Oltrarno NoScav! La forza delle intuizioni comuni
Questo sabato, in Piazza Tasso nell’Oltrarno,
faremo la prima Festa NoScav, per preparare i drappi da
appendere dalle finestre: No al
parcheggio interrato di Piazza del Carmine.
La cosa funziona così.
C’è una signora che gira sistematicamente il
quartiere raccogliendo firme contro il parcheggio – dovrebbe essere più o meno a
quota mille, ormai.
Le viene in mente un disegno e lo slogan
“NoScav”, visto che vogliono scavare tre piani sotto terra nel
melmoso terreno davanti alla Basilica di Santa Maria del Carmine.
Ma lei non sa disegnare bene, e così mi passa la
bozza, perché almeno io ci capisco di computer.
Contatto una signora che so che è una
brava grafica, e lei produce un logo, dove il profilo della
chiesa si riflette nella grande buca.
Due madri casalinghe – la moglie
del bronzista e la moglie del falegname – si offrono per preparare i rinfreschi,
un padre napoletano si offre per fare animazione con i bambini,
un idraulico pugliese aiuta a trovare i colori, e a suonare il violino ci
dovrebbero essere una bambina moldava, una italo/americana e una
italo/messicana.
La proprietaria di una piccola ditta porta invece
un gran rotolo di stoffa bianca che ha trovato a poco prezzo per fare i
drappi.
Io distribuisco i volantini davanti a una scuola
elementare e una scuola dell’infanzia, perché deve essere una cosa di tutto il
quartiere. E tante famiglie dicono che verranno – c’è anche una bambina che
dice, “mamma, sabato posso protestare anch’io?” E discutiamo con la
famiglia di artisti che abita nella piazza sul modo migliore per esporre il loro
striscione.
Poi, mentre si sfoga con me il kebabbaro
pakistano, che probabilmente dovrà chiudere quando i camion inizieranno
a sfilare davanti alla sua bottega, mi saluta un pensionato che
sta partendo per raccogliere le firme contro il parcheggio e poi uno che ha
lavorato tutta la vita negli asili nido, che sta andando in giro a portare altri
volantini.
Tutto questo è possibile, perché è così
ovvio ciò che sta succedendo.
L’ultimo scampolo di vita vera di Firenze, con i
suoi anziani, i suoi piccoli commercianti e i suoi immigrati, sta per essere
colonizzato, e si riesce anche a seguire il percorso, quando tante persone
tengono gli occhi aperti.
A Piazza Brunelleschi, che non è nell’Oltrarno,
sorgerà un parcheggio gemello, in grado di attirare nuovi flussi di
traffico nelle strette viuzze storiche. E proprio lì, chi lavora in
ambiente accademico ci avverte che hanno sfrattato da poco alcuni uffici
dell’Università, per farci un grande albergo.
Alla periferia del nostro quartiere, invece, c’è
il Gasometro di
Via Anconella, un affascinante oggetto di archeologia industriale. Il Comune ha
deciso che dovrà diventare un Centro Benessere/ristorante, ovviamente
in mani private. Lo studio
di fattibilità del progetto reca l’intestazione, “Per una
Firenze più coraggiosa, più semplice, più bella“, e già questo dovrebbe
indisporre qualunque persona sana di mente.
Lo studio parla di attirare in zona il
“bacino di utenza rinvenibile all’interno della popolazione non
residente nel Comune di Firenze” e “turisti
momentaneamente presenti nel territorio del Comune di Firenze o in
quelli limitrofi”.
Il primo bando per trasformare il Gasometro in un
parco gioco per adulti che non sanno dove sbattere il SUV è andato
deserto, e il senso non sfugge a chi come me fa da interprete da una
vita per imprenditori: i tre o quattro potenziali candidati hanno deciso insieme
di aspettare il prossimo bando, per far scendere il prezzo.
Ora, nello stesso studio di fattibilità, si
spiega perfettamente il motivo per cui bisogna conquistare l’Oltrarno, ancora
“sfruttabile” a differenza delle zone
“sature“:
“Un’analisi geografica
della distribuzione delle attività di ristorazione (rappresentati nella figura
dai pallini rossi) permette di rilevare che la concentrazione delle attività la
si ha soprattutto nel centro storico del Comune di Firenze mentre la zona di
mercato interessata dal progetto di recupero dell’ex-gasometro, nella quale
l’attività di ristorazione dovrà essere localizzata, risulta essere meno
satura e quindi più sfruttabile sia nei confronti dei soggetti
residenti nella medesima zona che di quelli residenti nei comuni limitrofi per
iquali raggiungere il centro storico potrebbe risultare maggiormente
scomodo”.
E pensate che solo da un lato del Gasometro –
quello meno commerciale – ci sono già ventisette tra
ristoranti, bar, rosticcerie, pizzerie e birrerie.
Cento metri più in qua, in Piazza dei
Nerli, c’è tutto un palazzone che è stato comprato dal più ricco
albergatore di Firenze.
Solo che davanti c’è un mercatino, che verrà
opportunamente spostato in Via Aleardi, attualmente percorsa dalle automobili.
Ma la soluzione magica è sempre pronta: anche in Via Aleardi, pare, faranno un
parcheggio sotterraneo, e il mercatino lo piazzeranno sopra.
Tutto questo dispositivo sarà servito riducendo
la zona a traffico limitato e costruendo appunto il parcheggio di Piazza
del Carmine.
Due piccioni con una fava, perché si vetrinifica
anche questo pezzo di Firenze e si rende impossibile la vita ai residenti, come
nei palazzi vuoti dell’altra riva dell’Arno, in terra di “pub
crawling“: cercate in rete e troverete che ci sono apposite
agenzie che prendono giovanissimi statunitensi, sovreccitati per avere
scoperto l’alcol libero, e li portano di locale in locale a bere finché non
svengono per strada in mezzo al proprio vomito.
Anzi, con l’operazione, ne prendono tre di
piccioni. Perché dietro il parcheggio c’è Marco
Carrai, che come abbiamo visto è anche il finanziatore del sindaco
Matteo Renzi, attualmente in giro per l’Italia a dire che lui
sì cambierà tutto.
La ciliegina sulla torta: dicono che Piazza
Tasso, un fantastico
biosistema di cento etnie che convivono felicemente, stia per
essere sottoposta a una gara internazionale per architetti creativi.
Che saranno concordi sicuramente nel sostituire il campetto di calcio (quello
che vede partite di studenti americani contro marocchini) con i parti mostruosi
delle loro fantasie.
Ma questa ossessione con lo sviluppo
spettacolare rientra in un quadro ancora più vasto, che viene spiegato
piuttosto bene dal giornalista economico del Sole 24 Ore, Augusto
Grandi, parlando della politica di Mario Monti:
“Il modello è quello di
un’Europa del sud trasformata in una sorta di Bangladesh per l’Europa del nord.
Bassi salari, fuga dei cervelli e importazione di braccia per lavori non
qualificati. Ma un Bangladesh anche a vocazione turistica. Il
paradiso dove verranno a svernare ricchi cinesi e tedeschi, russi e americani.
Perché l’Italia? Perché la Grecia è troppo piccola e debole per sperimentare un
modello. L’Italia è la terza economia europea, la seconda manifatturiera. Dunque
la sperimentazione ha davvero senso.”
In circostanze come queste, in cui la
sopravvivenza entra in ballo, nasce una meravigliosa
chiarezza.
Il tremendo dispositivo unitario del potere
politico (di destra o di sinistra poco importa), del turismo di massa, della
mercificazione, dello spettaccolo/immagine, del traffico automobilistico,
dell’inquinamento è evidente, come è evidente ciò che significa per le
famiglie, per gli anziani che non vogliono andarsene, per gli immigrati che
tornano stanchi dal lavoro.
E per tutti coloro che temono che saranno
costretti a ricominciare la vita in un altro quartiere, solo per far guadagnare
un altro po’ di soldi a un albergatore, ad Armani o a un venditore di
superalcolici per adolescenti californiani.
La parola dispositivo ce l’ho messa io,
perché oltre a capirci di computer, parlo pure complicato.
Ma per il resto, sono i ragionamenti che sento
fare da tanti in questi giorni.
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