi sta facendo circolare infatti, con grande successo, una mozione che ha elaborato per chiedere al Parlamento italiano, a Monti e a Napolitano, di opporsi alla ratifica del Piano Salva-Stati, magari discutendone prima con la società civile del paese. Una vera chiamata alle armi di tutti, perché si associno alla mozione e la portino all’attenzione delle istituzioni. La mozione è stata preparata anche in inglese, per condividerla con le opinioni pubbliche degli altri paesi europei. Pur se pacata e misurata nei toni, il documento della Undieni è una dichiarazione di guerra alla servitù delle istituzioni nei confronti della finanza. Come tale, considerata in sé, la mozione è condivisibile.

Il problema, come in molte altre iniziative di “resistenza” civica, è che, al momento, non c’è spirito programmatico. Nella mozione si dice chiaramente cosa si vuole per il presente (discutere pubblicamente se associarsi o no al Fondo Salva-Stati) e anche cosa non si vuole (istituzioni asservite alla finanza). Non è esplicitato cosa si auspichi per il futuro. Stando all’exploit della Undiemi a “Linea Notte”, si direbbe che ci si augura un ritorno a quando le aziende producevano a nastro, in tanti lavoravano, o meglio: vivevano lavorando e consumando, come se le risorse fossero infinite. Un punto dirimente, che vorremmo che la Undiemi, o chi per lei, magari all’interno dell’IDV, partito di cui fa parte, chiarisse, prima di sposare e caldeggiare la diffusione della sua mozione. Che rimane comunque un sorprendente macigno gettato in uno stagno intollerabilmente immobile.

Davide Stasi - La voce del ribelle

GUGLIELMO ROSITANI...RAI...LA PACCHIA NON FINISCE MAI...

Rai. ‘Cibo 750 €, gioielli 400′, Repubblica: “Rositani spende”. Querela
ROMA – Vi ricordate Guglielmo Rositani, l’ex parlamentare di An che organizzò la ‘famosa’ sagra del peperoncino a Rieti a cui partecipò, in elicottero di Stato, la governatrice del Lazio, Renata Polverini?

Repubblica scrive che, secondo degli scontrini che le sono arrivati in forma anonima, Rositani avrebbe speso con la carta di credito aziendale 3870 euro in ristoranti, gioiellieri e profumerie. Rositani però, più volte contattato da ‘Repubblica’ (che, dice, ha ricevuto in forma anonima 11 scontrini relativi alle spese del consigliere Rai), non ha voluto dire nulla sulla circostanza e, anzi, ha sporto querela contro il quotidiano.

Piccolo prologo: i consiglieri di amministrazione Rai prendono dalla tv di Stato uno stipendio annuo lordo di poco superiore ai 98 mila euro. Questa somma può essere integrata da un extra fino a 28 mila euro, a patto che i consiglieri diano vita a gruppi di lavoro ristretti, chiamati “comitati editoriali”. A queste somme, i consiglieri aggiungono una carta di credito aziendale – per le spese di rappresentanza – che ha un tetto massimo di 10 mila euro l’anno. Non ci sono direttive su come utilizzare queste carte di credito, la Rai lascia spazio alla coscienza di ognuno. E c’è da dire che per le sue spese di rappresentanza, il consigliere Rositani non ha ricevuto contestazioni dalla Rai.



Scrive comunque ‘Repubblica’: “In busta anonima, nei giorni scorsi, Repubblica ha ricevuto le fotocopie di 11 ricevute di carta di credito per una spesa totale di 3870 euro. Tutte le ricevute hanno lo stesso codice “AID” che conduce ad un’unica carta di credito. Su una di queste fotocopie compare la scritta “Rai”. Un’altra ricevuta – Hotel Ristorante da Checco al Calice d’Oro (Rieti), importo 420 euro – è spillata su carta intestata della televisione di Stato (mentre la ricevuta stessa ha l’intestazione scritta a mano: onorevole Rositani). Tutte le ricevute sono emesse in ristoranti, negozi, esercizi di Rieti, città dove Rositani vive”.

Si legge quindi: “Ed ecco le spese in dettaglio, dunque: Hotel Ristorante da Checco al Calice d’Oro 420 euro e Ristorante la Foresta 500 euro (per 10 pasti a prezzo fisso). Altre tre ricevute portano a questo Ristorante la Foresta, molto apprezzato, pare: 300 euro per 7 coperti, 750 euro (quantità 15) e 250 euro (per 5 coperti). A seguire ci sono: il Gioielliere Passi 300 euro; la Goielleria Cesare Amici 400 euro; ancora la Gioielleria Cesare Amici 380 euro; quindi la Profumeria Michele Cellurale 150 euro e Grassi Sport 310 euro. Infine, Letizia Sas (intimo e biancheria per la casa, si deduce da Internet) per altri 110 euro. Le spese sono state fatte tra il 9 aprile 2011 e il 21 agosto 2011″.

Rositani querela Repubblica. A seguito della pubblicazione di questa notizia il consigliere Rai ha deciso di querelare il quotidiano ‘La Repubblica’ . Una nuova querela dopo l’iniziativa legale annunciata mercoledì per un articolo dell’11 febbraio scorso intitolato ‘In Rai omaggio al camorrista, e’ polemica’.

”Da un periodo di tempo a questa parte – afferma Rositani in una nota – tale giornale, da me peraltro gia’ querelato per un altro articolo, s’interessa con insistenza del sottoscritto. Evidentemente pago la mia riservatezza, il mio impegno quotidiano di 12 ore lavorative e il rifiuto sistematico di colloquiare con i giornalisti nell’ambito delle mie funzioni di amministratore della Rai. Sulle presunte ‘spese allegre’ poi, posso assicurare che si tratta di spese di rappresentanza assolutamente regolari, motivate e giustificate, cosi’ come previsto dalle varie circolari aziendali (RPT come previsto dalle varie circolari aziendali). A mia tutela – conclude il consigliere – ho dato mandato all’avvocato Marcello Melandri di querelare per diffamazione il quotidiano la Repubblica”.

23 febbraio 2012 | 12:01
FONTE: BLITZ

LA FIFA DI SANDRO PARENZO DOPO IL CASO FIAT


PRECAUZIONI DOPO IL CASO FIAT-«ANNOZERO»
«Oscurerò Celentano se non mi daranno
prima il testo del suo intervento»
Celentano ospite da Santoro ma arriva la minaccia di Parenzo, patron del polo televisivo che trasmette «Servizio Pubblico»
PRECAUZIONI DOPO IL CASO FIAT-«ANNOZERO»

«Oscurerò Celentano se non mi daranno
prima il testo del suo intervento»

Celentano ospite da Santoro ma arriva la minaccia di Parenzo, patron del polo televisivo che trasmette «Servizio Pubblico»
Adriano Celentano (Ansa)
MILANO - «Se non vedo il testo di Celentano, domani (giovedì, ndr) non lo mando in onda». Lo dice all'Ansa Sandro Parenzo, patron del polo televisivo di emittenti locali Mediapason che trasmette Servizio Pubblico di Michele Santoro, dove giovedì sera è previsto un intervento di Celentano. «Non possiamo rischiare risarcimenti milionari - prosegue -. Non lo manderanno in onda venti emittenti che trasmettono il programma». «Siamo al buio - spiega ancora Parenzo -. Non si sa nulla dell'intervento di Celentano. Santoro non vuole dirci nulla di questa intervista. Ci mandino il testo, oppure ci diano una fidejussione, altrimenti l'intervento non andrà in onda. Manderemo in onda Servizio pubblico e quando ci sarà Celentano lo oscuriamo».

LE MOTIVAZIONI - «La Rai dovrà pagare cinque milioni per aver criticato la Fiat - spiega l'editore riferendosi alla sentenza che ha condannato l'azienda pubblica a risarcire il Lingotto per un servizio andato in onda su Annozero -. E se domani venisse fuori qualcosa contro la Rai? E se la Rai poi ci fa causa, chi paga?». Parenzo spiega quindi che «l'intervento di Celentano, se le cose non cambieranno, non andrà in onda su Telelombardia in Lombardia, su Antenna 3 in Veneto e su tutti le altre emittenti sul canale 10 del digitale terrestre, che sono venti».

LA REPLICA: «NESSUN CONTROLLO» - Michele Santoro smorza comunque le polemiche: «Ho cercato a lungo Sandro Parenzo perchè fosse lui direttamente a chiarire il senso delle sue parole, anche perchè siamo onorati di ospitare una sorpresa di Adriano Celentano e abbiamo il massimo rispetto sia della sua libertà sia della sua grandezza di artista». Il conduttore, infatti, sottolinea: «Sono fermamente convinto che volesse soltanto protestare in maniera paradossale per l'abnormità della sentenza che ha condannato la Rai e Corrado Formigli, visto che i nostri accordi, per scelta di Parenzo e mia, non prevedono nessuna forma di controllo preventivo essendo noi legalmente responsabili di ciò che va in onda».

Redazione Online Del Corriere della sera

BERLUSCONI E' GRAZIOSO CON MONTI...RIMANI TESORO PER ALTRI DUE ANNI...

BERLUSCONI DICE A MONTI:
CARO MARIO,
RIMANI ALTRI DUE ANNI DAI , NON TOCCARE LE MIE TV MA NON TOCCARE NEANCHE LA RAI, CI FACCIO LAVORARE LA SINISTRA!

mercoledì 22 febbraio 2012

PAZZESCO...UNA PENSIONE DA 519 MILA EURO L'ANNO


Tra i sottosegretari il pensionato più ricco è decisamente Antonio Malaschini, che in quanto ex segretario generale del Senato prende 519 mila euro all’anno, cui si somma il compenso governativo (188 mila euro) per un totale di 708 mila euro lordi, anche se ha rinunciato per tutta la durata dell’esecutivo all’ulteriore compenso da consigliere di Stato. Anche Malaschini, come altri suoi colleghi di governo, rivela di preferire lo scooter (un Honda Jazz 250 cc del 2003) per i suoi spostamenti.

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Ci sono diritti acquisiti che andrebbero messi in discussione, accidenti, 1400 euro al giorno circa di pensione!

SAVIANO COSTRETTO A CHIEDERE SCUSA...


Saviano Sparò sul sindaco Pdl: "Camorrista" Finì in galera da innocente, Roberto si scusa
Nel 2003 l'autore di Gomorra accusò Giorgio Magliocca (Pignataro Maggiore). Undici mesi in carcere e scagionato, poi la lettera


Nel 2003 aveva scritto un pezzo sul settimanale Diario accusando alla sua maniera (cioè senza mezze misure Giorgio Magliocca, allora sindaco Pdl di Pignataro Maggiore nel Casertano, di presunti legami con la camorra. Nel 2009, 6 anni dopo, Roberto Saviano ha fatto marcia indietro e chiesto scusa: avevo tempi stretti per scrivere quell'articolo - spiega nella lettera inviata a Magliocca l'autore di Gomorra -, le sue fonti erano attendibili. Non ha potuto verificare e si è sbagliato. Piccolo particolare, infatti: l'ex sindaco era innocente. Facile, in fondo, sparare nel mucchio in una zona ad altissima densità di infiltrazioni criminali. Anche sulla scia di quella pubblica denuncia, Magliocca ha passato 11 mesi in galera e ha visto distrutta la propria carriera politica. Chi condusse le indagini contro l'esponente Pdl, ricordano Gian Marco Chiocci e Simone Di Meo sul Giornale, era un poliziotto dichiaratamente di sinistra poi candidato alle elezioni nello stesso Comune. Il pm aveva chiesto per Magliocca 7 anni e mezzo di carcere, ma il Gup De Gregorio lo assolse con formula piena. Non è vero che Magliocca favorì la cosca Ligato-Lubrano né ebbe rapporti col boss Raffaele Ligato. Né promise appalti e finanziamenti pubblici. Tutto questo è stato appurato col tempo, ma intanto il danno era fatto anche grazie a Saviano. "Chi combatte la criminalità può essere ucciso in due modi: con le pallottole o con il fango", ha commentato un amaro Magliocca. Tutto sommato, sono le stesse parole usate spesso da Saviano per ribattere a chi lo critica. Solo che dall'altra parte stavolta c'è lui, l'ex santino di Gomorra. Quelle scuse, tardive, sono solo un atto di decenza.
22/02/2012
FONTE:Libero

PONTE PORTUENSE...NON SI VEDE LA FINE DEI LAVORI

L'opera, i cui lavori sono iniziati nel 2008, serve per il migliore collegamento di due quartieri. Ma senza fondi è impossibile completarla

ROMA - PORTUENSE - Il ponte ferroviario di via Portuense è un'opera infrastrutturale di grande rilievo. Non a caso si attendeva il suo ampliamento, in un'area delle Capitale particolarmente congestionata dal traffico da diversi anni.
Ma è nel corso degli ultimi tre, che la situazione si è fatta particolarmente gravosa, oltre che paradossale. Terminato l'innalzamento della struttura, che finalmente permetterà il transito degli autobus, rimane da ultimare la seconda carreggiata, per la cui realizzazione si sono già raddoppiate le campate. Ebbene, proprio il completamento della carreggiata sta producendo ritardi e disagi.
L'imbottigliamento, infatti, è più che una possibilità, per chi si trovasse a transitare con l'auto in quell'area. E sicuramente è proprio per questa ragione che migliaia di romani attendono con trepidazione la chiusura dei lavori. Ma l'imprevisto è dietro l'angolo. E questa volta si traduce, sembrerebbe, in problemi legati al bilancio capitolino.
Usiamo il condizionale poiché "c'è uno stanziamento del Comune di Roma di oltre 300.000 euro fatto al Municipio XV per completare questi lavori - afferma Augusto Santori, Consigliere Pdl al Municipio XV - Ho presentato a fine dicembre un'interrogazione a risposta scritta al Presidente Paris, perché questi fondi non sono stati ancora utilizzati e non è stato fatto alcun bando di gara".
Sulla tempistica, Santori fa il punto della situazione in una nota diramata precedentemente all'intervista: "Il Municipio XV, prima dell'estate, aveva richiesto a Roma Capitale di poter gestire i fondi a disposizione per la conclusione dei lavori, tra cui in particolare si evidenziava la predisposizione e la conclusione della seconda corsia, opera in grado di mettere fine al cantiere e di riconsegnare alla cittadinanza via Portuense. A quel punto Roma Capitale - prosegue Santori - ha provveduto, prima dell'estate 2011, allo stanziamento e al trasferimento di più di 300.000 euro agli uffici tecnici del Municipio XV, risorse necessarie alla conclusione dei lavori".
Ma perché il Municipio quindi, avendo a disposizione questa liquidità, non ha provveduto a completare l'opera? "Perché, come è noto - risponde il Presidente del Municipio XV Gianni Paris - la ragioneria del Comune ha bloccato tutto, compresi i soldi spesi per le ditte che avevano già effettuato i lavori, fino al 31 dicembre, non permettendo di fatto nessun tipo di pagamento". E dunque, fino a quella data, risulta evidente che non sia stato possibile avviare a conclusione i lavori. Ma allora perché, con l'avvio del nuovo anno, non si è provveduto a terminarli? Su questo aspetto, Paris fa chiarezza: "Siamo davanti ad uno dei grandi paradossi di questa amministrazione. La storia è questa: rimangono da fare i lavori di adeguamento della strada che significa - spiega il Presidente del Municipio - abbassarne il livello su via Portuense. Per farlo, è stato necessario realizzare propedeutici scavi archeologici. I fondi e le competenze di queste opere sono stati spostati dal Campidoglio al Municipio che, nonostante le difficoltà di personale, ha accolto tale richiesta. Ci siamo fatti carico di terminare la progettazione e di realizzare tutte le procedure utili ad individuare una ditta che terminasse i lavori - prosegue Paris - dopodiché, finalmente, a novembre ci viene confermata la disponibilità delle cifre che devono ammontare a circa 600.000 euro, non più 300.000 previsti inizialmente. Il nostro ufficio tecnico procede con l'indizione della gara e con la scelta dalla ditta, tanto che il 7 febbraio sarebbe dovuta avvenire la consegna del cantiere per l'inizio dei lavori il giorno stesso, per completarli nel giro di un mese".
Buone notizie, dunque? Nemmeno a parlarne, perché se è vero che lo stop della Ragioneria dal primo gennaio non è più in essere, è altrettanto vero che le brutte sorprese sono sempre a portata di mano. "Venerdì 3 febbraio, l'ufficio tecnico del Municipio si è recato - a pochi giorni dalla ripresa dei lavori, continua Paris - a fare l'ultimo accertamento in ragioneria per poter poi firmare l'affidamento per la ditta scelta. In quell'occasione abbiamo scoperto che quella cifra non c'è più. Non è più a disposizione addirittura da aprile. Ci hanno anche scritto per ben due volte, ad agosto ed a novembre, confermandoci quello stanziamento. Mentre, da mesi, quell'opera è stata completamente definanziata. Non c'è più un euro su quel centro di costo".
Ed in assenza di finanziamenti cosa succede? "Se non si va avanti, abbiamo speso 3 milioni di euro inutilmente: abbiamo creato un ponte a due arcate - spiega amareggiato Paris - in grado di supportare 4 flussi di macchine, di servire 20.000 persone ad oggi escluse dal servizio di trasporto pubblico, inutilmente. Se la strada non si abbassa, non vi si può transitare". E sarebbe stato tutto inutile. Compresi, ovviamente, gli ultimi tre anni di incolonnamenti sulla Portuense.



Fabio Grilli rivista URLO

CORRADO FORMIGLI...



Annozero, Rai e Formigli condannati:
7 milioni a Fiat per critiche ad Alfa Mito


La sentenza su un servizio tv del 2010. L'azienda impugnerà la sentenza. Federazione stampa: sentenza intimidatoria

TORINO - Il tribunale civile di Torino ha condannato la Rai e il giornalista Corrado Formigli a risarcire con oltre cinque milioni di euro Fiat Group Automobiles e a pagare 2 milioni per la pubblicazione della sentenza sui giornali. La sentenza si riferisce a un servizio trasmesso da “Annozero” il 2 dicembre 2010 in cui era stata criticata una vettura prodotta dalla casa torinese, la Alfa Mito, in un modo che il giudice Maura Sabbione ha definito “denigratorio”. Fra i convenuti c’era anche Michele Santoro, il quale, però, secondo il magistrato non ha responsabilità. Nel servizio la vettura del gruppo torinese veniva messa confronto in un test con auto di altre marche automobilistiche.

Un'informazione «non veritiera e denigratoria», «incompleta e parziale» ha cagionato alla Fiat, e in particolare al sub-brand Alfa Romeo Mito, un danno patrimoniale e non patrimoniale che è stato quantificato in 7 milioni di euro. È la motivazione con la quale il giudicE della 4/A sezione del Tribunale Civile di Torino ha condannato Formigli e la Rai.

Assolto Santoro. Ritenuto «estraneo alla organizzazione della gara». Il comportamento di Formigli è stato giudicato «denigratorio perché - si legge nella sentenza - scredita il valore di un'auto che è il simbolo di una casa automobilistica produttrice e difforme dal vero, in quanto atto a rappresentare una falsa realtà». Quanto alla Rai, è stata ritenuta corresponsabile «per il solo fatto di avere messo a disposizione i suoi mezzi di organizzazione e diffusione, conservando, quale datrice di lavoro, la potestà di dettare regole di comportamento e di adottare le concrete decisioni circa i modi di svolgimento della prestazione».

Danni per milioni di euro. Il danno patrimoniale è stato calcolato in 1 milione 750 mila euro, quello non patrimoniale in 5 milioni e 250 mila. Due milioni potranno essere riconosciuti alla Fiat attraverso la pubblicazione a spese dei condannati della sentenza, entro 15 giorni, sui quotidiani La Stampa, La Repubblica e Il Corriere della Sera e, entro 45 giorni, sul periodico Quattroruote. Il giudice, infine, ha disposto la rimozione immediata del filmato dal sito di Annozero.

La Rai impugnerà la sentenza. «In merito alla sentenza del Tribunale di Torino sulla vicenda Fiat/Rai/Annozero, ogni commento sarà articolato nell'atto di impugnazione in corso di predisposizione» ha comunicato la Rai.

Federazione stampa: sentenza intimidatoria. «È meglio che l'informazione non parli in modo critico di un'auto, soprattutto quando a produrla è una grande casa che è anche un grande inserzionista pubblicitario?»: se lo chiede il presidente della Fnsi, Roberto Natale, spiegando che «è questo l'interrogativo che suscita la sentenza con la quale la Rai e Corrado Formigli sono stati condannati. Sconcertante, tra l'altro, è il carico finanziario spropositato messo sulle spalle di un singolo giornalista. Il risultato non potrà che essere quello di disincentivare ulteriormente ogni tipo di critica a prodotti commerciali, in un settore informativo in cui già non mancano servizi di sperticato elogio ad ogni nuova vettura. Il sindacato dei giornalisti considera come sempre con grande rispetto il lavoro della magistratura, ma questa sentenza rischia di essere un altro grave bavaglio all'informazione. La Fnsi si augura che il giudizio d'appello possa riconoscere meglio le ragioni dell'attività giornalistica».
FONTE: IL MESSAGGERO

RAI - SAN REMO IN PERDITA...



IL FATTO QUOTIDIANO FA I CONTI DELLA SERVA SU SANREMO:

5 SERATE ALL'ARISTON
-USCITE 18 MILIONI

7.000.000 MILIONI CONVENZIONE CON IL COMUNE
600.000 EURO GIANNI MORANDI
600.000 EURO CELENTANO
150.000 EURO PAPALEO
80.000 EURO MRAZOVA
40.000 EURO CANALIS
100.000 EURO OSPITI INTERNAZIONALI

ENTRATE 14.450.000
- 14.300.000 MILIONI DI EURO PUBBLICITA' VENDUTA
150.000 EURO INCASSI BOTTEGHINO

PERDITA: 3.550.000 MILIONI DEI EURO...




I VAMPIRI DELLA SANITA'...


I NODI SONO VENUTI AL PETTINE

DOPO AVER DISSANGUATO LA SANITA' COME VAMPIRI AD OPERA DI CHI COMANDAVA...PER I CA.XXI PROPRI, METTIAMO POGGIOLINO COME ESEMPIO...MA I COLPEVOLI SONO TANTISSIMI...IN TUTTI GLI SCHIERAMENTI POLITICI...LA POLITICA HA DISSANGUATO LA SANITA' NON I MALATI...


Duilio Poggiolini, il boss della malasanità,
l’uomo dei lingotti d’oro, imputato nel proces­so napoletano sul plasma infetto che avrebbe causato 2.605 morti tra il 1985 e il 2008.
Anni fa, nel corso delle indagini della tangentopoli sanitaria, gli perquisirono la casa impiegarono dodici ore a catalogare il tesoro, nascosto anche nei materassi e nel pouf.
Ebbene questo signore è Grande ufficiale al merito della Repubblica dal 1977.
Questo “signore”è stato insignito del riconoscimento quale “Benemerito della salute pubblica” con il grado più alto: “Medaglia d’oro al merito della sanità pubblica”.
Gode di pensioni d’anzianità di diverse migliaia di Euro
mantiene le onorificenze
Un Cavaliere del Lavoro è un uomo, dice la legge 194 del 1986, deve:
«aver tenuto una specchiata condotta civile e sociale» e
«non aver svolto né in Italia né all’estero attività economiche lesive dell’economia nazionale».
Eppure la procedura per indegnità è espressamente prevista,l'avranno fatta?

Gli illeciti secondo quanto emerso in sede di processo erano compiuti tramite una "società a delinquere", composta da Duilio Poggiolini e dalla moglie Pierr Di Maria: il primo siglava gli atti, mentre la seconda procedeva a riscuotere i compensi.
La difesa chiese l'applicazione di attenuanti, in quanto la ricerca di ricchezze sarebbe stata per Poggiolini "un fatto morboso", tesi che non venne accolta dai giudici che con 48 ore di camera di consiglio condannarono in primo grado, il 21 luglio 2000, il politico a sette anni e mezzo di reclusione e la moglie a quattro anni, escludendo però il reato di associazione a delinquere. Dei 40 episodi di tangenti contestati, venti vennero confermati.

L'appello ridusse la condanna a quattro anni e quattro mesi, e il verdetto fu confermato dalla Corte di Cassazione, che dispose il sequestro di beni per 39 miliardi (29 per lui, 10 per lei).

La condanna di Duilio Poggiolini è stata scontata prevalentemente agli arresti domiciliari e con l'opera nei servizi sociali,

OGGI DOPO I TAGLI PER COLPA DI DELINQUENTI COME POGGIOLINO MA TANTISSIMI ALTRI LADRONI, RICORDIAMO ANCHE DE LORENZO E LADY ASL...PER FINIRE CON GLI ULTIMI FATTI:

“Con i soldi della Asl cani e cavalli di razza” | Ferruccio Sansa | Il ...
1 giorno fa ... Tweet. “Con i soldi della Asl cani e cavalli di razza”. Cani di razza. Perfino, pare,
un allevamento di cavalli da corsa. La sanità italiana non si fa ...

www.ilfattoquotidiano.it/.../con-i-soldi-della-asl-cani-e-cavalli-di-razza/192660/ - Simili“Rolex e regali alle fidanzate con i soldi della Asl”. Parentopoli rossa ...
2 giorni fa ... Alla ricetta della Asl di Massa Carrara non manca nessun ... “Con i soldi della Asl
cani e cavalli di razza” · Uno sciopero della messa ...

www.ilfattoquotidiano.it/...e...con-i-soldi-della-asl.../192322/ - Copia cache - SimiliCoi soldi dei malati acquistavano cani di razza e cavalli da corsa!
20 ore fa ... Coi soldi dei malati acquistavano cani di razza e cavalli da corsa!


I MALATI ADESSO SONO ABBANDONATI E COSTRETTI A MORIRE ABBANDONATI PER TERRA O ANCHE SU BARELLE...Bastardi!

LA MARCEGAGLIA DICE: BASTA DIFESA DEI SINDACATI DI LADRI E NULLAFACENTI


C'è Emma e Emma...


Più informazioni su: Confindustria, Emma Marcegaglia, paradisi fiscali, Procura di MilanoIl lifting fiscale della Marcegaglia
La presidente di Confindustria si dice contraria all'idea proposta in Francia di una tassa per i super ricchi. Ma la sua azienda risparmia in Lussemburgo e Irlanda.
Un’imposta straordinaria a carico dei super ricchi, manager e imprenditori dal reddito multimilionario? Non se ne parla, “serve solo a far pagare di più chi le tasse già le paga, con un prelievo che ormai sfiora il 50 per cento”. La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, stronca l’idea lanciata in Francia da alcuni Paperoni desiderosi di contribuire al risanamento delle finanze pubbliche. “In Italia la situazione è diversa”, spiega la numero uno degli industriali in un’intervista pubblicata mercoledì da La Repubblica. Da noi servirebbe solo ad alimentare “uno Stato inefficiente e sprecone”. E allora, se le cose cambiano, disponibili a parlarne, ma prima di allora meglio aumentare l’Iva, che si scarica sull’intera platea dei consumatori, e magari dare un taglio alle pensioni.

Così parlò Marcegaglia, che in effetti a casa propria, nell’azienda di famiglia, la Marcegaglia spa, ha trovato il modo di risparmiare sulla bolletta da pagare al Fisco. Una holding in Irlanda, un’altra in Lussemburgo e il gioco è fatto. Tutto a termini legge, per carità. Gli esperti la chiamano ottimizzazione fiscale. Significa che gli imprenditori sfruttano i benefici assicurati dalle legislazioni di Stati compiacenti allo scopo di diminuire il peso delle imposte nel bilancio aziendale. Nel 2009, per dire, il gruppo Marcegaglia ha cavalcato gli ottimi risultati della sua controllata lussemburghese, la Sipac sa. Grazie a una non meglio precisata “operazione finanziaria” la società con base nel Granducato ha realizzato un utile di 24,3 milioni. Tutti profitti esentasse, perché la legge lussemburghese prevede un’imposizione praticamente nulla sugli utili societari. Difficile capirne di più, perché il bilancio della Sipac, depositato alcune settimane fa, consiste in cinque paginette in tutto. Niente di nuovo sotto il sole: da sempre così vanno le cose nel paradiso fiscale del Lussemburgo. Sta di fatto che nel 2009 l’intero gruppo Marcegaglia ha fatto segnare 14,5 milioni di utili su 2,5 miliardi di ricavi. Morale: se non ci fosse stata la provvidenziale plusvalenza esentasse della Sipac, l’azienda della presidente di Confindustria due anni fa avrebbe chiuso il bilancio in perdita.

Poi c’è il capitolo irlandese. A Dublino troviamo la Marcegaglia Ireland, che è una holding di partecipazioni. Proprio a questa società fa capo il cuore produttivo del gruppo, la Marcegaglia spa. Traslocare in Irlanda conviene. Da quelle parti l’aliquota massima sugli utili societari ammonta al 12,5 per cento. Un bel risparmio, visto che in Italia, quando va bene, si parte dal 30 per cento per arrivare fin verso il 50. Insomma, tra Irlanda e Lussemburgo, Emma Marcegaglia e famiglia si sono messi nelle condizioni di pagare il meno possibile a “questo Stato inefficiente e sprecone”, per dirla con le parole della presidente di Confindustria. Il caso del gruppo Marcegaglia non è certo un’eccezione. Tra i grandi gruppi industriali e finanziari i tour internazionali alla ricerca delle aliquote migliori sono una pratica diffusa e anche legale, almeno entro certo limiti.

Altra cosa è la vera e propria evasione fiscale, con i tesoretti di famiglia nascosti all’ombra di qualche paradiso off shore. In casa Marcegaglia ne sanno qualcosa. Secondo un’inchiesta della procura di Milano chiusa un paio di anni fa, il gruppo controllato dalla famiglia della presidente di Confindustria tra il 1994 e il 2004 ha accumulato fondi neri all’estero ricavati grazie al trading internazionale di acciaio. Il denaro veniva depositato in quattro depositi bancari aperti all’Ubs di Lugano. I beneficiari dei conti, su cui sono transitati nel tempo svariati milioni di euro, erano Steno Marcegaglia e i figli Emma e Antonio. Quest’ultimo nel 2008 ha patteggiato una pena (sospesa) di 11 mesi e ha restituito 6 milioni di euro. Non ha potuto farne a meno. I soldi sono andati in cassa allo “Stato inefficiente e sprecone”.

da Il Fatto Quotidiano del 25 agosto 2011



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martedì 21 febbraio 2012

IL VATICANO E CELENTANO

Quando i giornali cattolici tuonano contro la tv e chiedono di chiudere programmi
Pubblicato: 20 feb 2012 da Malaparte


L’Italia è un paese dall’indignazione facile e dalla memoria corta. Non si spiega altrimenti, il polverone che ha sollevato - e che avevamo ampiamente previsto - Adriano Celentano con le sue (innocue e per nulla originali) frasi su Famiglia Cristiana e Avvenire. E non si spiega altrimenti che quasi nessuno si sia ricordato, in questi giorni, delle numerose ingerenze - oltreché della Chiesa nella vita politica italiana, ovviamente - dei due giornali cattolici nei confronti della televisione. Che spesso hanno chiesto anche di chiudere programmi televisivi.

Lo spunto ci viene offerto dai colleghi di Polisblog.

Basta fare un po’ di ricerca nel nostro archivio e, più in generale, sul web per ricordarsene. Citiamo, per esempio, l’ultimo caso in ordine di tempo fra quelli più eclatanti: quando cioè Famiglia Cristiana tuonò contro Fiorello per aver osato parlare di preservativo in televisione. Altra gag innocua, altro esempio di quanto sia arretrato il paesello nelle sue falangi cattoliche: parlammo, all’epoca, di commento reazionario del giornale cattolico, che se la prese anche con Benigni.

E come dimenticare Avvenire che tuona contro i Soliti idioti, dando voce all’Aiart che si esprimeva con frasi perentorie: «Non è accettabile che un programma indirizzato agli under 18 ridicolizzi la religione». Non è accettabile da chi? In generale? O è solo un’opinione parziale e limitata come quella di Celentano?

E come dimenticare la chiusura di Decameron? Ufficialmente per una battuta su Ferrara - ahinoi, copiata da Luttazzi -, ma secondo il comico per la puntata seguente, che avrebbe parlato della Chiesa.

Sempre l’Avvenire se la prendeva addirittura con lo spot di Sky con i “miracoli sportivi” annessi e contro Paola Perego per un’intervista a Sandra Milo pro-eutanasia e contro la rappresentazione della famiglia italiana in televisione. Per tacer dell’Osservatore Romano contro Lino Banfi e, più in generale, contro la rappresentazione dell’omosessualità in televisione.

Proseguiamo, se il discorso non fosse chiaro. Perché più d’una volta i giornali cattolici hanno chiesto la chiusura di questo o quel programma.
A febbraio del 1997 Famiglia cristiana chiedeva la chiusura di Blob. A gennaio 2011 quella del Grande Fratello. A Febbraio 2011 Avvenire scriveva: «Se Sanremo non è più capace di essere il Festival, chiudetelo. Sarebbe l’unico caso di eutanasia accettabile».

E ancora, su Crozza l’Avvenire scriveva, quando il comico imitava a Crozza Italia Benedetto XVI: «satira fallimentare, non priva di vigliaccheria».

E come dimenticare Don Georg che tuonava affinché «queste trasmissioni smettano» (ce l’aveva con Fiorello e Baldini).

La disamina è sicuramente incompleta e mostra come i toni utilizzati dagli ambienti cattolici non siano affatto differenti da quelli usati da Celentano. Solo che in quel caso nessuno si scandalizza.

Solo in un paese senza memoria come l’Italia, le frecce spuntate del Molleggiato (che sembra parlare in generale ma combatte sempre le proprie battaglie personali) potevano suscitare tanto rumore e solo nello stesso paese quei giornali cattolici che troppo spesso dicono la loro su questioni che non hanno nulla a che vedere con la fede potevano scandalizzarsi così tanto.

La soluzione? E’ semplice: se ognuno si occupasse di quel che conosce bene senza parlare a sproposito e ammettendo che quel che dice è viziato, semplicemente e naturalmente, dai propri “preconcetti”, sarebbe tutto più semplice. Si potrebbe riconoscere un discorso sensato da una “telepredica”. Si potrebbe dire a Famiglia Cristiana ed Avvenire che quando si indignano per la satira e i preservativi rasentano (o superano) il ridicolo. Si potrebbe criticare nel merito televisivo senza tirar fuori faccende che non c’entrano niente.

Tanto era dovuto. Anche per chiarire che, alla base delle critiche che avete letto qui al Molleggiato, non c’era alcuna motivazione filo-cattolica ma semplici questioni televisive e di contenuti in senso molto più ampio. E per far capire che gli ambienti cattolici non esitano a utilizzare quegli stessi toni censori che poi rimproverano agli altri.

FONTE:http://www.tvblog.it/post/33097/famiglia-cristiana-avvenire-chidete-i-programmi

FATE GIRARE...

Condividete e fate girare questo video anche in italia
(video originale con sottotitoli in italiano) il resto sono copie identiche :D


GIANFRANCO MASCIA - IL POPOLO VIOLA



Oggi 21 febbraio partecipiamo tutti a \"Siamo tutti Greci\", davanti
all\'ambasciata tedesca dalle 17 alle 19, (appuntamento a piazza
Indipendenza angolo via Castelfidardo)

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E no caro Gianfranco io non mi sento Greca come non mi sento italiana quando per italiano si intende l'Italiano di Alberto Sordi...la lettera del cittadino Greco è commovente, ma dire che mi sento greca quindi simile ai furbi greci proprio no!

lunedì 20 febbraio 2012

LA POLVERINI SE LA PASSA BENE...I MALATI SE LA PASSANO ASSAI MALE...


La Polverini possiede case a Parigi, a Roma, a Perugia... ma il marito vive nella casa popolare ad affitto agevolato!
E' finalmente on-line il reddito di Renata Polverini. La regione Lazio ha deliberatola scelta di rendere pubblici i guadagni dei suoi governanti, ma la giunta è stata finora molto refrattaria ad applicare questa risoluzione.
Solo sei assessori su sedici hanno pubblicato il proprio reddito e finalmente c'è anche quello del presidente.
Da cui si evince un'intensa e redditizia attività immobiliare:
Renata Polverini risulta infatti proprietaria di una casa a Parigi, un'altra recentemente acquistata a Monteverde, una nel perugino, tre box nell'Aventino più uno o due appartamenti nella stessa zona, un'altra casa ex-Inpdap all'Eur-Torrino...
e allora la domanda sorge spontanea: come mai il marito continua invece ad occupare in maniera praticamente abusiva una casa pubblica dell'ATER (L'ente per l'edilizia residenziale di Roma) al canone agevolato di 400 euro in via Bramante a Roma!??
Alla Polverini l'ardua risposta...

FONTE: Spidertruman



Nel frattempo i pronti soccorsi rivelano cose vergognose...tagli dei posti letto i malati stanno per terra...

AMMORTIZZATORI SOCIALI...



La Fornero dice che degli ammorizzatori sociali estesi a tutti se ne parlera' nell' autunno del 2013...


La Mercecaglia dice che per due anni ancora nessun cambiamento sugli ammortizzatori sociali...



lo status quo' continua...

GUARDARE MA NON TOCCARE...



PERO' SI POSSONO SCOPIAZZARE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

BERLINO - FILM SUI FATTI DI GENOVA



Berlinale, film su G8 2001 'Diaz' premiato dal pubblico col 2° posto
19/02/2012 - 2.05 - Roma, 18 feb. (LaPresse) - 'Diaz


RICCARDO IACONA - PRESA DIRETTA


FONTE: IL FATTO QUOTIDIANO - Svelata dal fisco la finta crisi della Sigma Tau
Dure contestazioni dell'Agenzia delle Entrate. Per gli ispettori della tasse l'azienda farmaceutica avrebbe spostato i profitti nelle casse di una consociata nel paradiso fiscale di Madeira. E intanto 570 lavoratori sono a rischio licenziamento. La vicenda sarà raccontata stasera a Presadiretta su Rai3
Ricordate i dipendenti della Sigma Tau che hanno fermato il pullman della Roma calcio facendo scendere Francesco Totti? La ricerca di visibilità alla vertenza, dopo che l’azienda ha aperto la procedura di cassa integrazione per 569 dipendenti, era il frutto della rabbia e della disperazione di chi ha sempre contestato che i conti fossero in rosso e che l’azienda non potesse rilanciarsi seriamente. A confortare quella radiografia provvede ora il “Processo verbale di constatazione” che l’Agenzia delle Entrate ha redatto nella sede della società farmaceutica, la seconda per importanza in Italia, il 30 luglio 2010 e che sarà oggetto stasera dalla trasmissione Presadiretta di Riccardo Iacona in onda alle 21,30 su Rai 3 (l’inchiesta è stata curata da Rebecca Samonà e Elena Stramentinoli). Un documento poderoso, 117 pagine, e nel quale gli ispettori del fisco contestano alla Sigma Tau una procedura di evasione fiscale non solo particolarmente sofisticata, per quanto comunemente diffusa, ma tale da pregiudicare i bilanci del gruppo e giustificare, così, la cassa integrazione.

La procedura sospetta si chiama “Transfer pricing” e consiste in un trasferimento illecito di valore da una società del gruppo a una consorella estera che pagherà le tasse al posto della prima. Ma se la consorella estera è collocata in un paradiso fiscale il guadagno è notevole. Sigma Tau è il secondo operatore farmaceutico in Italia e ha consociate in Francia, Svizzera, Olanda, Portogallo, Spagna, Germania, Regno Unito, India, Stati Uniti e Sudan. Insomma è un colosso che oltre a produrre direttamente i farmaci li commercializza in Italia e all’estero. Ma è proprio sugli affari realizzati con le consociate che si sono concentrati i riflettori degli ispettori fiscali. La consociata portoghese, Defiante, ha infatti sede nell’isola di Madeira, territorio portoghese anche se situato 900 chilometri più a sud nell’Oceano Atlantico, noto paradiso fiscale. Si tratta di una società che si occupa prevalentemente di acquistare licenze e brevetti per poi rivenderli.

Per la Defiante, la Sigma Tau ha svolto anche l’attività di produzione e rivendita di prodotti (il Bentelan o il Betnesol per esempio) assumendosi costi e rischi che sarebbero dovuti essere adeguatamente compensati. Gli ispettori si sono chiesti se “le determinazioni dei prezzi di trasferimento siano conformi alla normativa in materia di transfer pricing” stabilite dalla legge. La risposta è stata negativa perché secondo i verbalizzanti “la Sigma Tau avrebbe erroneamente quantificato (…) i componenti di reddito derivante dalle transazioni intercorse con diverse società appartenenti al medesimo Gruppo”. Facendo un confronto con società comparabili si scopre, ad esempio, che mentre il livello medio di profittabilità dell’attività in questione è del 6,6 per cento, la Sigma Tau nel 2007 subisce una perdita del 16, 1 per cento. “I prezzi di vendita applicati alla Defiante non permetterebbero di far fronte ai rilevanti costi di produzione” in contro tendenza rispetto ai risultati ottenuti con le altre consociate.

Facendo i raffronti con società analoghe e comparabili gli ispettori hanno quantificato in 11,55 milioni di euro i minori ricavi che la Sigma Tau ha contabilizzato in Italia evadendoli al fisco. I minori ricavi del 2007 sono già la metà delle denunciate da Sigma Tau nel 2010 pari a 20 milioni di euro. Defiante, inoltre, come mostrano gli approfondimenti fatti da Presadiretta moltiplica tra il 2000 e il 2010 il suo patrimonio netto portandolo da 31 a 310 milioni di euro. Nello stesso periodo il patrimonio dell’azienda italiana, passa da 123 a 34 milioni di euro. Solo che a Madeira, sede della Defiante, praticamente non si pagano le tasse e solo recentemente sono state introdotte aliquote dell’ 1, 2 e 3 per cento. L’Iva, invece, è al 13 per cento, la più bassa d’Europa. In Italia, invece, Sigma Tau ha avviato una ristrutturazione pesante con la cassa integrazione e il ridimensionamento del centro di ricerca. “Che ne dice il governo e il ministro Passera?”, chiede Riccardo Iacona. Il caso vuole che Passera sia tirato in ballo in più aspetti.

Non solo perché come ministro è incaricato di gestire le crisi aziendali, ma anche per il suo passato da banchiere. È stata la “sua” Banca Intesa, infatti a finanziare, con 300 milioni di euro, l’acquisto delle attività statunitensi legate alle malattie rare della Enzon, acquisto che ai lavoratori è sembrato l’avvio di uno spostamento all’estero (negato decisamente dall’azienda). Banca Intesa possiede poi il 5 per cento di Sigma Tau Finanziaria Spa. Infine, il teatro di questa probabile “furbata” è il paradiso fiscale di Madeira lo stesso da cui (ne hanno scritto Mario Gerevini sul Corriere della Sera e Vittorio Malagutti sul Fatto Quotidiano) la famiglia Passera ha fatto rientrare una consistente liquidità, superiore a 10 milioni, parcheggiata in attesa di impieghi più redditizi.

Da Il Fatto Quotidiano del 19 febbraio 2012, aggiornato da redazione web alle 11,30