Elenco blog personale

sabato 30 giugno 2012

CHE CULO L'ITALIA


LA "TROIKA" NON INTERVERRA'...


BECKMANN E SCHOLL ...



MILANO - Quella doppietta di Balotelli al termine dei primi 45 minuti di gioco non è proprio andata giù ai commentatori sportivi sulla tv pubblica in Germania. Il duo Reinhold Beckmann e Mehmet Scholl, seriosi e spesso competenti telecronisti degli Europei sulla Ard, sono finiti al centro di una polemica per le offese rivolte a Mario Balotelli e Antonio Cassano: due «cani randagi»,«persone non autosufficienti».

La coppia di commentatori
Beckmann e Scholl,
telecronisti per la Ard
L'«ANALISI» - La pericolosa scivolata in diretta tv dei due «esperti» tedeschi è avvenuta mentre i giocatori si trovavano negli spogliatoi. Nell’analizzare la prima fase della partita, Beckmann - visibilmente irritato da quel risultato parziale - definisce Balotelli e Cassano due «Straßenköter» in area di rigore (letteralmente due «cani randagi»). La sfortunata scelta del termine ha però fatto irritare molti telespettatori e tifosi. Forse il telecronista aveva in mente i «cani sciolti» che, contestualizzato, può essere un complimento. Scholl, in ogni caso, non vuole essere da meno e bolla la coppia di attaccanti come «Pflegefälle» (persone non autosufficienti), nel contesto da intendersi soprattutto come «casi disperati», riferendosi probabilmente alla serie di clamori suscitati in passato dai due giocatori fuori dal campo e al loro particolare modo di giocare. La vicenda ha avuto per ora una grande eco soprattutto in Svizzera: il tabloid Blickch iede ai due commentatori di «uscire di scena al più presto, come gli undici di Löw». L’incontro sulla Ard è stato seguito ieri sera da 28 milioni di tedeschi.

Elmar Burchia

venerdì 29 giugno 2012

BEPPE GRILLO



Gli italiani sanno tutto. Tutto dei rapporti Stato-mafia. Tutto sulle stragi e sui delitti eccellenti. Sanno chi c'è dietro e anche chi c'è davanti. In qualunque libreria ci sono libri con nomi, cognomi, indirizzi di chi ha distrutto la Repubblica. Siamo sommersi dalla verità. La nostra Repubblica è nata due volte sul sangue, la prima volta dal sangue della Resistenza, subito tradita, la seconda dal sangue dei giudici e degli attentati. Il segreto di Stato in Italia non esiste, non è mai esistito. Quando morì Salvo Lima, anche la casalinga di Voghera sapeva dei suoi rapporti con la criminalità organizzata. Al tempo di Craxi non c'era impresa che lavorasse con il pubblico che non fosse a conoscenza del pizzo socialista (di listino dal 10 al 30%). I giudici, quando sono messi in grado di intervenire, sono sempre anticipati dalla vox populi di almeno qualche anno. Le banche sapevano del crack Parmalat e ne vendevano i bond fino all'ultimo minuto secondo. Berlusconi e Tremorti sapevano dell'abisso del debito pubblico da loro alimentato in totale incoscienza, ma sempre negato con il ghigno sulle labbra. La conoscenza, in Italia, estesa, reiterata, diffusa fino alla nausea, senza però alcuna possibilità di intervenire ha generato un senso di impotenza di cui molti sono prigionieri. L'italiano non crede al cambiamento, guarda la televisione e vede pontificare i politici che lo hanno portato alla rovina. Non capisce come questo sia possibile e cambia canale. Altrove, quei politici, sarebbero inseguiti per le strade. Qui ci prendono per il culo ogni sera con il sostegno dei giornalisti di regime. Il senso di impotenza genera il rifiuto, l'isolamento e, al momento delle elezioni, l'astensionismo. Metà del Paese si astiene dal voto, non è interessato a chi lo governa, non vuole avere a che fare con la politica che considera lontana, estranea e immonda. "Il voto non serve, tanto fanno sempre ciò che vogliono". Ad esempio cancellare i risultati dei referendum e non mettere in discussione alle Camere le leggi di iniziativa popolare. Pdl e pdmeneolle pari sono. Fanno il cazzo che vogliono, comunque. Questa metà dell'Italia, che oggi vive sottocoperta, può salvare il Paese. Bisogna riportarla al voto per spazzare via le oligarchie, i partiti, i mafiosi, l'informazione corrotta. Da qui alle elezioni del 2013 chiunque segue il MoVimento 5 Stelle deve darsi come compito informare gli astenuti che si può voltare pagina, spiegargli il nostro Programma. Portarli alle urne convincendoli che, per la prima volta nella loro vita, potranno votare per sé stessi. Loro non si arrenderanno mai (noi neppure). Ci vediamo in Parlamento.

UN ANGELO A MILANO...



leggendo il Corriere della Sera a pag. 25 leggo finalmente una bella notizia, una di quelle notizie che ti fanno sperare ancora nel genere umano. Che è successo? be c'è un benefattore che in forma anonima ha aiutato persone in gravissime difficolta' economiche, ridotte a vivere in macchina in strada dopo aver subito anche interventi per una grave malattia...

SEI UN GRANDE UOMO MIO CARO ANONIMO l'articolo lo potete leggere sotto:

L'angelo invisibile di Milano
che aiuta chi è rimasto indietro
Salda i debiti e paga gli affitti. «Ho lavorato nelle grandi banche e so che ci sono centinaia di manager che potrebbero farlo»
#buonenotizie: Le storie Dall'uomo che viveva in auto al bambino trapiantato



Salda i debiti e paga gli affitti. «Ho lavorato nelle grandi banche e so che ci sono centinaia di manager che potrebbero farlo»


L'uomo che fa vivere la speranza ha appena trovato casa a un disoccupato domiciliato da due anni in una vecchia auto. Si è presentato nel quartiere Stadera e ha bussato a una portiera chiusa. Gaspare Tumminello dormiva lì, con la barba sfatta, i denti persi e una storia da disperato involontario: fino a 46 anni gestiva un bar, faceva su e su, insomma se la cavava. Poi i debiti, i prestiti, la malattia. Ha perso tutto. A 54 anni senza sussidio e con un tumore si fatica a mangiare e non si riesce a pagare l'affitto: si sprofonda sempre di più.

«Milano è dura e spietata, ma non si può vivere così», ha esordito l'uomo arrivato con l'intenzione di dargli una mano. In una settimana la vecchia auto è finita in un box; Tumminello oggi dorme in un letto: affitto pagato, spese comprese. Il mestiere dei poveri è quello di doversi arrangiare, ma se qualcuno li aiuta il futuro fa meno paura: si può ritrovare una strada e la dignità. Tumminello quasi incredulo ha ringraziato; l'uomo gli ha messo in tasca un assegno: «Se deve mangiare qui c'è il necessario. Faccia le sue cure e speriamo bene. Una raccomandazione: non si arrenda». Come hanno fatto gli altri milanesi in difficoltà sovvenzionati, aiutati, indirizzati dall'invisibile signore che si materializza all'improvviso e poi sparisce come Nembo Kid.

È stato così per Noemi, una pensionata finita nel girone dei poveri, indebitata con la banca per tenere nel decoro uno scalcinato alloggio popolare in viale Molise. Voleva un frigorifero, ma non era in grado di pagarlo: così ha raccontato al Corriere il suo problema, la vergogna di chi deve lottare ogni giorno per non finire nel tunnel del degrado: «Sono a un passo dal chiedere l'elemosina». L'uomo della provvidenza si è presentato a casa sua: «Andiamo in banca a mettere in salvo il conto», le ha detto. Ecco il frigorifero. E gli occhiali nuovi, se servono. Tenga un po' di contanti per le spese dei prossimi mesi. Mi faccia sapere come va...

C'è una carità spontanea, quotidiana, che attraversa Milano. Non cerca pubblicità e non vuole il suo nome sui giornali. È la carità che non conosce altra regola se non quella di regalare un frammento di umanità e di speranza a chi si è messo (o è stato messo) ai margini della società. Bisogna far sapere che esiste. Ci dice che non tutto è peggio, che non ci sono solo cattive notizie, pugni in faccia per i cittadini. Salvatore Jacono l'ha sperimentato coi suoi figli. Si lamentava di essersi indebitato per farli studiare. E di essere costretto a lavorare di giorno e di notte per evitare l'incubo degli usurai. Niente cinema, niente pizzeria, niente vacanze per qualche anno. Non è bastato. Prosciugato lo stipendio da ferroviere e quello di portiere d'albergo ha dovuto stendere la mano e chiedere l'elemosina. Il suo angelo, lo stesso di Gaspare, lo stesso di Noemi, è arrivato quando non se l'aspettava più. «Ci penso io a far studiare i figli», gli ha detto. «Adagio adagio chiuderemo anche i debiti. Mi tenga informato, con le pagelle del ragazzo e il libretto dell'università...».

Se la vita significa cercare momenti felici è bello sapere che c'è qualcuno che ci aiuta a trovarli. L'uomo della solidarietà che appare e scompare dice che viviamo chiusi in troppi egoismi. «Ho lavorato nel mondo delle grandi banche e posso garantire che ci sono centinaia di manager con entrate milionarie che potrebbero fare quel che ho fatto io: ma forse voltano la pagina di cronaca, preferiscono quella degli spettacoli...». Anche il piccolo Mohamed fra qualche anno ringrazierà questo anonimo signore. Per sopravvivere a una rara malattia genetica che aveva distrutto le sue difese immunitarie i suoi genitori hanno lasciato la Tunisia. I medici del Policlinico di Pavia erano pronti al trapianto: gli unici in Europa.

Ma serviva un donatore di midollo osseo compatibile. Per tre anni sono stati lanciati appelli alle tv italiane e arabe. Niente. Il padre di Mohamed, docente universitario in Tunisia, per pagarsi le spese si è adattato a fare la raccolta differenziata in ospedale. La nascita di un fratellino ha permesso il trapianto. Ora il bambino è fuori pericolo, ma la famiglia è al collasso: serve aiuto. Tradotto: solidarietà economica. Ed è arrivato lui. Ha trovato una casa decorosa, ha dato un aiuto al padre, ha pagato una vacanza a Mohamed: la prima della sua vita. Pagherà anche il viaggio di rientro della famiglia in Tunisia, alle fine dei controlli medici.

C'è nel Paese una solidarietà che a volte non appare. La povertà soffre in silenzio: chissà quanti altri casi sono stati risolti così. Con la generosità discreta di un anonimo cittadino. Messe in fila le storie positive di Milano però sono tante. Diventano notizie. Good news . Anna e Virginia, per esempio. Madre e figlia impoverite dalle malattie e dall'impossibilità di mantenere un posto di lavoro per potersi curare. Si è presentato lui, stupito: come mai nessuno si è offerto di aiutare due donne senza stipendio e senza pensione? Così ha staccato un assegno, per superare l'emergenza e affrontare la vita con un sorriso. «L'anomalia non sono io», ha detto. «È chi volta le spalle a chi è stato sconfitto dalla vita».

Così ha dato una mano anche ad Aldo, pensionato che accudisce i bambini di una coppia senza casa. Abita al quartiere Calvairate e corre tutto il giorno in auto per portare i bimbi a scuola nel centro di Milano. I genitori rientrano la sera, poi vanno a dormire separati in attesa di un alloggio popolare che da dieci anni non arriva mai: i richiedenti a Milano sono 22 mila. Per Aldo il problema era l'Ecopass: la sua vecchia auto doveva pagare il pedaggio. Troppo per chi con 450 euro al mese vive accontentandosi di poco. L'uomo della speranza gli ha regalato un'auto, bollo e assicurazione pagati.

Perché tutto questo? «L'ho spiegato ai miei figli. Chi ha deve aiutare chi non ha. Il valore dei nostri gesti è direttamente proporzionale a quello di cui ci priviamo per aiutare gli altri. Credo abbia più peso il gesto di un pensionato che rinuncia a venti euro che non quelli come me, che non devono rinunciare a nulla. Nemmeno al superfluo». C'è un'umanità di cui dobbiamo sentirci responsabili, dice il cardinal Martini. Può essere utile parlare della solidarietà che risolve certi casi disperati accontentandosi della gratitudine, quella che Emily Dickinson chiamava «la timida ricchezza di coloro che non posseggono nulla».


Giangiacomo Schiavi
29 giugno 2012 | 9:18

GIAMPIERO MUGHINI - LA SUA CASA GUADAGNATA CON ANNI DI LOTTE CONTINUE...




Stamattina Giampiero Mughini ha partecipato ad AGORA' Rai tre ed ha espresso le sue opinioni:

si è detto molto preoccupato se per risolvere la crisi dovessero piangere i ricchi.

Tranquillo tesoro a piangere e ad essere tartassati saranno sempre i poveri!


LA CASA MUSEO DI GIAMPIERO MUGHINI - ex Lotta Continua QUI

ALESSANDRIA - IL COMUNE IN FALLIMENTO



Il Comune va in fallimento

Arrivata la pronuncia della Corte dei Conti sui bilanci della giunta Fabbio: è sfavorevole. Ora il consiglio comunale obbligato a votare il dissesto o sarà sciolto e lo farà un commissario.


E' arrivata questa mattina per Posta Elettronica Certificata l'attesa pronuncia della Corte dei Conti sui bilanci della giunta Fabbio. Sono 66 pagine, l'esito come si temeva è sfavorevole: dissesto. Il che significa che ora il nuovo consiglio comunale (che fra l'altro si riunisce proprio oggi pomeriggio) è obbligato ad approvare il dissesto oppure il prefetto provvederà a scioglierlo e nominare un commissario che lo faccia al suo posto. Il finale comunque è scritto: arriveranno da Roma i commissari del dissesto che, come in tutti i fallimenti, procederanno a pagare per quanto possibile i debiti, trovando accordi al ribasso con i creditori. Di fatto la nuova giunta riparte da zero. Le imposte locali e le tariffe è quasi scontato che schizzeranno al massimo e dovranno essere tagliati molti servizi "non indispensabili". Alessandria è il primo capoluogo di provincia ad essere dichiarato in dissesto con la nuova legge. Un primato di cui si sarebbe fatto volentieri a meno. Una pesante eredità di Pier Carlo Fabbio che sarà ricordato come il "sindaco del dissesto".

ITALIA - GERMANIA - MA IO HO VISTO UN DOCUMENTARIO...


Stavo guardando su italia uno, un documentario della Stella Pende, quando ad un certo punto si sono sentite delle urla di giubilo...l'Italia aveva segnato un goal, poi un altro...io ho seguitato a vedere il documentario che era molto interessante.
Corriere della sera, pagina 47

Stella Pende, la sfida: «Voglio dare voce al dolore del mondo»


MILANO - «L'illusione di dar voce al dolore del mondo e a un mestiere poco conosciuto». E il doppio obiettivo di Stella Pende, che ancora una volta sceglie il modo più difficile, dunque più efficace, per raccontare quello che succede nel mondo. Un viaggio in otto reportage (dall'Afghanistan alla Libia, dal Marocco alla Somalia) che prende il via domenica attorno a mezzanotte su Italia i (peccato l'orario da vampiri): «Confessione Reporter». Stella Pende spiega il primo concetto: «Non voglio usare il dolore degli altri ma rendergli onore», come quando racconta (nella prima puntata) le bambine vendute come bestie ai vecchi in Afghanistan («da civiltà di un Paese islamico si vede da come viene trattata la donna»). Illustra il secondo intento, che è un tributo al mestiere: «Mostrare cos'è il reportage, che non è solo il giornalista, ina il dietro le quinte: interpreti, autisti, fotografi, operatori, altrettanto, se non più importanti». Ci sono gli ospiti, ma anche il «Reportage d'autore», realizzato da chi giornalista non è (Moni Ovadia, Cesare Prandelli, Dominique Lapierre...). Una puntata da non perdere? «Quella sulla Libia e la sorte degli ex gheddafiani: un luogo con un governo fantoccio dove non c'è nessuno che non abbia un Kalashnikov in macchina. Anche la rivoluzione ha le sue vittime». Paure? «No, passione. Ma quando parto a mio figlio racconto che vado a Ostia». R. Fra.

AMERICA


IN UN PAESE CIVILE TUTTI DEVONO AVERE UNA COPERTURA SANITARIA...

giovedì 28 giugno 2012

UN COMMENTO DAL BLOG DI BEPPE GRILLO...


caro beppe,
sono andrea forgione, il segretario del pd che nel 2009 ti tessero' al pd. voglio complimentarmi con te per il programma che presenti e per la promessa che il movimento 5 stelle sara' presente alle elezioni. Vogliamo che tu sappia che alle prossime eklezioni tutto il circolo M.L.King votera' in massa per te ed il movimento. Dopo tre anni abbiamo capito che il pd e' un pdl malriuscito, pieno di penati, tedesco dalemix , finocchiari e lusi. Ti abbiamo inviato una richiesta di iscrizione al movimento , speriamo che sia accettata. con la stima di sempre andrea forgione. Ciao beppe , finalmente ci siamo ritrovati sul terreno dell'innovazione e del rinnovamento per una democrazia dal basso.
ANDREA FORGIONE64, AVELLINO Commentatore certificato 28.06.12 16:44|

BEPPE GRILLO...


Il MoVimento 5 Stelle parteciperà alle prossime elezioni politiche qualunque sia la legge elettorale. Non ci sarà alcuna alleanza con i partiti. I candidati saranno votati in Rete che rimarrà centrale durante il mandato elettorale sia come supporto agli eletti che come garanzia del rispetto del programma. Non dico nulla di nuovo, ma è opportuno ribadirlo. Le elezioni si possono vincere o perdere, in realtà in Italia si pareggiano da sempre, sono elezioni truccate. Vincono tutti, si spartiscono rimborsi elettorali, testate giornalistiche, canali televisivi, banche, concessionari. Tutto. Il MoVimento 5 Stelle partecipa per vincere e vincerà in ogni caso. Sia nel caso straordinario che venga chiamato a responsabilità di governo, sia che, come forza di opposizione, faccia da sentinella per i cittadini. Il MoVimento 5 Stelle non prenderà un solo euro di rimborsi elettorali, così come ha fatto per le elezioni regionali e proporrà l'abolizione di ogni contributo diretto e indiretto ai giornali. Dopo le recenti proiezioni di voto al 20% e la vittoria di Parma, il M5S è diventato il mostro da abbattere. Ogni problema del Paese viene in secondo piano rispetto a una guerra mediatica che sta assumendo proporzioni così gigantesche da farla apparire ridicola. L'obiettivo dichiarato del MoVimento 5 Stelle è di dare ai cittadini la responsabilità delle scelte attraverso strumenti come il referendum propositivo senza quorum, l'obbligatorietà della discussione delle leggi popolari in Parlamento con voto palese e la votazione diretta del candidato. I partiti hanno fatto della legge elettorale carne da porco e ne discutono ogni giorno sopra le spalle della Nazione, come se fosse roba loro, con il solo intento di spartirsi i voti. Discutono sul nulla. Un 4-4-2 all'italiana o un 3-5-1 alla tedesca o un fritto misto dalemacasinibersani o, ultimo nato, un provincellum. La partecipazione diretta degli italiani alla cosa pubblica è il motivo di esistenza del MoVimento 5 Stelle. I partiti sono un muro che ogni giorno ha una nuova crepa. Nessun partito governerà a lungo sulle macerie che ha creato. La cura Monti ha fatto aumentare il debito pubblico e lo spread continua salire, e di conseguenza gli interessi che paghiamo sui titoli pubblici. Il PIL è sceso a meno 2,4 e scenderà ancora. Nel cratere ci siamo già dentro. Una precisazione sull'euro. Io non sono contrario all'euro in principio. Ho detto che bisogna valutare i pro e i contro e se è ancora fattibile mantenerlo. Ma, se usciremo dall'euro, sarà solo a causa del nostro enorme debito pubblico. Chi oggi accusa il sottoscritto di anti europeismo farebbe bene a guardarsi allo specchio e sputarsi in faccia. Il debito lo hanno creato i partiti, Pdl e pdmenoelle in testa, e lo stanno facendo pagare ai cittadini con l'aumento delle tasse, la disoccupazione e il taglio dei servizi. Ci vediamo in Parlamento, sarà un piacere".

SIGNORA SI CONTENGA...





mercoledì 27 giugno 2012

ALESSANDRO GILIOLI


Mettiti a correre

Euro, mica euro, debiti, banche, mercati, finanza: bah.

L’altra sera per rendermi un po’ meno nebbioso questo bah, davanti a uno spritz ho cercato di fare il terzo grado a un mio amico: uno che ci capisce, certo più di me, insomma, anche perché di queste cose legge e scrive da una vita. Gli ho detto: senti, fa caldo, è quasi luglio, c’è ’sto consiglio d’Europa, insomma spiegami un po’ tutto come se io avessi quattro anni, ok?

E lui:


Allora, facciamo finta che l’Italia di oggi sia un atleta, diciamo uno che deve correre gli ottocento metri, d’accordo?

Ecco, la prima cosa da dire è che invece delle scarpette da corsa ci siamo presentati in pista con degli stivaloni fatti di piombo, roba da cinquanta chili l’uno. E’ il debito pubblico che ci siamo costruiti negli ultimi trent’anni.

Poi, nel 2002, ci siamo legati le caviglie con uno spago bello grosso: l’euro, che ci ha tolto la possibilità di svalutare, di governare la moneta, eccetera.

Alla fine sono arrivati dall’America dei tizi fuori di testa e ci hanno tirato una salva di calci nei coglioni, da farci piegare in due dal dolore: la crisi mondiale esplosa coi derivati.

Ecco, adesso siamo come un corridore con le scarpe di piombo, i piedi legati e il fisico piegato in due per la sofferenza.

In queste condizioni arriva un altro tizio – diciamo l’Europa, la Merkel, chi ti pare – e ci fa: okay, potremmo anche darti una mano, forse. Però tu mettiti a correre.

MASSIMO BARRA - DROGHE - 1986


GENITORI IN DIFFICOLTA' CON FIGLI CADUTI NELL'USO DELLE SOSTANZE...COCAINA - EROINA...


CHISSA' QUANTI GENITORI SONO OSTAGGI DI GIOVANI CASCATI NELL'USO DELLE SOSTANZE...COCAINA - EROINA...QUANTI? genitori normali, genitori in difficolta' economiche, genitori che si trovano a combattere un nemico sconosciuto...LA COCAINA E L'EROINA...soli, disperati, senza strumenti per aiutare, vittime, solo vittime.


Girano da anni piu' droghe che merendine del mulino bianco...basta una piccola crepa nel rapporto genitori figli che il rischio che possano avere la curiosita' di provare cio' che oggi si offre anche gratis è notevole...scuole, discoteche, piazze e piazzette...si comincia per curiosita'...provare un piacere...perche' se non si prende atto che all'inizio è un gran piacere si nega la realta'...quel piacere che poi diventa un incubo. Nelle scuole da anni si doveva fare prevenzione.



FEDERICO ALDOVRANDI...



Cancellieri: "Ora provvedimenti
In una nota del Viminale il ministro dell'Interno comunica di aver disposto "l'immediato avvio di un procedimento disciplinare per sanzionare l'autore del gravissimo gesto" dopo la pubblicazione su Facebook delle frasi "vergognose e gravemente offensive" nei confronti di Patrizia Moretti

Prato, bambini in gita sotto il sole
Stremati e disidratati, uno muore
Il papà straziato: troverà amici in cielo
Gruppo parrocchiale marcia su un monte per km sotto il sole. Soccorsi con un elicottero. Un bambino di 11 anni va in arresto cardiaco. In codice rosso all'ospedale, è deceduto


PRATO - Un bambino di 11 anni portato in ospedale a Careggi non ce l'ha fatta ed è morto, altri bambini, circa una settantina di un gruppo parrocchiale in escursione sulla Calvanaun monte sopra Prato - sfiniti, disidratati e stremati, sono stati salvati grazie all'intervento di un elicottero del 118. È successo nel pomeriggio quando un'escursione avventata è terminata in tragedia.

I bambini accompagnati da alcune guide hanno camminato per ore sotto il solo sentendosi male. La comitiva era partita da Paperino di Prato ed aveva approcciato la Calvana da un sentiero presso la località Capo Bastone. Il più grave, un bimbo di 11 anni, Franco Lori, è entrato in arresto cardiaco ed è stato trasportato in elicottero in codice rosso al pronto soccorso dell'ospedale Careggi di Firenze dove purtroppo non si è più ripreso ed è deceduto. Gli altri ragazzi sono stati trasportati al comando provinciale dei vigili del fuoco di Prato, dove è stato messo loro a disposizione il locale della mensa e dove sono stati rifocillati. Visitati da equipe di medici, le loro condizioni ora non destano particolari preoccupazioni. Quasi tutti sono stati già riaccompagnati a casa dai genitori subito accorsi.

Lo strazio del papà. «Non mi interessa parlare con i medici. Ormai non possono guarirlo», ha detto il padre del piccolo Franco Lori. La madre è la prima ad essere arrivata all'ospedale di Careggi, in lacrime, accompagnata dalla sorella e dalla nipote. Il padre, autotrasportatore, è arrivato dopo circa un'ora: era al lavoro sulla costa toscana quando ha saputo della morte del piccolo, che era figlio unico. L'ultima volta lo aveva visto ieri sera. «Non mi interessa parlare con i medici. Ormai non possono guarirlo», ha detto. La famiglia si era trasferita un anno fa da Poggio a Caiano a Paperino ed il piccolo aveva cominciato a frequentare la parrocchia ed avviato dagli stessi genitori al Gres, il gruppo estivo che ha organizzato la gita di oggi. «Lo abbiamo mandato sperando che si facesse nuovi amici, anche se lui preferiva stare in casa a giocare con il computer. Ora gli amici se li è fatti in Paradiso». Il padre del piccolo ha anche aggiunto che il figlio non aveva particolari malattie e che «era tifoso della Fiorentina: avrebbe voluto giocare a calcio, ma - dice ancora sotto choc e trattenendo le lacrime - era una schiappa...».

Prime reazioni. I genitori escono alla spicciolata dalla caserma dei vigili del fuoco di Prato: ancora nessuno sa, però, che il bambino è morto. «Stanno tutti bene - spiega una madre, Stefania - è una gita che fanno ogni anno e gli accompagnatori sono attentissimi. Se qualcosa è andatp storto non è colpa loro».

I bambini, spiega il comandante dei vigili del fuoco di Prato Vincenzo Bennardo, sono stati controllati da tre medici e tre infermieri. «Stanno bene - ha detto anche lui - hanno sofferto un pò di caldo e di sete. Erano una settantina, tutti delle elementari e delle medie». I genitori hanno avuto anche parole di elogio e di apprezzamento per il parroco di San Martino a Paperino, don Carlo Gestri, che ha accompagnato i ragazzi nell'escursione.

Il racconto dell'accompagnatore. «Avevamo acqua con noi ed eravamo equipaggiati per l'escursione»: a parlare è uno degli accompagnatori dei ragazzi che sono stati soccorsi durante una gita sul monte Calvana a Prato. «Se faceva caldo, sì, ma come al solito», ha risposto l'accompagnatore ricostruendo anche quanto è accaduto quando si è sentito male il bambino undicenne poi morto. «Eravamo molto più avanti, poi ci hanno avvertito che qualcuno si è era sentito male. Abbiamo aspettato un pò poi siamo ripartiti e andati oltre, ma alla fine ci hanno bloccato». Solo i ragazzi che erano più vicino all'undicenne si sarebbero accorti di quanto stava succedendo. Poi c'è stato il passaparola tra i gruppi di ragazzi che partecipavano alla gita.

Le indagini. «Le indagini sono a 360 gradi», ma fra le ipotesi prese in considerazione dagli investigatori c'è anche quella che alla base del malore che ha provocato il decesso del bambino vi si sia «un problema congenito». È quanto spiegano dalla procura di Prato in merito all'indagine aperta sull'accaduto. Al momento non ci sono indagati. In procura si spiega che gli investigatori stanno ascoltando alcuni responsabili della gita e che domani sarà deciso se disporre o meno l'autopsia. A quel punto ci saranno, come atto dovuto, eventuali iscrizioni nel registro degli indagati. In procura si ricorda come il bambino deceduto sia l'unico ad essersi sentito male e che al momento non emergono cause evidenti del decesso.

PARMA...


QUANDO I RADICALI CHIEDEVANO LE DIMISSIONI DI FORMIGONI...


Le indagini della procura di Milano danno ragione alla Lista Bonino Pannella: almeno 800 delle firme a sostegno del cosiddetto ‘listino Formigoni’ per i pm sono false e la Lombardia potrebbe tornare alle urne prima del previsto. “L’esito elettorale potrebbe ancora essere invalidato dai giudici amministrativi – spiegano i Radicali in una conferenza stampa a Milano – e nel frattempo chiediamo che il presidente Formigoni si dimetta”. Al di là delle responsabilità civili e penali, la richiesta della Lista Bonino Pannella riguarda le accuse che il governatore della Lombardia la primavera scorsa ha scagliato contro i Radicali di avere fatto un complotto contro di lui. “Formigoni ha mentito sapendo di mentire – dichiara Marco Cappato, candidato alle prossime comunali di Milano per la Lista Bonino Pannella – né si è preoccupato di scusarsi con i cittadini le cui firme sono state falsificate. Parliamo di una responsabilità politica che impone un passo indietro” di Franz Baraggino 15 APRILE 2011

martedì 26 giugno 2012

GAD LERNER...E ATDAL PRESA X I FONDELLI...




Gad si è dimostrato quello che è ... avevamo concordato con la redazione di poter fare almeno un intervento. Non è stato possibile (ed è la seconda volta che succede, già in passato qualche anno fa ci fece la stessa sorpresa) ... abbiamo quindi deciso di andarcene (eravamo in dodici) creandogli qualche problema (non amano avere seie vuote nello studio) ... per quanto mi riguarda può andare a farsi fottere. Se devo fare il figurante per riempirgli lo studio mi paga.
Ciao
Armando



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Buongiorno a tutti,
ieri sera Gad Lerner ci ha fatto lo stesso scherzo già vissuto qualche anno fa. Allora, come ieri sera, siamo stati
invitati ed eravamo presenti in una dozzina. Già nella presentazione della puntata si era intuito che difficilmente
avremmo avuto modo di parlare. Quando si è arrivati al tema delle vergognose riforme del Governo Monti-Fornero
Gad, bontà sua, ha dato la parola ad un paio di esodati e poi è passato al tema Formigoni.
Non finiremo mai di ripetere che noi siamo solidali con la lotta degli esodati che hanno mille ragioni di pretendere
quello che è un loro diritto garantito dai passati Governi e dagli accordi sottoscritti. Resta il fatto che oltre ai
400.000 esodati nel nostro paese vi sono circa 500.000 over55-over60 disoccupati che non hanno usufruito di
nessuna forma di ammortizzatore sociale e che si sono visti spostare in avanti di anni il traguardo della pensione.
I diritti di questi disoccupati sono analoghi a quelli degli esodati e la battaglia nei confronti della politica (anche
quella mascherata da tecnici) è e deve essere comune.

Gad Lerner e altri rappresentanti del mondo dei media dando spazio solo ad una delle componenti del disagio
sociale compiono oggettivamente un'azione di divisione del fronte di chi si oppone alle manovere-massacro e lo
indeboliscono.


Ci era stata garantita la possibilità di intervenire ma l'accordo non è stato rispettato. Per questi motivi abbiamo
deciso di abbandonare la trasmissione creando non pochi problemi (non tollerano di avere delle sedie vuote).
Per quanto ci riguarda non ci interessa minimamente partecipare ad un trasmissione come spettatori silenti,
se vogliono avere dei figuranti ce lo dicano e credo che, a pagamento, di persone gliene possiamo trovare
parecchie.
Buona giornata
Armando Rinaldi



Salve a tutti,
domani sera siamo stati di nuovo invitati alla trasmissione L'Infedele in onda su LA7.
Contrariamente a quando avvenuto la scorsa settimana la puntata dovrebbe essere in gran parte
dedicata al tema del lavoro e delle pensioni. Insieme a una decina di nostri Soci ci saranno
il gruppo dello sportello esodati della CGIL, un gruppo di lavoratori di Termini Imerese (Fiat) e
rappresentanti dei pensionati.
Grazie e buona serata
Armando Rinaldi

PIETRO ORSATTI ...


all’editto bulgaro all’editto al pesto. #Grillo: giornalisti? “portarne in tribunale solo alcuni per educarne molti”

24 giugno 2012 - PIETRO ORSATTI

Non ci sta. Grillo il megafono, ideatore, simbolo, navigatore e santo del moVimento cinque stelle non ci sta. Lui e il suo movimento non possono essere studiati, criticati, osservati. Non si possono segnalare comportamenti, tic, linguaggi, atteggiamenti e contraddizioni. Non si possono segnalare errori, fallimenti, rapporti non proprio pubblici con l’azienda Casaleggio. Come non si può parlare di quale peso abbia quell’azienda nell’organizzazione e nelle decisioni dell’M5S. Il moVimento è oltre. E lo è, oltre, soprattutto lui, Grillo.
E quindi nessuna critica, nessun confronto, nessuna notizia che non documenti i suoi stupefacenti successi o che riporti, senza commento, i suoi proclami.
E allora che cosa si può fare quando la stampa, perfino l’amico Il Fatto, inizia a pubblicare dubbi, notizie, contraddizioni e critiche? Si annuncia una campagna di rieducazione dei pennivendoli nostrani. Ovvio. Che vanno rieducati, ingrati. Peché l’oltre è oltre a ogni cosa.
Leggiamo cosa ha pubblicato oggi il nostro uomo oltre sul suo blog dopo che alcuni giornali (e l’intera rete che di giorno in giorno sembra prendere sempre più distanza da lui) avevano pubblicato notizie che secondo lui dovevano non essere messe in pagina. In particolare due notizie: la prima che a Parma la giunta ancora non c’è e che dopo più di un mese dalle elezioni non è stato fatto un atto e l’unico fatto rilevante avvenuto è quello del record di permanenza come assessore del tecnico scelto da Pizzarotti ovvero meno di 24 ore; la seconda notizia invece è quella dello spot a Forza Nuova apparso sul Blog di Grillo e rimasto lì per tutta una giornata. Per sbaglio, ovviamente. Ed è orribile e ingiusto segnalare questi piccoli errori. Non si può. Loro sono oltre. Lui è oltre.
Quindi, leggiamo l’editto al pesto. Parola del signore (minuscolo).

“Lo sport più praticato di questo inizio estate dai fantasmi della Seconda Repubblica è la ricerca della pagliuzza nell’occhio del MoVimento 5 Stelle e di chi ne fa parte. Un’attività frenetica che non si ferma di fronte al ridicolo. Chi la esegue con metodo, da esperto fangaiolo, ha di solito una trave nel culo. Il numero dei praticanti di regime è così smisurato che è impossibile rettificare su tutti i siti e blog, denunciare ogni travista, querelare qualunque mentitore professionale che si fa chiamare “politico” o “giornalista”. Per non farsi travolgere è obbligatorio darsi delle priorità e portarne in tribunale solo alcuni per educarne molti. Ed è quello che faranno i miei avvocati. Prima il processo penale, poi quello civile. Conviene. Gli togli un quinto dello stipendio, le proprietà se ne hanno, e doni tutto in beneficenza. I travaioli sanno di mentire e quindi usano spesso il condizionale. Grillo avrebbe uno yacht, Grillo e Casaleggio lasciano solo Pizzarotti – dicono che – pare che – (Fatto Quotidiano), Grillo fa pubblicità a Forza Nuova (Corriere della Sera), Grillo sarebbe un massone, i consiglieri regionali del M5S si intascano i soldi, Grillo ha preso i rimborsi elettorali (Panorama). Tutto falso. Non fanno mai una verifica perchè non gli interessa. Il loro obiettivo non è informare. I travaioli, oltre a inventare le notizie dal nulla, hanno anche il compito di amplificare le non notizie, come la messa in piega di mia moglie o un bagno su una spiaggia di Porto Cervo. E’ come stare sotto un bombardamento dove dal cielo piove merda. Invece di scrivere, cagano. Le opinioni, le illazioni al posto dei fatti.
L’Italia sta affrontando la più grave crisi del dopoguerra e i giornali cullano i loro padroni, sempre più simili a fantasmi, e le loro ambizioni di “formare l’opinione pubblica”, di condizionare il voto elettorale, con l’illusione che i cittadini non possano ormai informarsi attraverso la Rete. La Rete… il padrone di Grillo, come direbbe quel pover’uomo di Bersani.

Ps: Io non ho proposto l’uscita dall’Euro come vorrebbe Scalfari, che incassa la pensione da ex parlamentare, ma un’analisi di costi e benefici reali dettagliata prima di proseguire su una strada che dei premi Nobel, non un miserabile demagogo come il sottoscritto, ritengono insensata. La mia idea di democrazia, comunque, è che una decisione così importante come l’ingresso nell’euro andasse a suo tempi sottoposta a referendum, non decisa sopra le teste degli italiani”.

L’ho ripreso integralmente perché va chiarito bene un fatto. Si tratta di un’intimidazione nei confronti di chiunque, e in particolare dei cronisti e giornalisti, che esercitando il loro mestiere possano criticare il moVimento, Grillo e i loro atti. Intimidazione. Punto.

E allora, in conclusione, mi rivolgo direttamente a te caro Beppe Grillo. A te che hai fatto nascere un movimento di opinione da un salutare, sacrosanto e liberatorio vaffanculo.
Riprenditele le tue intimidazioni. Accompagnate dal mio di vaffanculo tutto quanto per te.FONTE QUI

UN COMMENTO ANONIMO ...


facile prendersala contro gli Agenti che si rompono la schiena per quattro lire mentre i figli di papà vanno a farsi di eroina ed alcol....per poi risultare più credibili dei SERVITORI DELLA...


Non so chi lei sia visto che il commento è anonimo, rispondo lo stesso:

trovo una grande ignoranza dietro le parole da lei lasciate sul mio blog...UNA GRANDE IGNORANZA...per fortuna non tutti i servitori dello stato sono come i quattro che hanno massacrato Federico Aldrovandi, e per ultimo anche la madre. VERGOGNA!

QUESTI ESODATI NON MI COMMUOVONO...


Cosa vuol dire essere 'esodati'
Commenta di Enrico Arosio

«Lavoravo in banca. Nel 2009 mi dissero: 'se vai fuori ti diamo il 70 per cento dello stipendio per cinque anni, quando arriverai alla pensione'. Ho accettato. Ora invece resto senza un euro». La storia simbolo di Maurizio, 58 anni, fregato prima da Sacconi e poi dai tecniciL'ESPRESSO...


BEPPE GRILLO...


Yes, political!
Riprendiamoci la PoliticaIn difesa di Favia e Defranceschi (non del M5S) Ora va di moda dagli addosso ai 5 Stelle. Dalle colonne di questo blog non sono mai mancate le critiche al M5S, sin dalle origini. La crescita esponenziale del Movimento, con le amministrative 2012 e dopo, in maniera del tutto virtuale, nei sondaggi, ha innescato un nuovo filone giornalistico. Trovare scheletri nell’armadio di Grillo, Casaleggio e di tutti i neofiti del M5S. L’importante è parlarne male, non argomentare bene le proprie tesi (ci sono un paio di post imperdibili di Mazzetta e il Nichilista, assolutamente da leggere e che costituiscono, a mio avviso, due esempi di buon giornalismo in materia di M5S e utopismo della democrazia diretta). Ma, a sorpresa o forse no, il nouveau divertissement non nasce sul web bensì sui giornali – il web ne fa solo un copia-incolla, nelle più comoda delle pratiche attira visitatori. Così, stamane, mi trovo a dover difendere i due consiglieri regionali dell’Emilia Romagna del M5S, non già per partito preso: solo e soltanto per il piacere di verificare i fatti.

Parto dal principio. Un blogger copia e incolla un articolo di Silvia Cerami su L’Espresso. In esso si sferra un colpo sotto la cintola a Favia in particolare, reo di esser presidente – da ben due anni – della Commissione Regionale VI “Statuto e Regolamento”. Un fatto noto. Favia, in quanto presidente, avrebbe “a disposizione due dirigenti e un funzionario, un budget annuale di oltre 100 mila euro, più eventuali spese di rappresentanza. Non manca, ovviamente, un emolumento mensile maggiorato per le incombenze del presidente, che nel 2011 ha incassato 125.239,68 euro” (Jack’s Blog). Naturalmente, nessuno del blog sopra citato ha pensato di dover verificare quanto scritto dalla Cerami. Si assume che sia vero perché l’ha scritto tale Cerami su L’Espresso. Nessuno mette in dubbio la buona fede di Cerami, semplicemente qui si crede che il suo pezzo valga tanto quanto gli articoli anti-Casta di Sallusti su Il Giornale. E dire che il M5S ha davvero tanti problemi, a partire da quell’idea forse irrealizzabile e utopica di “democrazia dal basso”, che peraltro nemmeno funziona, visto e considerato i casi di Parma e di Cento (Tavolazzi docet). L’attacco della Cerami contro Favia si impernia sul fatto che Favia avrebbe anzitempo bollato la Sesta Commissione come “uno spreco”. Poi ne è diventato presidente e spreco più non era. Quindi c’è il mistero della cifra – quelle 125.238,68 euro che, secondo Cerami, Favia avrebbe “incassato” nel solo 2011. Basterebbe quello per accecare tutti i fan del M5S di Bologna e dintorni. Il problema è che le parole della Cerami non permettono verifica. Infatti, sul sito dell’Assemblea Regionale dell’Emilia Romagna, alla pagina Trasparenza, sono pubblicate altre cifre, e diventa difficile se non impossibile capire da dove provengano quelle 125.000 euro di cui testimonia Cerami.

Emolumenti a favore dei Consiglieri regionali
Netto esclusi rimborsi a pié di lista e rimborsi di cui alla let.b art.52 del T.U.I.R. Rimborsi di cui alla lett.b art.52 del T.U.I.R.* Totali netti
Presidente Assemblea legislativa e Giunta Regionale
5.314,69 2.277,02 7.591,71
Vice Presidente Assemblea legislativa
4.591,16 2.277,02 6.868,18
Presidente Commissione Consiliare
4.012,32 2.277,02 6.289,34
Vice Presidenti Commissioni Consiliari
3.578,19 2.277,02 5.855,21
Consigliere Segretario e Segretario Questore del Consiglio
4.012,32 2.277,02 6.289,34
Capigruppo Gruppi Consiliari
4.012,32 2.277,02 6.289,34
Consigliere Regionale
3.288,78 2.277,02 5.565,80

(*) Nota: è compreso in questa voce: il rimborso forfetario delle spese sostenute per la partecipazione alle riunioni istituzionali e per le spese derivanti da attività connesse all’espletamento del mandato, previsto dalla La L.R. 42/1995 all’art. 6, comma 1, lettera a); Non è compreso in questa voce: il rimborso spese di trasporto previsto dalla L.R. 42/1995 all’art. 6, comma 1, lettera b) per lo svolgimento delle attività connesse all’esercizio del mandato, costituito da un rimborso chilometrico che tiene conto della distanza tra la residenza e la sede dell’Assemblea, corrisposto in base alla effettiva presenza, fino ad un importo massimo corrispondente a 12 presenze mensili. Tali importi sono variabili e corrisposti a fronte di spese sostenute e puntualmente certificate; non sono quindi riportati nella tabella di sintesi.
Se gli emolumenti che spettano a Favia in qualità di presidente di commissione sono effettivamente pari a 6289 euro netti al mese, allora nel 2011 dovrebbe aver “incassato” una somma pari circa a 75000 euro. In ogni caso, dovrebbe valere l’intenzione più volte espressa da Favia di trattenere solo i 2500 euro mensili. Nel suo Movimento sono piuttosto attenti a queste cose e polemiche erano già sorte sul destino della eccedenza che Favia e Defranceschi devono comunque percepire personalmente. Su questo punto non mi dilungo altrimenti. Se ne è parlato forse in eccesso. E’ ora di passare oltre.

Secondo aspetto degno di critica secondo Cerami: la commissione VI sarebbe alquanto inoperosa. Solo “ventiquattro sedute in tutto il 2011, con una media di due al mese, quasi trenta ore all’anno di duro lavoro”. Una Commissione “nata nel 2001 per riscrivere lo Statuto della Regione”, doveva durare trenta mesi, il tempo di approvare le modifiche statutarie. Ebbene, sono “trascorsi quasi dieci anni” poi “nel 2010 [...], dopo le elezioni regionali, venne di nuovo costituita, per altri cinque anni” (Jack’s Blog, cit.). Ventiquattro sedute possono essere tante o poche, non è questo il modo corretto di argomentare. E’ chiaro che una Commissione sul Regolamento ha un minor tasso di attività rispetto per esempio ad una Commissione Bilancio, nella quale transitano quasi tutti i provvedimenti di un governo regionale. Bisognerebbe poi fare una valutazione della qualità del tempo speso dalla Commissione VI, che ha comunque una serie di compiti che vanno al di là delle semplici “modifiche statuarie”. La Commissione infatti deve occuparsi di:

− proposte di modifica allo Statuto e al Regolamento interno;
− legge elettorale, disciplina dei casi di incandidabilità, ineleggibilità e incompatibilità;
− leggi in materia di organismi e Istituti previsti dallo Statuto;
− promozione della democrazia partecipativa e dei processi decisionali inclusivi;
− promozione delle attività di controllo e valutazione delle leggi, clausole valutative e missioni valutative;
− semplificazione e qualità degli atti e dei procedimenti;
− rapporto sulla legislazione. (Commissione VI – Statuto e regolamento).
Inoltre, dando un’occhiata alla composizione della Commissione, la cui esistenza è attribuita da Cerami quasi come una colpa a Favia, troviamo personaggi illustri e al di sopra di ogni sospetto della politica dell’Emilia Romagna, come l’avvocato di strada Antonio Mumolo (PD), il compianto Maurizio “Cev” Cevenini, Roberta Mori (PD), attuale presidente della Commissione per la Parità e attivissima sul fronte dei diritti delle Donne.

In ogni caso, questa “inutile” Commissione ha partorito 41 progetti di leggi regionali (ATTI Commissione VI). Fra di essi vi sono tre leggi molto importanti, che hanno distinto la Regione Emilia-Romagna nel paese:

494 – Progetto di legge d’iniziativa dei consiglieri Favia e Defranceschi: “Modifiche alla legge regionale 14 aprile 1995, n. 42 “Disposizioni in materia di trattamento indennitario agli eletti alla carica di consigliere regionale”" (24 09 10). Vedi pdl 827- e 827 Progetto di legge d’iniziativa dei consiglieri Monari, Sconciaforni, Naldi, Mandini, Barbati, Mazzotti, Noè, Lombardi, Pollastri, Manfredini e Cevenini: “Modifiche alla legge regionale 14 aprile 1995 n. 42 “Disposizioni in materia di trattamento indennitario agli eletti alla carica di consigliere regionale”" (06 12 2010), poi confluite nella Legge regionale n. 13 2010.

958 – Progetto di legge d’iniziativa dei consiglieri Favia e Defranceschi “Anagrafe pubblica degli eletti della Regione Emilia-Romagna. Disposizioni sulla trasparenza e l’accessibilità alle informazioni” (25 01 11), vedi pdl 262, poi diventato Legge regionale n. 1 2012.

1078 – Progetto di legge d’iniziativa dei consiglieri Favia e Defranceschi “Norme per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni mafiosi, criminali, illegali e per la promozione dell’educazione alla legalità” (18 02 11), vedi pdl 1117, Progetto di legge d’iniziativa della Giunta: “Misure per l’attuazione coordinata delle politiche regionali a favore della prevenzione del crimine organizzato e mafioso, nonché per la promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile” (delibera di Giunta n. 259 del 28 02 11), poi diventato Legge regionale n. 3 2011.
Si tratta di tre leggi che hanno avuto origine dall’iniziativa di Favia e Defranceschi – abrogazione vitalizio consiglieri regionali, anagrafe degli eletti e Contrasto fenomeni mafiosi. L’Emilia-Romagna è stata la prima regione a dotarsi di una legislazione per il contrasto alla infiltrazioni mafiose; ed è la prima regione ad aver abolito il vitalizio dei propri consiglieri. Se non altro, la presenza di Favia e Defranceschi, nonché l’attività in Commissione VI di Favia medesimo, influenzano il dibattito consigliare della Regione Emilia-Romagna.

Non si spiega altrimenti, se non con una volontà calunniatoria, l’articolo di Silvia Cerami. Ripeto: di problemi e di aspetti poco chiari il M5S è pieno. Un corretto giornalismo dovrebbe cominciare da quelli: dal ruolo di Grillo e di Casaleggio (per favore senza indugiare nel complottismo); dall’idea di democrazia diretta applicata mediante la tecnologia del web – tecnoutopismo e democrazia; dall’aspetto legato alla perdita della caratteristica del professionismo della politica; dal problema annoso della mancata circolazione delle élites. Ma forse chiedo troppo.

Aggiornamento 24/06/2012:

Alla fine è arrivata la risposta di Favia, ma le risposte – quelle vere, quelle fattuali – erano già lì, sul sito istituzionale dell’Assemblea dell’Emilia Romagna.


Queste sono le tabelle citate da Favia, che potete esaminare e tenere sotto controllo voi stessi su http://www.assemblea.emr.it/assemblea-legislativa/trasparenza/commissioni
FONTE QUI






lunedì 25 giugno 2012

FEDERICO ALDROVANDI-L'AGENTE CONDANNATO OFFENDE LA MADRE...


L'agente Paolo Forlani su un gruppo Facebook: «Adesso non sto più zitto». Giovedì la condanna definitiva di 4 poliziotti per il pestaggio a morte del 18enne
«Faccia da culo», incapace di crescere un figlio morto non certo per un presunto pestaggio ma per altre cause.

E' descritta così in un gruppo su Facebook Patrizia Moretti, la madre di Federico Aldrovandi, il giovane morto la notte del 25 settembre 2005 dopo essere stato pestato da quattro poliziotti durante un controllo a Ferrara. La donna ha già querelato per diffamazione una donna e due uomini (uno dei quali è un agente che pestò suo figlio) che l'hanno insultata su Facebook.

«ALDROVANDI? NON E' STATO PESTATO»
Giovedì, la Corte di Cassazione ha condannato in via definitiva i quattro agenti, definiti «schegge impazzite in preda al delirio». Nel giro di poche ore, sono iniziati i commenti alla sentenza sulla bacheca di«Prima Difesa Due», gruppo su Facebook dell'omonima associazione che vuole tutelare gratuitamente gli appartenenti delle forze dell’ordine. Il gruppo è stato fondato da Simona Cenni, grande «amante» delle forze dell'ordine secondo la qualeFederico Aldrovandi «non è stato pestato» (nonostante due manganelli rotti dagli agenti): «è morto per la compressione del fascio di hiss, dovuta non a una botta ma all'as
sunzione di droga».

Parla la donna querelata dalla mamma di Federico

IL POLIZIOTTO CONDANNATO
«La "madre" se avesse saputo fare la madre, non avrebbe allevato un "cucciolo di maiale", ma un uomo!», si aggiunge tale Sergio Bandoli. La discussione va avanti su questi toni, fino a quando non interviene anche uno dei quattro poliziotti condannati, Paolo Forlani. L'uomo vuole parlare dopo la condanna ricevuta: «Adesso non sto più zitto dico quello che penso e scarico la rabbia di sette anni di ingiustizie».

E la rabbia la scarica eccome. Secondo il Fatto Quotidiano, l'uomo passa subito all'attacco della madre di Aldrovandi: «Che faccia da culo che aveva sul tg», la descrive. «Una falsa e ipocrita… Spero che i soldi che ha avuto ingiustamente (il risarcimento da parte dello Stato, ndr) possa non goderseli come vorrebbe», scrive. Invita tutti a non fidarsi dei giornali e gli augura di non passare quello che ha passato lui: «Leggete e imparate a leggere gli atti e non solamenti per sentito dire dai giornali», scrive. «Non vi auguro nulla di simile, ma vi posso dire che siamo stati calpestati nei nostri diritti», accusa, senza ovviamente specificare quali diritti siano stati calpestati e perché non si sia rivolto alle autorità competenti.

LA CONDANNA
E a chi decide di abbandonare la pagina in seguito ai commenti di queste ore, Forlani risponde: «Se vuoi facciamo due chiacchiere e ti spiego alcune cose che probabilmente non hai letto dai giornali». A dir la verità, l'agente condannato ha avuto ben sette anni per parlare e spiegare alle autorità la sua versione dei fatti. Non è bastato. In tutti e tre i gradi lui e gli altri tre agenti sono stati condannati per aver pestato il 18enne Aldrovandi. Gli agenti, che sono in servizio ma non più a Ferrara, non rischiano il carcere visto che 3 anni sono coperti dall'indulto. Tuttavia a condanna definitiva dovranno scattare i provvedimenti disciplinari. VANITY FAIR

PERNA/GRILLO


Il Giornale attacca Beppe Grillo: "Tirchio, avido e bugiardo"ROMA - Giancarlo Perna sul Giornale dedica un ritratto al vetriolo a Beppe Grillo, raccontando più o meno quello che già era stato raccontato negli anni precedenti sempre dal Giornale: "È tirchio, avido, bugiardo e pregiudicato, anche se fa continui gargarismi con la parola legalità. Tutti sanno dell’incidente che causò alla vigilia di Natale 1981, correndo con un fuoristrada su una mulattiera ghiacciata delle Marittime. Tre morti: una coppia di amici e il figlioletto di nove anni. Nei tre gradi di giudizio cercò sempre di sminuire le sue responsabilità. Ebbe un anno e 4 mesi per macroscopica imprudenza". Quindi l'attacco frontale prosegue: "Chiunque sarebbe rimasto annichilito, evitando per l’eternità di fare le bucce agli altri. Grillo invece, come si sveglia, insulta. Ha trattato da vecchia puttana Rita Levi Montalcini, ha dato del coglione a Maurizio Lupi, ha minacciato di prendere a calci in culo Franco Battaglia, nostro illustre collaboratore, reo di essere nuclearista e denunciare gli inganni ecologisti. Già, l’ecologia. Grillo se ne riempie la bocca ed è al centro del suo M5S. Ma gratta gratta, trovi il saccheggiatore. Il comico, che abita una satrapica villa a Sant’Ilario, vista Tigullio, ha sempre detto di usare poca energia e quel po' solare". Quindi il denaro: "Col denaro Beppe non scherza. Ne sa qualcosa la seconda moglie, Parvin Tadjk, che dopo la spesa subiva dal marito controlli di tipo doganale sugli scontrini, al limite della perquisizione corporale. Antonio Ricci ha raccontato che dopo un pranzo io sparecchiavo, e se buttavo delle briciole, Beppe le recuperava dalla spazzatura e ci impanava la milanese. Da quando ha aperto il blog, cuore del M5S, i suoi redditi sono balzati da 2.133.720 a 4.272.591 euro annui. Attira allocchi a migliaia e lucra con gadget, video, opuscoli ideologici sul Vaffa Day (pagamento cash e in dollari), in un sapiente intreccio tra ideali e pecunia. Grillo è ragioniere e i conti li sa fare bene".

TRAVAGLIO/BEPPE GRILLO




Marco Travaglio e Beppe Grillo
L'intervista delle polemiche
Le critiche online: «Sei uguale a Sallusti»
Dopo l'intervista del vicedirettore del Fatto quotidiano al leader di M5S

«Caro Travaglio sei uguale a Sallustri». Con refuso ma comunque una stilettata. È uno dei commenti contro il vicedirettore de Il Fatto Quotidiano per l'intervista straletta ma definita «genuflessa», a Beppe Grillo. Lasciando da parte i nemici storici - Facci su Libero: «Travaglio lo zerbino di Grillo» - si leggono critiche persino sul sito dell'Unità, con il cui giornale Travaglio collaborava: «Aoh,siamo ritornati ai vecchi tempi,Travaglio mette sotto torchio Grillo come faceva Vespa con Berlusconi....ahahahah». Di solito era Travaglio che bacchettava questo o quell'altro giornalista, stavolta quello «poco ficcante» è lui, che in passato ha collaborato con il blog di Grillo con la videorubrica «Passaparola».

PIANOLA IN VILLA - Un lettore scrive sul Fatto: «Grillo è il vostro padrone», confermando così le critiche di Telese che proprio per questo motivo (troppo «grillismo») ha annunciato per settembre la nascita di un nuovo quotidiano. Scrive Andrea D’Antrassi su AgoraVox: «Il comico accoglie il giornalista “mentre strimpella la sua pianola canticchiando su una base vagamente jazz nel salotto della sua villa bianca con vista sul mare di Sant’Ilario”, scenetta che evoca sinistramente il Berlusconi di bianco vestito versione "cantautore" che incanta i suoi ospiti nel giardino di Villa Certosa accompagnato da Mario Apicella alla chitarra». Ancora D'Antrassi: «Non è la schiera degli ex dirigenti Mediaset come usava fare Berlusconi ma forse è ancora peggio. La famiglia. Grillo... si circonda di parenti: fratello, cognata, nipoti. E la suocera? Avrà preparato il caffè a Travaglio. Bossi aveva Renzo, Riccardo e Rosy. Grillo ha Andrea, Parvin, Rocco e Ciro».

L'ACCUSA E LA DIFESA- C'è anche chi enumera e analizza i quesiti del giornalista: «Alle «11 non-domande di Travaglio a Grillo (e quelle che gli avrei fatto io)» postate da Fabio Chiusi sul blog «ilNichilista». «Come te lo immagini, il prossimo Parlamento?». Oppure: «Vedi mai i dibattiti politici in tv?». Sarebbe stato meglio chiedergli: 1. «Come mai nel Non-Statuto del Movimento c’è scritto che si possono iscrivere solamente cittadini italiani, una limitazione che non hanno nemmeno Lega Nord e La Destra?». «2. È vero che Pizzarotti ha telefonato a Casaleggio per chiedere approvazione per la nomina di Tavolazzi?». E via di questo passo fino all'undicesima. Ma c'è anche chi lo difende: «Ma nessuno dice quale domanda avrebbe dovuto porre, neanche tu!».

Redazione Online Corriere della Sera

BEPPE GRILLO...UN POST ESAGERATO...




o sport più praticato di questo inizio estate dai fantasmi della Seconda Repubblica è la ricerca della pagliuzza nell'occhio del MoVimento 5 Stelle e di chi ne fa parte. Un'attività frenetica che non si ferma di fronte al ridicolo. Chi la esegue con metodo, da esperto fangaiolo, ha di solito una trave nel culo. Il numero dei praticanti di regime è così smisurato che è impossibile rettificare su tutti i siti e blog, denunciare ogni travista, querelare qualunque mentitore professionale che si fa chiamare "politico" o "giornalista". Per non farsi travolgere è obbligatorio darsi delle priorità e portarne in tribunale solo alcuni per educarne molti. Ed è quello che faranno i miei avvocati. Prima il processo penale, poi quello civile. Conviene. Gli togli un quinto dello stipendio, le proprietà se ne hanno, e doni tutto in beneficenza. I travaioli sanno di mentire e quindi usano spesso il condizionale. Grillo avrebbe uno yacht, Grillo e Casaleggio lasciano solo Pizzarotti - dicono che - pare che - (Fatto Quotidiano), Grillo fa pubblicità a Forza Nuova (Corriere della Sera), Grillo sarebbe un massone, i consiglieri regionali del M5S si intascano i soldi, Grillo ha preso i rimborsi elettorali (Panorama). Tutto falso. Non fanno mai una verifica perchè non gli interessa. Il loro obiettivo non è informare. I travaioli, oltre a inventare le notizie dal nulla, hanno anche il compito di amplificare le non notizie, come la messa in piega di mia moglie o un bagno su una spiaggia di Porto Cervo. E' come stare sotto un bombardamento dove dal cielo piove merda. Invece di scrivere, cagano. Le opinioni, le illazioni al posto dei fatti.
L'Italia sta affrontando la più grave crisi del dopoguerra e i giornali cullano i loro padroni, sempre più simili a fantasmi, e le loro ambizioni di "formare l'opinione pubblica", di condizionare il voto elettorale, con l'illusione che i cittadini non possano ormai informarsi attraverso la Rete. La Rete... il padrone di Grillo, come direbbe quel pover'uomo di Bersani.

Ps: Io non ho proposto l'uscita dall'Euro come vorrebbe Scalfari, che incassa la pensione da ex parlamentare, ma un'analisi di costi e benefici reali dettagliata prima di proseguire su una strada che dei premi Nobel, non un miserabile demagogo come il sottoscritto, ritengono insensata. La mia idea di democrazia, comunque, è che una decisione così importante come l'ingresso nell'euro andasse a suo tempi sottoposta a referendum, non decisa sopra le teste degli italiani.

venerdì 22 giugno 2012

MICHELE AINIS...




Il Quirinale e l’illecito che non c’è
I giudici tra reato e storia
LA PRESUNTA TRATTATIVA STATO-MAFIA

Il Quirinale e l’illecito che non c’è
I giudici tra reato e storia


La presunta trattativa del 1992 fra Stato e mafia sta spargendo altri veleni sulla democrazia italiana, come se non ne avessimo già in circolo abbastanza. Offusca la credibilità delle istituzioni: passate, presenti, future. Dopo la pubblicazione delle telefonate fra Mancino e D'Ambrosio, chiama in causa perfino il Quirinale. Infine rimbalza come una palla di biliardo fra la cronaca e la storia, fra il tribunale dell'opinione pubblica e quello di Palermo.

Insomma è diventato urgente distinguere i ruoli di ciascuno, restituire un ordine agli eventi. Ma per riuscirvi è necessario innanzitutto tenere separati i due piani su cui corre la vicenda: quello giuridico e quello, per così dire, etico-politico.

Primo: c'è qualcosa d'illecito nel chiedere un coordinamento delle inchieste giudiziarie, quando tre distinte procure (Firenze, Caltanissetta, Palermo) sono al lavoro sulle stesse notizie di reato? Perché è questa l'accusa che viene rivolta, sotto sotto, a Napolitano: di aver cercato di interferire con le indagini, e di averlo fatto per favorire un indagato, benché all'epoca Mancino fosse soltanto un testimone. Ma nella ormai celebre lettera del 4 aprile scorso - inviata dal Segretario generale del Quirinale al Procuratore generale della Cassazione - non c'era nient'altro che questo, un richiamo all'esigenza di coordinare le investigazioni in corso. Esigenza peraltro sancita da due testi di legge (i decreti legislativi n. 106 del 2006 e n. 159 del 2011), che ne rendono per l'appunto responsabile il Procuratore generale della Cassazione. E che in via generale Napolitano aveva già pubblicamente segnalato a più riprese al Csm: il suo primo intervento risale infatti al giugno 2009, ben prima che esplodesse questo caso. Mentre a sua volta Grasso, capo della Direzione nazionale antimafia, già nell'aprile 2011 ha impartito direttive ai procuratori interessati. Una prova in più che il problema è ormai da tempo sul tappeto, e non dipende dai pruriti di Mancino.

D'altronde si tratta di una massima di comportamento perfino banale: se la mano destra non sa che cosa stia facendo la sinistra, finiranno per intralciarsi a vicenda. Vale per la magistratura, vale per ogni altro potere. Tanto che la Consulta ha versato fiumi di inchiostro sul principio di leale collaborazione fra i poteri dello Stato. Ora, di tale principio proprio il Presidente della Repubblica è l'interprete supremo. Per il suo ruolo di cerniera fra tutti gli altri organi costituzionali, che resterebbero altrimenti sordi l'uno all'altro. Perché la Carta del 1947 assegna al Presidente il compito di riaccendere il motore delle istituzioni, quando il motore è in panne, quando gira a vuoto; anche sciogliendo il Parlamento, in casi estremi. E perché infine il Capo dello Stato è al contempo il più alto giudice italiano: non a caso presiede il Csm, l'organo di autogoverno della magistratura. Da parte sua nessuna interferenza, quindi. Semmai un richiamo, e una vigilanza, doverosi. Esercitati, inoltre, in modo trasparente, attraverso una lettera ufficiale che trasmetteva in copia la lettera spedita a Napolitano da Mancino, suo vecchio vicepresidente proprio al Csm.

Insomma, una bolla di sapone. E nessun illecito: perfino Antonio Ingroia, protagonista dell'inchiesta giudiziaria, ha affermato che la procura di Palermo non ha mai subito pressioni. Mentre ieri, sul quotidiano l'Unità , si è spinto addirittura a scrivere che trattare con la mafia non costituisce di per sé un reato. Aggiungendo che la trattativa Stato-mafia riempie una pagina di storia, che è interesse di tutti gli italiani leggere da cima a fondo. Sia detto allora con il massimo rispetto per questo magistrato: lasciamolo agli storici, il lavoro di ricostruzione storica. La magistratura si occupi piuttosto dei reati. E ai cittadini il giudizio sulle responsabilità politiche e morali, quando ci sono.

Michele Ainis

CRESCEREMO IN ITALIA?




mercoledì 20 giugno 2012

LUIGI LUSI...SEI UN LADRO LADRO LADRO E UN FARABUTTO...


SEI UN LADRO LADRO LADRO...E UN FARABUTTO...
IL SENATO HA AUTORIZZATO L'ARRESTO.

Il senatore LI GOTTI dell' IDV avvocato, oggi al senato ha raccontato bene cosa ha combinato con i soldi pubblici questo farabutto!

Gli incubi li vivono gli italiani onesti per sopravivvere in un paese corrotto come l'Italia.

martedì 19 giugno 2012

GRECIA,,,




Il ministro, la bella Viki
e il Partenone della corruzione
Le spese pazze di un dinosauro socialista e della sua giovane moglie prima di essere arrestati per una mega tangente
ATENE - Il Partenone della corruzione - come lo chiamano gli ateniesi - sta su via Dionysiou Areopagitou, la più cara della città, ville neoclassiche e il profumo dei gelsomini in fiore, opulenza sotto le rocce dell'Acropoli e sopra le vite degli altri. Il palazzotto intonacato giallo limone è protetto dal portone in ferro battuto, il nome del proprietario è stato tolto dal campanello come la bandiera greca che sventolava dall'asta sul balcone.

La casa di Akis Tsochatzopoulos è un vessillo, non dell'orgoglio nazionale. L'ex ministro della Difesa è in carcere da un paio di mesi, accusato di aver preso mazzette per almeno 20 milioni di euro. Nelle 203 pagine dell'incriminazione i magistrati parlano di «pagamenti illegali» ricevuti tra il 1998 e il 2001. Il politico avrebbe organizzato un sistema di società off-shore e conti in Svizzera per riciclare il denaro e acquistare proprietà immobiliari in Grecia.

Tsochatzopoulos, 73 anni, è tra i fondatori del Pasok ed era legatissimo ad Andreas Papandreou: stava per prenderne il posto di premier alla morte nel 1996. L'arresto di un esponente socialista così titolato, poco prima del voto di maggio, è stato letto come un segnale ai greci esasperati dalla corruzione che ha coinvolto il Pasok, massacrato comunque alle urne, e i conservatori di Nuova democrazia. L'ex ministro non ha mai nascosto i lussi fin dal matrimonio nel 2004 con Viki Stamati, la seconda moglie di trentacinque anni più giovane. La coppia ha lasciato il ricevimento all'Hotel George V di Parigi su una Jaguar blu, lei esibiva un anello con diamante.

Anche Viki (ex impiegata alla Dei, la compagnia elettrica) è finita in cella ed è entrata per qualche giorno in sciopero della fame perché voleva ottenere gli arresti domiciliari e stare con il figlio di 5 anni e mezzo. Le sue carte di credito raccontano di spese esagerate: il conto da 72 mila euro in una boutique di alta moda, 200 paia di scarpe acquistate in un anno, 6 mila euro sborsati in una volta sola per la biancheria intima.


Lo scandalo per di più è legato agli acquisti di armamenti, che la maggior parte del Paese e i partiti come Syriza considerano insensati mentre le casse dello Stato sono vuote. Tsochatzopoulos avrebbe intascato 8 milioni di euro dalla tedesca Ferrostaal in cambio del via libera per l'acquisto di quattro sottomarini di Classe U-214. L'accordo è stato concluso dodici anni fa e fino a oggi Atene ha ricevuto uno solo dei sommergibili per problemi tecnici.

La Germania e la Francia, almeno quand'era presidente Nicolas Sarkozy, hanno spinto i governi greci ad acquistare dalla loro industria bellica. Berlino esporta qui il 15 per cento del totale, è il suo mercato più grande in Europa. Parigi è attorno al 10 per cento. Tra il 2002 e il 2006, la Grecia era il quarto importatore mondiale di armi convenzionali, adesso è al decimo posto. Venerdì scorso, a due giorni dal voto, ha definito l'acquisto dall'Olanda di munizioni per i carri armati: 13,5 milioni di euro per armare i Leopard. Di fabbricazione tedesca.

Davide Frattini

BEPPE GRILLO



DAL CORRIERE DELLA SERA
Il comico sul blog SULLA CRISI DEI PARTITI POLITICI
Grillo: «Norimberga dei partiti
però non imitiamo Robespierre»
Il comico sul suo blog spiega come risolvere la crisi dei partiti: «serve un processo senza violenza, siamo un popolo civile»
ROMA - «Un processo pubblico alla classe politica è necessario. Senza violenza. Siamo un popolo civile. Truffato, spolpato, fottuto, immiserito, deriso, ma comunque civile. Nessuno può pensare di sostituirsi alla magistratura o di evocare nuove Piazzale Loreto».
Se lo augura Beppe Grillo in un intervento sul suo blog intitolato significativamente «Norimberga all'italiana» e rilanciato su Twitter con «Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure!».


Toni violentissimi ai quali replica il finiano Deodato Scanderebech con altrettanta violenza: «Non accetto di essere oggetto di linciaggio mediatico da parte di un comico che non ha mai realizzato niente di buono nella sua vita. In Parlamento non tutti sono come i Lusi e i Belsito del momento. Anzi la maggior parte dei colleghi sono persone per bene che ogni giorno svolgono il proprio dovere».
Il leader del Movimento 5 stelle chiarisce, in ogni caso, che «Saint Just e Robespierre non sono esempi da imitare, anche perché finirono, pure loro, sul carretto che conduceva i condannati alla ghigliottina. Il processo deve essere morale, collettivo. Ogni cittadino deve avere il diritto di sputo virtuale».
L'attacco al sistema politico che si è costituito dopo la caduta della Prima Repubblica e fondato sul bipolarismo è durissimo. Ed è rivolto a entrambi i campi. L'impressione quindi è che Grillo voglia, con questa iniziativa, cercare di raccogliere i consensi di coloro i quali si sono rifugiati nell'astensione proprio perché insoddisfatti della politica dopo gli scandali degli ultimi tempi. Grillo infatti aggiunge: «Chiunque abbia ricoperto nella Seconda Repubblica un'importante carica pubblica, tra questi i parlamentari, i ministri, i sottosegretari, i presidenti di Regione, i sindaci dei capoluoghi di provincia, i presidenti di Provincia, oltre ovviamente ai presidenti del Consiglio e ai presidenti delle Camere, dovrà rendere noto pubblicamente in Rete il suo patrimonio prima e dopo la sua investitura. Motivare, se esistono, le ricchezze accumulate durante il suo incarico. Case, patrimoni, regalie inconsapevoli. Un atto dovuto che premierà chi non ha nulla da nascondere».


Tale richiesta, argomenta ancora Grillo, deriva dal fatto che «in questo Paese si è radicata l'idea, sbagliata, che sia naturale per un politico arricchirsi. In effetti è difficile trovare un politico in miseria o qualcuno uscito dai Palazzi del Potere con le pezze al culo. Lo stipendio e i benefit che ricevono i politici, pur eccessivi, non sono sufficienti per diventare benestanti».
Ed ecco il punto. I politici, è l'opinione di Grillo, si sono arricchiti «con altre fonti». Servono, insomma, indagini ai raggi X che consentano «ai cittadini e anche ai magistrati di conoscere, ad esempio, i motivi per cui il ministro Z o il senatore B si è ritrovato a fine legislatura con un paio di appartamenti in più o mezzo milione di euro sul conto della moglie. Un'analisi patrimoniale, in piena trasparenza, che copra il periodo della Seconda Repubblica, con il disprezzo dei cittadini e l'isolamento sociale verso chi ha abusato dello Stato per i propri interessi e l'intervento della magistratura in caso di reato».


R. R.

BERSANI - LUSI




Comunque vada sarà un successo. Domani, 20 giugno 2012, il Senato voterà per l'arresto di Lusi, tesoriere della Margherita, il "mariuolo" della seconda Repubblica (quello della prima fu Chiesa che trascinò il PSI nel baratro). "Essere o non essere, questo è il dilemma per Bersani. Se sia più nobile nella mente soffrire i colpi di fionda e i dardi di un oltraggioso processo, o negare l'arresto contro un mare di affanni e, contrastandoli, porre forse fine al pdmenoelle." Analizziamo pacatamente, serenamente, le due ipotesi sul tavolo.
Prima ipotesi. Il Senato autorizza. Lusi viene arrestato e parla, e porta prove a sostegno (e ha detto che lo farà), mezzo pdmenoelle potrebbe essere trascinato sul banco degli imputati. Una riedizione di Tangentopoli con nuovi Forlani con la bavetta. Tutti i percettori dei contributi elettorali dispensati da Lusi a ummaumma dovrebbero trasferirsi all'estero e abbandonare i tanto amati talk show con conduttore a seguito. Previsione elettorale: pdmenoelle sotto il 15%, destinato alla fine della Lega.
Seconda ipotesi. Il Senato non autorizza. Lusi non viene arrestato, non parla e fa il pesce in barile in attesa degli eventi. L'opinione pubblica insorge. Il pdmenoelle attribuisce il salvataggio ai voti (infidi) del Pdl e della Lega. Il Pdl e la Lega respingono indignati l'accusa. Previsione elettorale: Il pdmenoelle perde il 2/3% del consenso elettorale nei sondaggi e si apre una discussione, seria, interna al partito sui rimborsi elettorali, che comunque altrettanto seriamente non verranno restituiti ai cittadini. Se voi foste il Politburo del pdmenoelle, rappresentato da Bersani, D'Alema, Bindi e Letta nipote, con la ruota di scorta dell'inconsapevole Rutelli, cosa fareste? Puntereste sulla ipotesi a minor rischio. E quindi il buon senso suggerisce il salvataggio. "Fiat Lusi". Meglio tirare a campare che tirare le cuoia. Lo disse Andreotti, lo faranno in Senato se non vogliono rischiare l'estinzione. Ma comunque vada, arresto o non arresto, sarà un successo.

domenica 17 giugno 2012

GRECIA AL VOTO...GIORNATA DECISIVA




(...)


Visco: «Oltre 2 milioni di giovani
non studiano né lavorano»

Per il governatore di Bankitalia è necessario recuperare 'divari' rispetto alla partecipazione del mercato lavoro femminile e alla mancata valorizzazione di queste competenze.
Oltre 2 milioni di giovani oggi nel nostro paese, non studiano, non lavorano e non partecipano a un'attività formativa: di questi 1,2 milioni sono donne, e le donne sono la maggioranza sia tra coloro che pur disponibili a lavorare non cercano attivamente un'attività di impiego, perchè ritengono di non avere sufficienti probabilità di trovarlo, sia tra coloro che sono attivamente alla ricerca di un'occupazione».

Così il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, nel suo intervento di apertura del convegno "Le donne e l'economia italiana". Visco ha sottolineato che è neccessario recuperare 'divari' rispetto alla partecipazione del mercato lavoro femminile e alla mancata valorizzazione di queste competenze «e trasformare una grave debolezza in una straordinaria opportunità. E' un obiettivo - ha concluso - che non possiamo non porci. dalla strategia di lisbona a oggi è una delle aree da cui ci dobbiamo aspettare un contributo potenzialemnte rilevante per la crescita economica e civile».

In Italia, ha osservato Visco, la sfida della crescita economica è «non solo più difficile ma anche decisiva». Visco ha spiegato infatti che «il mantenimento stesso del livello di vita raggiunto nel nostro paese richiede che si innalzi l'intensità del capitale umano e riprenda a crescere la produttività totale dei fattori; non può richiedere, come ho osservato in altre occasioni, che si lavori 'di più, in più e più a lungò». FONTE L'UNITA'

BOLOGNA


Con due diversi cortei, centri sociali e collettivi hanno cercato di violare la 'zona rossa' allestita dalle forze dell'ordine per blindare l'appuntamento di Mario Monti a Bologna, all'interno del festival di Repubblica. Ci sono stati vari momenti di tensione, con scontri tra manifestanti, polizia e carabinieri, che li hanno respinti con alcune rapide cariche di alleggerimento. "Sono state solo azioni di contenimento, non potevamo consentire che venissero a disturbare l'incontro", ha spiegato il Questore Vincenzo Stingone, che ha definito "ineccepibile" la gestione dell'ordine pubblico. Sono rimasti contusi in modo lieve due carabinieri e dieci poliziotti, tra cui il questore vicario Errico Grazioso Fusco. Ad animare la contestazione al premier, nella centralissima via Indipendenza dove aveva luogo l'appuntamento, da un lato 200 persone legate al centro sociale Tpo e dall'altro circa 400 manifestanti di vari collettivi. L'area era stata blindata fin dal primo pomeriggio, causando tra l'altro i malumori di negozianti e residenti. Anche il pubblico dell'incontro, che doveva registrarsi in anticipo, è stato fatto entrare una persona alla volta, solo dopo il controllo dei documenti. Gli scontri sono avvenuti attorno alle 16. Da entrambi i fronti, contro la polizia sono piovuti ortaggi, bottiglie, lattine e uova. Poi le parti sono entrate in contatto più volte, dando il via a qualche manganellata e alle cariche di respingimento. I collettivi hanno quindi improvvisato due diversi cortei. Uno, quello del centro sociale Tpo, si è sciolto poco dopo, l'altro ha continuato ad attraversare le vie del centro. I manifestanti hanno avuto il tempo di imbrattare di vernice rossa una filiale della Deutsche Bank e di danneggiare tre vetture parcheggiate nella zona. Il corteo si è concluso poco prima delle 19 sotto la 'R' gigante, simbolo del festival di Repubblica in piazza Re Enzo, vittima di scritte e fumogeni. Un ultimo momento di tensione, quando alcuni blindati della polizia che stavano lasciando la zona si sono fermati dall'altro lato della strada, causando la reazione dei manifestanti e qualche lancio di bottiglie. A pochi metri da una fila chilometrica di gente per assistere agli eventi serali della kermesse.

FONTE: ANSA

sabato 16 giugno 2012

OSCAR FARINETTI CHI E'...


Oscar Farinetti è un imprenditore torinese di 58 anni. Fu lui a trasformare (tra il 1978 e il 2003) con il marchio UniEuro il supermercato del padre nel primo gruppo italiano di elettrodomestici (“l’ottimismo è il profumo della vita” era lo slogan recitato nella pubblicità da Tonino Guerra).

Anche grazie all’amicizia con Carlo Petrini di Slow Food («il primo a farmi capire che il cibo è l’unico bene di consumo che noi mettiamo dentro il nostro corpo e non fuori e che quindi è molto più importante di tutti gli altri») Oscar Farinetti ha deciso di occuparsi di eno-gastronomia. E a Torino, il 27 gennaio 2007, ha inventato e creato Eataly, primo supermercato al mondo dedicato interamente ai cibi di qualità: tre piani con ristoranti, bar, scuole di cucina, cantine e un museo. Eataly ha aperto sedi in tutta Italia e anche a Tokyo e a New York.

L’anno scorso Eataly aveva lanciato una campagna pubblicitaria sulle famiglie con l’immagine di due donne che si tengono per mano (simile a quella di Ikea che aveva come oggetto una coppia gay). In un’intervista del 16 febbraio al Corriere della Sera Oscar Farinetti aveva spiegato come la pensa su riforma del lavoro e articolo 18: «Governo e parti sociali devono trovare un accordo più profondo per il futuro del Paese: mettere in condizione chi fa impresa di poter – da una parte – arricchire l’azienda e i collaboratori, e – dall’altra – di potersi liberare di chi non ha voglia di lavorare».

La biografia di Oscar Farinetti, scritta da Anna Sartorio, si intitola “Il mercante di utopie” (Sperling&Kupfer). E in una delle Italian Sessions organizzate da Telecom con i protagonisti dell’innovazione (a Torino, nel 2011), fu lui a raccontare (dall’inizio) la sua storia.

OSCAR FARINETTI - EATALY A NEW YORK...




QUI

EATALY...UNA MERAVIGLIA...A ROMA


La capitale diventa gourmet e, passando per una scrupolosa operazione di riqualificazione urbana, fa spazio al nuovo Eataly, il diciannovesimo nel mondo. L'air terminal Ostiense, progetto di Julio Lafuente, voluto dalle amministrazioni capitoline per i mondiali di calcio Italia '90 e rimasto per circa 20 anni in uno stato di degrado e desolazione, da oggi sarà la nuova sede di Eataly e snodo della ferrovia Ntv firmata Montezemolo-Della Valle.
Qualche numero. 17.000 mq su 4 piani, il 60% dedicati alla vendita del cibo e il restante alla ristorazione e alla didattica. 23 luoghi di ristoro, 40 aree dove imparare a conoscere e preparare il cibo, 8 aule, 14.000 prodotti in vendita, 500 collaboratori, 8 zone di produzione a vista, e poi sale riunioni e aree congressi. Per la versione romana della sua macchina da guerra, Oscar Farinetti, colui che ha creato Eataly e lo esporta nel mondo, si è ispirato alla bellezza, quella dell'agroalimentare, dell'arte, della musica, e anche dell'ironia, perché, per citare Farinetti, la bellezza salverà l'Italia.
Dopo i due di Torino, quello di Pinerolo, Asti, Monticello, Milano, Genova, Bologna, i 9 in Giappone e quello di New York, la sede romana porterà cibi e bavande di qualità, aprendo la strada alla distribuzione e commercializzazione di prodotti artigianali. Scaffali rigorosi, razionali, puliti, che nulla lasciano al dubbio, si lasciano ammirare in ogni sala. Il tour è assolutamente affascinante, lascia a bocca aperta per l'organizzazione, l'armonia e per il coinvolgimento continuo dei sensi. Rapiti dalla vista di decine di salumi che cadono a pioggia dal soffitto, storditi dai profumi dei punti ristoro, divertiti dai colori delle verdure (ovviamente soltanto quelle di stagione), tentati dal sapore dei dolci, in questa immersione nel cibo è impossibile non cadere in tentazione.

L'assortimento è vastissimo e tutto a portata di mano. Eataly è il regno dei grandi chef, dei neofiti della cucina, dei fanatici del bio, dei curiosi e delle famiglie, ma anche dei piccoli produttori, dei contadini, gli allevatori, i pescatori, gli affinatori che avranno la migliore visibilità, e del pubblico che avrà qualità a prezzi sostenibili. Un luogo per tutti, dove si va anche soltanto per passare del tempo, prendere spunti, in un'atmosfera che è sempre a metà strada tra la convivialità armonica e lo shopaholic.



Eataly Roma
Inaugurazione giovedì 21 giugno
Piazzale XII ottobre 1492
Aperto dalle 10 fino a mezzanotte
Tutti i giorni


foto e testi di Doriana Torriero





GRECIA


Deputato nazista schiaffeggia collega, arrestato

L'esponente di Alba dorata ha dato in escandescenze aggredendo la parlamentare comunista





ATENE - Il deputato di Alba dorata (formazione di estrema destra, etichettabile come nazista) Ilias Kasidiaris si è reso protagonista di un increscioso incidente durante un dibattito tv.

Il parlamentare, al termine di un acceso dibattito, si è scaraventato contro una deputata comunista, prendendola a schiaffi, e poi aggredendo gli altri ospiti. Kasidiaris è stato poi arrestato dagli agenti.QUI


venerdì 15 giugno 2012

La sobrietà di Napolitano: guarda le facce e i look nel video di Bechis - due giugno, festa, quirinale, franco, bechis - Libero Quotidiano

La sobrietà di Napolitano: guarda le facce e i look nel video di Bechis - due giugno, festa, quirinale, franco, bechis - Libero Quotidiano

CHI PAGA IL MANIFESTO?




Il Pd: Bersani è un fascista e usa per sé i soldi del partito

Diluvio di polemiche e proteste dei militanti per il manifesto con cui il segretario annuncia la sua discesa in campo alle primarie 14/06/2012



Il manifesto è già affisso in molte città. Titolo “Accettiamo la sfida”, ed è l’annuncio ufficiale del Partito democratico per l’avvio delle primarie. Colori verde-bianco e rosso, dentro solo una frase di Pierluigi Bersani che dice “Io mi candiderò”. Il manifesto è stato subito un pugno nello stomaco dei militanti. Che non l’hanno affatto gradito, sommergendo i propri leader, i blog del partito e perfino quelli dell’agenzia di design che l’ha ideato di critiche, proteste violente e anche qualche insulto. Prima accusa: il design ricorda quello del ventennio, il bianco della simil-bandiera ricorda un fascio littorio. Seconda accusa, piuttosto diffusa: il manifesto riporta come committente “Partito democratico- Direzione nazionale”, quindi sembra pagato dai fondi del partito. Solo che è un manifesto che lancia non le primarie in sé, ma la candidatura di Bersani alle primarie. Quindi si accusa il leader di barare al gioco: se per sé usa fondi del partito, viola la par condicio con gli altri candidati che non hanno la cassa del Pd a loro disposizione.

Le critiche politiche stanno infiammando i blog, finendo nei profili facebook di molti imbarazzati leader nazionali del Pd. A quelle stilistiche ha scelto di replicare l’agenzia di design che ha ideato il manifesto. Si tratta della FF3300, fondata nel 2006 da Alessandro Tartaglia, Carlotta Latessa e Nicolò Loprieno. Il filosofo del gruppo è Tartaglia, una sorta di Gianroberto Casaleggio della sinistra italiana. Nel 2010 è stato Nichi Vendola ad associarselo, e lui gli ha fatto tutta la campagna di comunicazione delle regionali, riempendo la Puglia di manifesti senza il volto di Nichi e con lo slogan “Vendola- la poesia è nei fatti”. Tartaglia difende il manifesto spiegando di avere voluto andare “oltre la bandiera italiana”. Replica anche a chi dice che manco si capisce che c’entri il Pd, visto che il nome del partito è scritto in rosso su sfondo rosso: “Un marchio non è un adesivo, e può essere declinato, adattandosi al contesto, trasformandosi da marchio in marca..”. Quanto allo stile considerato fascista Tartaglia crede che “sia fondamentale per il Pd che studi, provi, sperimenti, innovi i linguaggi della comunicazione politica, anche recuperando, citando e interpretando i linguaggi che hanno fatto la storia della sinistra in Italia. Non fasci littori, ma la sinistra”. Sarà,. ma quel manifesto con cui Bersani ha rubato a Vendola il suo Casaleggio usando i soldi del Pd per la campagna personale alle primarie, sembra tanto il più classico degli hara-kiri della sinistra italiana…

di Franco Bechis