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domenica 6 maggio 2012

LUCA LUCIANI...


I

l manager, la gaffe su Waterloo
e la vendetta di Napoleone
Le indagini sulle sim card e l'addio di Luciani a Tim Brasil


La vendetta di Napoleone. Luca Luciani ha lasciato la guida di Tim Brasil, la controllata carioca di Telecom Italia. Se ne va dopo aver risollevato la società con una serie di risultati record.
Com'è possibile che una vittoria si tramuti in sconfitta? Succede, se si cambia il corso della storia, dicendo che a Waterloo Napoleone, lo sconfitto, ha sbaragliato le truppe di Wellington.
Luciani è coinvolto negli scandali legati all'inchiesta sulle sim card truccate: tra il 2005 e il 2007 avrebbe organizzato con Riccardo Ruggiero e Massimo Castelli un meccanismo per gonfiare in modo fittizio il volume della clientela. E siccome qui ci troviamo fra gente colta, le sim card venivano intestate a nomi di fantasia tratti dalla grande letteratura, tipo Pippo, Pluto, Paperino, l'Uomo Ragno, ecc.


La gaffeMa Napo, cosa c'entra Napo? Qual è la procellosa e trepida gioia del gran disegno di Luciani? Nell'aprile 2008 Luciani si era reso protagonista di una memorabile gaffe, cliccatissima su YouTube. Ripreso a sua insaputa durante una convention romana, non prima di essersi dichiarato «incazzato», incitava i venditori Telecom a seguire l'esempio del Grande Corso: «Napoleone fece a Waterloo il suo capolavoro», quando «tutti lo davano per fatto, cotto». «Piangersi addosso non serve, correte di più, stringete i denti, e allora dagli spalti vi applaudiranno perché voi andrete e segnerete. Le facce scettiche non servono a un caz... Andate e segnate, come fece Napoletone a Waterloo». Nel frattempo, Napoleone aveva anche preso la cittadinanza napoletana. Quando si dice «cervelli in fuga».


È un attimo precipitare dall'altare alla polvere, un andirivieni continuo. Come in quella filastrocca di Gianni Rodari: «Napoleone era fatto così. Quando andava di là, non veniva di qua. Se saliva lassù, non scendeva quaggiù. Se correva in landò, non faceva il caffè. Se mangiava un bigné, non contava per tre. Se faceva pipì, non faceva popò. Anche lui come te, anche lui come me. Se diceva di no, non diceva di sì».


Aldo Grasso
6 maggio 2012 | 10:18

sabato 17 marzo 2012

GAD LERNER MAZZOLO' ALDO GRASSO...HAHAHAHAHAHA....

Stavolta il critico ha “bucato” la notizia - 16 2 2011
Questo articolo è uscito su “Vanity Fair”.


Dopo vent’anni abbondanti di lavoro in televisione contravverrò parzialmente, per una volta, alla regola che da solo mi ero autoimposto fin dall’inizio: mai replicare alle recensioni dei critici, per rispetto della loro autonomia di giudizio. Niente ringraziamenti quando parlano bene, niente proteste quando parlano male, niente precisazioni o arruffianamenti sotterranei. Che sia proibito a chi fa tv intrecciare un dialogo con chi per mestiere valuta le sue creature.
Se faccio un’eccezione con Aldo Grasso, che detiene la rubrica televisiva sul “Corriere della Sera” da prima ancora che io cominciassi a lavorare nell’elettrodomestico rettangolare, è perché sono reduce da una manifestazione promossa da donne arrabbiate che hanno fatto sentire efficacemente la loro voce in ogni contrada d’Italia. Da decenni la questione femminile non assumeva nel nostro paese un tale rilievo pubblico, dando luogo a discussioni appassionate e civili, nonostante il ministro dell’Istruzione che ha qualificato in anticipo le manifestanti come “poche radical-chic” (peccato che la Gelmini non legga Grasso, altrimenti avrebbe potuto mutuarne la variazione altrettanto sarcastica ma più originale di “sinistra Vanity Fair”).
Cosa c’entra Aldo Grasso con le donne arrabbiate, vi chiederete? Per carità, poco o nulla. E’ solo per via del suo mestiere, il critico televisivo. Possibile che non fosse venuto in mente a lui di esercitare, nel corso della sua lunga carriera, una critica al modo in cui sono mostrate e trattate le donne nella tv italiana?
Eppure inchieste comparative sul trattamento dell’immagine della donna nelle diverse tv europee sono a disposizione da diversi anni. Segnalo a Grasso quella del Censis, risalente al 2006: evidenzia in Italia una distorsione grossolana del modello femminile rispetto alle donne reali, senza paragone per volgarità e ripetitività con gli altri paesi. Perfino i format importati dall’estero qui subiscono un trattamento peggiorativo nell’esasperazione della figura di donna tonta, spogliata e ornamentale.
Peccato che il critico televisivo non se ne fosse accorto, o non se ne fosse curato. Neppure nelle sue opere più sistematiche, come l’”Enciclopedia della Televisione” edita da Garzanti e curata da Aldo Grasso. Alle voci “Drive In” e “Striscia la notizia”, per esempio, troverete molti elogi della creatività e dell’irriverenza di Antonio Ricci, ma nessun rilievo critico sul ruolo assegnato alle donne in quelle trasmissioni di punta.
Per la verità, di recente Aldo Grasso qualche opinione in materia l’ha espressa, recensendo le puntate che L’Infedele dal 2008 dedica con sistematicità alla misoginia della cultura egemone in Italia. Di Michela Marzano, cattedra di filosofia morale presso l’università Descartes di Parigi, indicata fra gli intellettuali più autorevoli di Francia, autrice del saggio “Sii bella e stai zitta” (Mondadori), nella sua rubrica Grasso ha scritto: “Se Gad non ci ripetesse continuamente che è una filosofa nessuno ci crederebbe”. Suppongo la trovi banale.
Quanto a Lorella Zanardo, autrice del documentario-denuncia “Il corpo delle donne in tv” che sta facendo il giro del mondo, in un’altra rubrica Grasso ha sospirato: “Per fortuna non era presente Lorella Zanardo, la castigamatti della tv, la Karl Popper de noantri”. Suppongo la trovi banale.
Apprezzo l’ironia e la cultura con cui Aldo Grasso “sistema” queste incompetenti che si sono permesse di invadergli il campo, contribuendo per giunta al dilagare della protesta di tante donne italiane. Mi resta il dubbio se, come diciamo in gergo giornalistico, il massimo esperto italiano di televisione negli anni trascorsi non abbia preso un “buco” grande come una casa.
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Suppongo che Gad Lerner abbia dimenticato che quella che gli ha fatto il servizietto ( L'amarcord aggratis per lui ma non per gli abbonati Rai) è quella della pupa e il secchione
suppongo che per un enorme dose di narcisismo e opportunismo abbia perso la memoria su chi è l'Ercolani...per lui fustigatore del costume in decadenza doveva essere il diavolo, e invece...



venerdì 16 marzo 2012

ALDO GRASSO


DAL BLOG DI ALDO GRASSO
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Giovedì 15 Marzo 2012
il ritorno di sabina
Quando la vita è un pendolo tra la noia e il dolore. L'unico umorismo, ma incontrollato, sta nelle lezioni di finanza globale da una truffata per troppa avidità. Detto tutto. Poi il pendolo, anche tra irritazione e imbarazzo. Superpalloso come un infinito tavolo tra le parti sociali. Parafrasando Marx (Groucho), quel programma pare una ciofeca, ma non fatevi ingannare: lo è davvero. Una brava comica si è, o le hanno, montata la testa, finché l'ha persa. Che sensazione di leggera follia, di progressiva perdita del senso di realtà, quantomeno televisiva. Uno, due, tre Stella pensaci tu: a volte non è censura, è pietà. Contro l'accanimento terapeutico.

di Massimo Del Papa

Risposta di Aldo Grasso
Mi chiedo cosa ci stiano a fare il direttore Ruffini e l'ad Stella. Ma non li guardano i programmi, prima di mandarli in onda?

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Massimo Del Papa è quel giornalista che si permise di criticare Santoro, fu cacciato dal grande Santoro alla faccia di Art. 21 che lui ha sempre sbandierato...(...)
la storia qui