Scandalo Volkswagen: la casa automibilistica ammette di aver barato ai test sulle ... - http://bit.ly/1KunqlT
ITALIANISCOSTUMATI IN RIFERIMENTO AI POLITICI CHE HANNO PORTATO IL PAESE A UN DEBITO PUBBLICO FUORI CONTROLLO... un paese che sta' nelle graduatorie che non ci fanno onore...un blog caotico e senza nessuna pretesa...
Elenco blog personale
Visualizzazione post con etichetta GERMANIA. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta GERMANIA. Mostra tutti i post
lunedì 21 settembre 2015
lunedì 17 febbraio 2014
GERMANIA
Ebrei anti-sionisti ricevuti alla Cancelleria germanica
Le cose si muovono molto lentamente, troppo senza alcun dubbio, ma si muovono. Apprendiamo che rappresentanti della cancelleria tedesca hanno recentemente incontrato militanti antisionisti dell’organizzazione ebraica ultra-ortodossa Neturei Karta, la stessa organizzazione che si è associata, con l’umorista Dieudonné, Yahia Gouasmi e Alain Soral, alla lista antisionista. Evidentemente, i tedeschi che conoscono la realtà della posizione sionista all’epoca dell’arrivo al potere di Hitler sono più numerosi di quanto si pensi.
Un funzionario dell’ufficio della Merkel incontra ebrei antisionisti
La setta antisionista ultra-ortodossa ha un incontro un funzionario tedesco nel quadro di un possibile tentativo di indebolire il legame tra Israele, l’ebraismo e la Germania.
Un alto dirigente del cancelliere tedesco Angela Merkel si è incontrato la scorsa settimana con alcuni rappresentanti dell’organizzazione ultra-ortodossa antisionista Neturei Karta, in occasione della Giornata Internazionale della Memoria dell’Olocausto.
Il funzionario ha incontrato quattro membri dell’organizzazione a Berlino, dove questi ultimi hanno protestato contro l’esistenza dello Stato di Israele e lo sfruttamento dell’Olocausto per motivi politici da parte dei sionisti.
Yediot ha rivelato che il funzionario è un capo dipartimento presso l’ufficio della Cancelliera e, contro ogni aspettativa, li ha incontrato apertamente. I membri di Neturei Karta hanno confermato che lo scopo della riunione era chiarire agli occhi dei tedeschi che il sionismo non rappresenta l’ebraismo.
La delegazione Neturei Karta era composta da due sopravvissuti all’Olocausto, Moshe Dov e Chezkel Klein, e dal suo portavoce , Rabbi Yisroel Dovid Weiss, che durante l’incontro ha affermato: “l’Olocausto fu una punizione divina per gli ebrei perché i sionisti non hanno voluto seguire il sentiero di Dio e volevano essere indipendenti” [Una lettura tradizionale del giudaismo è che l’esilio è una punizione divina inflitta agli Ebrei].
Weiss ha riportato al funzionario della Cancelleria che circa il 10% degli ebrei appartiene al movimento antisionista. Negli ultimi anni, alcuni funzionari dell’Ufficio della Signora Merkel hanno lavorato per indebolire le speciali relazioni tra Israele e Germania, al fine di svincolare Berlino dalla responsabilità storica dell’Olocausto. L’incontro, riportato dal quotidiano di sinistra Neues Deutschland, non aveva carattere di segretezza.
Da registrare che in passato Neturei Karta ha altresì partecipato in Iran alle manifestazioni che negavano l’Olocausto, promosse dall’ex presidente Mahmoud Ahmadinejad .
Eldad Beck, Yediot Aharonot (Sionistan)
GERMANIA

Ebrei antisionisti ricevuti dalla Cancelleria tedesca!
Reseau International07 Febbraio 2014
Le cose si muovono molto lentamente, troppo senza alcun dubbio, ma si muovono. Apprendiamo che rappresentanti della cancelleria tedesca hanno recentemente incontrato militanti antisionisti dell’organizzazione ebraica ultra-ortodossa Neturei Karta, la stessa organizzazione che si è associata, con l’umorista Dieudonné, Yahia Gouasmi e Alain Soral, alla lista antisionista. Evidentemente, i tedeschi che conoscono la realtà della posizione sionista all’epoca dell’arrivo al potere di Hitler sono più numerosi di quanto si pensi.
Un funzionario dell’ufficio della Merkel incontra ebrei antisionisti
La setta antisionista ultra-ortodossa ha un incontro un funzionario tedesco nel quadro di
…
FONTE: EFFEDIEFFE
sabato 19 ottobre 2013
PREVISIONI...

Italia, un paese senza futuro

Sono dovuti passare venti anni, prima che Silvio Berlusconi venisse condannato in via definitiva. Non è la fine della crisi di un paese che è considerato tra i più belli del mondo, ma la conferma di un fallimento politico ed economico.
“Guarda cosa è diventata l’Italia!”. Questa esclamazione, pronunciata a tavola durante una normale e pacata cena tra conoscenti, ricorda le solite esclamazioni nostalgiche delle persone di una certà età, che tendono a idealizzare i bei tempi della gioventù. ”Una volta la televisione trasmetteva, in prima serata, spettacoli teatrali ogni settimana e il responsabile artistico era Andrea Camilleri. Poi trasmettevano anche concerti e documentari. E adesso? La Rai non offre niente altro che pubblicità, ragazze seminude e talk show colorati da urla e liti.” La denuncia arriva dal presidente di una prestigiosa accademia del Nord Italia. La moglie gestiva una farmacia, entrambi sono benestanti, con appartamento in città, casa per il fine settimana e possibilità di viaggiare molto. Effettivamente potrebbero essere soddisfatti dei risultati raggiunti nel corso della loro vita e lamentarsi, come accade ovunque, del livello dei mezzi di comunicazione. Poi però il dirigente dell’accademia mi parla di sua figlia. Si è laureata in lettere e giurisprudenza con il massimo dei voti, ma non trova lavoro. Attualmente lavora in un call center. Se decide di prendere in affitto un appartamento di second’ordine in un triste sobborgo di Milano, il padre deve intervenire e farle da garante all’atto della firma del contratto, per una cifra esorbitante. Matrimonio? Nipoti? La figlia, dice tristemente l’uomo, si limita a scuotere il capo: non riesce nemmeno a mantenere se stessa. E’ chiaro che è lui che deve ancora mantenerla. “Presto, mia figlia compirà quaranta anni. Che razza di paese abbiamo lasciato ai nostri figli?”
Via dal paradiso
Storie simili nell’Italia di Berlusconi se ne possono raccontare a bizzeffe. Si potrebbe parlare di una ragazza di talento, con laurea in architettura di interni, che nonostante i suoi trentacinque anni vive ancora con i genitori e che, anche dopo aver inviato centinaia di domande di assunzione, non può che sperare in un lavoro come commessa in un mobilificio. O di studenti in università sovraffollate e fatiscenti che regalano al paese la più alta densità al mondo di avvocati e architetti – e allo stesso tempo uno dei più alti tassi di disoccupazione giovanile. Il figlio di un’amica ha una laurea in ingegneria, ma non vuole emigrare, e ora sta lavorando come skipper, con grande soddisfazione, in una scuola di vela per turisti . Prima di tutto – emigrare! Questa parola compare sempre più spesso nelle conversazioni sulla politica, sul lavoro, sui sistemi sociali, proprio nel paese più bello del mondo, che ha dato all’umanità l’arte più splendida, il cibo più squisito, i vestiti più eleganti, il design più raffinato. Su qualsiasi pianeta, questo paradiso dovrebbe spiccare luminoso come un faro sulla roccaforte del saper vivere, ma la gente vuole emigrare.
La famiglia è l’ultimo collante
C’è, per esempio, una coppia di sposi, li chiameremo Silvia e Paolo, che in realtà dovrebbero appartenere alla élite creativa: lei lavora come avvocato occupando un’alta posizione nella guardia di finanza, mentre lui disegna mobili, allestisce musei. Silvia non ne può più, da quando è stata trasferita in un’altra città. Lì ci sono molti finanzieri che arrotondano lo stipendio impartendo lezioni semi-legali sull’evasione fiscale a quegli imprenditori che in realtà dovrebbero controllare. Lo stesso capo-pattuglia è stato accusato di frode, ma ha goduto dell’immunità in quanto deputato di Berlusconi – e continua a detenere un certo potere sulla sua clientela. “Queste persone”, ha detto Silvia, “sono ovunque, si sono ramificate nello Stato infiltrandosi nelle istituzioni.” Chi si mette per traverso a questo flusso di soldi illegali, può andare incontro a problemi, può essere vittima di mobbing, essere trasferito d’ufficio, o trovarsi addosso una denuncia anonima. Silvia dorme poco, ma ha bisogno di tutte le sue forze per i due bambini piccoli. Paolo è ora alla ricerca di una scuola internazionale, così almeno i figli potranno coltivare il proprio talento fuori dall’Italia. Giudica l’istruzione pubblica pessima; si deve pagare da sé le lezioni di lingue straniere, la specializzazione e il soggiorno all’estero. La sua azienda se la cava ancora abbastanza bene nonostante la crisi, ma spesso deve darsi da fare per dodici ore al giorno, viaggiare molto e trovare nuovi contatti di lavoro. Tuttavia, la maggior parte degli ultimi concorsi si sono già conclusi. “La generazione dei nostri genitori”, dice Paolo, “poteva benissimo vivere con questo titolo di studio e relativa collocazione nel mondo del lavoro, potevano permettersi di comprarsi un appartamento al mare, andare al ristorante due volte alla settimana.” Lui e Silvia se la cavano appena. Ora i suoi genitori si sono ammalati, sono completamente esauriti, perché durante tutti e tre i mesi di vacanze estive hanno dovuto correre di qua e di là per andare a prendere i bambini da una famiglia all’altra, per occuparsi dei nipoti. Per quanto riguarda gli asili nido, scuole a tempo pieno, centri estivi, se la Germania si colloca ben alle spalle della Francia e della Svezia – proprio nella cattolica Italia, sembra che per le famiglie, soprattutto per le donne, le cose vadano molto peggio. è come se l’intero paese dipendesse dal denaro, dalle qualifiche, dalle case di proprietà, dalle pensioni e dall’utilizzo nel mondo del lavoro di nonni, zie, suoceri. La famiglia è l’ultimo collante.
Uno sguardo pieno di speranza al di là delle Alpi
Ci sono dei buoni motivi. Da quando il valore dell’Euro è calato, una coppia monoreddito riesce a malapena a tirare avanti. E se lavorano entrambi, resta in sospeso il problema della prole. E milioni non hanno trovato ancora lavoro, non hanno alcun appoggio, nessuna assistenza sanitaria, e un domani nessuna pensione. L’entroterra siciliano si sta spopolando, mi ha raccontato un vicino mentre prende il caffè della mattina, vogliono tutti trasferirsi in Germania lasciando il lavoro qui. E un altro si lamenta della situazione a Roma. L’amministrazione comunale di sinistra ha bisogno di quasi un miliardo di euro per pagare i funzionari, subito [in italiano nel testo ndt]. In poche parole, non hanno intenzione di risparmiare. Alla maggior parte degli italiani si illuminano gli occhi quando si parla della “Germania”. Là si che c’è lavoro, là si che lo stato funziona. Ma si fa fatica a convincerli, che in Germania non va poi così bene e non tutto è così in regola [come si pensa ndt] – e la grigia situazione che permane può deludere amaramente le aspettative degli italiani più esigenti. Comunque, a differenza della Grecia, i sentimenti antitedeschi non sono ancora radicati nelle loro menti, anche se molti politici non perdono occasione per scatenarli. Ma gli italiani sanno esattamente con quali soggetti hanno a che fare.
La crisi ha un nome: Berlusconi
Un’amica benestante scrive da settimane lettere di protesta al sindaco di sinistra di Milano, perché sono stati recentemente dimezzati i contributi comunali previsti per i servizi assistenziali destinati agli anziani più poveri della città; Milano è una delle città più care d’Europa. La nostra amica pensa indignata alla sua vecchia madre, cui non era rimasto più nulla dopo il fascismo, la fuga e i bombardamenti: “E’ tornato tutto come prima. Il nostro benessere è stato solo una bolla di sapone”. Tutti questi italiani amareggiati e disillusi sono unanimamente d’accordo : la colpa va addossata ai politici, la colpa è della” cast”, che occupa la maggioranza dei seggi in parlamento, con gli stipendi più alti, l’intreccio più tentacolare, il nepotismo più radicato. Silvio Berlusconi è solo l’incarnazione di questa crisi. Ma gli italiani lo hanno sempre rieletto – così come la sua incompetente, e non di meno corrotta opposizione [politica]. In effetti, Berlusconi ha messo insieme il suo impero fatto di imprese edili, agenzie pubblicitarie, case editrici, emittenti televisive, finanziando squallidi politici. Il suo modello, il corrotto socialista Bettino Craxi, è riuscito a sfuggire alla giustizia italiana rifugiandosi in una località balneare tunisina con un’enorme fortuna accumulata. Sul filo della legalità, spesso circondato da oscuri finanziatori, a volte grazie a modifiche legislative, spesso sotto la spada di Damocle dei processi, il figlioccio [di Craxi ndt] e padrino Berlusconi ha continuato a farla franca. Rampollo di un piccolo funzionario di banca è riuscito ad affermarsi, esponendosi in prima persona nel campo del commercio e sostenendo apertamente il principio di illegalità. Ha sbeffeggiato il malvagio stato che lo perseguita, ha promesso una vita senza tasse, senza controllori, senza rimorsi. Ed è riuscito a superare tutto ciò. Che ci siano voluti ben 20 anni prima di essere condannato in via definitiva, che nessun governo di sinistra sia riuscito a fare una legge per porre fine al suo eterno conflitto di interessi tra imprenditore e politico, che sia riuscito comunque grazie alle elezioni a mettersi al di sopra delle leggi – questo è il vero scandalo in un’Italia ormai ridotta fondamentalmente a uno stato di diritto a pezzi.
Miracolosamente senza rughe
Silvio con il suo sorriso ha conquistato almeno un terzo degli italiani. Il geniale editorialista Massimo Gramellini ha fatto il punto sulla “Stampa” di Torino sullo stanco sarcasmo della maggior parte degli italiani per le rinnovate minacce di Berlusconi: è da vent’anni che questo uomo contribuisce alla crisi di stato con i suoi sporchi affari privati. Continua a usare la tivù per rivolgersi alla popolazione, seduto davanti ad una libreria di un finto soggiorno. “I miei libri”, ha detto Gramellini, “sono impolverati e sciupati dal tempo, mentre quelli di Berlusconi sono sempre intatti, perché sono di cartone e non si tratta del suo salotto, ma sempre dello stesso studio televisivo.” In questi anni bui in cui tutti si sono ridotti male, le rughe di Berlusconi sono miracolosamente sparite, i capelli sono ricresciuti e il sorriso gli si è stampato in volto, mentre gli italiani sono sempre più corrugati dalle gravi preoccupazioni, diventano sempre più calvi e dimenticano il sorriso. Come si è arrivati a questo? Il diabolico mago Berlusconi ha semplicemente trasformato l’affascinante, a volte sfacciato anarchismo di molti italiani in un obiettivo di Stato. Il Parlamento e le elezioni erano solo un mezzo per i suoi scopi egoistici, manipolabili da colorite promesse e bugie, attraverso compravendite nelle stanze oscure del potere e con continue agevolazioni fiscali. Non ha toccato l’apparato, ha adescato deputati per il proprio tornaconto – gli immensi privilegi dei politici di sinistra e destra non sono mai stati tagliati, non è mai stato licenziato un funzionario pubblico corrotto. In caso di necessità Berlusconi ha semplicemente pagato la sua maggioranza. Molti italiani ammirano tale audacia, non si accorgono delle partite di calcio truccate, fino a quando la propria squadra vince.
Fine della Dolce Vita
E la qualità della vita di questo paese con una polizia disinvolta e un traffico un po’ caotico non sono proprio così seducenti per questa specie di nonchalance? Non si vive meglio senza la supervisione meticolosa dei cantieri e senza orologio marcatempo all’uscita delle fabbriche? Senza una giustizia inesorabile e soprattutto senza ispettori fiscali, che senza pietà incassano soldi per uno stato che alla fine non offre alcuna possibilità? Le strade italiane sono ormai a pezzi, le scuole sono degradate, le università sovraffollate, gli ospedali fatiscenti, ma i municipi e le facoltà sono piene di funzionari ben pagati, consiglieri, assessori e portaborse. Per chi fa parte di questa schiera perché parente o legato da conoscenze – e a partire dagli ex-comunisti fino agli strepitanti della Lega Nord non sono così pochi – il ventennio di Silvio è stato un periodo glorioso. Ora la festa è finita, il buffet si è svuotato. Un paese che potrebbe esportare la moda, il cibo, i mobili, i vini, ma anche le vetture da corsa, moto e apparecchi di grande diffusione per la cucina, è sull’orlo della bancarotta. Non solo Beppe Grillo crede che in autunno l’Italia non si potrà più permettere di pagare i suoi troppi impiegati statali e può solo sperare che il connazionale Mario Draghi stampi moneta a Francoforte. Ora l’Italia è uno dei Paesi più cari d’Europa, e nonostante la crisi i prezzi aumentano e di pari passo anche le tasse. Ci sarebbe bisogno non solo delle dimissioni di un Berlusconi che spunta continuamente fuori all’improvviso, ci vorrebbe una sostituzione radicale di un’intera casta di politici che per anni ha con noncuranza allevato una popolazione italiana rilassata ed anarchica. C’è da aspettarselo da un nuovo governo di centro formato da ex democristiani, rassegnati berlusconiani e cinici tecnocrati di banca? L’immagine del paese una volta paradisiaco è senza dubbio sbiadita. “Un tempo il nostro paese era così seducente. Avevamo Fellini e Visconti, Mastroianni e Strehler, Milva e l’Arte Povera. E anche se lavoravamo duramente, le nostre vite avevano sempre uno splendore di Dolce Vita.” Così dice il nostro malinconico direttore d’accademia durante una deliziosa cena in una mite serata di fine estate. Di tutta la grandezza che egli ricorda, dopo una lunga generazione perduta, è rimasta solo la fama mondiale del Belpaese. Ma ora da un televisore dimenticato sul muro gracchia la volgare canzone che parla di bunga bunga e camorra, Berlusconi e Schettino. Il telecomando per spegnerla non si trova più.
giovedì 29 novembre 2012
IN GERMANIA LE PENSIONI AUMENTANO...
Pensioni, in Germania aumento medio di oltre il 9% tra il 2013-2016
L'incremento sarà dell’8,27% nei Laender occidentali e dell’11% in quelli dell’ex Germania dell’Est. Entro il 2026 le indennità dovrebbero crescere complessivamente del 36% rispetto ai livelli attuali. Questi dati hanno infiammato la discussione politica, con l’Spd che ha accusato Merkel di volersi ingraziare gli elettori con regalie pre-elettorali
Questi dati hanno immediatemente infiammato la discussione politica, con l’Spd (i socialisti attualmente all’opposizione) che ha accusato il cancelliere Angela Merkel di volersi ingraziare gli elettori con regalie pre-elettorali. Il prossimo 22 settembre – data fissata oggi, anche se non ancora ufficialmente – i cittadini tedeschi saranno infatti chiamati alle urne. E per raccogliere voti anche presso i lavoratori il governo ha deciso che a partire dal prossimo primo gennaio il prelievo in busta paga per la previdenza scenderà dall’attuale 19,6% al 18,9%, livello a cui dovrebbe restare fino al 2018. Questa misura è resa possibile dal florido stato del sistema pensionistico: a fine anno le riserve saranno pari a 1,69 mesi di pagamenti (29,4 miliardi di euro), contro gli 1,5 mesi previsti dalla legge. Chi critica l’aumento delle pensioni deciso dalla Merkel punta il dito contro le previsioni di crescita dell’occupazione e degli stipendi contenuti nel rapporto (gli incrementi previdenziali dovranno infatti essere rivisti se la congiuntura sarà più debole del previsto).
Per rispettare la tabella di marcia fissata gli stipendi lordi dovrebbero crescere annualmente ad una percentuale compresa fra il 2,5% e il 2,8% nei prossimi quattro anni, mentre il numero dei disoccupati dovrebbe scendere dagli attuali 2,89 milioni a 2,85 milioni del 2016. Implicitamente, dunque, il governo Merkel ha rivisto le proprie previsioni sul mercato del lavoro che, fino a oggi, prevedevano la creazione di 250 mila posti di lavoro entro il 2016. Altri interessanti dati contenuti nel Rentenversicherung riguardano le pensioni medie percepite nel 2012 dai 20 milioni di tedeschi che ne hanno diritto: le coppie di marito e moglie hanno potuto contare su complessivi 2.433 euro, gli uomini soli su 1.560 e le donne sole su 1.292. Entro il 2030, inoltre, le pensioni dell’Est dovrebbero essere uguali a quelle dell’Ovest: oggi sono solo l’88,8%. Entro il 2026, infine, le pensioni tedesche dovrebbero crescere complessivamente del 36% rispetto ai livelli attuali. Crisi dell’euro permettendo.
lunedì 19 novembre 2012
domenica 15 luglio 2012
LIDIA UNDIEMI...
di: Lidia Undiemi Pubblicato il 11 luglio 2012| Ora 15:35
In Germania parlamentari, intellettuali ed ex personalita' rappresentanti di alte cariche istituzionali si sono mobilitati contro le strategie che minano i poteri e la sovranita' di una nazione. Parla l'economista di Wall Street Italia Lidia Undiemi.
Lidia Undiemi, studiosa di diritto ed economia, in uno dei suoi interventi televisivi.
Lidia Undiemi è l'economista di Wall Street Italia. E' in prima linea con WSI nella battaglia contro l'ESM e il Fiscal Compact.
Roma - Non è facile per i politici italiani, che hanno probabilmente puntato tutto sull’assenza di dibattito pubblico, accettare che un obiettivo politico gigantesco come l’ESM possa essere messo in discussione dalla magistratura d’oltre confine. Sempre colpa dei giudici, potrebbe sostenere qualcuno, stavolta non necessariamente di "destra".
Eppure nelle altre nazioni "c’è vita" in Parlamento, ed è proprio nella Germania della Merkel che parlamentari, intellettuali ed ex rappresentanti di alte cariche istituzionali si stanno mobilitando contro queste strategie finanziarie che determinano un indebolimento dei poteri delle singole nazioni, ormai in balia di "giochi di potere" internazionali tutt’altro che rassicuranti.
Che la Corte tedesca assumesse un ruolo così determinante c’era da aspettarselo, ma per comprendere fino in fondo la portata di questa vicenda è necessario fare qualche riflessione sul significato strategico degli accordi intergovernativi. Quello a cui stiamo assistendo oggi non è una lotta fra poteri istituzionali e organizzazioni che in gran segreto traggono profitto dalla violazione delle regole. E’ in corso la creazione di organismi sovranazionali che riducono l’autonomia degli stati coinvolti in manovre finanziarie complesse ma dal chiaro intento politico: appropriazione della sovranità politica anche a costo di rischiare di violare la Costituzione.
In questo contesto è ovvio che la difesa dei valori costituzionali approda in tribunale, che in tal senso diviene il principale campo di battaglia politico, almeno nel breve termine.
Come già messo in evidenza a febbraio nel mio dossier sul caso "ESM" (link qui sotto), l’eventuale blocco del trattato da parte della Corte era già nell’aria, poiché il 7 settembre dell’anno precedente lo stesso organo aveva emanato una sentenza che è apparsa come un ostacolo insormontabile all’utilizzo di strumenti che determinano un vincolo permanente per la sovranità di bilancio. Questa riflessione deve essere letta tenendo anche conto dell’impatto del Fiscal Compact, autorizzato dal Bundestag assieme all’ESM e anch’esso al vaglio della magistratura tedesca.
Altra questione da non sottovalutare, anch’essa sollevata nel dossier, riguarda la disposizione contenuta nel trattato secondo cui gli stati membri dell’ESM si vincolano a versare "irrevocabilmente ed incondizionatamente" le proprie quote di adesione. Nell’ipotesi in cui la Corte tedesca non consenta alla Germania di far parte dell’ESM, lo Stato tedesco sarebbe comunque obbligato a versare la quota di adesione visto che il parlamento ha già concesso l’autorizzazione alla ratifica?
Probabilmente non sarà così, considerata inoltre l’ampia flessibilità con cui i politici intendono applicare il trattato. Si pensi, ad esempio, alla possibilità di potere ricapitalizzare le banche direttamente tramite l’organizzazione intergovernativa senza l’intervento dello Stato di appartenenza nonostante tale possibilità non sia prevista dal testo del trattato (art. 15). Eppure continuano a chiamarlo fondo "salva-stati".
Il 5 giugno 172 economisti tedeschi hanno lanciato una iniziativa contro l’ESM invitando i cittadini a mobilitarsi contro tale potenza finanziaria. Promotore dell’iniziativa è il Prof. Hans-Werner Sinn seguito da autorevoli colleghi come Klaus Zimmermann, ex capo dell'Istituto Tedesco di Ricerca Economica e Wilhelm Hankel.
La Corte costituzionale di Karlsruhe ha ricevuto diversi ricorsi che hanno coinvolto più di 12.000 cittadini, anche grazie alla partecipazione dell’ex ministro della Giustizia Herta Däubler Gmelin appoggiato dall’associazione «Mehr Demokratie» (più democrazia).
Sul fronte politico dura presa di posizione da parte del partito di sinistra radicale Die Linke seguito dal parlamentare bavarese della Csu Peter Gauweiler.
Importanti contestazioni emergono anche da altre parti d’Europa, ed in particolare in Finlandia, Olanda e Austria che hanno già approvato la ratifica. Nei primi due paesi citati si contrastano fortemente le operazioni di acquisto dei titoli di Stato europei sul mercato secondario previsto dall’ESM. In Austria il partito della Libertà (FPOE) ha presentato ricorso alla Corte Costituzionale e si prevede la realizzazione di un referendum nazionale per annullare il voto del Parlamento.
In Italia? Tutti i partiti appoggiano Monti in questo "governo delle banche", non c’è opposizione. Il nostro Parlamento deve ancora votare la ratifica e oltre l’appello e il dossier da me pubblicati circa 5 mesi fa, appoggiati da Wall Street Italia e da una parte importante della società civile, da Bruxelles a Roma tutti i parlamentari restano in "religioso" silenzio.
La mancata attuazione dell’ESM allontana i leader europei dalla concreta realizzazione di una unificazione politica dai contorni "oscuri". Non è escluso che il fallimento di tale accordo si traduca in un cambio di rotta della politica comunitaria attualmente palesemente orientata al salvataggio dei grandi poteri finanziari che gravano pesantemente sulle spalle del popolo.
__________________________
ECCO IL DOSSIER DEFINITIVO SU ESM E FISCAL COMPACT, scarica i seguenti documenti:
- TESTO DELLA PROPOSTA DI MOZIONE PARLAMENTARE CONTRO L’ESM
- Disegno di legge per la ratifica della modifica dell’art. 136 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea
- Resoconto dell’assemblea del Senato del 25 gennaio 2012 (le mozioni da pagina 107)
- Link dal quale è possibile visionare le mozioni presentate alla camera
- "Senato: passa la mozione unitaria sull'Europa", articolo su Quotidiano.net
- Testo dossier sull’ESM di Lidia Undiemi
lunedì 11 giugno 2012
DER SPIEGEL...c'è la tira...


Euro-Krise
Italiens Wirtschaft bricht massiv ein
Gerade erst haben die EU-Partner Spanien Milliardenhilfe zugesagt, nun rückt auch Italien in den Fokus. Die Wirtschaft dort ist im ersten Quartal deutlich geschrumpft, das Land steckt mitten in der Rezession. "Ein Hilfsantrag Italiens könnte nur eine Frage der Zeit sein", sagt ein Ökonom. mehr... [ Forum ]QUI
Iscriviti a:
Post (Atom)