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mercoledì 27 marzo 2013

VERGOGNA...


Ferrara, un gruppo di poliziotti del Coisp ha organizzato un sit in per manifestare solidarietà ai colleghi condannati per l'omicidio di Federico Aldrovandi. Lo ha fatto sotto l’ufficio di Patrizia Moretti, la mamma di Federico. Il sindaco di Ferrara ha provato a far capire ai manifestanti l’inopportunità del loro gesto, ma a quanto pare è stato allontanato con spintoni. A questo punto, Patrizia, sola, è scesa in strada mostrando ai manifestanti un lenzuolo con la foto di suo figlio all’obitorio. Gli stessi poliziotti che poco prima mostravano tracotanza, con lo sguardo basso, sono andati via. Spero che il sindacato prenda le distanze da quanto fatto oggi da alcuni suoi rappresentanti in spregio al valore della vita, al dolore di una mamma e alle decisioni di un tribunale.
Ferrara, un gruppo di poliziotti del Coisp ha organizzato un sit in per manifestare solidarietà ai colleghi condannati per l'omicidio di Federico Aldrovandi. Lo ha fatto sotto l’ufficio di Patrizia Moretti, la mamma di Federico. Il sindaco di Ferrara ha provato a far capire ai manifestanti l’inopportunità del loro gesto, ma a quanto pare è stato allontanato con spintoni. A questo punto, Patrizia, sola, è scesa in strada mostrando ai manifestanti un lenzuolo con la foto di suo figlio all’obitorio. Gli stessi poliziotti che poco prima mostravano tracotanza, con lo sguardo basso, sono andati via. Spero che il sindacato prenda le distanze da quanto fatto oggi da alcuni suoi rappresentanti in spregio al valore della vita, al dolore di una mamma e alle decisioni di un tribunale.

domenica 24 marzo 2013

MEGLIO TORNARE A VOTARE

BASTA COCAINA...


Nelle piazze dello spaccio
per dire stop alla cocaina

"Tiradritto": da un'idea di Paolo Berizzi in collaborazione con il Dipartimento politiche antidroga, una campagna unica per riappropriarsi degli spazi urbani 'rubati' dalla polvere bianca e occuparli con dibattiti pubblici. Un viaggio itinerante, col sostegno di moltissimi artisti - da Favino a Kasia Smutniak - che toccherà 15 città italiane. Si parte da Tor Bella Monaca (Roma) il 27 marzo per arrivare fino a Milano "coca-city"

di ALESSIA MANFREDI 

OCCUPARE i fortini dello spaccio per sottrarli agli spacciatori e restituirli alla legalità almeno per un giorno. Dire stop alla cocaina, liberando gli spazi che ha conquistato in sordina e riempirli con la parola. Da Roma a Milano, quindici tappe per un'iniziativa unica nel suo genere, lontana anni luce dalle aule dei convegni e tutta giocata in strada, a cielo aperto. Per parlare di droga, del suo potere diffuso, di come regola e stravolge dinamiche sociali e urbane, andando dritti nella tana del lupo, là dove viene venduta.   

Si chiama "Tiradritto", invito fin troppo chiaro, e vuole ribaltare la prospettiva, ambientando in quei luoghi sottratti alla gente e alla città dibattiti pubblici con amministratori, rappresentanti delle istituzioni, della cultura, dello spettacolo, del giornalismo; operatori sociali, medici, mondo del volontariato e dell'assistenza. E semplici cittadini, insieme per denunciare una piaga sociale che viene ancora sottovalutata, figlia del nostro tempo. 

Il progetto. L'iniziativa (qui la pagina Facebook) - in collaborazione con il Dipartimento Politiche Antidroga, della presidenza del Consiglio e del Ministero per la cooperazione internazionale e l'integrazione - nasce da un'idea di Paolo Berizzi, inviato di Repubblica, che nel suo ultimo libro-inchiesta, "La Bamba", uscito per Dalai nel 2012, insieme ad Antonello Zappadu ha seguito passo per passo il percorso della polvere bianca dalla foresta amazzonica colombiana fino alle piazze italiane, con capolinea Milano "coca-city".  

Ubiqua, facilissima da trovare, sempre meno cara, la cocaina regna sovrana nel mercato degli stupefacenti. Democratica, arriva ovunque: dal camionista al pilota, dal chirurgo al parlamentare, dallo studente al manager. Perfettamente inserita in ogni strato della società, dà vita ad un gigantesco business.  

"E' la prima volta che si fa una campagna del genere per la droga in Italia. Quando mi è venuto in mente di provarci, ho subito condiviso l'idea con Elsa Di Gati, giornalista di Rai 3, che modererà i 'talk'. Al progetto contribuisce insieme ad una squadra di professionisti, tutti volontari, con grande energia, intelligenza e passione", racconta Berizzi. 

La prima tappa. Si parte da Tor Bella Monaca, Roma, il 27 marzo alle 15 per il primo "talkstreet", organizzato con il sostegno della Croce Rossa Italiana e della comunità Villa Maraini. "Sarà, appunto, un dibattito in strada", spiega. Niente palchi, solo sedie all'aperto in mezzo alla gente. "Racconteremo le dinamiche legate al traffico di cocaina e con esperti di diversi campi parleremo dell'impatto che la coca ha sulla nostra quotidianità". 
 
Il luogo scelto per l'inizio del viaggio è la Pinetina, cuore dello spaccio romano e una delle piazze più calde del Lazio. Non vuole essere una provocazione, ma una sfida. Che è piaciuta a diversi artisti come Pierfrancesco Favino, Kasia Smutniak, Marco Giallini, Matteo Garrone, Pasquale Pozzessere, Marco Lodoli, Massimo Wertmuller, Flavio Insinna e molti altri ancora. Ognuno con la propria sensibilità aiuterà a diffondere il messaggio e ad arricchire il dibattito, per aprire un dialogo con il territorio: informare ma anche ascoltare. 

"Deve essere chiaro agli occhi di tutti, ma soprattutto dei ragazzi", ricorda Giovanni Serpelloni, capo del Dipartimento politiche antidroga, "che chi acquista anche una piccola quantità di droga, di qualsiasi droga, per il proprio piacere personale o perché ne è dipendente, purtroppo finanzia le mafie, la loro violenza e il mal affare delle organizzazioni criminali nonché il terrorismo". Senza contare, aggiunge, gli effetti nocivi sul cervello causati dall'uso di cocaina, in particolare nei giovani. 

Gli altri appuntamenti. L'occupazione letteraria lascerà Tor Bella Monaca per arrivare a Napoli, Scampia, e poi a Bari (Japigia), Palermo (Zen), Cagliari (Sant'Elia), Perugia (Via del Macello), Firenze (Santa Croce), Bologna (San Vitale), Torino (Porta Palazzo), Padova (Via Anelli), Verona (Porta Nuova), Varese (Piazza della Repubblica), Brescia (Piazzale Arnaldo), Bergamo (Malpensata), e terminare a Milano (Corso Como). Un percorso che porta dritto al 26 giugno, giornata mondiale contro le droghe e l'illegalità. 

Le realtà toccate sono molto lontane fra loro: Scampia è molto diversa da Verona, lo Zen di Palermo non è Bergamo. "Ogni città ha una storia a sé, caratteristiche identitarie diverse, forme di spaccio diverse. Per questo mi aspetto reazioni differenti, di certo anche il fastidio di chi tiene i fili dei 'fortini'. L'importante però è avere un riscontro della gente, sia positivo che negativo", racconta Berizzi. 

"Tiradritto, stop cocaina": un invito rivolto ai più giovani, quelli più a rischio, per cui la coca dovrebbe tornare ad essere solo una bibita. Ma anche agli spacciatori: lasciate perdere, almeno per un giorno, lasciate liberi questi spazi. Una scommessa e un'iniezione di fiducia: per ricordarsi, come si legge nella presentazione del progetto, come ci si sente bene padroni di noi stessi. Anche solo per un pomeriggio.
(22 marzo 2013)


sabato 23 marzo 2013

La democrazia 2.0 e i soldatini di piombo - micromega-online - micromega

La democrazia 2.0 e i soldatini di piombo - micromega-online - micromega

MARICA DI PIERRI


RIFIUTI RADIOATTIVI...


BERSANI


IL PRE-INCARICO A BERSANI


Ministri esterni, programma snello
Il cambio di rotta per Palazzo Chigi


Le priorità: lavoro e legge elettorale. 

Tralasciato il conflitto di interessi

ROMA — Il confronto con Napolitano ha in parte modificato il profilo della squadra di governo che Bersani ha in testa. E anche le linee programmatiche che il segretario del Pd proporrà ai partiti saranno più asciutte rispetto agli otto punti annunciati. Il conflitto d’interessi, per dire di una delle riforme meno gradite al Pdl, di certo non verrà indicato tra le priorità dell’esecutivo. Crescita, lavoro, legge elettorale e ulteriori tagli ai costi della politica saranno le nuove parole d’ordine e il segretario pensa ora di declinarle in una chiave più istituzionale.
«I ministri? Stiamo a carissimo amico...» confessa un dirigente molto vicino al leader. Ma al Nazareno se ne parla, eccome. Se prima delle elezioni aveva sognato di portare a Palazzo Chigi un «mix di giovani ed esperienza», adesso Bersani è costretto a rivedere i suoi piani. Per trovare in Senato quel «sostegno parlamentare certo» che Napolitano gli ha chiesto, il presidente incaricato dovrà alzare ancora il livello (e forse pure l’età media) dei suoi ministri. Nell’inevitabile gioco del toto-nomi salgono così le quotazioni degli «esterni», eccellenze della cosiddetta società civile, e perdono quota le giovani leve democratiche: parlamentari come Alessia Mosca, Francesco Boccia, Paola de Micheli, Miguel Gotor, Andrea Orlando, storie che potrebbero tornare in corsa per posti da viceministro o sottosegretario.
Vista la difficoltà di «compiere il miracolo», per dirla con Matteo Orfini, Bersani non ha rinunciato all’intento di sparigliare e sorprendere, come gli è riuscito con i presidenti delle Camere Boldrini e Grasso. Ma, se possibile, punta ancora più in alto. Per il dicastero chiave dell’Economia pensa a Pier Carlo Padoan, capo economista e vicesegretario generale dell’Ocse. Per la Giustizia (o le Riforme) avrebbe puntato su Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale. Per gli Interni non gli dispiacerebbe riconfermare Annamaria Cancellieri. E per gli Esteri ha valutato l’ipotesi Mario Monti, come «ambasciatore» del nuovo governo nel mondo.
Il ruolo del premier uscente è ancora del tutto incerto, anche perché il Professore potrebbe decidere di tenersi sganciato dall’esecutivo in vista della partita del Quirinale. E ci sono altri nomi cari ai centristi che al Nazareno stanno valutando. Bersani sta cercando un «Passera non Passera» il cui identikit corrisponde a quello di Alberto Bombassei, patron della Brembo. E per la Cultura i montiani avrebbero riservatamente avanzato la candidatura di Ilaria Borletti Buitoni, ex presidente del Fai. Oltre alla filosofa Michela Marzano (Pari opportunità), un’altra deputata che ha il curriculum giusto per entrare in un «governo competitivo e con molte donne», magari all’Istruzione, è la democratica Maria Chiara Carrozza, ex direttore della Scuola Sant’Anna di Pisa. Tra i professori contattati ci sarebbe anche Salvatore Settis, ex direttore della Normale.
A parte il vicesegretario Enrico Letta, in bilico tra un posto in squadra e la reggenza del Pd, Bersani vorrebbe tenersi il più possibile sganciato dal Parlamento, per portare a Palazzo Chigi intelligenze nuove alla politica. Talenti che il mondo ci invidia. Il socialista Riccardo Nencini ha fatto al segretario il nome di Mauro Ferrari, ma difficilmente lo scienziato delle nanoparticelle applicate alla medicina potrà lasciare Houston per guidare la Sanità. Molto si è parlato anche di Stefano Rodotà in chiave di calamita per i voti grillini, ora però le esigenze di Bersani — che guarda anche al Pdl e alla Lega — potrebbero essere mutate. Restano alte le chance di un ministero economico per Fabrizio Barca e dell’Agricoltura per Carlin Petrini, mentre al Nazareno dubitano di riuscire a coinvolgere Roberto Saviano, Emma Bonino e don Ciotti.
Monica Guerzoni - Corriere della Sera

Senato/ Caselli: Grasso? Per Antimafia ho subito ingiustizia - Il Mondo

Senato/ Caselli: Grasso? Per Antimafia ho subito ingiustizia - Il Mondo

MARCO TRAVAGLIO



IL FALSO GRASSO - Marco Travaglio

piero_grasso_pd_Giuro che l’altra sera, quando Piero Grasso ha telefonato in diretta aServizio Pubblico per sfidarmi a duello, ho pensato allo scherzo di un imitatore. Tipo quello di Paolo Guzzanti che chiamò Arbore con la voce di Pertini. O a quello dei monelli de La Zanzara che hanno intortato due grilli dissidenti spacciandosi per Vendola. Invece pare che fosse proprio lui, il presidente del Senato, seconda carica dello Stato, forse mal consigliato in famiglia. Altrimenti non avrebbe chiamato come un Masi qualunque (Masi almeno il programma lo stava seguendo, Grasso invece no) per lamentarsi del fatto che si parlasse male di lui in sua assenza. Sono decenni che in tv, sui giornali e nei palazzi si parla di lui, quasi sempre in sua assenza (nemmeno un santo come lui ha ancora il dono dell’ubiquità): solo che se ne parlava sempre bene. Grasso infatti è il magistrato più fortunato d’Italia. Per vent’anni, qualunque pm s’imbattesse in un indagato eccellente veniva massacrato, ricusato, trasferito, punito, insultato, vilipeso, calunniato, spiato fin nei calzini. Tranne uno: Grasso, che ha sempre goduto di elogi e plausi unanimi, da destra e da sinistra, fino all’omaggio di tre leggi ad personamtargate Pdl che eliminavano il suo unico concorrente (Caselli) per la Pna. Anche l’altro giorno, quando è asceso alla seconda carica dello Stato, ha ricevuto i complimenti di B. e financo di Dell’Utri. C’è chi, per molto meno, avrebbe una crisi di coscienza e si domanderebbe cos’ha fatto per meritarsi tutto questo. Invece lui non s’accontenta e pretende di spegnere anche le poche voci che ancora lo criticano (quando lo merita: chi scrive l’ha elogiato per aver respinto le manovre di Quirinale e Cassazione sulla trattativa a gentile richiesta di Mancino): è convinto chi vuole criticarlo debba farlo solo in sua presenza. Un concetto del contraddittorio davvero singolare, peraltro non nuovo: l’aveva già sostenuto il suo predecessore e presunto rivale, Schifani, dopo una mia intervista da Fazio. Naturalmente Santoro è lieto di organizzare il faccia a faccia con Grasso nella prossima puntata di Servizio Pubblico, o in un’edizione speciale anticipata, vista la curiosa fretta manifestata da Grasso (attende forse un altro incarico ad horas?). Le repliche, da che mondo è mondo, si pubblicano sulla stessa testata che ha ospitato le affermazioni a cui replicare. Avete mai visto una rettifica a un articolo del Corriere pubblicata su Repubblica , o viceversa? Ieri invece alcuni colleghi si sono molto agitati, ansiosi com’erano di ospitare il faccia a faccia. Li ringrazio di cuore, ma io lavoro al Fatto e a Servizio Pubblico. Peraltro un duello non è un talk show con ospiti, servizi filmati e pollai vari. È un confronto a due, come ha correttamente chiesto Grasso, con carte e documenti alla mano. Personalmente non chiedo di meglio e non vedo l’ora. Sono dieci anni che seguo passo passo la sua resistibile ascesa in toga e poi in politica, raccontando ciò che fa e soprattutto non fa sull’Unità, l’Espresso MicroMega il Fatto e in alcuni libri, a partire da Intoccabili (scritto a quattro mani con Saverio Lodato). Ogni tanto Grasso minacciava querele, che non sono mai arrivate. Altre volte replicava con rettifiche che non rettificavano nulla, regolarmente pubblicate con le dovute risposte. Più volte, fra il 2003 e il 2005, quand’era procuratore a Palermo, i colleghi da lui emarginati tentarono di informare il Csm del suo operato, ma l’allora presidente Ciampi e l’allora vicepresidente Rognoni preferirono evitare. Se dunque il presidente del Senato volesse, al duello potrebbero partecipare alcuni testimoni oculari, persone informate sui fatti, che hanno molte cose da raccontare e non hanno mai avuto modo di farlo. Nei duelli di un tempo, ciascun duellante si faceva assistere da uno o due padrini. In questo caso non si sa mai: meglio chiamarli testimoni.
Da Il Fatto Quotidiano del 23/03/2013.

venerdì 22 marzo 2013

DAGOSPIA



1. CARI GRILLINI, LO SAPETE CHE DIVERSE DECINE DI CONSIGLIERI REGIONALI, ASSESSORI REGIONALI E PRESIDENTI DI REGIONE IN CARICA SONO ATTUALMENTE ANCHE DEPUTATI E SENATORI DELLA REPUBBLICA, ASSOLUTAMENTE INCOMPATIBILI AI SENSI DELL'ARTICOLO 122 DELLA COSTITUZIONE E CHE A TUTTI LORO SONO ATTUALMENTE ASSICURATI INDENNITÀ, STIPENDIO, BENEFICI ABBONDANTI SIA DALLE REGIONI DI APPARTENENZA CHE DAL PARLAMENTO? - 2. CARI LOMBARDI E CRIMI, LO SAPETE CHE SONO OLTRE 600 I TITOLARI DI DOPPI VITALIZI DERIVANTI DA MANDATI ELETTORALI DI CAMERA E SENATO E DI EX CONSIGLIERI REGIONALI? - 3. COSA IMPEDISCE CHE VI RECHIATE IMMEDIATAMENTE DAI PRESIDENTI DI CAMERA E SENATO PER DENUNCIARE L’INCOMPATIBILITA' DI COTA, MANTOVANI, AIELLO, IL FAMOSO NIPOTE DI DE MITA CIRIACO, ANCH'EGLI NEO PARLAMENTARE. ECCETERA, ECCETERA, ECCETERA? -

DAGOREPORT
Cittadini carissimi, Lombardi e Crimi, rispettabili capigruppo del Movimento 5Stelle,
parlamentari del  M5SPARLAMENTARI DEL M5S
invece di sindacare se il Presidente della Repubblica riposa o è sveglio abbastanza consumando così uno sgarbo istituzionale senza precedenti che neppure le scuse possono coprire, occupatevi sul serio dei costi della politica con i suoi sprechi e non dei costi della democrazia.
GRILLINI ALLA BUVETTEGRILLINI ALLA BUVETTE
Lo sapete che diverse decine di consiglieri regionali, assessori regionali e presidenti di regione in carica sono attualmente anche deputati e senatori della Repubblica, assolutamente incompatibili ai sensi dell'articolo 122 della Costituzione e che a tutti loro sono attualmente assicurati indennità, stipendio, benefici di vario e cospicuo genere sia dalle regioni di appartenenza che dal Parlamento?
GRILLO LOMBARDI CRIMIGRILLO LOMBARDI CRIMI
Cosa impedisce che vi rechiate immediatamente dai presidenti di Camera e Senato affinché dispongano che in mezz'ora gli uffici accertino le incompatibilità ed invitano ad horas tutte queste persone a decidere se vogliono rimanere nelle proprie regioni, oppure continuare nel mandato elettorale nazionale? È una cosa così difficile?
Grillini entrano alla Camera jpegGRILLINI ENTRANO ALLA CAMERA JPEG
In questo caso, peraltro, non siamo neanche in presenza di possibili violazioni della privacy poiché si tratta di notizie pubbliche e basta incrociare i nomi con qualsiasi motore di ricerca per capire se i vostri colleghi hanno altri incarichi elettivi. O anche voi vi state già abituando a girarvi dall'altro lato, fate finta di nulla e lasciate che le farraginose procedure di Camera e Senato e l'utilizzo di espedienti regolamentari di vario generi consentino ai soliti furbi della Casta di prolungare di mesi e mesi tale status di doppi o tripli incarichi, indennità e prebende varie, sempre a spese del povero cittadino?
APRISCATOLE IN SENATO FOTO TWITTER BEPPE GRILLOAPRISCATOLE IN SENATO FOTO TWITTER BEPPE GRILLO
Per aiutarvi, ve ne indichiamo qualcuno, a mo' di esempio, sia perché ve ne dovete occupare voi visto che dite di essere li per questo, sia perche' si tratta di diverse decine di incompatibilita': Cota Roberto, presidente del Piemonte, Mantovani Mario, vice presidente niente poco di meno che della Lombardia, Aiello Pietro, consigliere regionale della Calabria così come altri quattro suoi colleghi. Ed ancora: il famoso nipote di De Mita Ciriaco, vicepresidente della Giunta Regionale della Campania, anch'egli neo parlamentare.
Eccetera, eccetera, eccetera. Grazie se ci fate sapere qualcosa al più presto, altrimenti ci faremo premura di ricordarvelo noi.
Vito Crimi jpegVITO CRIMI JPEG
Ps. Appena avete terminato di occuparvi del tema suindicato, avremo piacere di fornirvi altri "spunti" di lavoro per risparmiare cifre importanti sempre sui costi della politica e non su quelli della democrazia: lo sapete che sono oltre 600 i titolari di doppi vitalizi derivanti da mandati elettorali di Camera e Senato e di ex consiglieri regionali?

lunedì 18 marzo 2013

BEPPE GRILLO


Grasso e il rispetto delle regole

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La scelta tra Schifani e Grasso era una scelta impossibile. Si trattava di decidere tra la peste bubbonica e un forte raffreddore. La coppia senatoriale è stata decisa a tavolino dal pdl e pdmenoelle. I due gemelli dell'inciucio sapevano perfettamente che Schifani non sarebbe stato eletto. I capricci di Monti che voleva diventare presidente del Senato, ma è stato costretto a prolungare il suo incarico di presidente del Consiglio e per ripicca aveva minacciato di votare Schifani era una pistola scarica. I giochi erano già fatti per mettere in difficoltà il MoVimento 5 Stelle. Qualcuno, anche in buona fede, ci è cascato. Lo schema si ripeterà in futuro. Berlusconi proporrà persone irricevibili, il pdmenoelle delle foglie di fico. Il M5S non deve cadere in queste trappole.
Comunque, il problema non è Grasso. Se, per ipotesi, il gruppo dei senatori del M5S avesse deciso di votare a maggioranza Grasso e tutti si fossero attenuti alla scelta, non vi sarebbe stato alcun caso.
In gioco non c'è Grasso, ma il rispetto delle regole del M5S.
Nel "Codice di comportamento eletti MoVimento 5 Stelle in Parlamento" sottoscritto liberamente da tutti i candidati, al punto Trasparenza è citato:
Votazioni in aula decise a maggioranza dei parlamentari del M5S.
Non si può disattendere un contratto. Chi lo ha firmato deve mantenere la parola data per una questione di coerenza e di rispetto verso gli elettori.

sabato 16 marzo 2013

LAURA BOLDRIN


LAURA BOLDRINI

«Raccoglievo il riso e capivo i campesinos»

A 20 anni il primo viaggio in Venezuela: «Mio padre
non mi parlò per 8 anni, non capiva la mia curiosità»

Pubblichiamo l'articolo di Paolo Di Stefano del 26 luglio 2009, uscito sul Corriere della Sera nella serie «Quel viaggio che mi ha cambiato la vita»
Bisogna tornare al 1981. Laura Boldrini ha vent'anni, ha passato l' infanzia e l'adolescenza nelle Marche, prima in campagna poi a Jesi: «Abituata a vivere in zone rurali, mi sembrava di essere in una metropoli». La metropoli verrà presto, Laura lascerà i genitori e i quattro fratelli minori per trasferirsi a Roma e studiare giurisprudenza. Lì comincia a maturare la svolta. Anzi, probabilmente l'ha già maturata senza saperlo: «In campagna si correva all' aria aperta, si giocava senza paura delle auto, si viveva al ritmo delle stagioni e della natura. Frequentavamo la scuola rurale del posto. Finito il classico a Jesi, arrivai scalpitante a Roma, dove divisi il mio anno in due: per sei mesi avrei studiato a ritmi serratissimi e negli altri sei mesi avrei potuto viaggiare».
Volare via: un impulso giovanile, forse una fuga per chi fino ad allora aveva sofferto di claustrofobia da provincia: «Ci portavamo dietro l' eco del mito americano del viaggio on the road». Se Laura Boldrini ha lavorato alla Fao e se poi è passata alle Nazioni Unite come portavoce del Programma Alimentare Mondiale e da dieci anni come portavoce dell' Alto Commissariato per i Rifugiati, è perché nell' 81 ha preso uno zaino ed è salita su un aereo. Per dove? «America Centrale. Con un'amica, ho deciso di andare in Venezuela a lavorare in una "finca de arroz", un' azienda di riso a Calabozo, un paesino del Sud. Mio padre era contrarissimo, mentre mia madre si mostrò subito più malleabile». I genitori si oppongono finché hanno qualche speranza di essere ascoltati, ma poi in genere finiscono per adeguarsi alle scelte dei figli: «Mio padre non mi ha parlato per otto anni, mi voleva avvocato. È un padre difficile, un uomo molto speciale: riservato, studioso, solitario, tradizionalista, molto religioso, ama la campagna e la musica classica, spesso si esprime in latino e in greco. I suoi princìpi non si coniugavano con la mia curiosità». Ci ride su, Laura Boldrini.
Forse suo padre non capisce ancora oggi perché quella figlia di vent' anni decise di andare a lavorare con i «campesinos» venezuelani: «Mi misero in ufficio, ma io volevo conoscere la vita nei campi: rimasi lì tre mesi, abbastanza per capire come vivono i contadini in quella parte del mondo, li vedevo lavorare duramente per otto ore, poi la sera andavano nei bar a spendere i soldi che avevano guadagnato di giorno». Laura Boldrini ricorda i «chinchorros», le amache in cui passava le notti per evitare le minacce dei serpenti velenosi della savana: «Visitavamo le risaie, una volta invece degli stivali indossai dei sandali, perché faceva caldo: a un certo punto il direttore dell' azienda mi urlò di star ferma, di stare calma, di spostare solo la gamba destra... Vicino al mio piede c' era un "trepassi", un serpentino corallo pericolosissimo, il cui veleno entra subito in circolo». Quel primo viaggio prosegue avventurosamente verso Panama, Costa Rica, Nicaragua, Honduras, Guatemala, poi Messico e Stati Uniti, fino a New York. «Viaggiammo ancora per tre mesi nell' America centrale in pullman, ma a un certo punto mi rubarono la borsa con i soldi e il passaporto: fu un battesimo duro. Non volevo ricorrere alla mia famiglia per attestare la mia indipendenza e in qualche modo me la cavai...».
Ben presto verranno il Sud Est asiatico, l' Africa, l' India, il Tibet. Poi, con gli incarichi internazionali alle Nazioni Unite, le missioni nei luoghi di crisi: Bosnia, Albania, Kosovo, Pakistan, Afghanistan, Sudan, Caucaso, Angola, Zambia, Iran, Iraq, Giordania, Tanzania, Burundi, Ruanda, Sri Lanka, Siria e Yemen. Ma i primi viaggi, quelli per piacere, non si scordano mai: «Viaggiare è la scuola di vita più importante. Guardando il mondo da diversi punti di vista, capisci che tutto è relativo: le culture, le religioni, i costumi, le lingue. Oggi c' è un localismo identitario esasperato che certo non aiuta la conoscenza reciproca. Quel che consiglio ai giovani è di liberarsi dei pregiudizi, perché globalità è curiosità e conoscenza. Oggi, poi, tutto è molto più semplice, il mondo ce l' abbiamo in casa». A proposito di giovani. C' è un' altra svolta nella vita di Laura Boldrini.
Bisogna saltare al 1993, quando nasce Anastasia: «Mia figlia mi ha aperto un' altra dimensione anche nel lavoro. Con la maternità ho scoperto la parte interiore ed emotiva che stava dentro di me, un lato rimasto in ombra. Da allora ho capito che non bisogna mai abituarsi al dolore dell' umanità: ho cominciato a vedere nella sofferenza degli altri gli occhi di mia figlia». La separazione dopo dieci anni di matrimonio, un lavoro sempre più impegnativo, e ancora viaggi. Disagi per la madre e disagi, probabilmente, anche per la figlia: «Non ho mai vissuto Anastasia come una rinuncia, ho solo cercato di organizzarmi al meglio: mi auguro di essere riuscita a darle una serenità e se ci sono delle mie mancanze è per ragioni che credo e spero lei condivida. Da piccola, quando io partivo, Anastasia mi preparava una piccola valigia. Diceva: la devi dare a un bambino che non ha niente, però devi fare la fotografia perché voglio essere sicura...». Mamma Laura allora lavorava al Programma alimentare delle Nazioni Unite. Anastasia pensava che il suo lavoro consistesse nel cucinare per gli altri e diceva: «Ma poveretti, la mamma sa fare solo la pasta in bianco...». Se Anastasia volesse partire fra qualche anno, come fece Laura a suo tempo? Sorriso: «Mia figlia l' ho già portata in Madagascar, in Tanzania, negli Stati Uniti più volte, è stata in Spagna, in Francia, in Inghilterra. Alla sua età io avevo fatto qualche gita al Monte San Vicino... Però avevo già avuto i miei conflitti, a scuola, in famiglia... I conflitti fortificano.
Oggi il mondo non è più pericoloso di allora, ma i ragazzi sono più fragili e meno pronti ad affrontarlo. Se Anastasia mi dicesse: parto da sola, morirei di paura». Scheda Nome: Laura Boldrini Età: 48 Luogo di nascita: Macerata Luogo di residenza: Roma Figli: una, Anastasia Lingue straniere: inglese, spagnolo, francese L' ultima mostra a cui ha assistito: sui Persiani al British Museum di Londra L' ultimo viaggio: Istanbul per piacere Il libro che consiglierebbe: «Chicago» di Al-Aswani L' ultima canzone scaricata nell' iPod: «Amara terra mia» cantata dai Radio Derwish in italiano e in arabo Il piatto che cucina meglio: pasta in bianco, lo dice mia figlia Il progetto a cui sta lavorando: la campagna contro il razzismo e la paura dell' altro; l' Osservatorio sui media Il sogno che realizzerà: è in via di definizione.
Paolo Di Stefano

CARNE SCADUTA DA OTTO ANNI ...


La carne scaduta di otto anni fa pronta a finire nelle macellerie

10/03/2013 - La storia la racconta Libero nella cronaca di Milano, e riguarda un grossista del milanese: I militari dell’Arma andavano in cerca di carne di cavallo macellata clandestinamente e introdotta nella catena alimentare e si sono trovati di fronte cinque tonnellate

La carne scaduta di otto anni fa pronta a finire nelle macellerie
La storia la racconta Libero nella cronaca di Milano, e riguarda un grossista del milanese:
I militari dell’Arma andavano in cerca di carne di cavallo macellata clandestinamente e introdotta nella catena alimentare e si sono trovati di fronte cinque tonnellate e mezzo tra polli, conigli, agnelli e vitelliin parte di provenienza italiana, in parte di provenienza ignota, stivati in celle frigorifere in condizioni pessime. Carni bruciate dal freddo con le fibre penetrate dal ghiaccio, involucri lacerati e soprattutto merce scaduta da otto anni.
E che erano destinate a?
Il grossista milanese rifornisce un buon numero di macellerie e punti vendita, anche di ambulanti, dell’hinterland, ma i carabinieri non hanno diffuso il nome di questo furbetto del filettino che si è beccato una denuncia anche per contravvenzioni amministrative, ma nulla più. Nonostante quelle carni possano essere un serio pericolo.

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giovedì 14 marzo 2013

BEPPE GRILLO


l MoVimento 5 Stelle e le sirene

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Articolo di Paolo Becchi

"Recitava una poesia di Pasolini: "Adesso i giornalisti di tutto il mondo (compresi quelli delle televisioni) vi leccano (come credo ancora si dica nel linguaggio delle Università) il culo". Così accade nella stampa italiana. Nell’anno che ha preceduto la campagna elettorale, i giornali di “regime” – "La Repubblica" in testa – hanno tentato in tutti i modi di impedire l’ascesa del MoVimento 5 Stelle: dai “falsi scandali” (caso Favia) alle accuse di populismo, demagogia, fascismo contro Grillo. Oggi quegli stessi giornali, cari deputati e senatori del MoVimento, vi leccano, come diceva il poeta, il culo. E, per farlo, chiamano a raccolta i loro intellettuali “classici”. "La Repubblica", infatti, pubblica in questi giorni ben due appelli firmati da professori, artisti, cantanti, forse anche nani e ballerine. Il primo è un appello a Beppe Grillo ed al MoVimento 5 Stelle: "se non ora, quando?", si chiedono i firmatari (primi Barbara Spinelli e Salvatore Settis). Grillo dovrebbe, secondo loro, stringere un’alleanza con il Partito Democratico. Tutto qui, niente di più, niente di meno, retorica a parte. Il secondo (dal titolo "Facciamolo adesso!", a firma di Saviano, Benigni, Don Gallo, Jovanotti, e così via ) chiama le forze politiche "uscite vincenti dal voto" (perché, sono più d’una? O il Pd è uscito vincente dal voto?!) a formare un Governo che, "nel nome della volontà popolare", volti finalmente pagina dopo vent’anni di scandali, corruzione, illegalità. Grillo ha già replicato, come si dice, a tono: "L'intellettuale non è mai sfiorato dal dubbio, sorretto com’è da un intelletto fuori misura per i comuni mortali. Se si schiera lo fa per motivi etici, morali, umanistici su indicazione del partito. Quando il pdmenoelle chiama, l'intellettuale risponde. Sempre! In fila per sei con il resto di due". Eppure qualche breve riflessione merita d’esser fatta. Cosa stanno cercando di fare? Il Pd gioca le sue ultime carte: chiama a raccolta i suoi intellettuali. E gli intellettuali, con le loro dolci parole – così pacate, così riflessive, così “ragionevoli" – sono chiamati ad incantare il MoVimento. "Io son Sirena", cantano. Il loro canto è affascinante, ed è quasi impossibile udire le loro parole senza cadervi in balìa. A voi, deputati e senatori del MoVimento, ora spetta la forza e l’astuzia di Odisseo contro le Sirene, se volete proseguire il “folle volo”, bellissimo, del MoVimento. A voi spetta, oggi, di tappare con la cera le vostre orecchie per non ascoltare. Al Vostro capo politico, legate mani e piedi, e lasciate che sia lui a dover sopportare il dolore che quel canto provoca. Non potete cambiare via: si deve passare anche per questa fatica, si deve passare anche per il canto delle Sirene. O le ingannerete, o perirete: è questa la prova da cui deve passare Odisseo, nel suo viaggio. Andate avanti come Odisseo e i suoi compagni, ed agli “intellettuali” de "La Repubblica" insegnate questi bellissimi passi: "E’ impossibile udire le Sirene e non cadere in loro balia: esse non si possono sfidare impunemente. Sida e accecamento sono la sessa cosa, e chi le sfida è già vittima del mito a cui si espone. Ma l’astuzia è la sfida divenuta razionale. Odisseo non tenta di seguire un’altra via da quella che passa davanti all’isola delle Sirene. E non tenta neppure di fare assegnamento sul suo sapere superiore e di porgere libero ascolto alle maliarde, nell’illusione che gli basti come scudo la sua libertà. Egli si fa piccolo piccolo, la sua nave segue il corso fatale e prestabilito" (Horkheimer – Adorno, Dialettica dell’Illuminismo). È solo così che potremo fare nostro questo viaggio che abbiamo intrapreso: "Di là navigammo avanti, sconvolti nel cuore". La rivoluzione del MoVimento ci ha dato questo viaggio, questo lungo viaggio che dobbiamo proseguire. In Italia è iniziata una rivoluzione legale. Forse riusciranno a fermarla, ma non con le voci delle loro Sirene. Ormai siamo in guerra e, se moriremo, lo faremo solo sul campo di battaglia delle prossime elezioni. È meglio un salto nel buio che un suicidio intellettualmente assistito." Paolo Becchi

venerdì 8 marzo 2013

BEPPE GRILLO


L'autista, la cognata e l'ingegnere


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Dall'intervista a Walter Vezzoli sul Fatto Quotidiano di oggi: "Una premessa: l'articoloparla di un resort che non esiste e che non doveva neppure esistere. Il mio sogno era quello di creare 30 abitazioni autosufficienti dal punto di vista energetico, con depuratori che riciclassero l'acqua piovana, pannelli solari. Le pale eoliche. Un sogno. Solo che non ho mai trovato gli investimenti e quindi il villaggio è rimasto sulle scartoffie di società aperte e chiuse. I giornali oggi mi indicano come l'uomo delle società anonime all'estero, ma io all'estero vivevo. In Costa Rica è cresciuto mio figlio, io ero il proprietario di una discoteca: dove avrei dovuto registrare le società? A parte che non ho un centesimo, ma non c'era niente da scudare. Perché lì lavoravo e avevo progetti. Beppe Grillo? Non é mai stato in Costa Rica. Investimenti di Grillo? Ma di cosa stiamo parlando? Vedrò cosa fare, se ci sono gli estremi di una querela. Ma il resort di cui parla l'Espresso non esiste, non è mai esistito. Io andai a vedere 30 ettari di terreno e nelle mie intenzioni 15 dovevano essere edificati. Ma non ho comprato neanche un metro.
"Armonia Parvin", quella che viene additata come una fantomatica società e forse riconducibile a Grillo era un negozio di prodotti biologici di 20 metri quadri, poi chiuso perchè non produceva guadagni. Parvin è il nome della moglie di Grillo, ma la titolare del negozio era appunto la sorella di Parvin. Poteva semplicemente piacerle il nome."

Dal sito "Ecofeudo.com": "Nell'epoca dello stress e dell'inquinamento cittadino, il progetto EcoFeudo propone un modello di vita immerso nella natura e nel benessere, ma al tempo stesso offre alta tecnologia e massimo comfort. EcoFeudo crea una forte sinergia tra comfort e natura, tra tecnologia ed ambiente. Proponiamo abitazioni, in armonia con gli equilibri della Terra, di alto livello qualitativo e dal design innovativo. La costruzione di ogni residenza impiega tecnologia a bassissimo consumo energetico e ad impatto zero sull'ambiente che compensano completamente le proprie emissioni di C02 in atmosfera".
Tip per i giornalisti de l'Espressoconsultare Wikipedia e scoprire che per società anonima (Sociedad Anónima, abbreviazione: S.A.), in Costa Rica e in quasi tutti i Paesi del mondo in cui si parla spagnolo, si intende quella che in italiano viene comunemente denominata Società per Azioni.
Verifica delle fonti: La Costa Rica non è paradiso fiscale già dal 2011. Questa è la lista OCSE dei Paesi con gli standard fiscali riconosciuti dall'organismo internazionale in cui compare la Costa Rica insieme agli altri stati come l'Italia.