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martedì 18 dicembre 2012

BERSANI LUIGI...



Bersani si fa il listino

Parlamentarie, il Pd approva le regole. Deroghe per 10 big. Vincolato il 10% dei nomi. I piani per Monti al Quirinale.

di Gabriella Colarusso
Alla fine, nelle parlametarie del Pd, il listino bloccato ci sarà. Il segretario Pier Luigi Bersani, potrà decidere il 10% dei nomi che verranno inseriti nelle liste per le elezioni di Camera e Senato, candidati scelti tra «esponenti della società civile e personalità di riconosciuta competenza» e ai quali non toccherà sottoporsi al giudizio degli elettori. Non solo, a Bersani spetterà anche la scelta dei capilista, che sono 47.
Questo è quanto prevede il regolamento sulla scelta degli (aspiranti) parlamentari approvato all'unanimità alla direzione nazionale del Pd, riunita il 17 dicembre.
ALBO CHIUSO, LISTINO BLOCCATO. Certe anche le date del voto - il 29 e il 30 dicembre - così come lo è la base elettorale che potrà esprimere la propria preferenza: e urne saranno aperte solo agli iscritti al Pd fino al 2011 e ai votanti delle primarie del 25 novembre che dichiarino di essere del Pd. L'albo, insomma, non verrà riaperto.
IL NODO DELLE DEROGHE. Via libera in blocco anche per le deroghe a 10 parlamentari che sono in carica da più di tre legislature e che, come da Statuto del Pd, non avrebbero potuto ricandidarsi.
Si tratta di Rosy Bindi, Anna Finocchiaro, Beppe Fioroni, Franco Marini, Gianclaudio Bressa, Cesare Marini, Mariapia Garavaglia, Angelo Agostini, Giorgio Merlo e Giuseppe Lumia.
FOLLINI E ICHINO, NO ALLE SCORCIATOIE. Ha deciso di fare un passo indietro invece l'onorevole Marco Follini: «Non ho chiesto la deroga. Non dico che sia poco dignitoso chiederla ma ritengo più dignitoso non chiederla».
Diversa ma altrettanto controcorrente la decisione del senatore Pietro Ichino, renziano della prima ora consigliere del sindaco di Firenze per le politiche del lavoro: «Caro Matteo, non accetterei di tornare in parlamento nuovamente cooptato», ha spiegato il giuslavorista al telefono, come ha raccontato sul suo sito lo stesso Renzi. «La quota può essere per persone alla prima esperienza. Io ho il dovere di cercarmi i voti. Proverò a essere eletto con le primarie nella mia città: solo così accetterò di tornare in parlamento».
PARLAMENTARI USCENTI DISPENSATI DALLA RACCOLTA FIRME.  Senior a parte, chi potrà candidarsi alle primarie del Pd? La bozza prevede che i parlamentari uscenti non debbano raccogliere le firme, mentre per gli ousider la quota richiesta è pari al 5% del numero degli iscritti su base provinciale.
Comunque non meno di 50 firme e non più di 500.
Non potranno candidarsi, invece, salvo deroga concessa dal partito, gli europarlamentari, i sindaci di città superiori a 5 mila abitanti, gli assessori e consiglieri regionali.
ALMENO IL 33% DI DONNE. Per tutelare la parità di genere, nelle liste dovrà essere garantito il 33% di presenza femminile. I collegi saranno disegnati su base provinciale e il via libera alle candidature dovrebbe arrivare dalle direzioni provinciali sabato 22. Il che significa che per raccogliere le firme agli aspiranti parlamentari sono concessi tre giorni di tempo.
La bozza di regolamento vieta inoltre l'acquisto di spazi a pagamento per la campagna.
Lunedì, 17 Dicembre 2012

lunedì 19 novembre 2012

PENSIONATI ANZIANI IN MISERIA TOTALE...

Anziani, 260 euro per vivere

Pensioni da fame. Figli spesso ancora a carico. Alla Caritas del quartiere Barona di Milano le richieste di aiuto sono aumentate del 30% in un anno.

di Antonietta Demurtas Lettera 43
In Italia i dipendenti del Senato prendono la sedicesima, alla Camera uno stenografo può guadagnare sino a 259 mila euro lordi l'anno. A Milano nelle case popolari del quartiere La Barona, nella periferia sud-occidentale della città, Giovanna, 62 anni, riceve ogni mese 262 euro. È la pensione che lo Stato le riconosce per una invalidità dell'85%.
Una cifra che non le permette certo di vivere. Ma in quanto cardiopatica e diabetica non può lavorare, e sino ai 65 anni non può neanche ricevere la pensione sociale come casalinga. Che sarebbe comunque di 450 euro.
Per questo l'assistente sociale è riuscita a farle ottenere un sussidio di 200 euro. Così arriva a 462 euro. Comunque troppo poco per mangiare e acquistare tutti i farmaci. Per alcuni, infatti, nonostante l'invalidità, Giovanna deve pagare il ticket.
BOOM DELLE RICHIESTE D'AIUTO AL CENTRO DI ASCOLTO. E così ogni mese dopo aver comprato lo stretto necessario non rimane niente. Neppure il tanto per affittare un appartamento e vivere da sola. Da tre anni abita sotto lo stesso tetto con l'ex marito: sono separati in casa. Anche lui pensionato, guadagna 700 euro al mese e dovrebbe garantire il sostentamento dell'ex moglie. Ma si limita a pagare le bollette e l'affitto di 130 euro per la casa popolare.
Di alimenti neanche l'ombra. Così Giovanna deve fare tutto da sola, anche aiutare il figlio di 37 anni disoccupato che vive con loro, «ha due figlie piccole ed è separato, mica posso buttarlo fuori di casa», racconta Giovanna a Lettera43.it.
SI RINUNCIA A TUTTO PER SOPRAVVIVERE. L'ex marito non contribuisce neanche alla spesa, «ma io non gli chiedo l'elemosina, preferisco rinunciare a tutto», dice. Come alla dieta alimentare per diabetici, «dovrei mangiare regolarmente anche carne e pesce però non posso permettermeli sempre, così mi arrangio», dice con le lacrime agli occhi.
Al mercato va prima della chiusura «quando abbassano i prezzi», al discount cerca le offerte migliori. E la spesa la fa massimo una volta alla settimana per evitare di spendere troppi soldi di giorno in giorno. «Per fortuna ho i capelli corti, così non mi viene il desiderio di andare dal parrucchiere», dice con un sorriso sarcastico e gli occhi lucidi, «la vita fa schifo».
DAL CENTRO ALLA CASA DI ACCOGLIENZA. Per tirare avanti ogni giovedì Giovanna va al centro di ascolto per anziani della Caritas del quartiere in via Ettore Ponti, dove una squadra di 120 volontari accoglie chi ha bisogno di aiuto. «Nel 2011 abbiamo assistito 245 anziani del quartiere», racconta a Lettera43.it Aurelia Riva, volontaria, «ma nel 2012 le richieste sono aumentate del 30%, questa zona è densamente popolata da anziani».
Secondo una ricerca fatta nel 2007 dall'associazione Coordinamento volontariato terza età (Cvte) il 20% della popolazione che vive in zona Barona ha più di  65 anni. Uomini e donne che spesso non riescono a vivere con la pensione, che hanno bisogno di una parola di conforto o di essere accompagnate a fare le visite mediche. Riva insieme con i colleghi gestisce il centro di ascolto e la casa di accoglienza a pochi di metri di distanza, «abbiamo sette posti letto dove ospitiamo per brevi periodi gli anziani che hanno un problema di salute o vengono dimessi dagli ospedali, ma non sono ancora autosufficienti per tornare a casa».

Anziani con pensioni da fame e figli disoccupati ancora a carico

Non è infatti solo la solitudine a colpire gli anziani: i servizi assistenziali sono molto scarsi e così chi non ha un parente o i soldi per una badante rischia di non poter nemmeno andare a fare la spesa.
E quando i figli ci sono sempre più spesso capita che siano proprio loro ad avere ancora bisogno dei genitori. Giovanna non è l'unica a dover condividere la sua pensione con il figlio. Anche Maria, 74 anni, fa ancora la mamma a tempo pieno. Ha cresciuto tre figli da sola, a 20 anni si è trasferita da Acireale (Sicilia) in Germania e poi a Milano.
A 74 ANNI ANCORA AIUTA I SUOI FIGLI. Una vita di lavoro e sacrifici. Oggi con la pensione di 600 euro deve pensare ancora al figlio quarantenne disoccupato. E alla figlia, come lei una ragazza madre, «che lavora ma non sempre riesce a coprire tutte le spese».
Per aiutarli Maria quattro anni fa chiese pure un prestito all'Inps di cui ancora paga le rate. Così di pensione le arrivano solo 480 euro nette. «Per fortuna ci sono le signore del centro di ascolto», spiega Maria. La Caritas la aiuta pagandole l'affitto della casa popolare. Un bilocale minuscolo dove vive con il figlio.
«Vengo sempre al centro, anche solo a fare due chiacchiere, qui ci conosciamo tutti», continua Maria. Ogni mese i volontari distribuiscono il pacco alimentare con viveri di prima necessità: pane, zucchero, caffè, pelati, piselli, fagioli. E ogni settimana se arriva qualche altra donazione la distribuiscono tra i più bisognosi. Che con la crisi aumentano ogni giorno.
SFILATA DI MODA PER AUTOFINANZIARSI. Al centro di ascolto non sanno più cosa inventarsi: «Il 25 novembre facciamo una sfilata di moda per autofinanziarci». A cucire gli abiti per il défilé sono stati gli stessi volontari, anche loro anziani. Come Rosa, 80 anni, una guida museale in pensione che durante la giornata accompagna i suoi coetanei meno fortunati a conoscere le bellezze artistiche di Milano. Perché in fondo, come ha ricordato il 13 novembre l'85enne Benedetto XVI durante una visita alla struttura per la terza età della comunità di Sant'Egidio: «Anziani sì, fragili e bisognosi di aiuto, ma tristi no, capaci di un ruolo sociale, fatto di affetti e di aiuto alle nuove generazioni». Che sembrano sempre più povere delle vecchie.
Domenica, 18 Novembre 2012

domenica 11 novembre 2012

CAMICI SPORCHI ...MODENA...


Camici sporchi: «Un bordello di soldi»

Modena, il raggiro ai pazienti del Policlinico. QUI

Soldi facili, associazioni gabbate, pazienti raggirati e trattati come cavie.
Le intercettazioni telefoniche tra alcuni dei nove medici arrestati al policlinico di Modena per uno scandalo di malasanità hanno chiarito il meccanismo della truffa scoperta dai Nas di Parma a danno dei malati.
UN BORDELLO DI SOLDI. Un meccanismo che, a sentire gli stessi protagonisti, funzionava piuttosto bene essendo altamente remunerativo e non particolarmente faticoso.
Alessandro Aprile, 37 anni,  frequentava un master in quel reparto di cardiologia del policlinico di Modena quando venne intercettato il 16 giugno 2011.
Al telefono, senza troppe cautele, raccontava il funzionamento della truffa: «Sono soldini, facendo una cosa e n'altra, arrivo a portà 5 mila euro a casa, capito? Senza spremermi tanto, piglio i soldi sotto banco, un bordello di soldi, li fatturo ad una onlus, perché porto avanti studi clinici e c'ho le aziende che mi propongono contratti…» confidava al telefono.
1 MILIONE DI EURO IN DUE ANNI. Secondo le indagini dei Nas e della Procura nell'ospedale aveva messo radici «un modello delinquenziale sperimentale».  Che, attraverso studi di natura cardiologica non autorizzati o totalmente inventati, falsificazioni di cartelle cliniche e utilizzo di materiale sanitario spesso difettoso, giocava di sponda con alcune aziende private italiane ed estere del biomedicale.
Queste, in cambio dell'uso da parte dei medici dei dispositivi da loro prodotti, con conseguente pubblicità su riviste specializzate, hanno versato tra il 2009 e il 2011 su tre onlus fittizie somme di denaro pari a 1 milione di euro (già sequestrati).
PAZIENTI CAVIE. A fare girare questo sistema erano i tantissimi pazienti con problemi cardiaci che, arruolati a decine, e sempre a loro insaputa, si trasformavano loro malgrado in una sorta di cavie per sperimentazioni che, secondo il quadro accusatorio, «sfuggivano a qualsiasi controllo da parte del competente Comitato etico».

Un sodalizio per trattare con le imprese a danno dei pazienti raggirati

Dei nove medici arrestati, alcuni dei quali da tempo non lavorano più al nosocomio modenese, le due figure di spicco che emergono dall'ordinanza firmata dal gip Paola Losavio sono il primario Maria Grazia Modena, 60 anni, prima donna a presiedere la Società italiana di cardiologia, e Giuseppe Sangiorgi, 47 anni, all'epoca responsabile del laboratorio di emodinamica della cardiologia (l'unico finito in carcere).
IL REPARTO MERCE DI SCAMBIO.  Il loro sodalizio, iniziato nel 2009, è l'origine di tutto, secondo gli inquirenti: «È la dottoressa Modena che, sapendo dei legami di Sangiorgi con le aziende farmaceutiche, gli mette a disposizione il reparto da lei diretto, dandogli piena delega a trattare con le imprese», ha scritto la procura.
I due medici hanno organizzato quella che a tutti gli effetti può essere considerata una squadra di «fidati collaboratori, facendo vincere loro concorsi e ammettendoli al policlinico, pur se in alcuni casi privi di idoneo titolo».
Tale è il legame tra Modena e Sangiorgi che, quando nel marzo 2011 quest'ultimo viene allontanato dal policlinico sulla base delle «inadeguatezze e criticità» riscontrate e denunciate nel reparto di cardiologia dalla commissione scientifica inviata dalla Regione Emilia-Romagna, la Modena (è il 20 giugno 2011) non si vuole rassegnare: «Tu» diceva, parlando al telefono con Sangiorgi «sei sempre nella mia mente, io voglio tornare al passato, non ti mollo». E aggiungeva: «Io voglio che la facoltà ti chiami!».
PAZIENTI RECLUTATI PER DENARO.  In questo scenario, la salute dei pazienti era apparentemente l'ultimo dei problemi.
Il rapporto con i malati era del tutto secondario unicamente finalizzato all'arruolamento per poter effettuare il più alto numero possibile di sperimentazioni. Alcune, secondo il gip, contemplavano interventi invasivi all'insaputa dei malati.
Sangiorgi, l'11 luglio 2011, parlando con Carlo Briguori, responsabile di emodinamica a Napoli, si lamentava delle difficoltà di convincere i pazienti a mettere il catetere, fondamentale per certi tipi di ricerche: «Mi dicono: perché mi devo cateterizzare? E tutte queste puttanate qui! Siamo riusciti a fare a 7 casi... si sono fatti cateterizzare...».
AMMALATI RAGGIRATI. Due giorni dopo, il medico Luigi Politi, 34 anni, ora agli arresti domiciliari, sembra aver trovato una soluzione: «Sto aspettando di beccare un paziente che ha già il catetere» raccontava a  Sangiorgi «e poi vado di nascosto a prendergli il piscio. Ho anche detto ai ragazzi di cui mi posso fidare: 'Quando vedete uno con un catetere, mi fate uno squillo, segnali di fumo'...».
Nell'assenza di controlli e protocolli, l'accusa punta anche il dito su alcune autopsie «illecite» effettuate durante una particolare ricerca, come emerge da un'email di Sangiorgi a un'impresa di biomedicale: «Perché è un casino per sezionare 'sti cazzi di arterie renali, vedere i nervi e cose varie...».
E se i pazienti erano veri, alcune sperimentazioni sembrano invece essere del tutto finte: «Tanto alla ditta gli va bene, tanto lo pubblica...». Il primo luglio 2011, al telefono con la specializzanda Raffaella Marzullo, Sangiorgi affermava: «Adesso vedo, tanto qui bisogna inventarsi i dati...».
Domenica, 11 Novembre 2012

venerdì 19 ottobre 2012

OTTAVIO CAPPELLANI...

L'INTERVISTA

La Sicilia vive con la coca

Lo scrittore Cappellani sul business dello spaccio.

di Antonietta Demurtas
da Catania

Ottavio Cappellani, scrittore, drammaturgo e sceneggiatore siciliano è capace di sovvertire qualsiasi opinione consolidata. Niente sfugge alla sua vena provocatoria, nemmeno il successo pop straordinario di 50 sfumature di grigio (poi nero e rosso). Che è riuscito a trasformare in una parodia: 50 sfumature di minchia (Imprimatur, Aliberti editore). Un romanzo nato come ebook e ora sbarcato in libreria che risente della grande tradizione del teatro anche di avanspettacolo catanese.
ANTICIPATORE DEI FORCONI. Nel suo romanzo L’Isola prigione anticipò la rivolta dei forconi. E ora mentre sta girando il suo primo film, Mal di terra, tutto ambientato in Sicilia, proprio della sua Isola parla senza risparmiare provocazioni.
In modo fantastico e letterario racconta la verità «che nessuno ha il coraggio di dire», spiega a Lettera43.it. Come quella che «la Sicilia sopravvive alla crisi solo grazie allo spaccio della cocaina».

DOMANDA. Quindi dopo L’Isola prigione, l’isola bianca?
RISPOSTA.
Qui sono tutti cocainomani o spacciatori. La cocaina è l’unica cosa che fa girare i soldi, quei pochi che ancora si riescono a fare.
D. Si spieghi meglio.
R.
I negozi non chiudono perché ci sono gli spacciatori di cocaina che si devono vestire come quelli del Grande fratello, così i locali dove bisogna andare a spendere per spacciare la droga o per comprarla.
D. Ma in Sicilia non si viveva grazie all’assistenzialismo?
R.
C'è un flusso di denaro costante dato dallo Stato. È l'economia normale che dovrebbe creare ricchezza ma di fatto non è così, è lo stesso capitale che si autoalimenta.
D. E il turismo?
R.
Non c’è, l'unico introito è la Regione, gli insegnanti, i precari. E il capitale di risparmio che dovrebbe essere quello usato per fare impresa, gira solo intorno alla cocaina.
D. Lei dice che oggi l'unico investimento in Sicilia è la polvere bianca?
R.
Sì, chi oggi ha 1.000 euro non investe in un'impresa, ma entra in compartecipazione con qualcuno per comprare una partita di coca. E questo lo fanno tutti, dagli operai ai professionisti. Se guadagni 900 euro ne prendi 400, li investi e diventano 800, così arrivi a 1.300.
D. Ma non è la criminalità organizzata a gestire tutto?
R.
Ormai lo spaccio non è in mano solo alla mafia. È un mercato in cui entra chiunque.
D. E se finisse tutta questa cocaina?
R
. Se oggi in Sicilia dovesse finire la cocaina ci sarebbe la guerra civile. Capisco che è provocatorio ma è la verità. La gente mangia con la cocaina, poi c'è tutto l'indotto, lo spaccio per strada. Tutti i disoccupati della Sicilia oggi come lo comprano il latte ai bambini?
D. Sopravvivono con il sommerso?
R.
Non c'è più perché quando manca il lavoro non c'è neanche quello in nero. Un tempo c'era, come a Catania ai tempi della movida. Allora le banche ti concedevano i mutui, ma oggi che hanno chiuso i rubinetti, non girano più neanche quei soldi.
D. Ma a Palermo è diverso, lì c’è la Regione che dà tanto lavoro.
R.
Il fenomeno della cocaina è più presente a Catania perché qui c'è uno spirito imprenditoriale maggiore. Ora c'è pure a Palermo perché anche lì è mancato il lavoro della mafia che chiedeva il pizzo ai negozianti, poi si prendeva il negozio e lo usava per ripulire i soldi.
D. Il pizzo però si chiede ancora.
R.
Sì, ma ora con le leggi anti riciclaggio, con i controlli sui passaggi di proprietà delle società, conviene meno.
D. Invece il traffico della droga...
R.
Chi fa affari con la cocaina ha solo denaro pulito, non è come dice Roberto Saviano. È denaro contante che non devi ripulire come invece devi fare con le grosse transazioni finanziarie, bancarie, quelle virtuali, i titoli di Stato.
D. Quindi da Palermo a Catania è tutta una grande linea bianca?
R.
Ancora di più da quando la Serit, che è l'Equitalia in Sicilia, ha iniziato a bloccare i conti correnti delle persone. Ora gli unici soldi che i cittadini hanno sono i contanti della cocaina.
D. Oltre a quelli che ha chi campa di Stato
R.
Se un italiano su tre vive in famiglia, gli altri due sono i genitori. Quindi il 100% di italiani sono nuclei familiari che si auto sostengono, in cui il padre e la madre lavorano e mantengono il figlio perché non esiste un nuovo mercato del lavoro, almeno in Sicilia.
D. Insomma un disastro?
R.
Per ora si vivacchia, sono aumentati gli scippi, i furti, i cinema vengono rapinati quattro volte a settimana all'ultimo spettacolo e i proprietari non denunciano se no gli mettono la bombetta.
D. Ma di chi è la colpa di questo disastro?
R.
Qui non sono stati spesi 3 miliardi di euro dell'Unione europea, erano fondi per le nuove imprese, soldi messi a disposizione dall'Europa, ma nessuno l'ha saputo e sono rimasti lì.
D. Chi ci ha guadagnato?
R.
Al presidente regionale Raffaele Lombardo non conveniva creare nuovi posti di lavoro, creare una nuova classe dirigente, perché se tu uno lo fai diventare imprenditore, gli dai i soldi perché ha un'idea buona e poi la sua azienda va bene, inizia ad assumere e diventa un problema.
D. Perché?
R.
Ogni persona assunta è un voto in meno, è un voto libero, mentre ogni persona sotto consulenza, ogni precario è un voto guadagnato.
D. È questo è il sistema di Lombardo?
R.
Sì, non creare ricchezza, mai più posti fissi. Perché la Sicilia è il centro dell'Udc da sempre? Perché sono sempre state fatte politiche per creare posti precari.
D. Il 28 ci sono le elezioni regionali e i sondaggi danno gli astenuti al 44%. C’è tanta rabbia nei confronti della politica?
R.
Ma quale rabbia, ma dove? C'è un “lecchinaggio”, sono tutti in fila a chiedere un posto di lavoro. I siciliani amano i politici, appena ne vedono uno si emozionano. Per loro il miracolo di san Gennaro è nulla in confronto.
D. Ma ora anche i cittadini sanno che con la crisi neppure un politico può garantire il posto.
R.
Però ti dà un lavoro precario che poi sarà sanato, come ha sempre fatto Lombardo con i soldi che non ha. Ma almeno mantiene la parola, per questo vince. Lombardo ti fa precario però poi ti rinnova il contratto ogni anno. E diventi precario a vita.
D. Adesso però pure i posti fissi nelle grandi industrie sono a rischio. Nel polo petrolchimico di Siracusa temono tagli e licenziamenti.
R.
Quel polo non chiuderà mai perché è strategico. Priolo è in piedi perché c’è Sigonella non per i lavoratori. La raffineria non è un investimento per dare lavoro alle persone, è una possibile base militare vicina al giacimento non ancora sfruttato di Ragusa e situata di fronte all'Africa, quindi in caso di guerra per la Nato è strategica.
D. E se finisce la coca ci sarà la guerra civile?
R.
Macché, i siciliani non hanno voglia di fare neanche la guerra civile, fa troppo caldo.

@antodem
Giovedì, 18 Ottobre 2012
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martedì 12 giugno 2012

AGRICOLTURA...


SOLDI PUBBLICI

Agricoltura, 6 mln di sprechi
Monti risparmia la partecipata da 6 mln.
di Gelsomino Del Guercio
(© La Presse) Mario Catania, ministro per le Politiche agricole.
La spending review voluta dal premier Mario Monti è in alcuni casi fin troppo generosa. Ne sa qualcosa l'Istituto per lo sviluppo Agroalimentare, società finanziaria partecipata al 100% dal ministero delle Politiche agricole con sede in un palazzo del centro di Roma. Entro la settimana che si chiude il 17 giugno il ministro Mario Catania, deve rispondere a Montecitorio all’interpellanza urgente presentata dall’Italia dei valori che ha chiesto spiegazioni sull’eccessivo esborso di denaro pubblico a favore dell'Istituto che, in sette anni di lavoro, ha seguito solo 36 pratiche di finanziamento.
L'ISTITUTO COSTA 6 MLN ALL'ANNO. A sollevare il caso della società è stato il quotidiano Il Fatto Quotidiano. L'Istituto ha 34 dipendenti (tra cui quattro dirigenti), e per i loro stipendi, più quelli di sette collaboratori a progetto, lo Stato paga ogni anno quasi 6 milioni di euro.
Presidente e amministratore delegato hanno indennità annue rispettivamente di 137.500 euro e 117.500, oltre al riconoscimento di un rimborso spese forfettario per alloggio e auto pari a euro 55 mila annui ciascuno.
Un’anomalia già evidenziata dal Partito democratico in un’interrogazione parlamentare nel 2011, che tuttavia non ha mai avuto risposta.
(© La Presse) Francesco Saverio Romano, ex ministro per le Politiche agricole.

IL MARITO DELL'AD AMICO DI ROMANO. Non è casuale, poi, che l'amministratore delegato della società sia Annalisa Vessella, moglie di Michele Pisacane, deputato napoletano con passato in Uduer e Unione di centro, ora in forza ai Popolari per Italia domani di Francesco Saverio Romano. Quest'ultimo è stato ministro delle Politiche agricole fino alla caduta del governo Berlusconi e con Pisacane ha un rapporto strettissimo: lo ha nominato coordinatore regionale campano del Pid, mentre sua moglie è diventata amministratore delegato dell'Istituto per lo sviluppo agroalimentare a luglio 2011, su nomina diretta dello stesso Romano.
IL 70% DEI PRESTITI AL NORD. L'Istituto, che vanta un capitale sociale di 300 milioni di euro, ha l'obiettivo di promuovere lo sviluppo agroindustriale con prestiti a tassi vantaggiosi per le imprese, che possono restituirli in 10 anni.
Secondo il responsabile dell'agricoltura dell'Italia dei valori, Ignazio Messina, sarebbero 2.500 le aziende interessate, ma nel 2012 sono state solo tre quelle a cui è stato offerto il finanziamento. Sempre secondo la denuncia dell'Idv, sebbene l’85% dei prestiti dovrebbero essere destinati al Sud Italia, il bilancio 2011 ha rivelato che per il 70% sono andati ad aziende del Nord.
Nonostante la richiesta di spiegazioni, all'Istituto le bocche restano cucine. E a testimoniare che il clima sia piuttosto pesante, è la rivelazione fatta a La7 da alcuni funzionari della società, che hanno detto di aver ricevuto una mail che li obbligava al silenzio.

Nel Consiglio per la ricerca ci sono 1.800 dipendenti

Nella selva di enti pubblici nati per sostenere l'agricoltura, l'Istituto per lo sviluppo Agroalimentare non è altro che una gocciolina di una filiera magnanima, dove possono trovare spazio davvero tutti, sopratutto i politici.
Basta guardare al Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, che conta 1.800 dipendenti (di cui 500 precari), 47 centri sparsi per l’Italia e 5.300 ettari a colture sperimentali.
ENTRATE PER 160 MLN DI EURO. Nel 2010 ha registrato entrate per 160 milioni di euro. Un carrozzone a tutti gli effetti, in cui si sono succeduti dal 2000 a oggi un numero imprecisato tra presidenti, commissari e sub-commissari.
Recentemente è stato guidato dall’ex senatore Domenico Sudano, già segretario siciliano dell’Udc e in seguito coordinatore locale del Pid, il partito del ministro Romano che l’aveva nominato alla guida dell'Ente; ora invece, il nuovo numero uno è Giuseppe Alonzo, commissario dopo Sudano, docente siciliano di Agraria che sempre con Romano aveva scalato i vertici del ministero delle Politiche agricole.

Da luglio 2011 esiste l'Agenzia per lo sviluppo del settore ippico(© Getty Images) L'Agenzia per lo sviluppo del settore ippico ha sostituito l'Unione nazionale incremento razze equine.
Ancora più intricata è la vicenda dell’Agenzia per lo sviluppo del settore ippico (Assi), istituita a luglio 2011 per sostituire l'Unione nazionale incremento razze equine (Unire), e controllata sempre dal ministero dell'Agricoltura.
I suoi compiti sono di promuovere l'incremento e il miglioramento qualitativo e quantitativo delle razze equine, gestire i libri genealogici, revisionare i meccanismi di programmazione delle corse, delle manifestazioni e dei piani e programmi allevatoriali. A guidarla è il commissario straordinario Claudio Varrone, ex magistrato.
L'Assi ha sede in un palazzone di otto piani in via Colombo a Roma, al quartiere Eur, dove lavorano ben 176 dipendenti.
BRUCIATI 110 MLN DI SOLDI PUBBLICI. Secondo il Pd, dal 2006 al 2008 l'Unire ha bruciato 110 milioni di soldi pubblici. A fine 2009 il buco di bilancio sarebbe stato di 83 milioni di euro. E la trasparenza non è di certo il cavallo di battaglia dell'Assi: in una recente interrogazione del parlamentare Idv Elio Lanutti si chiedeva al governo quali fossero i motivi «per cui l'Unire non presenta i suoi bilanci da anni» e come mai il ministro delle Politiche agricole, «che deve esercitare un controllo di merito sugli atti dell'ente, non sia intervenuto al riguardo».

Lunedì, 11 Giugno 2012 LETTERE 43

domenica 6 maggio 2012

Mina: «Politici sputtanati» - ATTUALITA


Mina: «Politici sputtanati» - ATTUALITA
Mina: «Politici sputtanati»
La cantante difende Grillo contro i «neovergini» del bunga bunga.

Fra i tanti nemici, Beppe Grillo ha anche degli amici. Qualcuno illustre, come Mina. La cantante, nota per essere molto schiva rispetto alle apparizioni pubbliche, ha deciso di scendere in campo per dire la sua sulla recenti polemiche scaturite dagli interventi del comico genovese contro i politici. E non ha risparmiato nessuno.
In una lettera, pubblicata sul blog di Grillo e intitolata «I politici e l'imenoplastica», Mina ha attaccato senza mezzi termini il tentativo dei politici di rifarsi una verginità a ridosso delle amministrative, dopo aver portato l'Italia in recessione.
I «NEOVERGINI» DELLA POLITICA. «Prima regola che si impongono i neovergini è quella di non nominare mai il nome dell'interessato», cioè Grillo.
Secondo Mina, la classe politica italiana vuole farsi per «l'ennesima volta una imenoplastica» (intervento per ricostruire una nuova membrana simile all'imene dopo aver avuto il primo rapporto sessuale, ndr) perché «a reclamare tale ammodernamento anatomico si sono impegnati i grandi uomini della prima, della seconda, della terza, della quarta, dell'ennesima Repubblica».
«GRILLO È INCONTROLLABILE». Ma la 'Tigre di Cremona' ha affermato che «è arrivato il colpo finale, la mazzata che ammutolisce la sala della televisione: Beppe Grillo».
Mina ha infatti definito il comico genovese «incontrollabile, sottovalutato, diverso: è adesso minaccioso veramente. Compare sostanzioso nella sua percentuale e inarrestabilmente spacca equilibri e logiche. Non ne avevano mai parlato. Nel calderone dell'antipolitica ci stava tutto, Beppe Grillo compreso».
«Grillo è uno spauracchio per l'ideologia del bunga e dell'antibunga»

La cantante ha poi tirato una frecciata a Silvio Berlusconi: «Che bisogno c'era di aver paura di un'alternativa senza qualifica, appartenenza, categoria di riferimento? L'ideologia del bunga e dell'antibunga erano sufficienti a eletti ed elettori per il funzionamento di Stato, società e politica estera. Ora bisogna fare i conti con lo spauracchio» di Grillo.
«POLITICI SPUTTANATI». Per Mina i politici, che si sono «leggermente sputtanati e disfatti in decenni di infernale e volgare promiscuità e sfrenato onanismo, senza controllo e con autoreferenzialità, stanno rivalutando all’improvviso il concetto di purezza». Un affondo sulle amministrative: «Tutti si stanno affrettando, nella tipica ammucchiata che caratterizza, secondo la loro comune concezione epicurea, ogni mandata elettorale. Si dovranno presentare al meglio delle proprie capacità polisessuali, belli e appetibili come tanti anni fa, come tante Repubbliche fa, come tante degradazioni fa».
«PRURITO DEI GENITALI RIPARATI». Infine un colpo, è il caso di dirlo, alle parti basse: i politici sono «contenti delle strategie impostate, appagati ogni tanto da un 'più zero, qualcosa' si godono il prurito dei genitali riparati».

Domenica, 06 Maggio 2012

mercoledì 11 aprile 2012

I PRIVILEGIATI DELLE POSTE ITALIANE

Petitto: «In Poste Italiane oltre 6 mila esodati»
La questione degli esodati è particolarmente delicata in Poste Italiane: secondo i sindacati, infatti, gli esodi incentivati hanno riguardato oltre 6 mila dipendenti.
Sebbene la metà di loro dovrebbe salvarsi grazie al decreto milleproroghe, già in centinaia hanno lasciato l'azienda ottenendo in cambio l'assunzione del figlio o della figlia part-time.
PETITTO: «NELLE POSTE SONO 6.020». Secondo Mario Petitto, il segretario generale della Cisl Slp: «Sono 6.020 gli esodati di Poste, usciti da circa due o tre anni. Ma» ha aggiunto «una parte di questi, circa la metà, si salverà e manterrà il precedente regime grazie al decreto milleproroghe, maturando il diritto ad andare in pensione entro 24 mesi».
Resta quindi il problema per tutti gli altri. Un numero così elevato di esodati, sempre secondo Petitto, è giustificabile con numerose situazioni individuali, di transazioni avvenute tra il lavoratore e l'azienda.
ESODO A FAVORE DEL PART TIME PER I FIGLI. Di sicuro si fanno notare i presunti centinaia che hanno lasciato l'azienda in favore di contratti a tempo indeterminato part time per i figli. Secondo Petitto, è un «progetto mix» detto anche progetto svincolo. «Non è diventato un accordo aziendale» ha aggiunto, «quindi si tratta di una procedura di fatto ma non, per così dire, ufficiale».
Dello stesso parere anche il segretario generale dell'Slc Cgil, Enrico Miceli, il quale ha a sua volta spiegato che si è trattato «di una pratica, di un'opportunità offerta dall'azienda, e non di un accordo aziendale». D'accordo anche Ciro Amicone di Uil Poste che ha parlato di iniziativa «unilaterale» dell'azienda riguardo «alla possibilità di uscire facendo entrare i figli fino a un certo grado di parentela».

Mercoledì, 11 Aprile 2012

venerdì 16 marzo 2012

NON SE NE PUO' VERAMENTE PIU'...


Errani indagato per falso ideologico in atti pubblici
Il presidente dell'Emilia-Romagna diede 1 mln alla coop del fratello.

(© LaPresse) Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni e governatore dell'Emilia Romagna.
Anche Vasco nei guai. Errani, presidente della Regione Emilia-Romagna, è tra le persone a cui la guardia di finanza ha notificato un avviso di fine indagine nell'inchiesta su Terremerse.
È un'inchiesta sul finanziamento di un milione a una coop di Bagnacavallo (Ravenna), presieduta dal fratello Giovanni Errani.
La pm Antonella Scandellari ha inviato nove avvisi di fine indagine, atto che di solito prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, che sono stati notificati in mattinata.
IN CONCORSO CON DUE DIRIGENTI. Per il presidente Errani viene contestato il reato di falso ideologico in atti pubblici in concorso con due dirigenti della Regione Emilia-Romagna, per i quali si ipotizza, invece, il favoreggiamento personale.
Al fratello Giovanni Errani si contesta la truffa aggravata (perché a danno di un ente pubblico, cioè la Regione). Nessun commento da parte della procura.
TUTTO NACQUE DA UN PEZZO DE IL GIORNALE. L'inchiesta era nata dopo un articolo dell'ottobre 2009 de Il Giornale, che aveva ipotizzato abusi e irregolarità nella concessione - nel 2005 - di un finanziamento regionale da un milione di euro per la costruzione di una nuova struttura vinicola a Imola.
La notizia dell'iscrizione del fratello del presidente, titolare della cooperativa agricola Terremerse di Bagnacavallo (Ravenna) risale all'estate del 2010.
In seguito alla denuncia del quotidiano, il presidente Errani contattò la procura e si presentò dai magistrati per dimostrare la regolarità della procedura adottata dalla Regione. Posizione poi ribadita in Aula davanti ai consiglieri regionali.

Venerdì, 16 Marzo 2012
FONTE: LETTERA 43



domenica 29 gennaio 2012

LA REGIONE REGALA L'IP ALLA MINETTI...

VACANZE IN AMERICA

Minetti, cinguettii sexy
La Regione le regala l'iPad, lei lo usa per inviare foto osé.


Il suo mentore e - sia detto senz'intento allusivo alcuno - protettore, Silvio Berlusconi, ne aveva in tempi sospetti assai già magnificate le doti intellettuali: «È madrelingua inglese», aveva detto nei giorni più burrascosi della vicenda delle Olgettine, dimentico di come questo sia piuttosto un accidente del destino e della genetica, come l'esser biondi o bruni, alti o bassi, villosi o glabri, che non un merito.
«Ed è laureata con 110 e lode», aggiungeva in modo da sottolinearne le capacità, ché i pezzi di carta si compran mica all'ortomercato o all'Esselunga, neppure se giungono a coronamento non di un cursus studiorum in ingegneria nucleare ma soltanto al culmine di una sudata specializzazione in igiene dentale.
DOVE VAI, SE L'IPAD NON CE L'HAI? E vuoi allora che una ragazza tanto sveglia e tanto in gamba non sia anche un asso quando si tratta di fare andar le mani sull'oggettistica tecnologica più all'avanguardia? In effetti Nicole Minetti, visto che di lei si parla, ha mostrato in questi giorni una invidiabile familiarità con l'hi-tech, sfoggiando in particolare una straordinaria confidenza con l'iPad2, fra i più freschi gadget del desiderio firmati da Apple, e con l'ormai immancabile Twitter.

Sexy-Nicole spopola su Twitter
Nicole Minetti.
La Regione Lombardia che a spese dei contribuenti le dà lavoro in Consiglio e le consente così di titillare le fantasie dei colleghi con slogan come il noto «Senza maglietta sono ancora meglio» vergato a fil di decolleté su una t-shirt bianca, ha inteso assecondare le sue naturali predisposizioni per l'informatica fornendola dell'ultimo modello del pc-tavoletta.
Della strenna, beninteso, non è stata l'unica destinataria, visto che i formigones avrebbero secondo le fonti versato nelle casse della Mela 50 mila euro sonanti così da dotare ottanta membri dell'assise regionale del preziosissimo giocattolino.
SOGNANDO CALIFORNIA. Certo però, in linea col suo genio, Nicole ha fatto del computer l'uso più fantasioso e creativo. E dal sole della California, dove s'è rifatta del «cielo grigio su, foglie gialle giù» della malincolinca Milano d'inverno, ha principiato a twittare come una forsennata postando a quanto si è detto una photogallery in piena regola dei suoi scatti vacanzieri più sexy.
Se ne è dichiarato a modo suo contento il consigliere dell'Italia dei valori o Idv Gabriele Sola, che ha lodato l'iniziativa della collega e l'investimento del Pirellone: «Almeno un rischio è scongiurato. In aula», ha detto, «i consiglieri regionali non hanno il bisogno di utilizzare l’Ipad regalato dalla Regione per andare sui siti porno come succede in Parlamento a Roma. Noi abbiamo già delle presenze che ci ispirano».
«UN INDISPENSABILE STRUMENTO DI LAVORO». Anche a distanza, verrebbe da aggiungere, se non fosse invece doveroso rilevare come pure nel bel mezzo di questa polemica a tutto web l'armata verde dei legaioli in Regione si sia distinta per quel rigoroso attaccamento al mestiere che da sempre contrassegna la razza padana. Davide Boni, presidente dell'assemblea in quota Lega Nord ha infatti giustificato la spesa per gli iPad2 definendo questi ultimi «indispensabili strumenti di lavoro». E di vacanza, naturalmente. Vero, Nicole?

Domenica, 29 Gennaio 2012
FONTE: LETTERA 43