Elenco blog personale

sabato 29 dicembre 2012

REGIONE LAZIO...

Polverini e i contratti da 400 euro al giorno
E Marchi si candida con Storace

La giunta uscente continua ad assumere personale: «Stanno usando la Regione come un bancomat»

L'ex assessore ai Trasporti nella giunta Alemanno, Sergio Marchi, si schiera con La Destra per avere un posto in lista come consigliere regionale. Il cambio di casacca dal Pdl è stato già ufficializzato. Un passaggio che segna un successo per Storace. Fino a pochi giorni fa Marchi ( foto ) era tra gli animatori della Rete Attiva per Roma, il movimento a sostegno di Alemanno. E Marchi è ancora oggi capo segreteria (85mila euro annui) della moglie del sindaco, Isabella Rauti, alla Regione. Un incarico ottenuto dopo aver perso il posto di assessore nello scandalo Parentopoli (aveva fatto assumere all'Atac tutto il suo staff politico).
Da parte sua, Storace sfida gli avversari. Quelli interni al centrodestra, come Simonetta Matone: «Si candida alla presidenza solo se ha il paracadute parlamentare. Nessuno che le abbia fatto notare che può restare a casa...». E quelli storici, come il presidente della Camera: «Gianfranco Fini sfida Berlusconi a un confronto tv. Troppo comodo. Venga in un salotto televisivo con me».
Intanto, la giunta uscente continua ad assumere personale. Gli ultimi due beneficiati sono Salvatore Mannino ed Ernesto Dello Vicario. Assunzioni retroattive di un mese a 400 euro al giorno. «La Polverini e il suo cerchio magico stanno utilizzando la Regione come bancomat per alimentare clientele», è la denuncia del Pd.
Fulvio Fiano
Ernesto Menicucci

venerdì 28 dicembre 2012

MICHELE AINIS

Privilegium

I figli dei bancari ereditano il posto del padre. Le mogli dei ferrovieri viaggiano in treno gratis. I sindacalisti sono esentati dai contributi pensionistici. I docenti di religione guadagnano più di chi insegna matematica. Piccole cose? Tutt’altro: sono i segni rivelatori di una rete di privilegi e ingiustizie, in gran parte sommersa, che copre l’intero Paese. E ora che una fase politica della nostra storia si è chiusa e che ci accingiamo a raccogliere i cocci di un’Italia provata dalla crisi economica, la parola d’ordine è: sviluppo. Ma non c’è sviluppo senza rilancio economico, e non c’è rilancio economico in un mercato prigioniero di mille corporazioni che vivono beatamente e pigramente delle proprie rendite di posizione. Notai, petrolieri, banchieri, farmacisti, commercialisti, assicuratori sono solo alcune delle lobby, ben rappresentate in Parlamento, alle quali paghiamo conti salatissimi imposti dai loro cartelli. E che lo Stato foraggia con le nostre tasse, confezionando di volta in volta leggi su misura che ne garantiscono la legittimità e il benessere. Tanto che abbiamo in circolo 63.000 norme di deroga, con buona pace del principio di eguaglianza. Uno schiaffo al merito, alla concorrenza, alla mobilità sociale: e infatti un italiano su due rimane intrappolato nel proprio ceto d’origine e dagli anni Ottanta la disuguaglianza sociale è cresciuta del 33%. In questo libro documentato e appassionato, Michele Ainis individua il ganglio fondamentale su cui si gioca la prossima, decisiva, partita dell’Italia: liberarci dalla dittatura degli interessi privati per diventare un Paese dinamico e competitivo. Come? Grazie a una vera liberalizzazione, con leggi ferree e senza eccezioni. Come scrive Ainis, “Non resta che la rivoluzione. Pacifica, ordinata; ma senza dispense né indulgenze, senza salvacondotti per i vecchi vassalli e valvassori. Di eccezioni, fin qui, ne abbiamo sperimentate troppe. Ora è il tempo della regola”.

giovedì 27 dicembre 2012

FEDERICO PIZZAROTTI

Pizzarotti: “Abbiate pazienza, siamo qui per provare a cambiare l’Italia”

Federico Pizzarotti con Beppe Grillo
Il primo sindaco grillino
di una grande città, fa il bilancio
dei suoi sette mesi alla guida
del comune di Parma
michele brambilla
inviato a parma
Il sindaco di Parma - già capitale del Ducato di Parma Piacenza e Guastalla, già governata dai Farnese e poi dai Borbone e poi dagli Asburgo, città che ebbe Carlo I come Duca e la moglie di Napoleone Bonaparte, cioè Maria Luigia Leopoldina Francesca Teresa Giuseppa Lucia, come Duchessa - il sindaco di Parma, dicevamo, mi riceve nel suo regno in jeans, maglioncino grigio e camicia azzurrina. Si chiama Federico Pizzarotti, ha 39 anni e nel maggio scorso è diventato il primo sindaco grillino di una grande città (Parma è seconda in Emilia Romagna con i suoi 189.833 parmigiani: guai a confonderli con i parmensi, che sono quelli della provincia). Ha un diploma da perito elettronico. È sposato con Cinzia Piastri e non ha figli. Sul suo sito ha scritto: «Fin da piccolo ho sempre voluto cambiare il mondo».
Come quasi tutti gli esseri umani che hanno una visibilità pubblica, ha già litigato con Vittorio Sgarbi, che ha detto: «Pizzarotti è diventato sindaco ma non si sa perché: è un passante nominato da un partito inesistente. È un sindaco che governa inconsapevolmente». Il nostro giovane grillino, via Twitter, gli ha risposto pan per focaccia («Certo che leggere insulti dall’ex sindaco di un comune sciolto per mafia è quantomeno esilarante») e Sgarbi l’ha querelato.

In città però il popolo l’ha accolto bene: al punto da tributargli un’iscrizione storica. Bisogna sapere infatti che nel 1922 gli squadristi di Italo Balbo vennero respinti dagli antifascisti barricati nel quartiere Oltretorrente, cioè dall’altra parte della Parma, il fiume che divide in due la città. Anni dopo, l’evento fu scolpito nella memoria con una scritta che ricordava la sconfitta del trasvolatore dell’oceano: «Balbo te pasè l’Atlantic mo miga la Pärma», Balbo hai passato l’Atlantico ma non la Parma.
Ebbene, oggi sul letto del fiume (in secca) si può leggere questa scritta dedicata a Vincenzo Bernazzoli del Pd, bersaniano di ferro che aveva vinto il primo turno ma che ha perso al ballottaggio perché ha il grave difetto di essere un provinciale che viene addirittura dall’altra parte del Taro: «Berna te pasè al Tèr mo miga la Pärma».
Mi ha dato appuntamento con un Sms dal suo cellulare personale, senza passare da uffici stampa o consulenti d’immagine. Arrivo passando davanti all’albero di Natale ecologico (è collegato con delle biciclette, la gente va lì a pedalare per accendere le luci, ma purtroppo il meccanismo s’è già rotto) che ha fatto mettere davanti al Comune.

Sindaco, ma come si trova seduto lì? Lei sembra uno catapultato da Marte.
«Catapultato? Dipende da che cosa intende. Se si parla di macchina comunale, sì, siamo nuovi e vergini. Se parla della città, avevamo ben chiaro già da prima quello che vogliamo fare».

La rivoluzione?
«No, ma cerchiamo un approccio diverso, che richiede tempi lunghi. E che incontra molte resistenze».

Ad esempio?
«La macchina burocratica comunale è impressionante. Gliene dico una. Stiamo portando avanti un progetto per creare squadre di volontari: cittadini che, all’occorrenza, sanno tinteggiare, spalare la neve ecc. Noi diamo le attrezzature, loro il lavoro. Ah no!, m’han detto in Comune. Ci sono le assicurazioni? Sono associazioni riconosciute? Hanno una convenzione? Tutto viene rallentato».

Ammetterà che un’assicurazione è il minimo...
«La sostanza è che, rispetto al privato, il pubblico è rallentato da mille passaggi inutili. In Svizzera le norme per la sicurezza sul lavoro sono 30 pagine. Da noi, un tomo alto così».

Ha trovato resistenze tra i cittadini?
«Meno. Cerchiamo di parlare con tutti. Abbiamo già fatto venticinque incontri nei quartieri».

Si è portato appresso una psicologa, a quegli incontri. Hanno scritto: Pizzarotti psicanalizza la città.
«Ma no, è che un’attivista del Movimento Cinque Stelle fa la psicoterapeuta e ogni tanto viene con noi. Guardi, qualche resistenza al nuovo c’è anche tra i cittadini, ma la partecipazione è buona. Anche tra i dipendenti comunali c’è stupore: li sto incontrando a uno a uno e molti mi dicono: ma sa che lavoro qui da vent’anni e non avevo mai visto il sindaco?».

Perché ha impiegato sei settimane per fare la giunta?
«Perché abbiamo voluto selezionare gli assessori con criteri di merito e di competenza».

È vero che ha vinto anche perché lei è parmigiano e il suo rivale, Bernazzoli, è un paesano di Toccalmatto?
«Essere della città aiuta. A Parma c’è un grande orgoglio. Che può essere un difetto se diventa chiusura, e un pregio se diventa voglia di riscatto, rivalsa, innovazione».

Perché riscatto?
«E beh, insomma: non è un caso se il primo sindaco a cinque stelle di una città importante è capitato qui. Parma purtroppo era anche il simbolo della corruzione e della mala gestione».

E i poteri forti della città? Unione industriali, Gazzetta di Parma, grandi imprenditori... Come l’hanno accolta? C’è chi dice che molti sono scappati, ad esempio, dal Teatro Regio.
«Dal Regio molti se ne sono andati come soci, ma continuano ad aiutarci e stiamo riuscendo ad organizzare l’anno verdiano per il 2013. Diciamo che i poteri forti ci hanno accolto con un po’ di sorpresa. Diciamo anche che abbiamo interessi diversi, ma stiamo cominciando a capirci. Loro stanno studiando un qualcosa che non conoscono, ma penso si sia instaurato un rapporto di collaborazione reciproca».

Le hanno contestato la volontà di chiudere il centro alle auto?
«Un po’, ma noi non vogliamo vessare gli automobilisti, solo far capire che dobbiamo andare verso una mobilità sostenibile».

Adesso sta parlando come Verdone quando fa la caricatura dell’ecologista post-sessantottino.
«Vuole una terminologia più di moda? Dobbiamo incoraggiare il car-pooling. Cambiare stile di vita. Serve per risparmiare ma anche per stimolare conoscenze, migliorare i rapporti sociali».

Di quant’è il debito pubblico che avete ereditato?
«Circa 670 milioni di euro. Ma per fortuna senza interessi bancari. È un debito per opere che vanno concluse. Opere secondo me inutili, ma comunque investimenti».

Tra le opere per voi inutili anzi dannose c’è il famoso inceneritore. In campagna elettorale avevate promesso di non farlo partire. Ce la farete?
«L’inceneritore non è del Comune. I poteri decisionali ce li ha la Provincia. Ma noi stiamo cercando di verificare se è stato fatto a regola d’arte. Secondo la Procura, no. Comunque vada a finire, la nostra battaglia sarà servita per far luce su un sistema che certamente non era virtuoso».

Lei pensa sia dannoso per la salute?
«Dubito che esca aria più pulita di quella che entra, come ho letto da qualche parte».

Vantaggi economici?
«Lo smaltimento dell’indifferenziata costerà 165 euro a tonnellata. Secondo gli studi della Regione dovrebbe costarne cento».

Altro vostro cavallo di battaglia elettorale: la diminuzione dell’Imu. Invece non l’avete abbassata, anzi avete alzato altre tasse.
«Sì, avevamo promesso di abbassare le tasse, e lo faremo: ma nell’arco dei cinque anni di legislatura. Al primo anno dovevamo mettere in sicurezza i conti del Comune».

Adesso parla come Monti. A proposito: Grillo quanto si fa vivo con lei?
«Ogni tanto, con qualche Sms di incoraggiamento. La telefonata è già una cosa lunga».

Non vorrà far credere che è una presenza discreta?
«Guardi, io Grillo l’ho visto sei volte in tutto. Due durante la campagna per le regionali del 2010; due durante la campagna per le comunali di quest’anno; una a Brescia in agosto, a una festa del Movimento a base di salsicce; e l’ultima volta a Parma il 22 settembre, all’evento contro l’inceneritore. È attento, ma non interferisce. Non conosce neanche gli assessori. Ci lascia la massima autonomia».

Eppure ha la fama di un dittatore...
«Fama abusiva. È il garante di tanti principi, e certo i modi dell’esercizio di questa garanzia vanno chiariti meglio. Ma non è un dittatore».

Voi avete la pretesa di presentare liste pulite. Come fate ad assicurare l’impeccabilità?
«Noi non possiamo garantire sul futuro dei nostri candidati, ma sul loro passato sì. Se poi uno che era incensurato si comporta male, interveniamo. In altri partiti non si interviene mai, neanche sul “poi”. Questa è la differenza».

Facciamo che Grillo vince le elezioni. Molti tremano al pensiero della squadra di ministri che potrebbe schierare. Non dico come onestà, ma come competenza.
«Perché, lo scorso governo Berlusconi che ministri aveva? E molti parlamentari di grandi partiti, quando aprono bocca, sanno cosa dicono? Noi certamente siamo in una fase di assestamento, ma stiamo crescendo. Prima avevamo qualche consigliere comunale; adesso tanti consiglieri e qualche sindaco. Stiamo cercando persone competenti. E ce ne sono. Da noi c’è più volontà di cercare la qualità che non in tanti partiti».

Lei gira in auto blu?
«Io giro in bicicletta. Qui c’erano due auto blu: due Mercedes. Le abbiamo vendute. Adesso a disposizione di tutti gli amministratori c’è una Opel Zafira a metano che era già del Comune».

Lo saluto dandogli il mio biglietto da visita. Lui si scusa: «Noi non li abbiamo. Un assessore che fa la grafica ci aveva detto che ce li avrebbe fatti lei, ma non ha ancora avuto tempo».
 

mercoledì 26 dicembre 2012

LA DESTRA ...

Per Gasparri, Storace e altri 5 ex-An scialuppa post-elettorale al Secolo d’Italia

Nonostante la grave situazione del giornale, in caso di sconfitta alle urne Meloni, Bocchino e gli altri si aprirebbe l'uscita di sicurezza verso il giornale della fiamma tricolore, dal quale sono in aspettativa parlamentare. Continuando a maturare la pensione da giornalista insieme al vitalizio parlamentare. L'ex ministro delle Comunicazioni: "E' un diritto, non un privilegio"

Per Gasparri, Storace e altri 5 ex-An scialuppa post-elettorale al Secolo d’Italia
Mario Landolfi, Francesco Storace, Giorgia Meloni, Maurizio Gasparri, Silvano Moffa, Italo Bocchino, Gennaro Malgieri. Cosa hanno in comune questi sette politici oltre alle radici in Alleanza Nazionale? Oggi sono divisi: Giorgia Meloni ha fondato “Fratelli d’Italia” con Guido Crosetto, remake dell’omonimo cinepanettone del duo Boldi-De Sica. Francesco Storace resta fedele alla sua “Destra”, Maurizio Gasparri sta con Berlusconi. Il mite Silvano Moffa guida un manipolo semisconosciuto denominato “Popolo e Territorio”. Mario Landolfi e Gennaro Malgieri sono montiani e Italo Bocchino rimane l’ultimo giapponese accanto a Fini. I magnifici sette corrono sotto insegne diverse ma li accomuna l’uscita di sicurezza in caso di disastro elettorale: il 26 febbraio potrebbero mettersi in fila davanti al portone di via della Scrofa 43 per riprendere il loro posto nella redazione del Secolo d’Italia.
Mario Landolfi, assunto nel 1991 è in aspettativa parlamentare dal 1994, come Francesco Storace assunto nel 1986 e in aspettativa con la qualifica di caposervizio; Giorgia Meloni, consigliere provinciale a 21 anni nel 1998, è entrata nel 2004 ed è in aspettativa parlamentare dal 2006. Maurizio Gasparri assunto nel 1983 come Moffa è in aspettativa dal 1992, mentre Moffa è in aspettativa dal 1998. Italo Bocchino, assunto nel 1991 è in aspettativa dal 1996 mentre il più anziano e alto in grado è Gennaro Malgieri, assunto nel 1979 e in aspettativa dal 1996, con la qualifica di direttore, incarico ricoperto dal 1994, dopo Gasparri.
Il giornale che hanno lasciato in edicola non c’è più. Da ieri per la prima volta l’organo di An non è in edicola. L’editoriale di commiato del direttore-deputato (non retribuito), Marcello De Angelis, si chiude così: “da gennaio, sarà on line. La battaglia continua, con altri mezzi”. Il giornale vendeva a malapena 700 copie reali al giorno e la nuova legge sui contributi ai giornali di partito ha favorito il passaggio sul web permettendo il rimborso del 70 per cento delle spese invece del 50 per cento riservato ai giornali di carta. L’organico comunque dovrà essere ridotto. Oggi ci sono 14 giornalisti più i sette in aspettativa più l’ex direttore finiano Flavia Perina, in causa da quando è stata licenziata in tronco senza nemmeno il riconoscimento del Tfr. E c’è pure il caso anomalo dell’ex portavoce di Fini, Salvo Sottile assunto dal Secolo nel 2006 (anno dello scandalo Vallettopoli-Gregoraci) ma che figura “in distacco”. Il suo stipendio oggi non è a carico del Secolo ma è più alto di tutti i colleghi e preoccupa per il futuro i contribuenti.
Il Secolo, oltre alle iniezioni di liquidità permesse dai rimborsi elettorali ad An, è costato ai contribuenti più di 20 milioni solo negli ultimi sette anni. Il Dipartimento editoria della Presidenza del consiglio ha versato 2 milioni e 433 mila euro per il 2010, 2 milioni e 952 mila euro per il 2009, 2 milioni e 950 mila nel 2008, 2 milioni e 959 mila euro nel 2007, 3 milioni e 98 mila euro nel 2006, 3 milioni e 98 mila euro nel 2005, 3 milioni e 98 mila euro nel 2004, per un totale di 20 milioni e 588 mila euro che non sono bastati a sostenere un organico di 40 persone.
Per rimettere in equilibrio i conti nell’ottobre scorso, l’amministratore nominato dalla liquidazione del Tribunale, Alberto Dello Strologo, aveva preparato un piano – approvato dai liquidatori Marco Lacchini e Giuseppe Tepedino – che riduceva l’organico a sette giornalisti decretando di fatto la fuoriuscita dei parlamentari in aspettativa. Il Presidente del Tribunale di Roma, Mario Bresciano, però ha fermato tutto nominando due nuovi liquidatori, Davide Franco e Andrea D’Ovidio, ai quali ha chiesto di trasferire subito la proprietà del Secolo d’Italia dalla liquidazione (diretta dal Tribunale) alla Fondazione (di Alleanza Nazionale) dove comandano i politici che, alla fine, hanno deciso di salvare il posto ai giornalisti, compresi quelli in aspettativa.
La riduzione dell’organico alla fine riguarderà solo gli impiegati comuni. Gasparri e compagni possono restare in aspettativa. La Fondazione (presieduta dal senatore Francesco Mugnai, e diretta da un comitato di cui fanno parte anche il finiano Lamorte, La Russa, Alemanno, Matteoli e Gasparri) per permettere la sopravvivenza del Secolo ha comprato le quote e ha immesso nella società 700mila euro cash rinunciando anche ai suoi crediti per circa mezzo milione. I soldi non mancano: sui conti correnti della Fondazione ci sono 65 milioni di euro cash provenienti dai rimborsi elettorali più altri 35 milioni di euro in immobili.
Grazie al liquido della Fondazione An, la scialuppa dei sette parlamentari resta a galla, pronta ad accoglierli in caso di naufragio elettorale. Silvano Moffa nel 2003, dopo aver perso la provincia di Roma, è tornato al Secolo per nove mesi fino a quando è stato eletto sindaco di Colleferro nel 2004. Senza contare il vero vantaggio: la doppia pensione da giornalista che si unisce al vitalizio parlamentare. Fino al 1999, tutti i giornalisti in aspettativa parlamentare maturavano i contributi figurativi senza versare un euro. Dal 1999 i parlamentari pagano almeno la loro quota di contributi fissata all’8,69 per cento. Mentre la parte a carico dell’editore la paga l’Istituto previdenziale, cioè i giornalisti tutti. Al Fatto che gli chiede se, in un momento di sacrifici, non sarebbe il caso di rinunciare alla pensione da giornalista, avendo già diritto al vitalizio parlamentare, Gasparri replica: “Se qualcuno davvero volesse togliermi questo diritto mi dovrebbe prima restituire i contributi già pagati. E’ un diritto riconosciuto a chiunque vada in aspettativa e non è un privilegio. Se la vogliamo dire tutta io al Secolo ho fatto il direttore pagato solo come un caposervizio e, dopo l’elezione del 1992, l’ho fatto anche gratis fino al 1994, quando sono stato nominato sottosegretario e ho lasciato. Altro che privilegio”. Al Secolo sono avvertiti: poche storie o l’ex direttore Gasparri chiede pure gli arretrati.
Da Il Fatto Quotidiano del 23 dicembre 2012

BEPPE GRILLO...

SOS URGENTE M5S ESTERO

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Diffondete questo messaggio sui Social media e a tutti coloro che hanno parenti all'estero. Fate presto!

"Per partecipare alle elezioni il M5S Europa ha ancora pochi giorni e dovrà raccogliere 1.000 firme (in piene festività tra l'altro e solo nei Consolati). Tantissime città sono attive oltre alle principali capitali (Bruxelles, Lugano, Parigi, Zurigo, Amsterdam, Barcellona, Berlino, Ginevra, Lione, Londra, Madrid per citarne alcune). Chi non ha un amico o un parente all'estero? Abbiamo bisogno che li contattiate per darci una mano. La Rete è la nostra unica forza! Unico requisito: essere residenti all’estero e iscritti all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero). Qui la lista aggiornata in tempo reale delle città in Europa dove è possibile firmare:
www.movimentocinquestelle.eu/raccolta-firme/europa
Sono previste raccolte firme anche in:
- America settentrionale e centrale
www.movimentocinquestelle.eu/raccolta-firme/america-settentrionale-e-centrale
- America del Sud
www.movimentocinquestelle.eu/raccolta-firme/america-del-sud
- Asia, Africa, Oceania e Antartide
www.movimentocinquestelle.eu/raccolta-firme/aao
I candidati per l'estero
www.beppegrillo.it/votazioni/candidati/elenco_circoscrizioni.php#estero
Ogni informazione per firmare e votare all'estero su www.movimentocinquestelle.eu
Grazie del vostro aiuto e Buon Natale!". Ileana B, Savona

lunedì 24 dicembre 2012

L'HA FATTO VOLTY...

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sabato 22 dicembre 2012

PAZZESCO...

##Elezioni/ Stop a dl taglia firme,Senato deserto non lo converte

Lega s'impunta su richiesta numero legale, ipotesi nuovo decreto


      INFOPHOTO
Roma, 21 dic. (TMNews) - Dopo due giorni di travagliato iter alla Camera, il decreto taglia-firme si blocca a pochi metri dalla conversione in legge nell'Aula praticamente deserta del Senato dove la Lega si impunta e annuncia la richiesta di verificare un numero legale che alle 21 del venerdì prima di Natale non c'è. Il presidente del Senato, Renato Schifani, convoca una nuova seduta il 28 dicembre alle 15, si dice "amareggiato" per "un finale di legislatura così triste" e non manca di "biasimare" i senatori che hanno lasciato il Palazzo nonostante sapessero che da Montecitorio sarebbe arrivato il provvedimento da approvare.

E pensare che alla Camera, dopo due giorni di tira e molla, le forze politiche avevano raggiunto un accordo che modificava il decreto del governo e riduceva del 75% il numero di firme necessarie alla presentazione delle liste elettorali. Ad eccezione del Pd, Pdl, Lega e Idv (esonerati secondo la norma vigente dalla raccolta) tutti gli altri movimenti e partiti avrebbero dovuto mettere insieme circa 30mila sottoscrizioni. Il Carroccio tuttavia ha fatto sapere di essere stato escluso da questa intesa e a Palazzo Madama ha fatto la mossa che per molti significa la morte del decreto. Tanto che Schifani ha spiegato che si riserva di sentire il governo e di chiedergli di valutare l'ipotesi di presentare un nuovo decreto.

Non convertito, infatti, il provvedimento, secondo Anna Finocchiaro (Pd), mette "un inciampo al procedimento elettorale, lo espone al rischio di ricorso e invalidazione". L'accusa della presidente dei senatori democratici al Carroccio è di fare "in modo che un pezzo del paese venga inibito da avere regole chiare e certe. Di che cosa avete paura?". Il riferimento lo fa più esplicito il capogruppo dell'Udc, Giampiero D'Alia: "Non avete valutato le conseguenze politiche ed elettorali del vostro gesto - dice ai leghisti - vi assumete la responsabilità di dire ai movimenti come Grillo 'vi creiamo un problema perché non vi vogliamo in Parlamento'".

Ad oggi quindi non esistono regole certe per lo svolgimento delle elezioni: il decreto in vigore dal 18 dicembre copre sì il periodo della raccolta delle firme (da consegnare tra il 34mo e il 35mo giorno prima del voto) ma contiene anche norme che riguardano gli osservatori Osce e il voto degli italiani all'estero che, in caso di mancata conversione, decadrebbero senza effetto per le elezioni del 24 febbraio.QUI

venerdì 21 dicembre 2012

BEPPE GRILLO...

I consolati contro il MoVimento 5 Stelle / 5

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"Al Console Generale Signor Francesco Catania,
il 13 dicembre mi sono recata presso gli uffici del Consolato a Stoccarda per richiedere un certificato di residenza all'estero da allegare alla documentazione relativa alla mia candidatura alle politiche. Un impiegato mi consiglia telefonicamente di portare un non ben specificato "Aufenthaltserlaubnis-Bestätigung-Bescheinigung" e così lo porto. Ma non basta. Occorre anche un "Meldebestätigung". Faccio presente all'impiegata di aver percorso 100 Km e di aver perso una giornata di lavoro, ma non serve: devo tornare. Ma non posso permettermi di perdere un'altra giornata di lavoro. L'impiegata avrebbe ottenuto conferma della mia residenza attuale, semplicemente contattando telefonicamente il Comune in cui sono registrata (sono regolarmente iscritta all'AIRE). Purtroppo un'altra collega le ha fatto presente di "non essere al nostro..." (frase non completata: "servizio"? "comodo?"). L'impiegata preferisce così discutere mezz'ora con il suo superiore e naturalmente al suo ritorno la risposta è "no".Mi arrendo. Una giornata di lavoro persa e 200 Km percorsi inutilmente. Egregio Signor Console, insegno lingua e cultura italiana da più di 20 anni in diverse istituzioni pubbliche e private tedesche, sono socia della Società Italo-Tedesca di Karlsruhe ma non riesco proprio a sentirmi rappresentata dalla Sua Istituzione, né come cittadina italiana, né come cittadina europea. Vorrei concludere questa mia inviando anche un caldo abbraccio italiano alla signora sulla sedia a rotelle che quel giorno aspettava impotente ed umiliata in fondo alle scale non essendo in grado di raggiungere il piano superiore." Loredana Quinterno

giovedì 20 dicembre 2012

VITTORIO GRILLI...

Casa ai Parioli, Grilli ha dichiarato un prezzo più basso?

Un appartamento di 14 stanze ai Parioli. Un prezzo dichiarato inferiore ai valori di mercato. Il valore del mutuo concesso dal Monte Paschi sarebbe del 41% in più del prezzo denunciato. Il protagonista della storia, raccontata da Bloomberg, è il ministro dell’Economia Vittorio Grilli. Che dice: «È solo gossip locale»

Vittorio Grilli
Vittorio Grilli
Ancora una volta c’è di mezzo una casa. Quattordici stanze al piano terra, con tanto di giardino, nell’esclusivo quartiere Parioli di Roma. Il proprietario è il ministro dell’Economia Vittorio Grilli, che nel 2004 avrebbe comprato l’appartamento a un prezzo più basso rispetto al valore di mercato. A scriverlo è l’agenzia americana Bloomberg, secondo la quale, in base ai documenti firmati da Grilli e registrati al catasto, il ministro – che all’epoca dei fatti era Ragioniere generale dello Stato – avrebbe pagato 1 milione e 65 mila euro. Gli archivi mostrerebbero che avrebbe ottenuto un mutuo ipotecario di 1,5 milioni di euro, cifra superiore del 41% del prezzo di acquisto denunciato. Una cifra più vicina alle quotazioni di mercato degli appartamenti della zona.
Il prezzo indicato nelle compravendite, osserva Bloomberg, in Italia viene ribassato rispetto al prezzo realmente pagato in modo da pagare meno tasse o evitare i controlli antiriciclaggio. L’agenzia spiega come Monti ha ingaggiato Grilli nel novembre del 2011 per risollevare le finanze nazionali. Il giro di vite attuato da Grilli include ispezioni per i proprietari di yacht e controlli su macchine sportive di grossa cilindrata come Lamborghini e Ferrari in posti esclusivi di vacanza come Cortina. I ricavi dalla evasione fiscale sono aumentati in un anno del 9%, arrivando a quota 5,79 miliardi nei primi dieci mesi del 2012.
Grilli, 55 anni, ha dichiarato che il problema dell’acquisto della sua casa «può essere considerato al massimo gossip locale senza alcun fondamento». Il ministro sta affrontando una causa di divorzio e le accuse sul valore delle sue proprietà, ha aggiunto, potrebbero interferire nella causa. La moglie, Lisa Lowenstein, che vive a New York, ha preferito non rilasciare dichiarazioni sul caso.
«Non è professionale criticare gli accordi finanziari legati all’acquisto di una proprietà senza conoscere nulla degli altri aspetti standard della tipica relazione banca/cliente che sottostanno a ogni transazione commerciale che coinvolge prestiti e garanzie», ha dichiarato Grilli il 3 dicembre alla Bloomberg. «Tutto il denaro collegato a ogni mia transazione è perfettamente legale», ha aggiunto. «Non sono mai stato coinvolto in nessuna situazione di riciclaggio di denaro».
La Banca Monte dei Paschi di Siena, dalla quale ha preso in prestito il denaro, in una email ha dichiarato di non aver erogato denaro maggiore rispetto al prezzo di vendita. La banca senese ha specificato che nel 2004 non concedeva prestiti che superavano il 95% del valore dell’immobile, si legge nella risposta scritta della banca a una domanda generica sulla policy dei prestiti, prima di porre la questione sul prestito concesso a Grilli. La banca si è rifiutata però di rilasciare qualsiasi commento sull’acquisto della casa di Grilli. Intesa Sanpaolo, invece, che ha concesso il mutuo dal 2010, arriva al 100% solo in presenza di determinate garanzie.
I regolamenti bancari della Banca d'Italia limitano i mutui all’80% del valore di una casa a meno di aggiungere una garanzia, che fa aumentare la copertura fino al 100 per cento. I prestiti che eccedono l’80% del valore di una casa rappresentavano l’1,7% dei mutui erogati in Italia alla fine del 2006. In questo modo, come ha dichiarato l’Abi, si è potuto evitare che le banche prestassero più del valore della casa. Sottostimare il prezzo di vendita di una casa non riduce necessariamente le tasse, in parte perché le imposte sulle case sono basate su aliquote separate che sono generalmente più basse dei valori di mercato. Allo stesso tempo, «l’unico comportamento legale è dichiarare l’intero prezzo concordato nei documenti di vendita», si legge sul sito del dipartimento delle Finanze.
L’appartamento ai Parioli acquistato da Grilli misura 310 metri quadrati. I soffitti sono alti 3,46 metri. Le 14 stanze includono una cucina e quattro bagni. Nella prima metà del 2004, il valore delle case nel quartiere classificate come ordinarie variava dai 4.800 euro ai 5.800 euro al metro quadrato. Un appartamento come quello di Grilli potrebbe quindi avere un valore compreso tra 1,149 milioni e 1,8 milioni di euro. Per gli appartamenti di lusso della zona, però, il prezzo sale (fonte Nomisma) a 7.340 euro per metro quadro. Il prezzo di 1 milione e 65mila euro dichiarato da Grilli si baserebbe quindi su un prezzo di circa la metà, 3.435 euro a metro quadrato. «Non c’è dubbio che che il prezzo è basso per quella parte di Roma», dice a Bloomberg Luca Dondi, responsabile del settore immobiliare di Nomisma. A vendere è stato Massimo Tosato, vice-presidente della società londinese Schroder, noto gestore di patrimoni (anche attraverso fondi d’investimento), attivo anche in Italia.
Grilli ha comprato l’appartamento al momento del suo ritorno da Londra, dove lavorava come manager alla Crédit Suisse. La casa è una delle poche proprietà dichiarate dal ministro e rese pubbiche sul sito del Tesoro. Nell’elenco ci sono poi una polizza assicurativa sulla vita, nessuna azione né fondi comuni di investimento. Si aggiungono tre automobili, una Rover del 2009, una Jaguar del 1994, una Volkswagen del 1975, e una barca da 9,6 metri. FONTE: LINKIESTA



mercoledì 19 dicembre 2012

I DERIVATI...

ANSA.it > Economia > News

Derivati: condannate quattro banche e nove manager, confiscati 88 mln

Deutsche Bank, Ubs, Jp Morgan e Depfa Bank riconosciute colpevoli per la presunta truffa sui derivati stipulati dal comune di Milano nel 2005

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Il giudice di Milano Oscar Magi ha condannato a una pena pecuniaria quattro banche - Deutsche Bank, Ubs, Jp Morgan e Depfa Bank - per la presunta truffa sui derivati stipulati dal comune di Milano nel 2005. Si conclude così uno dei primi processi a livello internazionale con al centro i derivati.
Magi nel processo sui derivati ha stabilito anche la confisca di circa 88 milioni di euro alle quattro banche condannate per la truffa.
Il giudice, oltre a dichiarare responsabili per la legge 231 del 2001 quattro banche, ha condannato nove persone fisiche, tra manager ed ex degli istituti di credito a pene comprese tra i sei mesi e gli otto mesi e 15 giorni. Tutte le condanne per i nove imputati sono con sospensione della pena, con il riconoscimento delle attenuanti generiche e con l'incapacità di contrattare per un anno con la pubblica amministrazione.
DEUTSCHE BANK, PRONTI A RICORRERE IN APPELLO - "Deutsche Bank rimane convinta di avere agito correttamente, come pure i suoi dipendenti. La banca intende, quindi, ricorrere in appello confidando in una risoluzione positiva del processo". E' quanto fa sapere l'istituto di credito in una nota diffusa dopo la lettura del dispositivo della IV sezione Penale.

BEPPE GRILLO

LA BERESINA DEI PARTITI
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Lo scioglimento delle Camere si fa dopo Natale, forse dopo Capodanno, probabilmente nella notte della Befana. Si vota a metà febbraio, si dice anche a fine febbraio, ma può essere anche a marzo, il giorno del compleanno di Rigor Montis, per rispetto all'uomo più amato dalla BCE e meno amato dagli italiani. Per le elezioni politiche c'è il caos più completo, il tutto sotto l'attenta guida di Napolitano, 87 anni e non li dimostra. Sembra la ritirata della Beresina.
I motivi ufficiali di questa farsa, degna di Totòtruffa sono due, entrambi falsi, la sfiducia e lo spread. La sfiducia al governo Monti è inesistente. Questo tizio ha annunciato le sue dimissioni (come se fosse un impiegato e non il presidente del Consiglio) con il beneplacito di Napolitano. Entrambi non devono aver letto con attenzione la Costituzione che IMPONE la sfiducia parlamentare per lo scioglimento delle Camere. ART. 94 "Ciascuna Camera... revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale. Il voto contrario di una o d'entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni. La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione". Se Monti vuole dare le dimissioni ha l'obbligo di recarsi di fronte al Parlamento e porre la fiducia (e sa che la otterrebbe). Non può sfiduciarsi da solo. Ma chi si crede di essere? Napolitano non può sciogliere le Camere perché Monti tiene il broncio. Qui siamo all'asilo Mariuccia. La fretta nell'andare alle elezioni dopo le dimissioni personali di Rigor Montis è dovuta alla grande preoccupazione del Capo dello Stato sullo spread. Ma lo spread non ha mai goduto di miglior salute da quando Monti ha annunciato la sua dipartita. E' Monti lo spread!
Anticipare le elezioni ha un unico scopo: depotenziare il M5S. Costringerlo a una folle corsa contro il tempo per raccogliere le firme che devono essere vidimate da un pubblico ufficiale e certificate dai Comuni in tutta Italia e dai consolati all'estero con il rischio di errori. La raccolta da parte del M5S non poteva essere avviata prima perché non si sapeva ancora con quale legge elettorale si sarebbe votato. E ridurre le firme per grazia della Cancellieri non riduce i tempi. Altra ragione dell'anticipo, accorpare le regionali con le politiche annulla il possibile effetto Sicilia, dove il M5S è risultato il primo votato. In caso di vittoria alle regionali del Lazio o della Lombardia ci sarebbe stato un trascinamento nel voto nazionale. Io non muoio neppure se mi ammazzano.
La raccolta delle firme continua nel prossimo fine settimana con il secondo "Firma Day" che è più appropriato chiamare "Massacro Tour". Sarò con il camper giovedì 20: 17.30 Reggio Calabria. Venerdì 21: 10.00 Vibo Valentia/ 12.00 Catanzaro/ 16.00 Crotone/ 20.00 Cosenza. Sabato 22:11.00 Taranto/ 13.30 Matera/ 16.00 Potenza/ 19.30 Bari/ 21.30 Molfetta. Domenica 23:10.00 Foggia/ 11.30 Termoli/ 13.00 Vasto/ 15.00 Pescara/ 19.30 Spoleto/ 21.00 Terni. Ci vediamo in Parlamento. Dentro o fuori. sarà un piacere.
Guarda tutti i BANCHETTI

MICHELE AINIS - L'ESPRESSO

Governo laico, una chimera

di Michele Ainis
Monti, inflessibile con gli italiani, è stato sempre molto attento ai desiderata del Vaticano. L'ultimo esempio è il divieto di fecondazione assistita. Ma già sull'Imu e sulla scuola privata non ha avuto il coraggio di invertire la rotta
(19 dicembre 2012)
Mario Monti Mario MontiOra che il governo Monti sta per esalare l'ultimo respiro possiamo confermare l'idea che ne abbiamo avuto fin dall'inizio: inflessibile con gli italiani, troppo attento a non urtare i vaticani. Tanto da ricevere a ogni festa comandata l'incenso delle gerarchie ecclesiastiche («Presidente, la Chiesa la sostiene»: Bertone a Monti, 21 marzo). Gli osanna dei loro giornali ("Civiltà cattolica", 7 febbraio: «Basterebbe un decimo del suo programma per doverlo ringraziare»; "Avvenire", 9 dicembre: «Ecco uno che ci rispetta davvero»). Un'udienza-lampo dal pontefice due mesi dopo il giuramento (invece al cattolico Prodi toccò aspettare cinque mesi). E pazienza se in cambio questo esecutivo ha dovuto litigare con mezza magistratura, anche fuori dai confini nazionali.

D'ALTRONDE C'E' SEMPRE qualche santa causa da difendere, come il divieto di fecondazione assistita. Bastonato per 19 volte dai giudici italiani ed europei, in ultimo (il 28 agosto) dalla Corte di Strasburgo; dopo di che il governo ha traccheggiato per tre mesi, ma all'ultimo minuto dell'ultimo giorno utile (il 27 novembre) si è appellato alla Grande Chambre. Un appello contro la logica, oltre che contro la decenza. Perché la legge italiana impedisce la diagnosi preimpianto alle coppie portatrici di malattie genetiche, ma non impedisce poi l'aborto. Dunque se soffri di fibrosi cistica (il caso incriminato) delle due l'una: o metti al mondo un infelice o uccidi l'infelice prima che venga al mondo.

E la baruffa con il Consiglio di Stato? Questa volta c'è di mezzo l'Imu, una tassa che offende la suscettibilità del Cupolone, anche perché senza quattrini non si canta messa. I fatti: 4 ottobre, i magistrati amministrativi bocciano il regolamento del governo; troppi sconti a Santa Romana Chiesa. Ma il 2 novembre sbuca fuori un emendamento alla legge sugli enti locali, che permette l'esenzione dall'Imu per le attività senza fine di lucro svolte anche «in via indiretta»; in sintesi, se la Caritas compra una banca, zero Imu per la banca. Il governo benedice, poi – davanti allo sdegno generale – è costretto al dietrofront. Però il nuovo regolamento (19 novembre) è un monumento all'arzigogolo, uno sberleffo ai consigli del Consiglio.

Primo: niente Imu per gli enti assistenziali e sanitari della Chiesa, se il costo delle prestazioni non supera la metà dei «corrispettivi medi». Siccome nessuno conosce la media dei prezzi, è una norma scritta sull'acqua (santa?). E oltretutto inventa l'ineffabile categoria del lucro a metà, come ha osservato Marco Politi. Secondo: le scuole cattoliche non pagano l'Imu se la retta copre una frazione dei costi del servizio. Ma quanto costa il servizio? Vattelappesca. Sappiamo tuttavia che in giugno il ministro dell'Istruzione, Profumo, ha firmato due nuove intese con Bagnasco per rafforzare l'insegnamento del cattolicesimo. E sappiamo inoltre che i 26 mila docenti di religione, grazie al Concordato, intascano una busta paga più pesante rispetto a chi insegna matematica o latino.

C'E' ALLORA UNA PREGHIERA da rivolgere al governo in preghiera. Quella che ogni medico sussurra ai suoi pazienti: «Dica trentatré». Come l'articolo della Costituzione che autorizza le scuole private, purché «senza oneri per lo Stato». Oppure, per risparmiare fiato, basterebbe dire tre. Come quell'altro articolo che custodisce il principio d'eguaglianza, «senza distinzione di religione». Ma il gabinetto Monti, non meno dei suoi predecessori, ha preferito viceversa un silenzio incivile sui diritti civili: testamento biologico, divorzio breve, coppie di fatto, omofobia. Ha mantenuto in vigore la truffa dell'otto per mille (1.148 milioni nel 2012), così come gli sconti per le finanze vaticane (50 per cento sull'Ires), i regali (l'acqua gratis da parte dell'Acea), i benefit di Stato (190 mila euro l'anno per il Gran capo dei cappellani militari).
Domanda: ma ce l'avremo mai in Italia un governo finalmente laico? Difficile sperarlo, anche per chi abbia il dono della fede. Più facile che al Quirinale, dopo Napolitano, venga eletto il papa.
Michele.Ainis@uniroma3.It

martedì 18 dicembre 2012

BEPPE GRILLO

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Il pdmenoelle ha deciso di dare voce ai cittadini per le liste elettorali. Un'idea originale (chissà da chi ha copiato...) che Bersani ha spiegato "Il pdmenoelle ha dato vita a una procedura che non ha precedenti in Italia e in Europa (e neppure su Saturno, ndr). Abbiamo messo un meccanismo (!?) che renderà fortissima la presenza delle donne a un livello sconosciuto in Italia e forse anche in Europa". Belin, questo passa il tempo a seguire cosa fa il M5S dove le donne votate per le politiche on line sono state maggioranza assoluta. Bersani è un succhiaruote della democrazia. Vengono così inaugurate, dopo le Parlamentarie del M5S, le Buffonarie del pdmenoelle. Le Buffonarie avranno una "modica quantità" di aspiranti parlamentari, un 10%, scelti da lui,medesimo: Gargamella Bersani. Nomi indimenticabili ci accompagneranno anche nella prossima legislatura, mai più senza Rosy Bindi, Anna Finocchiaro, Franco Marini, Giorgio Merlo, Maria Pia Garavaglia, Beppe Fioroni. L'ideatore di "procedure" e di "meccanismi" al costo di due euro che tutta l'Europa ci invidia disporrà anche del diritto di nomina dei capilista (pari a 54 parlamentari certi). Oltre agli eletti per grazia di partito, potranno partecipare i parlamentari uscenti (quindi i "nominati" a suo tempo dal partito, ndr), chi raccoglierà firme pari al 5% degli iscritti su base provinciale e chi verrà scelto dalle direzioni provinciali. Il trionfo della democrazia diretta made in Bettola.
I dati finali delle Parlamentarie del M5S. I capolista donne sono stati pari al 55%. Hanno votato per le liste 20.252 persone su 31.612 aventi diritto iscritti al M5S entro il 30/9/2012 con i documenti di identità digitalizzati. I voti potenziali, tre preferenze per votante, erano 94.836 e i voti espressi per le liste 57.272. Il numero degli iscritti complessivi al M5S è ad oggi di 255.339. E' la prima volta nel mondo che dei cittadini sono stati eletti on line e senza alcuna indicazione da parte del partito o movimento, in modo assolutamente libero. Per votare non è stato chiesto un solo euro ai partecipanti e il M5S non prenderà i contributi per le elezioni politiche oggi stimabili in 100 MILIONI DI EURO. In futuro la votazione on line dei candidati sarà estesa alle elezioni regionali, come è già avvenuto per la Lombardia dove il dato dei capolista donne è stato confermato con il 66%. Il M5S ha aperto una nuova via nella partecipazione democratica. In futuro, con l'aumento progressivo delle identità digitalizzate dei votanti, non potrà che crescere ed affermarsi.

BERSANI LUIGI...



Bersani si fa il listino

Parlamentarie, il Pd approva le regole. Deroghe per 10 big. Vincolato il 10% dei nomi. I piani per Monti al Quirinale.

di Gabriella Colarusso
Alla fine, nelle parlametarie del Pd, il listino bloccato ci sarà. Il segretario Pier Luigi Bersani, potrà decidere il 10% dei nomi che verranno inseriti nelle liste per le elezioni di Camera e Senato, candidati scelti tra «esponenti della società civile e personalità di riconosciuta competenza» e ai quali non toccherà sottoporsi al giudizio degli elettori. Non solo, a Bersani spetterà anche la scelta dei capilista, che sono 47.
Questo è quanto prevede il regolamento sulla scelta degli (aspiranti) parlamentari approvato all'unanimità alla direzione nazionale del Pd, riunita il 17 dicembre.
ALBO CHIUSO, LISTINO BLOCCATO. Certe anche le date del voto - il 29 e il 30 dicembre - così come lo è la base elettorale che potrà esprimere la propria preferenza: e urne saranno aperte solo agli iscritti al Pd fino al 2011 e ai votanti delle primarie del 25 novembre che dichiarino di essere del Pd. L'albo, insomma, non verrà riaperto.
IL NODO DELLE DEROGHE. Via libera in blocco anche per le deroghe a 10 parlamentari che sono in carica da più di tre legislature e che, come da Statuto del Pd, non avrebbero potuto ricandidarsi.
Si tratta di Rosy Bindi, Anna Finocchiaro, Beppe Fioroni, Franco Marini, Gianclaudio Bressa, Cesare Marini, Mariapia Garavaglia, Angelo Agostini, Giorgio Merlo e Giuseppe Lumia.
FOLLINI E ICHINO, NO ALLE SCORCIATOIE. Ha deciso di fare un passo indietro invece l'onorevole Marco Follini: «Non ho chiesto la deroga. Non dico che sia poco dignitoso chiederla ma ritengo più dignitoso non chiederla».
Diversa ma altrettanto controcorrente la decisione del senatore Pietro Ichino, renziano della prima ora consigliere del sindaco di Firenze per le politiche del lavoro: «Caro Matteo, non accetterei di tornare in parlamento nuovamente cooptato», ha spiegato il giuslavorista al telefono, come ha raccontato sul suo sito lo stesso Renzi. «La quota può essere per persone alla prima esperienza. Io ho il dovere di cercarmi i voti. Proverò a essere eletto con le primarie nella mia città: solo così accetterò di tornare in parlamento».
PARLAMENTARI USCENTI DISPENSATI DALLA RACCOLTA FIRME.  Senior a parte, chi potrà candidarsi alle primarie del Pd? La bozza prevede che i parlamentari uscenti non debbano raccogliere le firme, mentre per gli ousider la quota richiesta è pari al 5% del numero degli iscritti su base provinciale.
Comunque non meno di 50 firme e non più di 500.
Non potranno candidarsi, invece, salvo deroga concessa dal partito, gli europarlamentari, i sindaci di città superiori a 5 mila abitanti, gli assessori e consiglieri regionali.
ALMENO IL 33% DI DONNE. Per tutelare la parità di genere, nelle liste dovrà essere garantito il 33% di presenza femminile. I collegi saranno disegnati su base provinciale e il via libera alle candidature dovrebbe arrivare dalle direzioni provinciali sabato 22. Il che significa che per raccogliere le firme agli aspiranti parlamentari sono concessi tre giorni di tempo.
La bozza di regolamento vieta inoltre l'acquisto di spazi a pagamento per la campagna.
Lunedì, 17 Dicembre 2012

lunedì 17 dicembre 2012

REPORT - ENI







ROMA / 16-12-2012

REPORT, RAITRE / Ultime news: Eni e Amazon.it nella puntata di oggi a Report



Roma ultime news Rai Tre - UnoNotizie.it - Nella puntata di Report che andrà in onda questa sera su Rai 3 come consueto, in primo piano"RITARDI CON ENI" di Paolo Mondani. Eni è la prima impresa italiana, tra le prime dieci compagnie petrolifere del mondo. L'estate scorsa ha inventato lo scontone su benzina e gasolio: 20 centesimi in meno al litro ma solo per il weekend. L'Eni ha speso decine di milioni di euro per la pubblicità della campagna estiva di sconti, con quali risultati?
Quanto ha pesato sui risultati dell'Eni l'amicizia fra Berlusconi e Putin? E qual è stato il ruolo di Antonio Fallico e Marcello Dell'Utri negli affari sugli idrocarburi? Il nostro paese consuma 78 miliardi di metri cubi di gas all'anno, 20 dei quali ci arrivano dalla Russia. E ci costano molto.
Tra i principali imputati i contratti di lungo termine con la Russia, i cosiddetti take or pay. Il 10 ottobre scorso Paolo Scaroni ha comunicato al Senato che il take or pay, la clausola per cui prenoti il gas ma se non lo ritiri lo paghi lo stesso, costa all'Eni 1,5 miliardi di euro e ha proposto che parte di questa cifra gravi sui conti dello Stato.
Nello scorso aprile l'Eni ha ottenuto il raddoppio dell'estrazione in Val D'agri. Nello stesso periodo, il ministro Passera ha annunciato di voler fare dell'Italia l'hub europeo del gas. La Basilicata si troverà proprio nel mezzo dei gasdotti che vengono dall' Algeria e dalla Libia e dei tubi che porteranno gas dalla Turchia e dall'Azerbaigian. Fare l'hub è un affare per l'Italia?
A questo primo approfondimento seguirà inoltre: "AMAZON.IT" Di Giovanna Boursier. La multinazionale americana Amazon, colosso del commercio on line, vende di tutto. In Europa ha il quartier generale in Lussemburgo, la Amazon Eu Sarl, che controlla anche le 2 società italiane: la Logistica, con il magazzino di Castel San Giovanni dove 400 dipendenti spediscono gli ordini, e la Corporate a Milano, con circa 200 dipendenti che negoziano i contratti con editori e distributori per mettere libri ed ebook on line.
Ci chiediamo: siccome gran parte dell'attività commerciale sembra sia qua, perché anziché pagare le tasse in Italia Amazon le paga in Lussemburgo dove conviene? La stessa domanda l'ha fatta il 12 novembre scorso la Commissione sui conti pubblici del Parlamento inglese, ad Andrew Cecil, capo delle relazioni esterne di Amazon, che in Gran Bretagna sarebbe sotto inchiesta per evasione fiscale.

domenica 16 dicembre 2012

venerdì 14 dicembre 2012

BEPPE GRILLO

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L'ONDA ROSA  ALLE REGIONALI DEL M5S IN LOMBARDIA...
Per la prima volta nelle elezioni regionali, in Lombardia, la portavoce di un movimento politico è stata eletta on line dagli iscritti.
carcano.jpgSi chiama Silvana Carcano, ha 41 anni, due figli, una laurea in Economia e Commercio. L'onda rosa del M5S continua dopo le liste per le nazionali. Nelle dodici province lombarde i capolista donne sono otto, pari al 66%. Questo dato conferma che in caso di elezioni libere dalle incrostazioni dei partiti, dei giochi di potere, dei capopanza, le donne sarebbero votate in maggioranza. Hanno votato per le liste 2.003 persone e per il portavoce presidente 1.991, dei 4.885 aventi diritto iscritti al M5S in Lombardia entro il 30/9/2012 con i documenti di identità digitalizzati. I voti potenziali, tre preferenze per votante, erano 14.655 e i voti espressi rispettivamente 5.505 per la portavoce, e 5.690 per le liste. Per votare non è stato chiesto un euro e il M5S non prenderà i contributi per le elezioni come ha già fatto nelle altre Regioni, l'ultima in Sicilia, dove ha partecipato. I cittadini in lista sono tutti incensurati, non sono professionisti della politica, ma della vita quotidiana. Leggete il loro curriculum, guardate le loro interviste su YouTube. Giudicateli e se credete che vi rappresentino, votateli. Puliamo il cielo della Lombardia. Ci vediamo in consiglio Regionale, dentro con persone oneste. Non è un miracolo?

BEPPE GRILLO

M5S Sicilia: il Vice-Presidente 5 Stelle senza privilegi!

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Antonio Venturino, citttadino portavoce del MoVimento 5 Stelle Sicilia, è stato eletto Vice-Presidente Vicario dell'ARS: l'Assemlea Regionale Siciliana. Si tratta della seconda carica istituzionale più importante dell'ARS. Ai normali politici conferisce di "diritto" alcuni privilegi che Venturino, come promesso in campagna elettorale, ha immediatamente rifiutato.

"Ho appena firmato la rinuncia all'indennità di carica di Vice Presidente, pari a 3.244,22 euro al mese, così come avevamo promesso durante la nostra campagna elettorale. Per quanto riguarda l'altro privilegio, quello delle auto blu, l'abbiamo già detto mille volte: noi rinunciamo a questo tipo di benefit. La macchina resterà parcheggiata da qualche parte. A noi non interessa. Non utilizzeremo assolutamente l'auto blu." Antonio Venturino, M5S, Vice-Presidente Vicario dell'ARS

giovedì 13 dicembre 2012


CARO BEPPE CI VEDIAMO DOMENICA...PER LE FIRME...C'E' LA FAREMO......

Metti una firma a 5 Stelle!


firmawe.jpg
"Abbiamo pochissime settimane per raccogliere decine di migliaia di firme. Abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile! Serve l'aiuto di migliaia di cittadini: è il momento di FIRMARE! Il 15 e il 16 dicembre, in ogni città e comune del Lazio si svolgerà il FIRMAWEEKEND per la raccolta firme necessarie per l'ammissione delle Liste Elettorali del MoVimento 5 Stelle. Controlla nella mappa il banchetto più vicino. Facciamo appello al senso civico e democratico di tutti i CITTADINI e li invitiamo a contribuire, tutti insieme, alla sottoscrizione delle Liste nazionali, provinciali e regionali a 5 Stelle. INOLTRE CI APPELLIAMO A TUTTI I CITTADINI che, ai sensi dell'articolo 14 della legge 21 marzo 1990, n. 53, come modificato dalla legge n. 130/1998 e dalla legge n. 120/1999 possono realizzare l'autenticazione, perchè mettano a disposizione la propria funzione pubblica presso i centri di raccolta firme. Sono abilitate all'autenticazione delle firme per la presentazione delle liste elettorali: notai; giudici di pace; cancellieri e collaboratori delle cancellerie delle Corti di Appello, dei Tribunali ovvero delle sezioni distaccate dei Tribunali; i segretari delle Procure della Repubblica; i Presidenti delle Province e i Sindaci nonché i funzionari da essi incaricati; gli assessori comunali e provinciali; i presidenti dei consigli comunali e provinciali; i presidenti e i vice presidenti dei consigli circoscrizionali; i segretari comunali e provinciali. Possono, inoltre, autenticare i consiglieri comunali e provinciali purché comunichino preventivamente, rispettivamente al Sindaco e al Presidente della Provincia, la loro disponibilità al riguardo. Per comunicare la propria disponibilità scrivete a: info@lazio5stelle.it
Senza il tuo aiuto non ce la faremo!" M5S Lazio

mercoledì 12 dicembre 2012


HSBC...LA BANCA RICICLAVA DENARO NARCOTRAFFICO...

HSBC Holdings PLC.

HBC: NYSE; Financials/Banks QUI
PRIMARY EXCHANGE: London   OTHER EXCHANGES: Paris, NYSE, More »
Tomohiro Ohsumi/Bloomberg News
Updated: Dec. 11, 2012
Money Laundering Settlement
In 2012, HSBC faced state and federal investigations into money laundering, as prosecutors concluded that the bank had transferred billions of dollars for nations like Iran and enabled Mexican drug cartels to move money illegally through its American subsidiaries. But in December, authorities decided not to seek an  indictment over concerns that criminal charges could jeopardize one of the world’s largest banks and ultimately destabilize the global financial system.
Instead, HSBC announced that it had agreed to a record $1.92 billion settlement.
While the settlement with HSBC is a major victory for the government, the case raises questions about whether certain financial institutions, having grown so large and interconnected, are too big to indict.
Some prosecutors wanted the bank to plead guilty to violations of the federal Bank Secrecy Act, which requires financial institutions to report any cash transaction of $10,000 or more and to bring any dubious activity to the attention of regulators.
Given the extent of the evidence against HSBC, some prosecutors saw the charge as a healthy compromise between a settlement and a harsher money-laundering indictment. While the charge would most likely tarnish the bank’s reputation, some officials argued that it would not set off a series of devastating consequences. But Treasury Department officials and bank regulators at the Federal Reserve and the Office of the Comptroller of the Currency urged caution.
The HSBC deal includes a deferred prosecution agreement with the Manhattan district attorney’s office and the Justice Department.
British tax authorities have said that they were looking into a list of HSBC clients with bank accounts in the tax haven of Jersey after receiving information from a whistle-blower.
Overview
HSBC is the largest financial institution in Europe.
The bank has long been seen as one of the more conservatively run and trustworthy of the financial giants based in London. But in July 2012 it came under scathing criticism, when its executives admitted that the bank had failed to prevent large-scale money laundering.
A Senate subcommittee reported that HSBC had been used by Mexican drug cartels looking to get cash back into the United States, by Saudi Arabian banks that needed access to dollars despite their terrorist ties, and by Iranians who wanted to circumvent U.S. sanctions. The panel concluded that bank executives and regulators at the Office of the Comptroller of the Currency ignored warning signs and failed to stop the illegal behavior at various times between 2001 and 2010.

martedì 11 dicembre 2012

CORRUZIONE...

Corruzione a ministero Agricoltura, 11 arresti: sequestrati 22 mln

Anche il capo della segreteria del ministro. Giro di mazzette e contributi statali illegali per 32 milioni di euro - Fonte qui


Roma, 11 dic. (TMNews) - Corruzione e tangenti al ministero dell'Agricoltura. Sono undici gli arresti tra imprenditori, dirigenti e funzionari, tra cui Giuseppe Ambrosio, capo della segreteria del sottosegretario Braga già capo gabinetto dei ministri Zaia e Galan. La Guardia di Finanza ha posto sotto sequestro 22 milioni di euro: 43 tra terreni e fabbricati, 10 tra autoveicoli e motocicli e numerosi conti correnti, depositi titoli e polizze assicurative. Ammontano invece a 32 milioni di euro i contributi statali illecitamente percepiti da alcuni imprenditori grazie alla corruzione dei funzionari del MIPAAF.

"E' stato accertato un diffuso sistema corruttivo radicato nell'ambito del Mipaaf, posto in essere sistematicamente e con modalità seriali in occasione di elargizioni di denaro pubblico". Così scrive il gip Flavia Costantini in un passaggio dell'ordinanza di custodia cautelare che riguarda 11 persone, tra cui Giuseppe Ambrosio, alto dirigente del ministero delle politiche agricole.

In sostanza - continua il giudice - "i pubblici ufficiali, anche se non direttamente competenti alla adozione degli atti amministrativi, contattano o vengono contattati dai privati beneficiari al fine di concordare, da un lato, la sovvenzione di denaro pubblico da elargire e dall'altro il compenso corruttivo da corrispondere; emerge evidente la sistematicità e ripetitività delle condotte nonchè la circolarità dei vantaggi corruttivi corrisposti ai pubblici ufficiali interessati da una futuribile ma certa turnazione nella percezione dei compensi".

"Laddove la misura ridotta della sovvenzione - aggiunge il gip - non consente la retribuzione di tutti i pubblici ufficiali partecipi al patto corruttivo, il privato corruttore, seguendo percorsi ben collaudati, provvede a soddisfare la richiesta di uno soltanto con la certezza per gli altri di essere a loro volta soddisfatti alla prima utile occasione, che si presenterà senz'altro essendo il Mipaaf dicastero che nonostante la crisi finanziaria dello Stato, riesce a reperire risorse per finanziare progetti di dubbia utilità per la Comunità ma di ingente impegno economico e di sicuro tornaconto per i funzionari corrotti".

Per le stesse ipotesi di reato sono indagate nel complesso 37 persone, tra cui 13 dirigenti e funzionari pubblici. "Questa vicenda dimostra che nell'amministrazione c'è della spesa pubblica inquinata dalla corruzione, dove progetti virtuosi vengono alterati o distorti per portare beneficio a pochi e non a tutti". Così ha detto il procuratore aggiunto di Roma Nello Rossi.

Il magistrato ha poi continuato: "Quello che è emerso dalle indagini è un vasto giro di privilegi e malaffare dove alla corruzione si sono unite rivelazioni di informazioni, potere di influenza, comportamenti ispirati a parzialità".

Oltre a Giuseppe Ambrosio in carcere è finita anche la moglie Stefania Ricciardi, dirigente dell'ufficio promozione e valorizzazione presso la direzione generale della qualità agroalimentare. Analoga misura cautelare è stata adottata nei confronti di Ludovico Gay, già direttore generale di 'Buonitalia Spa'; e di Alfredo Bernardini, dirigente della Confederazione italiana agricoltori; la lista è chiusa da Michele Mariani che è un impiegato del Mipaaf. Gli arresti domiciliari sono stati adottati invece per gli imprenditori Claudia Maria Golinelli, Luigi Cardona ed Oliviero Sordini. Ai domiciliari anche Riccardo Deserti, attuale direttore del consorzio del Parmigiano Reggiano e Luca Gaudiano funzionario del Mipaaf. Le contestazioni a Deserti riguardano fatti relativi a quando era in servizio al ministero, hanno spiegato gli investigatori della Guardia di finanza.

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lunedì 10 dicembre 2012

Serravalle, assunzioni favori e sprechi: così Penati e Podestà l’hanno prosciugata - Il Fatto Quotidiano


MARIO MONTI - MARCO TRAVAGLIO

Quanti errori, professor Monti

di Marco Travaglio - l'Espresso
Ha sbagliato i conti sugli esodati. Si è lasciato intimidire dalle lobby. Ha promesso di mettere mano alla Rai poi si è tirato indietro. Ha imposto il ticket sanitario ai disoccupati poi l'ha tolto parlando di un refuso. Per non dire del gran casino sulle aliquote Imu. Era stato chiamato per riparare i danni dei politici, ma ora chi riparerà i suoi?
(02 maggio 2012)
Mario Monti Mario MontiI
mmaginiamo un governo politico, di destra o di centro o di sinistra, che l'8 gennaio promette di mettere mano alla Rai "entro poche settimane" e poi non fa nulla per tre mesi e mezzo, anche dopo che il 28 marzo è scaduto il Cda; si dice "disponibile a un decreto" per tagliare i fondi pubblici ai partiti e poi non muove un dito; annuncia che le province saranno abolite, poi si scopre che restano, ma i consiglieri non li eleggono più i cittadini, bensì li nominano i consiglieri comunali; alza l'età pensionabile a 68 anni mentre ogni anno decine di migliaia di lavoratori vengono rottamati a 50, e poi s'accorge che così centinaia di migliaia di lavoratori restano senza stipendio né pensione; annuncia che gli "esodati" sono 65 mila perché i soldi bastano solo per questi, salvo scoprire che sono 350 mila; ripristina la tassa sulla prima casa (Imu), esentando le fondazioni bancarie, ma non le case di vecchi e invalidi ricoverati in ospizio; divide l'Imu prima in due poi in tre rate e annuncia aliquote più alte ma senza fissarle, gettando i contribuenti nel caos e beccandosi l'accusa di incostituzionalità dai tecnici della Camera.

Ma non è finita: abolisce le imposte sulle borse di studio fino a 11.500 euro, ma non per i 25 mila medici specializzandi scippandogli il 20 per cento di quel poco che lo Stato concede loro per finire gli studi; abolisce dall'articolo 18 il reintegro giudiziario per i licenziati ingiustamente con la scusa dei motivi economici, poi annuncia che la riforma è immodificabile, infine fa retromarcia alla prima minaccia di sciopero; lancia il decreto liberalizzazioni e poi lo lascia svuotare in Parlamento dalle solite lobby, mentre la Ragioneria dello Stato segnala la mancanza di copertura finanziaria per alcune norme; dà parere favorevole a un emendamento Pd che cancella le commissioni bancarie, salvo poi accorgersene e cancellarlo con un altro decreto; lascia passare un altro emendamento Pd che tassa gli alcolici per assumere 10 mila precari della scuola, poi lo fa bocciare in extremis; annuncia la ritassazione dei capitali scudati, ma senza spiegare come si paga, così nessuno riesce a pagarla nemmeno se vuole; tassa le ville all'estero, ma si scorda quelle intestate a società, che sono la maggioranza, così non paga quasi nessuno; toglie ai disoccupati l'esenzione dal ticket sanitario e poi la ripristina scusandosi per il "refuso".

E ancora: vara il decreto "svuotacarceri" per sfollare le celle, col risultato che i detenuti aumentano (66.632 fine febbraio, 66.695 fine marzo); annuncia la tassa di 2 centesimi sugli sms per finanziare la Protezione civile, poi se la rimangia e aumenta le accise sulla benzina; annuncia due volte nella Delega fiscale un "fondo taglia-tasse" per abbassare le aliquote e abolire l'Irap coi proventi della lotta all'evasione, ma due volte lo cancella; depenalizza le condotte "ascrivibili all'elusione fiscale" con "abuso del diritto" che vedono imputati Dolce e Gabbana, indagati dirigenti di Unicredit e Barclays e multati dal fisco Intesa Sanpaolo per 270 milioni e Montepaschi per 260 (lodo salva-banche); inventa una tassa sulle barche di lusso, ma cambia tre volte le regole così pochi la pagano e quasi tutti portano gli yacht all'estero ("lodo Briatore"); nella riforma della Protezione civile scrive che "il soggetto incaricato dell'attività di previsione e prevenzione del rischio è responsabile solo in caso di dolo o colpa grave", rischiando di mandare in fumo il processo in corso a L'Aquila contro la Commissione grandi rischi per omicidio colposo e le indagini sulla mancata prevenzione nel sisma del 2009 (lodo salva-Bertolaso & C.); nel pacchetto anticorruzione Severino cambia il nome e riduce la pena (e la prescrizione: da 15 a 10 anni) alla concussione per induzione, reato contestato a Berlusconi nel processo Ruby (lodo salva-Silvio).

Ecco, in uno a caso di tutti questi casi, che si direbbe di questo governo politico? Che ci vogliono dei tecnici per ripararne tutti i guasti. Ma se questi guasti li fa il governo tecnico, chi li ripara?