Elenco blog personale

Visualizzazione post con etichetta ITALIANISCOSTUMATI. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta ITALIANISCOSTUMATI. Mostra tutti i post

mercoledì 7 ottobre 2015

sabato 5 ottobre 2013

IL CAIMANO - SPRECHI


La Rai acquista da Nanni Moretti il film "IL CAIMANO" per un milione e mezzo di euro...per cinque passaggi...invece lo tengono in cantina, fino a che scadono i diritti e Nanni Moretti lo vende alla TV 7 che lo mette in onda ieri sera insieme allo speciale di Enrico Mentana.

venerdì 16 novembre 2012

CHIARA MORONI...FACCIA DI BRONZO...SALVA I VITALIZZI REGIONALI...INSIEME AL PD...

CHIARA MORONI    ex Pdl ora passata con Gianfranco Fini...Fli ...figlia  del parlamentare socialista Sergio Moroni,  che si suicidò dopo essere stato coinvolto nell'inchiesta di Mani Pulite.
Come dire la signora ha una buona scuola, prima voleva difendere la memoria di suo padre,  poi passa  con  gli ex fascisti,  si è battuta per non abolire i privilegi della CASTA. 
Un eroina la tipa!
L'atro tipo è Pierangelo Ferrari
del PD...sempre a difesa della CASTA, anche lui senza vergogna, ma il PD oramai è alla fine della corsa.

POLITICI SENZA VERGOGNA...

TUTTO UGUALE:LE BABY PENSIONI DEI CONSIGLIERI REGIONALI SONO SALVE!


FONTE QUI

Si narra di un’enciclopedia cinese composta da milleottocento volumi ed ogni tomo conta circa duecento pagine. Ciò comporta “ideograficamente” un’infinità di informazioni destinate anche a contraddirsi, neanche in ordine alfabetico. I cinesi hanno inventato internet prima di tutti, anche se a causa del congresso del partito comunista cinese – nel quale sono annoverati alcuni degli uomini più ricchi del monto (tutti comunisti) – la rete è stata oscurata.
Ma in Italia, sul fronte cartaceo, si è fatto qualcosa di simile… questa Babele di parole, decreti e norme si chiama Legge di Stabilità, dove tutto e il contrario di tutto è stato scrupolosamente e burocraticamente redatto in una forma e in una lingua che rasentano una ridicola indecenza.
Saltando all’ordinamento dei governi regionali il decreto si premura di dichiarare in tutto il comma che la forma dei vitalizi dei consiglieri è rivoluzionata e adeguata: Per avere diritto al vitalizio bisogna maturare almeno dieci anni di attività e raggiungere i 66 anni di età (formula tristemente riassunta nella formula 66+10). Quindi basta con le pensioni baby, maturate a velocità siderali. La cosa è consolante, quanto meno giusta ed equa – anche se non si accenna alle cifre da corrispondere – e per tutta la faticosa e deprimente lettura dell’emendamento ci si sente tranquillizzati. Ma se facciamo uno sforzo in più e arriviamo alla fine leggiamo questa piccola postilla:

«Le disposizioni di cui alla presente lettera non si applicano alle Regioni che abbiano abolito i vitalizi».

La preposizione sembra innocua e forse neanche Fioroni dal carcere con intossicamento da merendine ne ha compreso la portata. In poche parole per tutte le regioni che hanno abolito il vitalizio questa norma non vale. Il problema è che tutte le regioni italiane hanno “abolito” il vitalizio, quindi questa norma non vale per nessuna regione di questo furbo Paese. Ma – e c’è sempre un ma –  nell’abolire questa forma pensionistica tutte le regioni – tranne l’Emilia Romagna – hanno previsto forme pensionistiche in forma contributiva, cioè una pensione, non un vitalizio – cambiando IL NOME dei fattori il risultato non cambia! Quindi tutto l’articolo dell’emendamento è reso nullo e le cose rimarranno uguali… i consiglieri regionali percepiranno secondo le vecchie norme – opportunamente definite contributive – una lauta pensione con gli stessi criteri di sempre.  Da questo gioco di parole gattopardesco è doveroso ri-sottolineare il comportamento dell’Emilia Romagna che i vitalizi li ha aboliti senza cercare formule suppletive per riproporli.
Altresì è doveroso ricordare i nomi dei due parlamentari che hanno proposto quella piccola postilla finale che ha preso in giro tutti gli italiani e che il governo Monti ha accettato senza remore: la parlamentare Chiara Fioroni di Fli e l’onorevole democratico Pierangelo Ferrari. Quindi possiamo dire soddisfatti che Fiorito appena fuori dalla galera avrà la sua bella pensione, nonché i contributi maturati dalla detenzione e cure dentistiche gratis; allo stesso modo il bombardiere Maruccio potrà tranquillamente sfondarsi ai videopoker! 

mercoledì 17 ottobre 2012

CIRIACO DE MITA...

De Mita compra il superattico col supersconto

Dopo anni di cause legali l'ex premier e segretario Dc è pronto ad acquistare dall'Inps i locali nel centro storico di Roma in cui vive dal 1988. La cifra? 3,4 milioni di euro. Peccato che il prezzo di mercato sia almeno il triplo


Roma - Ciriaco De Mita sta per concludere uno dei più grossi affari della sua vita.

Compra la casa-simbolo del potere del­­la casta, quella dei tanti miste­ri che, dopo anni di cause e in­chieste giudiziarie nessuno è riuscito completamente a sve­lare.
È il famoso attico e superatti­co in via in Arcione, a due pas­si da Fontana di Trevi, in pie­no centro storico di Roma. Delle dimensioni esatte non si è mai riusciti a sapere, an­che perché dal 1988 quando fu occupato dalla famiglia De Mita sono stati fatti diversi la­vori e probabilmente chiuse delle zone del terrazzo: sareb­bero circa 550 metri coperti e 200 aperti.
L’ex-presidente del Consi­glio vuole pagare 3 milioni e 400 mila euro all’Inps, che ne è attuale proprietario. Otter­reb­be così un immobile di pre­gio a meno di 5mila euro a me­tro quadro, quando il merca­to ne pretende sui 15mila.
La trattativa sarebbe prati­camente conclusa, ma De Mi­ta tira sul prezzo. Vuole otte­nere tutti i vantaggi possibili oltre all’appartamento in sé. Da sempre ha monopolizzato uno dei due ascensori, che per uno speciale congegno si ferma esclusivamente al quar­to piano, il suo.E per salire sul­l’unico rimasto fanno ogni mattina la fila i quasi 100 di­pendenti della Commissione di vigilanza del fondo pensio­ni, che occupa un altro appar­tamento nel palazzo.
Ma a De Mita non basta, pri­ma di comprare vuole defini­re la pertinenza di una serie di ampi spazi utilizzati negli an­ni dalla famiglia: da 2 cosid­dette «cantine» di circa 40 me­tri quadri al mezzanino con belle finestre nel cortile (dove troneggiano enormi e rumo­rosi impianti di condizionato­ri d’aria), ad un ampio ex ne­gozio su 3 piani usato come «magazzino», fino agli 80 me­tri quadrati di portineria una volta usati come alloggio dei domestici di casa De Mita e ora vuoti.
La splendida casa è nata dal­la fusione di ben 3 apparta­menti e ha 11 finestre su via in Arcione più 5 su via del Trafo­ro del Tritone, con un superat­tico che è un appartamento in sé e sui 4 lati l’enorme terraz­zo che vede il Torrino del Qui­rinale da una parte e Palazzo Chigi dall’altra.
Il tutto restaurato ad arte e superblindato con vetri anti­proiettile, solidi pannelli con­tro gli sguardi indiscreti e por­te d’acciaio, oltre che impre­ziosito da marmi, maioliche, parquet e rifiniture di grande pregio, secondo gli ordini dei De Mita. Proprio per questi la­vori il politico della prima Re­pubblica finì negli anni ’90 di fronte al Tribunale dei mini­stri, che lo rinviò a giudizio con l’accusa di aver utilizzato fondi neri del Sisde.
Il boss di Nusco si trasferì nell’autunno dell’88 nel palaz­zo settecentesco appena ri­strutturato a suon di miliardi di lire dall’Inpdai (allora pro­prietario), lasciando la ben più modesta e periferica abita­zione di cooperativa sulla via Ardeatina.
Da allora, l’ex presidente della Dc attualmente eurode­putato dell’Udc, ha resistito ad ogni scandalo, causa, in­chiesta giudiziaria, interroga­zione parlamentare pur di ri­manervi.
D’altronde, per decenni De Mita ha usufruito di un affitto a dir poco agevolato. L’am­montare del canone è sempre rimasto un «segreto di fami­glia », ma il rinnovo del con­tratto di locazione del 2000, l’ultimo consultabile con mil­le­difficoltà all’Ufficio del Regi­stro, parla di 71.562.540 lire annue ed evidentemente è poi stato prorogato in attesa dell’acquisto. All’inizio, assi­curano fonti ben informate, l’affitto era attorno ai 50 milio­ni l’anno.
Un canone mensile tra i 2 e i 3mila euro al mese, quello che oggi si chiede per un appartamento di soli 80-100 metri quadri nel quar­tiere chic dei Parioli.
Adesso l’ex premier sta per coronare il suo sogno, renden­do finalmente sua la casa sul­le cui maniglie d’ottone ha già da tanto tempo impresso le sue iniziali stilizzate e intrec­ciate come in un blasone nobi­liare: «DM». La svolta c’è stata nel 2002, quando gli enti previdenziali hanno messo all’asta gli im­mobili, compresi quelli di pre­gio dell’Inpdai. Tra questi, ca­sa De Mita. E qui nasce un al­tro piccolo giallo: sui giornali fu pubblicato il bando che in­cludeva solo l’appartamento. Poco dopo, un errata corrige includeva anche altri spazi «di pertinenza», quelli ogget­to di molte diatribe. Nel 1997 l’Inpdai aveva fatto causa al­l’i­llustre inquilino per aver oc­cupato abusivamente le canti­ne e alcuni locali al piano ter­ra, chiedendo anche i danni. Ma ottenne la restituzione so­lo di questi ultimi, nel 2003.
Intanto, il resto del palazzo era stato acquistato da privati per 8,2 milioni di euro e De Mi­ta aveva esercitato il diritto di prelazione per casa sua. Ma il prezzo non gli piaceva e iniziò una lunga battaglia legale con l’Inpdai e poi con l’Inps per far scendere la cifra e avere ga­ranzie sull’uso degli spazi esterni all’appartamento. Ora, la trattativa sarebbe arri­vata a conclusione. Ed è vici­na la realizzazione di un so­gno da 3 milioni e 400 mila eu­ro.
Il Giornale

venerdì 31 agosto 2012

RAI - MARIO MONTI CHE FA'...TUTTI ZITTI? LA PAPPATOIA CONTINUA...



Buonuscita milionaria dalla Rai alla sorella di Buttiglione: condannato l'ex direttore Masi!
Alla fine la condanna è stata anche più mite del previsto: 100.000 euro è quanto dovrà rimborsare alla Rai Mauro Masi, ex direttore generale dell'azienda, per la faraonica buonuscita riconosciuta nel 2009 ad Angela Buttiglione, sorella di Rocco.
Alla sorella del presidente Udc andò infatti addirittura un milione di euro di liquidazione che si sono sommati al normale TFR (Trattamento di fine rapporto)!

E tutto semplicemente per "convincerla" ad andare in pensione con un anno di anticipo, lasciando la presidenza dei tg regionali...
Oggi la discutibile sentenza della Corte dei Conti, che ha stimato in soli centomila euro un adeguato risarcimento del danno patrimoniale all'azienda da parte di chi avrebbe dovuto tutelarla. Mauro Masi rimarrà nella storia per le raccomandazioni e i predicozzi telefonici di Silvio Berlusconi. Con questa cifra salderà (in parte) il danno economico. Il risarcimento del buon senso e della decenza non è invece contemplato.


------------------

Moglie, cognata, cognato della moglie, nipote e tata della figlia: in Rai è famiglia Comanducci
Non solo Minzolini: nei ruoli chiave della tv pubblica, gli uomini del Cavaliere imperversano ancora. Esemplare il caso del vice direttore generale, che ha visto molti suoi parenti far carriera nell'azienda pubblica con varie qualifiche. Il numero due di viale Mazzini, su ordine di Berlusconi, fece firmare al dg una lettera che rendeva inamovibili i giornalisti fedeli all'ex premier
di Sara Nicoli | 12 dicembre 2011
Non solo Minzo. Alla vigilia della soluzione del “caso Tg1“, in Rai si fanno nuovamente i conti di quanto i costi della politica abbiano gravato, negli anni, sui bilanci dell’azienda. Minzolini – è noto – resterà in Rai nonostante il “licenziamento” dalla poltrona più alta del Tg1 perché è stato assunto con la qualifica di caporedattore con funzioni di direttore, dunque non può essere allontanato dall’azienda come lo sarebbe stato se avesse avuto, invece, il contratto da direttore e basta. La Rai, quindi, si terrà Minzolini fino alla pensione, a 550 mila euro l’anno più benefit.
Ma il “direttorissimo”, come lo ha sempre chiamato il Cavaliere, in fondo è solo la punta dell’iceberg. Sono anni che i berlusconiani in Rai gravano in modo pesantissimo sui bilanci aziendali. Ce n’è uno che vale più di cento, in particolare, ed è ormai prossimo alla pensione, ma con speranze di rientrare direttamente al settimo piano di viale Mazzini come consigliere del prossimo cda. E’ Gianfranco Comanducci, vice direttore generale per gli acquisti e lo sviluppo commerciale, uomo di Previti in Rai, che nel corso degli anni non solo ha “blindato” contrattualmente ed economicamente i “famigli” del Cavaliere in azienda, ma ha anche provveduto mettere al sicuro se stesso e i suoi affetti più cari, dalla moglie fino alla tata della figlia.

Ebbene, Comanducci (assunto in Rai come annunciatore, più volte sull’orlo del licenziamento per il modo disinvolto con cui ha sempre svolto il suo mestiere fin dagli esordi) ha scalato i vertici Rai solo per meriti politici. Il momento più alto del suo “mandato” è stato durante l’era della direzione generale di Flavio Cattaneo (2003 al 2006) quando, come direttore Risorse Umane, mise a posto un sacco di posizioni di amici. E anche familiari.

Stiamo parlando di una vera “dinasty” Rai che si è dipanata nel corso degli anni, sotto gli occhi di tutti ma senza che nessuno in Rai gridasse allo scandalo. Ora, però, visti i conti sempre più magri dell’azienda, pare che il clima intorno a questi potentati stia cambiando. Comanducci, dunque. Si parte dalla moglie, Anna Maria Callini, nominata dirigente in azienda nonostante il parere contrario dell’allora direttore generale Claudio Cappon. Si passa per la cognata (sorella della moglie, Ida Callini), promossa funzionario proprio dell’uffico Risorse Umane, da pochi mesi in pensione, e per il cognato della moglie (Claudio Callini) assunto come tecnico e poi passato in un batter d’occhio a cineoperatore giornalista a tutti gli effetti; un salto di retribuzione di oltre il 40 per cento. E si arriva alla nipote (figlia della sorella), che per superare una regola Rai che blocca l’assunzione ai figli dei dipendenti, è stata presa nella consociata per la pubblicità Sipra. Dove – e qui si tocca veramente il punto più alto – c’è stata una new entry davvero fenomenale: alla direzione Sipra è stata presa anche una signora di buone speranze (Barbara Palmieri). Che non aveva particolari qualità se non quella di essere stata la “tata” della figlia.

Comanducci, insomma, è un vicedirettore generale Rai che negli anni ha saputo ottimizzare nel modo “migliore” il proprio potere di fonte politica in azienda. Padrone indiscusso anche del “Circolo sportivo dei dipendenti Rai”, un gioiello sul Tevere, che ha trasformato in un luogo quasi esclusivo. Poco prima che Cattaneo lasciasse la Rai, Comanducci provvide a blindare (economicamente) le posizioni di alcuni degli uomini i cui nomi sarebbero poi finiti in un’indagine della magistratura di Milano sul crac Hdc.

Si tratta del gruppo di persone poi ribattezzati dalla stampa “struttura Delta”, che è stata smantellata, ma solo in apparenza. Ebbene, nel 2005 Flavio Cattaneo lasciò viale Mazzini per diventare amministratore delegato di Terna, poco prima della vittoria di Prodi alle elezioni del 2006. Ad un passo dall’uscio della direzione generale Rai, Comanducci fece firmare a Cattaneo una serie di lettere indirizzate a Clemente Mimun, allora direttore del Tg1, Fabrizio Del Noce, Deborah Bergamini, Francesco Pionati e Carlo Nardello. Nelle lettere c’era scritto che, in caso di “cambio di ruolo” all’interno dell’azienda (un passaggio di direzione o altro, per intendersi), quest’ultima avrebbe dovuto pagare a ciascuno di loro, a titolo “di indennizzo”, ben 36 mensilità, tre anni di stipendio. Cifre, ovviamente, molto alte considerati i livelli di stipendio dei dirigenti in questione, che avrebbero reso – questa era l’obiettivo di Comanducci su ordine di Berlusconi – inamovibili gli “uomini Delta” all’interno di strutture chiave come, appunto, il Tg1 oppure la fiction (Del Noce) o il marketing strategico (Bergamini). Con le elezioni, Pionati e Bergamini sono finiti in Parlamento, Del Noce è ancora alla fiction, Nardello è stato nominato solo pochi giorni fa allo Sviluppo Strategico ed è il dirigente più pagato della Rai (la Corte dei Conti ha minacciato di comminare multe all’azienda se non fosse stato ricollocato dopo la chiusura di Raitrade, dove era amministratore delegato). Quanto a Clemente Mimun, prima di lasciare la Rai per Mediaset, il direttore del Tg5 fece valere la lettera firmata da Cattaneo, ma il nuovo direttore generale Cappon si rifiutò di riconoscerla, tanto che è ancora in corso un contenzionso tra Rai e Mimun dove “ballano” più di due milioni di euro.

Tirando le somme, la Rai negli anni ha fatto fronte ad esborsi economici pazzeschi per coprire veri e propri “mandarinati” di stretta osservanza politica, ma soprattutto per pagare dirigenti che mai, neanche per caso, hanno perseguito il bene aziendale ma solo ed esclusivamente il proprio tornaconto personale e del proprio dante causa nel Palazzo. Minzolini, quindi, è solo l’ultimo di una lunga serie. Ma anche lui, come gli altri, resterà in Rai fino alla pensione. A meno non sia la Rai, stavolta, a chiudere i battenti prima di quel tempo.



RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LA PRECISAZIONE DI DEBORAH BERGAMINI

Gentile Direttore,

l’articolo a firma di Sara Nicoli, pubblicato oggi sul sito del Fatto Quotidiano Online, contiene alcune falsità che mi chiamano in causa. La prego pertanto di ospitare queste mie righe affinchè mi sia consentito tornare ancora una volta su questioni relative al mio trascorso rapporto lavorativo con la Rai. Vorrei precisare quanto segue:

1) Non ho mai ricevuto alcuna lettera da parte dell’allora Direttore Generale della Rai Flavio Cattaneo destinata a “blindare (economicamente)” la mia posizione dirigenziale in Rai;

2) Non sono mai stata al centro di alcuna indagine della magistratura di Napoli in cui è stato coinvolto Agostino Saccà;

3) Non è mai esistita alcuna Struttura Delta, che, come per moltissime altre cose, è parto esclusivo della fantasia “investigativa” di uno specifico quotidiano.

Secondo me dovreste verificare le cose che scrivete, lo dico per la qualità della vostra copiosa produzione editoriale. Magari, se vi serve qualche informazione, chiamatemi senza problemi.

Cordiali saluti,

Deborah Bergamini

La replica di Sara Nicoli

Gentile onorevole Bergamini, prendiamo atto volentieri del fatto che lei non ha ricevuto, come altri berlusconiani in Rai, alcuna lettera dal direttore Cattaneo. Probabilmente perché lei è stata la prima della cosiddetta “struttura Delta” (il copyright non è come lei ricorda del Fatto Quotidiano) a lasciare la Rai in seguito allo scandalo intercettazioni Hdc scoppiato nel novembre 2007 – i fatti risalivano al 2005. Il 30 novembre del 2007 infatti la Rai, in attesa di chiarimenti, decise di sospenderla dalla Direzione del Marketing Strategico. Una sospensione contestata, con tanto di minaccia di causa contro, la Rai che si è poi risolta con un divorzio consensuale, sulla base di un accordo di cui si ignorano i contenuti economici . Il nome “struttura Delta”, come lei ricorda, è poi stato per la prima volta utilizzato da Repubblica e poi ripreso da quasi tutti i quotidiani per indicare una sorta di team che all’interno della Rai agiva a volte accordandosi con la concorrenza

Sara Nicoli

La controreplica di Deborah Bergamini

Gentile signora Nicoli,

mi rendo conto che quando, magari per la fretta, si scrivono cose false e non si vuole ammetterlo né tantomeno scusarsi, diventa impervio il cammino per mantenere il punto ed essere allo stesso tempo congruenti. Lei dice che probabilmente non ho ricevuto, come altri, una presunta lettera di Cattaneo nel 2005 perché ho lasciato la Rai dopo lo scandalo intercettazioni avvenuto a fine 2007. Va bene che la posta interna di Viale Mazzini è un pò lenta, ma non le pare di esagerare? E’ ovvia la sua intenzione di richiamare una vicenda che nulla ha a che fare con quella in oggetto, in modo da generare confusione in più. Dopodichè, lei richiama molto correttamente la conclusione del mio rapporto professionale con la Rai, compreso l’accordo di cui si ignorano i contenuti economici, come è giusto che sia (e meglio così perché temo che rimarreste molto molto delusi). Infine preciso che non ho mai attribuito il copyright del nome Struttura Delta al Fatto, ho solo citato “uno specifico quotidiano”, e mi riferivo ovviamente a Repubblica. Legga meglio.

Cordiali saluti, Deborah Bergamini


sabato 25 agosto 2012

CIRIACO DE MITA GLI PAGHIAMO ANCORA LA SCORTA...


Lettera a Repubblica di Carmen Pace Parrella
Pratola Serra
Mi chiamo Carmen e faccio l'agente di polizia municipale. Esercito in un piccolo paese di 3500 persone che si trova in provincia di Avellino. Nel bel mezzo di una festa del paese ero di servizio per regolare la viabilità cercando di non far circolare e sostare veicoli in una piccola area circoscritta di circa 100 mt lineari di strada, dove appunto vi era un divieto da ordinanza che lo imponeva.

Alle ore 21 circa, vedo sbucare tra la folla un'auto blu che si fa strada; mi avvicino e chiedo all'autista: «Scusi dove pensa di andare?» e lui: «Non la vedi la paletta?» (ministero delle Finanze) ed io: «Certo che la vedo ma siccome c'è gente a piedi mi chiedevo dove sta andando »! e lui: «Sono del servizio sicurezza di De Mita» ed io «ma qui non c'è posto dove la vuole lasciare la macchina?, A quel punto lui innervosito, «Ho capito me ne vado, la fai tu la sicurezza a De Mita»! Ma perché l'onorevole De Mita ha ancora una scorta pagata dallo Stato? Quali pericoli corre questo anziano professionista della politica?



mercoledì 20 giugno 2012

LUIGI LUSI...SEI UN LADRO LADRO LADRO E UN FARABUTTO...


SEI UN LADRO LADRO LADRO...E UN FARABUTTO...
IL SENATO HA AUTORIZZATO L'ARRESTO.

Il senatore LI GOTTI dell' IDV avvocato, oggi al senato ha raccontato bene cosa ha combinato con i soldi pubblici questo farabutto!

Gli incubi li vivono gli italiani onesti per sopravivvere in un paese corrotto come l'Italia.

martedì 15 maggio 2012

FABIO FAZIO...il furbetto...


Se potessi avere un milione a show

Tra canone e mercato i compensi impazziti dei conduttori
L'appello alla sobrietà del Premier Mario Monti non sfiora la Rai: Fabio Fazio continua a guadagnare 2 milioni di euro (in esclusiva, al lordo per tre anni), la Littizzetto un milione e 800mila (per due anni, in esclusiva), Antonella Clerici 1 milione e 800mila, Milly Carlucci 1 milione e 200mila euro QUI
Le parole di Fazio pagate a peso d'oro in un programma Endemol venduto alla Rai da Berlusconi...(...) insomma la Rai è un ente pubblico e i soldi sono soldi pubblici,i soldi che regala sono una vera vergogna, gli sprechi da tagliare dovrebbero iniziare dalla Rai.

mercoledì 2 maggio 2012

GRAZIE MONTI...LEI E' UN GENIO, HA UN GRANDE QUORE...



Da questo mese, sono scomparse le tessere atac a 18 euro per pensionati con pensioni basse. Bisogna recarsi in circoscrizione portare il cud e si puo’ avere una tessera annuale…aumentata di 3o euro! Grazie Monti sara’ un piacere viaggiare gratis, e se mi beccano tempo da perdere ne ho, negare,non dare i propri dati, fare scena muta fino a che i controllori esausti mi dovranno o arrestare o lasciar perdere. Ci vogliono colpire sulla dignita’…farci sentire una cacca…resistenza resistenza resistenza!



PS: i furbi che usufruivano delle tessere da 18 euro atac e magari percepivano una pensione non da fame sono dei bastardi, sono quelli che hanno contribuito insieme ai politici a distruggere questo paese.
linda scrive:
2 maggio 2012 alle 15:21

HANNO INIZIATO DA MAGGIO…BASTARDI!

Brutte notizie per i cittadini romani over 65. Dal prossimo giugno infatti, verrà abolita purtroppo l’agevolazione per l’abbonamento mensile alla tessera Metrebus che prevedeva particolari condizioni per gli ultra-sessantacinquenni. Anche per quanto attiene la tessera annuale ci saranno modifiche restrittive. Lo dichiarano in un comunicato congiunto Spi Cgil, Fnp Cisl, Uilp Uil di Roma e del Lazio.Negli anni precedenti, infatti, le agevolazioni, che prevedevano anche la gratuità, erano legate esclusivamente al reddito personale.Invece, ora, saranno legate e graduate ai diversi scaglioni Isee. In pratica si è passati dal trasporto gratuito per gli anziani over 65, ai pesanti tagli operati dalla Giunta Alemanno. Ancora una volta, si penalizzano quindi gli anziani, aggravando ulteriormente la già difficile condizione di mobilità e costringendoli a utilizzare il proprio mezzo, con gravi conseguenze anche sul traffico già molto congestionato della Capitale.

martedì 1 maggio 2012

GIULIANO AMATO...


GIULIANO AMATO TORNA AL GOVERNO, OCCHIO AI PORTAFOGLIO

di LEONARDO FACCO


José Ortega y Gasset ha scritto che “l’intervento statale è il più grande pericolo che minaccia la civiltà: esso è l’assorbimento di tutti gli sforzi sociali spontanei da parte dello Stato; intendo riferirmi alla spontanea azione storica, la quale nel tempo sostiene, nutre e dirige il destino umano”. Herbert Spencer, con meno grazia, ma più efficacia, sostenne che “la vita, la proprietà e la libertà di un individuo non sono al sicuro ogni volta che si riunisce il parlamento”.

Beh… da quando s’è inchiodato alla sedia di Palazzo Chigi Mario Monti, le due massime di cui sopra suonano come proverbiali ammonimenti, benché il professore sia stato presentato dalla vulgata massmediatica come un tecnico. Ieri, finalmente, anche questa mistificazione ideologica è giunta al capolinea, perché il governo “iperpolitico” presieduto dall’amico dei banchieri centrali ha scelto altri “tecnici” per mettere mano ai conti italiani. La notizia: “Il consiglio dei ministri si è dedicato alla spending review – che per noi poveri masticatori di lingue vernacolari significa revisione della spesa pubblica – opera appannaggio personale del ministro Giarda. L’importo complessivo di riduzione della spesa pubblica è di 4,2 miliardi di euro, importo che dovrà servire per evitare l’aumento dell’Iva di due punti percentuali previsto per il prossimo ottobre, anche se per il momento la misura introdotta nel decreto Salva Italia non è scongiurata”.

Mentre Giarda parlava, i suoi colleghi erano erano ovviamente tutt’orecchi. La prima annotazione che mi sovviene, però, me l’ha suggerita l’amico Rodolfo Nasini: “Tagliare 4,2 miliardi su 550 di spesa pubblica è come se io decidessi di ridurre il mio sperpero di 9 euro al mese. La capacità di mio figlio di non pisciarsi nel pannolino avrà effetti almeno tripli sul mio budget familiare rispetto ai tagli di Giarda sulle finanze statali”. Per la cronaca, il mio amico non se la tira da tecnico.

Ripresa la parola, Monti “ha poi annunciato incarichi ‘speciali’ anche per Giuliano Amato (sulla spesa relativa al finanziamento pubblico ai partiti) e per il professore Francesco Giavazzi, chiamato ad analizzare il sistema dei contributi pubblici alle imprese. Entrambi presteranno la loro opera a titolo gratuito, mentre Bondi – ha detto Monti – ‘rifiuta qualsiasi remunerazione, ma speriamo almeno di imporgli il rimborso spese’ (in realtà effettuando attività non di studio, come gli altri due, ma gestionale l’esecutivo dovrà comunque corrispondergli gli emolumenti da alto dirigente, nonostante il rifiuto del diretto interessato)”. Per la serie, nessun pasto è gratis.

Mi si conceda, a questo punto, qualche considerazione personale. Partiamo da una domanda? Ma “Rigor” Monti non era il capo di un governo di tecnici? A cosa gli servono altri tecnici? Pensando a Bondi e Giavazzi viene alla mente il regista francese Marcel Pagnol che affermava che “bisogna diffidare dei tecnici; cominciano con la macchina da cucire e finiscono con la bomba atomica”. Che rapportato ai giorni nostri vorrà dire un’altra gragnuola di tasse.

Un discorso speciale, invece, merita Giuliano Amato, l’uomo da 31.000 euro di pensione al mese, cresciuto a stretto contatto con le terga di Bettino Craxi e passato alla storia per essere paragonabile ad un qualsiasi malfattore di strada che organizza rapine in banca. Nel non così lontano 1992, ci defraudò del 6 per mille di quanto possedevamo sui conti correnti. Lo fece – un po’ come Monti – per “salvare l’Italia” e i risultati son qui da vedere. Era una notte di mezza estate. Di Amato, ad abundantiam, van ricordate le articolesse vergate sui più “prestigiosi” giornali del Belpaese nel 2011 – mentre Berlusconi frequentava ancora Palazzo Chigi (oltre all’Olgettina) – nelle quali predicava l’esproprio coatto della ricchezza. Il “dottor sottile” propugnava di fottere, via patrimoniale, 30.000 euro ad ogni cittadino in modo da riportare il debito pubblico ben sotto la soglia del 100% (all’80% per l’esattezza), giusto per permettere ai suoi sodali di casta di tornare a sperperare. Per nome e per conto del governo, codest’uomo – cresciuto nel PSI dei ladroni – dovrebbe occuparsi di finanziamento pubblico ai partiti, fattispecie di reato per la quale vennero condannati, da Craxi in giù, una sequela di suoi compagni durante gli anni di Tangentopoli. Domanda innocente: Amato che faceva? Dormiva? Delle due l’una: se di quei fattacci degli Anni Novanta non s’accorse di nulla allora è un incapace; se – invece – ha fatto finta di non vedere, la scelta di Monti è paragonabile a quella di chi ha scelto di mettere una volpe a guardia di un pollaio.

Tertium non datur!

FONTE QUI

L'ULTIMA DI BERSANI: non voglio vincere sulle macerie!

lunedì 30 aprile 2012

VIGILI CORROTTI...



Inchiesta sui vigili, le accuse di Bernabei
"Alla moglie di Giuliani 20mila euro"
Il comandante "disperato" per le bollette del Circolo: "Mi disse che doveva pagare la luce del circolo sportivo"
di ANGELA MARIA ERBA

"Il comandante Giuliani mi disse che doveva pagare una bolletta della luce di 20mila euro per il circolo sportivo. Aggiunse che non ce la faceva. Allora gli consegnai la somma in contanti. A prendere i soldi fu la signora Giuliani". A parlare è Silvio Bernabei, lo scorso 22 febbraio davanti al pubblico ministero Laura Condemi. Il "grande accusatore" dei vigili che ha fatto scoppiare lo scandalo delle "mele marce" tra i pizzardoni della capitale.

Bernabei, nei prossimi giorni, sarà di nuovo in procura. I pm lo avevamo convocato per ieri ma l'imprenditore è fuori Roma, quindi il nuovo faccia a faccia è slittato di qualche giorno. E non si tratta di una convocazione di semplice routine. Il nuovo interrogatorio infatti potrebbe portare ulteriori sviluppi nell'inchiesta che conta già cinque vigili e un geometra indagati con l'accusa di concorso in concussione e tentata concussione, falso ideologico, omessa denuncia e sostituzione di persona.

Dal verbale di Bernabei emergono particolari che arricchiscono uno scenario ancora molto ambiguo. Nel rapporto che sembra legare la famiglia di imprenditori trasteverini al corpo dei vigili si fa sempre più complesso. Perché nel verbale dell'interrogatorio che si è svolto due mesi fa, non ci sarebbe solo il pagamento della bolletta come generosa elargizione che i commercianti concedono al circolo sportivo della municipale. L'imprenditore infatti ha ricordato al magistrato altri episodi.



"Sempre nel 2010 pagai per quattro, forse cinque mesi il personale civile del circolo, dando tra i quattromila ed i seimila euro al mese" prosegue Bernabei che poi spiega meglio: "Ho effettuato questi pagamenti perché impaurito dal comportamento vessatorio della polizia municipale che subivo continuamente". E poi ancora: "Subivo uno schiaffo e una carezza. Per questo decisi di sottomettermi alle richieste".

Quale legame abbia tenuto stretti i Bernabei a Giuliani rimane ancora un argomento su cui la Mentre in un altro interrogatorio dello scorso 8 marzo ammette che si sarebbe aspettato un altro atteggiamento da parte del comandante Giuliani. "Reagii male perché dopo le denunce speravo che facesse qualcosa ed invece la situazione peggiorò" si lamenta l'imprenditore ascoltato per la terza volta.

Anche se i magistrati non hanno dubbi e ritengono che in questa vicenda i Bernabei siano solo parte lesa, certo il ruolo dei due fratelli comincia adassumere contorni sempre più opachi. Lo si era già visto nelle dichiarazioni rese dal tecnico Francesco Belmonte, il geometra che avrebbe intascato la famosa "tangente da 36mila euro più Iva", durante il suo interrogatorio di convalida, davanti al gip Filippo Steidl che lo ha lasciato agli arresti domiciliari. E dove, da semplici vittime, entrambi si trasformerebbero in potenziali registi della presunta cupola del malaffare.
FONTE. LA REPUBBLICA

domenica 29 aprile 2012

GIANFRANCO FINI...


Casta senza vergogna

Fini gran pavone della Camera la sua vanità ci costa 200mila euro
Tanto ci ha fatto spendere nel 2011 Gianfranco per farsi ritrarre dal suo fotografo personale Enrico Para
L’unica volta che non l’ha chiamato è stato lo scorso 18 aprile, quando Gianfranco Fini ha preferito dare meno pubblicità possibile a un suo incontro diplomatico: quello con l’ambasciatore delle Maldive, Iruthisham Adam. Si capisce perché: l’ambasciatore è utilissimo a chi - come Fini - ama le vacanze alle Maldive, ma quell’incontro non fa aumentare la popolarità. Per quello il presidente della Camera non ha chiamato Enrico Para, il fotografo personale che sta incollato a Fini come un francobollo praticamente da quando l’ex leader missino ha ottenuto i primi incarichi istituzionali. Tutte le altre volte Para era lì con la sua macchina fotografica. Che gli sarà restata incollata alla mano nel 2011, visto che Fini si è fatto fotografare come mai gli era accaduto nella vita. Si deve piacere un fracco il presidente della Camera, visto che per le sue foto ha fatto sborsare (ai contribuenti, mica paga lui) la bellezza di 201.014,44 euro l’anno scorso.


A tanto ammontano le fatture pagate nel primo e nel secondo semestre alla Impero Fotografico srl di Para (che ne è il proprietario insieme alla moglie, anche lei fotografa). Nel primo semestre una fattura da 73.075,20 euro, e una da 34.449,60 euro. Nel secondo semestre la terza fattura, da 93.489,64 euro. Per Fini dunque il 2011 è stato l’anno del Gran Pavone, e per il fido Para l’anno della cuccagna. L’anno prima, secondo i dati rivelati dai soliti radicali e messi a disposizione dei contribuenti su Linked Open data Italia alla Impero fotografico srl erano stati pagati in tutto 76.692 euro. In un anno dunque la cifra è quasi triplicata. Fini ha viaggiato come una trottola e anche all’estero ha sempre voluto il suo fotografo di fiducia al seguito, pagandogli oltre alle fatture anche le spese di viaggio e di pernottamento. E anche il 2012 non sarà da meno: Fini si è già fatto ritrarre in ogni posa nella visita negli Usa: stretta di mano a Barack Obama, visite accompagnate dalla vecchia amica Nancy Pelosi. Subito prima un viaggetto nella penisola balcanica e subito uno a Londra con raffica di strette di mano e di foto. Nelle feste comandate al presidente della Camera piace invece mettersi la divisa (pure la mimetica) e andare a farsi fotografare insieme ai militari in qualche missione italiana in giro per il mondo: l’ha fatto ad Herat, in Libano e in Kossovo (qui però si è tenuto il caldo suo giaccone, perché si battevano i denti dal freddo). Il fotografo personale lo ha accompagnato in tutti gli altri viaggi all’estero. E naturalmente corre in ufficio non appena c’è qualche visita di rango anche alla Camera dei deputati.

La Camera ha anche altri fotografi ufficiali: c’è Umberto Battaglia, che fu fotografo personale di Pier Ferdinando Casini e che Fini ha mantenuto a corte pagando profumatamente sia lui che la sua Image communication net srl (circa 142 mila euro per gli scatti istituzionali nel 2011). C’è infine la Luxardo foto di A. Sulpizi che raccoglie le briciole (38 mila euro l’anno scorso).

Para e la sua società non lavorano solo per Fini. Come molti fotografi vivono anche di servizi banali (matrimoni, cresime, battesimi etc…), e poi dove c’è un ex missino sono sicuri di trovare lavoro. Lui era il fotografo ufficiale del Secolo di Italia e del Msi, e ancora oggi risulterebbe fotografo ufficiale di Alleanza Nazionale. Con Fini ha lavorato (anche come vide operatore) a palazzo Chigi quando questi era vicepremier e agli Esteri appena il nume di Para è sbarcato lì. In contemporanea, però, Para e la sua società diventavano anche fotografi ufficiali di tutte o quasi le istituzioni in cui arrivava al potere un ex missino. Silvano Moffa lo portò con sé alla provincia di Roma, Francesco Storace alla Regione Lazio, Mirko Tremaglia al ministero degli italiani nel mondo, Altero Matteoli a quello dell’Ambiente, Gianni Alemanno alle politiche agricole, e così via.

di Franco Bechis - LIBERO


ATAC - RUBERIE E PARENTOPOLI ....PAGANO I CITTADINI


IL BIT PASSA DA 1 EURO A 1 EURO E 50
Biglietti Atac, scompare tessera mensile
E scoppia la protesta sul web
Dal primo giugno via al cambiamento di tariffe e agevolazioni. Gli abbonamenti saranno solo annuali (e costeranno di più). Gli studenti: costi scaricati su noiROMA - La rivolta in Rete è già iniziata, per un cambiamento che dovrebbe scattare dal prossimo 1° giugno. Da mesi, è noto che, da quella data, biglietti e abbonamenti Atac aumenteranno (il Bit di 75 minuti, ad esempio, passa da 1 euro a 1,50), come previsto dalla delibera di giunta 53 del 29 febbraio. Quello che non era conosciuto, sono i cambiamenti per anziani, invalidi e studenti: in questi giorni, agli abbonati, sta arrivando una lettera in cui vengono indicate le future agevolazioni che, in realtà, corrispondono a ritocchi verso l'alto.

LE MODIFICHE - Qualche esempio? Niente più tessera mensile, ma solo annuale. Addentrandosi nei meandri delle novità, per i pensionati con reddito Isee non superiore a 10 mila euro, un abbonamento Atac annuale passerà da 100 a 120 euro, mentre chi ha più di 65 anni e reddito non superiore a 15 mila euro pagherà 130 euro e 150 per chi non supera 20 mila euro. Tutto si baserà sul reddito Isee e i pensionati della Spi Cgil hanno già chiesto un incontro con l'assessore alla Mobilità, Antonello Aurigemma. Dal Campidoglio, assicurano che, le nuove tariffe «garantiscono che le agevolazioni saranno presenti per chi ne ha effettiva necessità».

LE PROTESTE - Ma gli studenti universitari di Link rincarano la dose: «La giunta Alemanno, per far fronte ai problemi di bilancio dell'Atac scarica i costi sugli studenti», scrivono in una nota. E le proteste su siti e blog di studenti si moltiplicano. «La benzina è alle stelle - indica Maurizio, del terzo anno di Giurisprudenza alla Sapienza - non è certo questo il momento di rincarare i biglietti». Altri colleghi sono più duri. «Le fasce agevolate non andavano toccate - sottolinea Camilla, del secondo anno di Scienze della Comunicazione - si penalizzano persone già in difficoltà». E tra le tante osservazioni, alcune sono legate al traffico. «E' questa la soluzione per invogliare a utilizzare mezzi pubblici, spesso affollati all'inverosimile?», si domanda Riccardo, dell'ultimo anno di liceo classico.

STOP TESSERA MENSILE PER STUDENTI - La protesta, riguarda, in particolare, l'abolizione della tessera mensile agevolata per gli under 26 e, a sentirsi penalizzati sono principalmente i fuorisede. «La conseguenza - commentano Paola e Gabriele, universitari di Tor Vergata - sarà un aumento del traffico con più scooter e minicar. Come se già fossero poche». Iniziative di protesta debbono ancora essere approntate, ma all'orizzonte non mancano. «Si moltiplicheranno i portoghesi - conclude Danilo, del secondo anno di Scienze Politiche alla Sapienza. - Da qui a settembre, quando gli aumenti saranno visibili a tutti, qualcosa si organizzerà».

Simona De Santis
-------------

LEGGI QUI

sabato 28 aprile 2012

CARDINALE BAGNASCO...


Le pensioni per i cappellani militari: un assegno da 17 milioni l'anno.
Ammonterebbe ad almeno 17 milioni di euro l'anno il «costo» dei cappellani militari: è quanto sottolinea L'Espresso, che ha sommato i costi delle pensioni, degli stipendi e degli uffici centrali dei preti-soldati.
L'Espresso scrive che anche il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, è un pensionato dell'Esercito. Come ex Ordinario militare, cioè vescovo a capo dei sacerdoti al seguito dei soldati, «per lo Stato è un generale di brigata, ruolo che può dar diritto a una pensione fino a 4 mila euro.
Il Sole 24 Ore - L'Espresso

lunedì 23 aprile 2012

SPENDING REVIEW...


BERSANI HA BISOGNO DI SOLDI...batte i piedini e non vuole lo spending review
Donne che applicano lo spending review.



domenica 22 aprile 2012

UGO SPOSETTI


UGO SPOSETTI tesoriere dei DS, ieri sera alla TV 7 ha detto che non ci sono piu' gli IDEALI...



Caro Sposetti, ma quanto costano sti ideali? ma quanto ti serve ancora? la famosa frase A FRA? CHE TE SERVE? la disse un democristiano famoso...moriremo democristiani...


Sposetti ha anche detto che il tesoriere di Gianfranco Fini è onestissimo, l'appartamento a Montecarlo è una quisquiglia...


sabato 21 aprile 2012

SOLDI AI PARTITI



Mario Staderini
Partiti, operazione verità: per la I volta l’elenco completo dei soldi erogati ai partiti dal 1994
17-04-2012
On line i numeri che nessuno ha mai dato. Guarda »

Staderini: “ecco i costi della partitocrazia, ora ci spieghino dove è finito bottino di 1700 milioni”.

Pubblicato sul sito radicali.it l’elenco in dettaglio dei soldi erogati ai partiti dal 1994 ad oggi. Nel documento, elaborato da Radicali Italiani sulla base dell’elenco delle Gazzette ufficiali predisposto dal Parlamento, sono indicati voce per voce gli introiti destinati alle diverse storie politiche oggi riconducibili a PD, PDL, IDV, LEGA, UDC. Queste aree da sole hanno incassato 1,97 miliardi di euro su un totale di 2,3 miliardi.

Dichiarazione di Mario Staderini, Segretario di Radicali Italiani:

“Noi Radicali ci siamo fatti carico della prima opera di verità e trasparenza sul finanziamento pubblico dei partiti e oggi siamo in grado di consegnare alla conoscenza dei cittadini i numeri che sono stati loro negati per decenni.

Per mettere insieme questi dati ci sono volute settimane di lavoro, recuperando una per una più di cento gazzette ufficiali con i dati erogati ai partiti. Si rifletta sulle ragioni per la quali nessuna istituzione fino ad oggi ha reso questi dati accessibili e fruibili all’opinione pubblica. Forse perché avrebbero dovuto spiegare dove è finito il bottino di 1.700 milioni, ovvero la differenza tra i 2,3 miliardi di euro erogati ai partiti dal 1994 e i 580 milioni di euro di spese elettorali documentate? Sarebbe stata così palese la differenza tra chi per anni ha approfittato del fiume di denaro pubblico in violazione del referendum del 1993 e chi, invece, ha fruito di veri rimborsi elettorali, come noi Radicali. In 18 anni i Radicali hanno incassato poco più di 20 milioni di euro ma documentando spese elettorali per una cifra superiore.

Mi auguro che i tesorieri, di oggi e di ieri, vorranno unirsi a questa opera di verità, ad esempio dicendo come sono stati spesi tutti questi soldi.

Senza fare i conti con il passato nessuna riforma riporterà i partiti all’interno della democrazia e nel cuore dei cittadini”.

A questo link il documento integrale >> QUI