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mercoledì 4 luglio 2012

FIAT


Finanza/ Giovanni Agnelli & C: anno ricco per gli Agnelli-Elkann, crescono utili e dividendiL'accomandita ha distribuito un dividendo di 24,1 milioni. L'utile 2011 è stato di 52,4 milioni. Il risultato consolidato decolla a 274 milioni dai 23 dell'esercizio precedente
Milano, 3 lug - Più utili e più dividendi per gli Agnelli-Elkann. Secondo quanto ricostruito da ilmondo.it, infatti, l'assemblea dello scorso 7 giugno della Giovanni Agnelli & C., l'accomandita di famiglia, ha deliberato di distribuire ai soci della dinastia proprietaria di Exor e Fiat un dividendo complessivo di 24,1 milioni di euro a valere sull'utile di 52,4 milioni e destinando a riserva straordinaria i restanti 28,2 milioni.

La cedola, pari a 8 euro ad azione, è significativamente migliore dei 6 euro a titolo distribuiti nello scorso anno, quando il monte-dividendi fu di poco più di 18 milioni. La relazione sulla gestione firmata dal presidente John Philip Elkann aggiunge che quest'anno la Sapa incasserà dividendi per 43,9 milioni da Exor ed è quindi previsto “un risultato positivo” se si pensa che il precedente esercizio fu segnato da un rosso per 18,4 milioni e le cedole furono assicurate attingendo a riserve. Segnali positivi giungono anche dal bilancio 2011 consolidato dell'accomandita degli Agnelli-Elkann che evidenzia un utile di gruppo di 274 milioni rispetto ai 23 milioni del 2010, con un patrimonio netto salito da 3,2 a 3,5 miliardi.

L'incremento dell'utile civilistico di 70,9 milioni deriva da maggiori dividendi incassati (+22,4 milioni) di cui 40,7 erogati da Exor e 17,3 da Old Town. Il risultato 2010 comprendeva l'accertamento di imposte di esercizi precedenti (47,4 milioni). L'incremento dell'utile consolidato di 203,7 milioni deriva dal miglioramento dei risultati delle partecipate (+202,6 milioni). L'assemblea della Giovanni Agnelli & C. ha anche deliberato un ulteriore buy-back fino a un massimo di 50 mila titoli per un corrispettivo unitario non inferiore a 50 euro e non superiore a 1.000 euro. Mentre è stato confermato il collegio sindacale, la nuova società di revisione sarà Reconta Ernst & Young.

Andrea Giacobino

lunedì 26 marzo 2012

MORTI SUL LAVORO

FONTE QUI
Muore sul lavoro. Dopo 10 anni reato prescritto. La lettera del figlio
di Marco Bazzoni



ROMA - E' una telefonata disperata quella di Rosario D'amico:suo padre Antonio D'Amico morì il 6 Marzo del 2002 allo Stabilimento Fiat di Pomigliano D'arco, schiacciato da un muletto guidato da un precario. Giovedì 22 marzo 2012 è stata emessa la sentenza che ha prescritto il reato . Così la morte di Antonio D'amico resta impunita: insomma l'ennesimo scandalo.




Oggi Rosario è stato pure emarginato dalla Fiat, la stessa azienda dove lavorava il padre. E' stato messo in un capannone "confino", se così possiamo definirlo, che si chiama Fiat Logistic. In questo capannone ci stanno circa 300, tutti lavoratori iscritti fiom, slai cobas, e tutte queste persone sono rigorosamente in cassaintegrazione. Rosario è in cassa integrazione da ben 4 anni.



In questi giorni in cui parla fortemente di riduzione dei diritti (smantellamento dell'articolo 18), i mezzi d'informazione stanno perdendo di vista una notizia importante, cioè che un lavoratore possa morire sul lavoro e che nessuno paghi per la sua morte. Dove è finita la giustizia? è la domanda che sorger spontanea. Rosario afferma che questo genere di reato doveva dichiararsi prescritto dopo 15 anni, invece è stato dichiarato prescritto dopo 10.
Un' ingiustizia che uccide Antonio una seconda volta.

Questa che segue è la lettera disperata di Rosario, che non vuole arrendersi a questo stato di cose

LA LETTERA

Buongiorno,mi chiamo Rosario D'Amico e Le scrivo da San Giorgio a Cremano (Na).
Le scrivo con la speranza di trovare la voce giusta per far ascoltare le mie grida di dolore. La storia che Le racconto vede come protagonista un uomo semplice, che ha lasciato nel mio cuore e nei cuori di tutta la famiglia, tanti insegnamenti ricchi di bellissimi valori e di tanta onestà.
Questo eroe senza medaglia è mio padre D'amico Antonio una vittima sul lavoro.Nel marzo del 2002 alle ore 6.30 nello Stabilimento Fiat di Pomigliano D'arco, quella maledetta mattina è stato travolto dal muletto violentemente, come descrive la dottoressa Castaldo nell'esame autoptico.
Un carrello guidato da un operaio con contratto a scadenza, quindi privo di ogni diritto lavorativo.Dopo l'incidente ci siamo affidati alla giustizia, volevamo giustizia. Purtroppo la giustizia non esiste, nell'aula 5 della Corte di Appello di
Napoli il giudice prescrive il reato, dopo aver rinviato anche lui tre volte le udienze: dopo il danno, la beffa.
Ci siamo sentiti trattati male, la polizia ci ha circondato e noi senza dire una parola ,ma increduli cercavamo di capire. Il reato è prescritto?! Ma come, nessuno ha mai parlato di prescrizione nè il pm, nè gli avvocati della controparte. Avrei tante cose da dire ,ma in questa semplice email vi chiedo aiuto. Mio padre non può finire cosi! Vi chiedo di far sapere all'opinione pubblica la mia storia fatta di vera ingiustizia.
Aiutatemi.....vi prego.
Cordiali saluti.
Rosario D'Amico

domenica 25 marzo 2012

MORTI BIANCHE e la FIAT

Sulle morti bianche voglio partire da lontano, da questo libro di Ettore Bernabei,
dove a pag.124/125/ 126/127 si parla di questo episodio:

Anno 1962 - Canzonissima - a condurla la coppia Dario Fo' Franca Rame, alla quinta settimana di Canzonissima Dario Fo' fu influenzato dallo sciopero degli edili perche' tutti i giorni uno di loro cadeva dalle impalcature crepando. I Sindacati avevano organizzato una grande manifestazione a Roma in Piazza Santi Apostoli, vi erano stati scontri con la polizia e diversi feriti tra manifestanti e agenti, decise di fare uno sketch cosi creato:

Era la storia di un imprenditore edile, bello grasso e pasciuto, con la catena d’oro sul panciotto e un grande anello con brillante al dito. Questo imprenditore aveva un’amica, naturalmente una biondona con un gran seno, era la Rame. Lo si vedeva gioire perché gli portavano la notizia che un operaio era caduto da un’impalcatura. Allora, per la felicità, l’imprenditore regalava alla biondona un gioiello.

Naturalmente Dario Fo' per contratto doveva prima passare con i suoi testi alla "bassa frequenza" cosi si chiamava una specie di censura, prima di arrivare in prima serata al pubblico.
Lo sketch non passo' e fu censurato, furono proprio i comunisti a censurarlo, nella persona di Maurizio Ferrara, padre di Giuliano Ferrara, e Carlo Galluzzi, i due dietero ragione a Ettore Bernabei Direttore generale della Rai che aveva censurato lo sketch per non creare tensioni sociali, visti gli scioperi e i disordini con le forze di polizia.
Scrive ancora Ettore Bernabei, che Luciano Lama si raccomandava sempre di andarci piano con le denunce sociali e spiegava cosi: "Qualcuno potrebbe pensare che vent'anni di sindacalismo non sono serviti a niente"

Dario Fo' per protesta se ne ando' sbattendo la porta e non si vide in Rai per 20 e piu' anni.
Quiindi ora che siamo nel 2012, vediamo bene che le morti nel posto di lavoro sono continuate fino ad oggi nella indifferenza generale...misere parole a ripetizione per ogni persona a crepare per portare la pagnotta a casa.
A proposito della FIAT cito il libretto di Gad Lerner "OPERAI" dove a pag. 193/194 un giovane addetto alle relazioni mentre fa visitare al giornalista la residenza meravigliosa del senatore Agnelli, che gira tra parquet intarsiati e affreschi alle pareti meravigliosi, l'addetto dice: " IL CASO DELLA FIAT DI TERMOLI E' ESEMPLARE, LI ABBIAMO PRESO DEL MATERIALE UMANO MOLTO GREZZO, DI TIPO AGRO-PASTORALE E LO ABBIAMO INSERITO IN MEZZO ALLE MACCHINE PIU' SOFISTICATE"

si nota vero il sangue blu della famiglia Agnelli!


E cosi succede che Rosario D'Amico, Nel marzo del 2002 alle ore 6.30 nello Stabilimento Fiat di Pomigliano D’arco, una maledetta mattina viene travolto dal muletto violentemente, come descrive la dottoressa Castaldo nell’esame autoptico.
Un carrello guidato da un operaio con contratto a scadenza, quindi privo di ogni diritto lavorativo.
Dopo l’incidente la famiglia si affida alla giustizia, volevamo giustizia dice il figlio pieno di dolore.
Purtroppo la giustizia non esiste, ieri nell’aula 5 della Corte di Appello di Napoli il giudice prescrive il reato. Quando si dice "l'Ingiustizia della giustizia"