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martedì 30 aprile 2013

BERSANI - POVERO NANNI MORETTI CHE PENSERA' DI QUESTA BRUTTA STORIA' DEL PD...

Era il febbraio 2002 quando Nanni Moretti salì sul palco di piazza Navona e lanciò un j'accuse che per anni ha pesato sulla sinistra: "Con questi dirigenti non vinceremo mai". Da allora, Rutelli non è più nel centrosinistra, Massimo D'Alema non è più ricandidato e il regista sembra essersi riconciliato con il Pd. La sua presenza al fianco di Pier Luigi Bersani e Nicola Zingaretti all'Ambra Jovinelli è la sorpresa con cui il centrosinistra spera nella volata finale per vincere le elezioni, facendo appello ai delusi e agli indecisi e avvertendo che "con Grillo finiamo in Grecia". Pier Luigi Bersani ha rinunciato alla piazza finale, preferendo "l'Italia reale", incontri con i lavoratori dell'Alenia e i costruttori dell'Ance, per poi unirsi al candidato alla Regione Lazio in un teatro poco distante da piazza S. Giovanni. Il Pd è ottimista ma sa che fino a lunedì serve il porta a porta, soprattutto nelle regioni in bilico, per convincere gli indecisi e cercare di drenare voti anche al Pdl. "In queste ore - dà la carica il leader democratico - c'è ancora incertezza, non sottovalutiamo il fatto che c'è una fascia significativa di popolazione che sta oscillando tra il non voto e su quale voto. E agli elettori in buona fede che ora hanno qualche problema con Berlusconi, diciamo: non vi snobbiamo".L'intervento di Nanni Moretti - Per parlare soprattutto ai delusi del centrosinistra, prende la parola, all'Ambra Jovinelli, Nanni Moretti, da anni sparito dalle manifestazioni e da poco riappacificatosi grazie alle primarie. "Nonostante lo spot "smacchiamo il giaguaro'" sono qui perché voto Pd", esordisce, pungente come sempre, il regista che ammette che "é da almeno 40 anni che nei film e nella vita reale" critica "gli amici" ma "c'è un tempo in cui bisogna criticare i propri avversari politici perché non è vero che destra e sinistra sono uguali". Un atto di fede nella speranza che "lunedì - aggiunge Moretti - potremo festeggiare la liberazione di 60 milioni di persone, ostaggio degli interessi di uno solo". Ma per uno che chiese a Massimo D'Alema, nel film Aprile, di "dire qualcosa di sinistra", l'intervento non si può chiudere senza una richiesta 'di sinistra': "se dovessimo vincere questa volta, fatela una legge sul conflitto di interessi".Apertura e critiche a Grillo - "E a chi protesta, a chi ingrossa le file di questo messaggio di Grillo, che si ingrossano da diverse direzioni, dico: noi capiamo benissimo chi è arrabbiato, siamo anche noi arrabbiati. Non è questo il punto. Il punto è: dove vogliamo portarlo questo disagio e questa protesta? Nella direzione di uno che dice: fuori dall'euro, non paghiamo i debiti, non lavoriamo. Andiamo in Grecia, ma non fra sei mesi: domattina". "Non va bene - ha insistito Bersani - che a Bologna (Grillo, ndr) rende omaggio a Berlinguer e a Roma fa l'occhietto a Casa Pound. Destra e sinistra ci sono in tutte le democrazie. Chi non risponde mai a una domanda non va mica bene. E chi non mi dice come tirarlo via (il leader, ndr) e mettercene un altro, non va mica bene. Come tirare via Bersani si sa. Sono pronto a discutere tutto, ma non la questione della democrazia, perché c'è morta della gente. Su questo non si scherza, non si può accettare l'uomo solo al comando.Appello ai delusi di Berlusconi – Bersani si rivolge anche agli elettori del centrodestra, a chi ha votato Silvio Berlusconi "in buona fede" e adesso prova "disagio". Durante il comizio finale al teatro romano Ambra Jovinelli, Bersani ha citato esplicitamente gli elettori delusi del centrodesta: "C'è incertezza, molta gente sta oscillando. In questa incertezza uno dei due corni del dilemma siamo noi: o fra posizioni di protesta e il Pd, o anche fra chi ha votato centrodestra e il Pd. E' un fatto gravitazionale, puoi tirare da diverse direzioni. C'è un elettorato in buona fede che ha creduto in Berlusconi e adesso comincia ad avere qualche problema. Dico a questi: noi non snobbiamo questo disagio". Ha precisato: "Non stiamo parlando dei miliardari, a noi non interessano i miliardari. Stiamo parlando del ceto popolare. Noi siamo credibili, non abbiamo bisogno del nemico, Berlusconi ha bisogno del nemico".La caccia all'ultimo voto - Bersani. "Ho sempre pensato - sostiene il leader Pd al forum dell'Ansa - che è una colossale eresia che il centro possa intercettare l'elettorato di destra in fuga e che Monti avrebbe fatto faville". In realtà, negli ambienti del Pd, si teme un flop di Scelta Civica tale da determinare un parlamento balcanizzato tra grillini e berlusconiani. Per questo anche Matteo Renzi, considerato 'ariete' verso gli elettori moderati, posta su twitter una fotografia in cui invita "a chiamare fino all'ultimo gli indecisi". L'onda montante del comico genovese preoccupa molto il candidato premier "perché non si governa sulle macerie, sulle macerie sta bene solo un miliardario". Una stoccata dritta al cuore del Cavaliere ma anche di Grillo, accompagnata dalla rivendicazione orgogliosa "di essere figlio di un benzinaio". 22 febbraio 2013 http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2013/02/22/APhHwwoE-bersani_faccia_moretti.shtml
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ROMA - Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani chiude la campagna elettorale al teatro Ambra Jovinelli a Roma con Nanni Moretti.Il Teatro è gremito in ogni ordine di posto e in aggiunta, è stato montato un maxischermo all'esterno dove si può sentire l'intervento del leader del Pd, preceduto da quello del candidato del Lazio Nicola Zingaretti. 

Moretti con Bersani 


Moretti: «Destra e sinistra non sono uguali». «Nonostante lo spot "smacchiamo il giaguaro" sono qui perché voto Pd», ha detto il regista, salito a sorpresa sul palco dell'Ambra Jovinelli, e ironizzando sul tormentone scelto dal leader Pd per indicare l'obiettivo di vincere su Silvio Berlusconi. «C'è un tempo per criticare i propri amici e per quanto mi riguarda dura da almeno 40 anni nella vita reale e nei film e c'è un tempo per criticare i propri avversari politici - ha aggiunto Moretti -. Non capisco chi mette sullo stesso piano in Italia 2013 destra e sinistra, basti vedere l'esempio delle primarie e la straordinaria partecipazione, mentre la destra che aveva annunciato la data e i candidati poi ha detto "abbiamo scherzato"», ha continuato il regista. «Manca ancora poco, fino a lunedì, poi basta: 60 milioni di italiani saranno finalmente liberi», ha aggiunto. «Cerchiamo - è ancora l'auspicio del regista - di tornare ad essere un paese normale e al primo posto mettiamo la legalità, l'etica pubblica e il lavoro».


sabato 23 marzo 2013

BERSANI


IL PRE-INCARICO A BERSANI


Ministri esterni, programma snello
Il cambio di rotta per Palazzo Chigi


Le priorità: lavoro e legge elettorale. 

Tralasciato il conflitto di interessi

ROMA — Il confronto con Napolitano ha in parte modificato il profilo della squadra di governo che Bersani ha in testa. E anche le linee programmatiche che il segretario del Pd proporrà ai partiti saranno più asciutte rispetto agli otto punti annunciati. Il conflitto d’interessi, per dire di una delle riforme meno gradite al Pdl, di certo non verrà indicato tra le priorità dell’esecutivo. Crescita, lavoro, legge elettorale e ulteriori tagli ai costi della politica saranno le nuove parole d’ordine e il segretario pensa ora di declinarle in una chiave più istituzionale.
«I ministri? Stiamo a carissimo amico...» confessa un dirigente molto vicino al leader. Ma al Nazareno se ne parla, eccome. Se prima delle elezioni aveva sognato di portare a Palazzo Chigi un «mix di giovani ed esperienza», adesso Bersani è costretto a rivedere i suoi piani. Per trovare in Senato quel «sostegno parlamentare certo» che Napolitano gli ha chiesto, il presidente incaricato dovrà alzare ancora il livello (e forse pure l’età media) dei suoi ministri. Nell’inevitabile gioco del toto-nomi salgono così le quotazioni degli «esterni», eccellenze della cosiddetta società civile, e perdono quota le giovani leve democratiche: parlamentari come Alessia Mosca, Francesco Boccia, Paola de Micheli, Miguel Gotor, Andrea Orlando, storie che potrebbero tornare in corsa per posti da viceministro o sottosegretario.
Vista la difficoltà di «compiere il miracolo», per dirla con Matteo Orfini, Bersani non ha rinunciato all’intento di sparigliare e sorprendere, come gli è riuscito con i presidenti delle Camere Boldrini e Grasso. Ma, se possibile, punta ancora più in alto. Per il dicastero chiave dell’Economia pensa a Pier Carlo Padoan, capo economista e vicesegretario generale dell’Ocse. Per la Giustizia (o le Riforme) avrebbe puntato su Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale. Per gli Interni non gli dispiacerebbe riconfermare Annamaria Cancellieri. E per gli Esteri ha valutato l’ipotesi Mario Monti, come «ambasciatore» del nuovo governo nel mondo.
Il ruolo del premier uscente è ancora del tutto incerto, anche perché il Professore potrebbe decidere di tenersi sganciato dall’esecutivo in vista della partita del Quirinale. E ci sono altri nomi cari ai centristi che al Nazareno stanno valutando. Bersani sta cercando un «Passera non Passera» il cui identikit corrisponde a quello di Alberto Bombassei, patron della Brembo. E per la Cultura i montiani avrebbero riservatamente avanzato la candidatura di Ilaria Borletti Buitoni, ex presidente del Fai. Oltre alla filosofa Michela Marzano (Pari opportunità), un’altra deputata che ha il curriculum giusto per entrare in un «governo competitivo e con molte donne», magari all’Istruzione, è la democratica Maria Chiara Carrozza, ex direttore della Scuola Sant’Anna di Pisa. Tra i professori contattati ci sarebbe anche Salvatore Settis, ex direttore della Normale.
A parte il vicesegretario Enrico Letta, in bilico tra un posto in squadra e la reggenza del Pd, Bersani vorrebbe tenersi il più possibile sganciato dal Parlamento, per portare a Palazzo Chigi intelligenze nuove alla politica. Talenti che il mondo ci invidia. Il socialista Riccardo Nencini ha fatto al segretario il nome di Mauro Ferrari, ma difficilmente lo scienziato delle nanoparticelle applicate alla medicina potrà lasciare Houston per guidare la Sanità. Molto si è parlato anche di Stefano Rodotà in chiave di calamita per i voti grillini, ora però le esigenze di Bersani — che guarda anche al Pdl e alla Lega — potrebbero essere mutate. Restano alte le chance di un ministero economico per Fabrizio Barca e dell’Agricoltura per Carlin Petrini, mentre al Nazareno dubitano di riuscire a coinvolgere Roberto Saviano, Emma Bonino e don Ciotti.
Monica Guerzoni - Corriere della Sera

martedì 18 dicembre 2012

BERSANI LUIGI...



Bersani si fa il listino

Parlamentarie, il Pd approva le regole. Deroghe per 10 big. Vincolato il 10% dei nomi. I piani per Monti al Quirinale.

di Gabriella Colarusso
Alla fine, nelle parlametarie del Pd, il listino bloccato ci sarà. Il segretario Pier Luigi Bersani, potrà decidere il 10% dei nomi che verranno inseriti nelle liste per le elezioni di Camera e Senato, candidati scelti tra «esponenti della società civile e personalità di riconosciuta competenza» e ai quali non toccherà sottoporsi al giudizio degli elettori. Non solo, a Bersani spetterà anche la scelta dei capilista, che sono 47.
Questo è quanto prevede il regolamento sulla scelta degli (aspiranti) parlamentari approvato all'unanimità alla direzione nazionale del Pd, riunita il 17 dicembre.
ALBO CHIUSO, LISTINO BLOCCATO. Certe anche le date del voto - il 29 e il 30 dicembre - così come lo è la base elettorale che potrà esprimere la propria preferenza: e urne saranno aperte solo agli iscritti al Pd fino al 2011 e ai votanti delle primarie del 25 novembre che dichiarino di essere del Pd. L'albo, insomma, non verrà riaperto.
IL NODO DELLE DEROGHE. Via libera in blocco anche per le deroghe a 10 parlamentari che sono in carica da più di tre legislature e che, come da Statuto del Pd, non avrebbero potuto ricandidarsi.
Si tratta di Rosy Bindi, Anna Finocchiaro, Beppe Fioroni, Franco Marini, Gianclaudio Bressa, Cesare Marini, Mariapia Garavaglia, Angelo Agostini, Giorgio Merlo e Giuseppe Lumia.
FOLLINI E ICHINO, NO ALLE SCORCIATOIE. Ha deciso di fare un passo indietro invece l'onorevole Marco Follini: «Non ho chiesto la deroga. Non dico che sia poco dignitoso chiederla ma ritengo più dignitoso non chiederla».
Diversa ma altrettanto controcorrente la decisione del senatore Pietro Ichino, renziano della prima ora consigliere del sindaco di Firenze per le politiche del lavoro: «Caro Matteo, non accetterei di tornare in parlamento nuovamente cooptato», ha spiegato il giuslavorista al telefono, come ha raccontato sul suo sito lo stesso Renzi. «La quota può essere per persone alla prima esperienza. Io ho il dovere di cercarmi i voti. Proverò a essere eletto con le primarie nella mia città: solo così accetterò di tornare in parlamento».
PARLAMENTARI USCENTI DISPENSATI DALLA RACCOLTA FIRME.  Senior a parte, chi potrà candidarsi alle primarie del Pd? La bozza prevede che i parlamentari uscenti non debbano raccogliere le firme, mentre per gli ousider la quota richiesta è pari al 5% del numero degli iscritti su base provinciale.
Comunque non meno di 50 firme e non più di 500.
Non potranno candidarsi, invece, salvo deroga concessa dal partito, gli europarlamentari, i sindaci di città superiori a 5 mila abitanti, gli assessori e consiglieri regionali.
ALMENO IL 33% DI DONNE. Per tutelare la parità di genere, nelle liste dovrà essere garantito il 33% di presenza femminile. I collegi saranno disegnati su base provinciale e il via libera alle candidature dovrebbe arrivare dalle direzioni provinciali sabato 22. Il che significa che per raccogliere le firme agli aspiranti parlamentari sono concessi tre giorni di tempo.
La bozza di regolamento vieta inoltre l'acquisto di spazi a pagamento per la campagna.
Lunedì, 17 Dicembre 2012

mercoledì 28 novembre 2012

BERSANI - L'ILVA - BEPPE GRILLO

Io ho sempre sostenuto che bisogna pagare la stampa per tagliargli la lingua! Cioè pagare la stampa per non parlare!". Lo ha detto Girolamo Archinà, responsabile delle pubbliche relazioni dell'ILVA di Taranto. Archinà sopravvaluta la stampa, a chiudersi la bocca ci pensa da sola (*). La situazione drammatica di Taranto dove i tumori sono diffusi come il raffreddore era evidente anche a un cieco. Se non veniva denunciata dai partiti, dai governi, dalla Confindustria e dalla stampa nazionale vuol dire che erano tutti in torta con diversi interessi, chi economico, chi politico, chi semplicemente mazzettaro. Nessuno si è accorto di nulla. Deve essere un caso di cecità collettiva. Il presidente dell'ILVA è Ferrante, ex prefetto di Milano, candidato sindaco pdmenoellino. Non ha visto niente. I partiti del "lavoro, lavoro, lavoro" per dirla alla Fassino, che del lavoro ha una visione esoterica, mantenuto insieme alla moglie dalla politica da più di un ventennio, non sospettavano nulla, ma prendevano contributi generosi da Riva, il padrone dell'ILVA. 245.000 euro a Forza Italia e 98.000 a Pierluigi Bersani. Contributi a norma di legge.
Nel governo attuale il posto di Bersani è occupato da Passera, l'ovetto kinder, che oggi si reca in visita pastorale a Taranto. Passera è stato amministratore delegato di Intesa San Paolo che ha finanziato Riva. Passera è accompagnato all'ILVA dal ministro dell'Ambiente Clini sul quale Archinà ha detto "Corrado Clini è un uomo nostro". Clini, che ha avuto come sponsor Gianni De Michelis, è stato direttore generale del Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare dal 1991 al 2011. Anche lui non ha mai visto nulla. Mi immagino la faccia dei tarantini e dei dipendenti dell'ILVA all'arrivo di Passera e Clini. Due vampiri all'AVIS. E questi dovrebbero salvarli? Il Governo vorrebbe destinare 336 milioni di soldi dei contribuenti alla bonifica della città. Non pagherebbe quindi Riva, che del resto ha già pagato i politici, ma gli italiani. Questa è una favola noir, senza lieto fine, dove nessuno si prende alcuna responsabilità, la gente muore per anni (lo ha denunciato più volte questo blog) per incuria e per interesse. E, nella migliore tradizione italiana, l'unica via di uscita è la magistratura che, come da copione, è subito demonizzata.Il giudice Patrizia Todisco ha chiuso sei reparti dell'ILVA di Taranto per tutelare la salute dei suoi cittadini. I partiti e le altre istituzioni sono rimasti a guardare. I danni li paghi Riva insieme ai partiti che ha finanziato in questi anni.
(*) finanziamenti pubblici a parte
Ps: se io avessi preso 98.000 euro da Riva sarei un uomo finito, perché Bersani no?

L'ILVA...

Il Fatto di Travaglio: "L'Ilva chiude? Bersani ridia i soldi di Riva"

Il giornale  attacca il segretario Pd: "Nel 2006 l'azienda gli fece una donazione legale di 98mila euro.

Le anticipazioni del direttore Antonio Padellaro del numero del Fatto del 28 novembre. Tra i temi: il sistema di potere e di corruzione che ha soffocato Taranto ricostruito attraverso le carte della Magistratura. Ma proprio i giudici sono stati messi sotto accusa per aver scoperchiato questo scandalo taciuto per anni da politici, sindacalisti e giornalisti

sabato 27 ottobre 2012

ZOIA VERONESI - SEGRETARIA DI BERSAMI...

Indagata per truffa la segretaria di Bersani
Il leader Pd: «La magistratura accerti»

Zoia Veronesi avrebbe percepito indebitamente soldi dalla Regione. Il segretario Democratico: «Assolutamente sereno»FONTE QUI


Zoia VeronesiZoia Veronesi
BOLOGNA - Zoia Veronesi - la storica segretaria del'attuale leader del Pd, Pierluigi Bersani - è indagata per truffa aggravata ai danni della Regione Emilia-Romagna nell'ambito di un'inchiesta nata nel 2010 da un esposto del deputato di Futuro e Libertà, Enzo Raisi. Nei giorni scorsi il pm, Giuseppe Di Giorgio, le ha inviato un avviso di garanzia con l'invito a rendere interrogatorio. Veronesi, assunta dalla Regione Emilia-Romagna, venne distaccata da viale Aldo Moro a Roma per intrattenere rapporti con il Parlamento. Secondo l'esposto di Raisi il distacco a Roma sarebbe stato deciso ad hoc per consentire alla Veronesi di seguire nella capitale il segretario ed ex presidente della Regione Emilia-Romagna. Le indagini della Guardia di Finanza non hanno trovato traccia del tipo di attività che avrebbe svolto la Veronesi per conto della Regione tra il 2008 e il 2009. Da qui l'ipotesi d'accusa: Veronesi avrebbe percepito indebitamente soldi dalla Regione per circa un anno e mezzo. Dopo l'esposto del parlamentare finiano e l'apertura dell'inchiesta, la segretaria di Bersani si licenziò dalla Regione per poi essere assunta dal partito a Roma. E l'ammontare della truffa sarebbe quindi relativo alla retribuzione avuta dalla Regione per l'anno e mezzo circa in cui ha ricoperto l'incarico, oltre ai rimborsi spese (poi si è dimessa dalla Regione ed è stata assunta dal Pd), per un ammontare di circa 150.000 euro. La donna, difesa dall'avvocato Paolo Trombetti, sarà interrogata a breve: «Andremo senz'altro all'interrogatorio perché abbiamo interesse a chiarire che non c'è stata alcuna irregolarità da parte della signora Veronesi alla quale non può essere rimproverato nulla», ha spiegato il legale. LA PROCURA - Il procuratore aggiunto Valter Giovannini, portavoce della Procura di Bologna, ha risposto alle domande dei cronisti su possibili sviluppi dell'inchiesta che riguarda la Veronesi: «Le indagini allo stato sono circoscritte alla signora Veronesi. Ovviamente sono stati acquisiti ed esaminati tutti i documenti sull'iter burocratico relativo al distacco a Roma».
Pier Luigi BersaniPier Luigi Bersani
BERSANI - Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha accolto con «assoluta serenità» la notizia di una informazione di garanzia alla sua storica segretaria. Il leader Democratico non ha nascosto lo stupore per una contestazione del tutto infondata. «Visto che c'è un esposto, ancorchè di Raisi, è giusto che la magistratura accerti. Sono comunque sicuro che le cose siano state fatte per bene», ha detto Bersani.
Enzo Raisi (Fli)Enzo Raisi (Fli)
IL COMMENTO DI RAISI - «Sono un garantista», dice Enzo Raisi che si presentò in Procura alla vigilia delle elezioni regionali, nel marzo del 2010, per segnalare quattro casi a suo dire di «malgoverno»: gli altri riguardavano la società Lepida, l'agenzia di comunicazione Pablo e Bruno Solaroli, allora capo di Gabinetto del presidente della Regione, Vasco Errani. «Sono l'unico - ironizza Raisi - ad aver fatto esposti sulla Regione senza essere mai stato eletto in viale Aldo Moro. Ho adempiuto al mio ruolo istituzionale e riferito di casi che mi erano stati segnalati. E continuerò a farlo». Gianluca Rotondi

sabato 20 ottobre 2012

DAL SITO: IL PORTABORSE...

Mussari finanzia il Pd, Bersani s'adegua. L'intreccio tra Democratici e Banche

Da , 06 marzo 2012, 10:02, In Affari, Palazzo
Home » Affari » Mussari finanzia il Pd, Bersani s'adegua. L'intreccio tra Democratici e Banche
C'è un tema su cui riflettere. Il Pd è il partito della banche? Quello che sta succedendo attorno alla vicenda della nullità delle commissioni sui prestiti è un tema da non sottovalutare. Prima però vogliamo fare una premessa. Giuseppe Mussari, presidente dimissionari dell'Abi, associazione bancaria italiana, è stato il patron del Monte dei Paschi di Siena ed è un finanziatore del partito di Bersani. L’anno scorso ha staccato un assegno da 100.000 euro per il Pd di Siena, il finanziamento è stato registrato il 21 gennaio 2011. Quest’anno, pochi giorni fa, ha concesso il bis. Ha dato altri 99.000 euro sempre nelle casse senesi del partito guidato da Pier Luigi Bersani (registrato alla tesoreria della Camera il 6 febbraio scorso). Nulla di llecito, per carità. entrambi gli stanziamenti sono avvenuti secondo la legge.
Nella massima trasparenza. In America sarebbe un fatto normale. In Italia è la prima volta che si assiste a un banchiere, per giunta il presidente dei banchieri, che finanzia un partito (sebbene sul piano locale). Per giunta lo fa di tasca propria. Questo è un primo elemento su cui riflettere. Il Pd, il 28 febbraio, fa approvare un emendamento alle liberalizzazioni a firma di Anna Maria Fioroni (Pd, appunto) con cui "sono nulle tutte le clausole comunque denominate che prevedano commissioni a favore delle banche a fronte della concessione di linee di credito''. Il Pd esulta. Il capogruppo al Senato, Anna Finocchiaro, esulta: "Come Pd abbiamo ottenuto ottimi risultati su tutta una serie di settori strategici: le banche, le assicurazioni, l'energia, i trasporti, le farmacie, la class action". L'Abi invece protesta e in blocco tutto il vertice dell'associazione (guidato da Mussari) rassegna le dimissioni perché quella norma, così come approvata, farebbe perdere agli istituti di credito qualche miliardo di euro. Il partito di Bersani fa una clamorosa retromarcia. tutti i big
intervengono per smentire la linea presa al Senato. Il 1 marzo Bersani in persona corregge: la norma sulle clausole delle commissioni per le linee di credito concesse dalle banche "deve essere corretta" e su questo "il governo deve pronunciarsi". A cascata parlano tutti: da Enrico Letta a Stefano Fassina passando per Francesco Boccia. Tanto che la stessa Finocchiaro è costretta a smentirsi: non è più un ottimo risultato quello raggiunto ma "sarà il governo ad occuparsi della posizione espressa oggi dalle banche. Spetta al governo trovare una soluzione, se lo ritiene". Il giorno dopo la povera Anna parla addirittura di errore. Tutto è avvenuto alla luce del sole. Ma è normale che ci sia un intreccio così forte tra un partito e un banchiere?

domenica 7 ottobre 2012

CARLO DE BENEDETTI...SPONSORIZZA BERSANI...


Dice De Benedetti: mi auguro che Bersani vinca le primarie. E' una persona saggia e equilibrata e non ci porterebbe verso nessuna avventura...

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Certo perche' è gia tutto stabilito da altri, Bersani deve solo eseguire gli ordini come ha fatto fino adesso sotto il governo Monti.
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Ergife Hotel - Bersani ha dichiarato ai suoi sostenitori: A NOI NON CI AMMAZZA NESSUNO...
e Vendola?
Bersani ha sempre delle uscite nazional-popolari...tanto per non dire nulla di concreto, si sa che dobbiamo solo fare i compiti che l'Europa chiede.
Ci salveremo?

io non ho nessuna fiducia in tutta questa vecchia classe politica, assolutamente nessuna. Astensionismo oppure votare il M5S, non rimane altro da fare.

mercoledì 26 settembre 2012

BERSANI...E CHI LE SPARA PIU' GROSSE...

NOI A SINISTRA DICE BERSANI NON ABBIAMO I BATMAN...

Si Bersani, noi a sinistra abbiamo gli appassionati di vela e di vino...
i fatti si commentano da soli.

domenica 26 agosto 2012

ARIA FRITTA...


FESTA DEL PARTITO DEMOCRATICO
«Vedo correre sulla rete frasi come 'Siete cadaveri ambulanti, siete zombie, vi distruggeremo'. Sono linguaggi fascisti e a noi non ci impressionano. Vengano via dalla rete, vengano qui a dircelo». Lo ha detto il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, in apertura della festa del partito a Reggio Emilia.Fassissti! Fassissti del web" ha gridato Gargamella Bersani. "Venite qui a darmi dello zombie se avete il coraggio". Fatemi capire, se Bersani viene accomunato a uno zombie politico (tesi supportata dalla sua storia passata e recente) è un insulto gravissimo, se invece Bersani considera il MoVimento 5 Stelle alla pari del nuovo Partito Nazionale Fascista è normale dialettica.
A Bersani non mi sognerei mai di dare del fascista, gli imputo invece di aver agito in accordo con ex fascisti e piduisti per un ventennio, spartendo insieme a loro anche le ossa della Nazione. Anni in cui non c'è traccia di leggi sul conflitto di interessi o contro la corruzione. Violante e D'Alema sono stati le punte di diamante del pdl/pdmenoelle. Bicamerale, garanzia delle televisioni a Berlusconi, concessione delle frequenze televisive all'uno per cento dei ricavi. E lo Scudo Fiscale, passato grazie alle assenze dei pidimenoellini? e le decine di volte in cui il governo Berlusconi poteva essere sfiduciato, ma i pdimenoellini erano sempre altrove?
Nel 2007 sono state presentate tre leggi di iniziativa popolare per ripulire il Parlamento dai poltronissimi (massimo due mandati) e dai condannati e per l'elezione diretta degli eletti: non sono mai state discusse. Chi è il fassissta, caro Bersani? Chi ha ignorato 350.000 firme? Quando mi presentai "in carne e ossa" per la segreteria del pdmenoelle mi fu impedito. Chi era il fassissta, caro Bersani? Il MoVimento 5 Stelle ha rifiutato ogni rimborso elettorale, il pdmenoelle non ha mollato neppure l'ultima rata dello scorso giugno perché già spesa. Chi fa il fassissta con il finanziamento pubblico abolito da un referendum, caro Bersani? Chi voleva il nucleare "pulito" nonostante un referendum contrario? Io ho girato l'Italia con un camper, a mie spese, per fare campagna elettorale. Senza scorta. La Finocchiaro con la scorta ci fa la spesa e Fassino il primo maggio. Chi è il fassissta, caro Bersani? Lei ha ricevuto 98.000 euro da Riva, il padrone dell'ILVA, a che titolo? Chi è il fassissta, caro Bersani? Ma si rassicuri, lei non è un fascista. E' solo un fallito. Lo è lei insieme a tutti i politici incompetenti e talvolta ladri che hanno fatto carne da porco dell'Italia e che ora pretendono di darci anche lezioni di democrazia. Per rimanere a galla farete qualunque cosa. A Reggio Emilia si celebra Pio La Torre mentre si tratta con l'Udc di Cuffaro. Amen.




martedì 19 giugno 2012

BERSANI - LUSI




Comunque vada sarà un successo. Domani, 20 giugno 2012, il Senato voterà per l'arresto di Lusi, tesoriere della Margherita, il "mariuolo" della seconda Repubblica (quello della prima fu Chiesa che trascinò il PSI nel baratro). "Essere o non essere, questo è il dilemma per Bersani. Se sia più nobile nella mente soffrire i colpi di fionda e i dardi di un oltraggioso processo, o negare l'arresto contro un mare di affanni e, contrastandoli, porre forse fine al pdmenoelle." Analizziamo pacatamente, serenamente, le due ipotesi sul tavolo.
Prima ipotesi. Il Senato autorizza. Lusi viene arrestato e parla, e porta prove a sostegno (e ha detto che lo farà), mezzo pdmenoelle potrebbe essere trascinato sul banco degli imputati. Una riedizione di Tangentopoli con nuovi Forlani con la bavetta. Tutti i percettori dei contributi elettorali dispensati da Lusi a ummaumma dovrebbero trasferirsi all'estero e abbandonare i tanto amati talk show con conduttore a seguito. Previsione elettorale: pdmenoelle sotto il 15%, destinato alla fine della Lega.
Seconda ipotesi. Il Senato non autorizza. Lusi non viene arrestato, non parla e fa il pesce in barile in attesa degli eventi. L'opinione pubblica insorge. Il pdmenoelle attribuisce il salvataggio ai voti (infidi) del Pdl e della Lega. Il Pdl e la Lega respingono indignati l'accusa. Previsione elettorale: Il pdmenoelle perde il 2/3% del consenso elettorale nei sondaggi e si apre una discussione, seria, interna al partito sui rimborsi elettorali, che comunque altrettanto seriamente non verranno restituiti ai cittadini. Se voi foste il Politburo del pdmenoelle, rappresentato da Bersani, D'Alema, Bindi e Letta nipote, con la ruota di scorta dell'inconsapevole Rutelli, cosa fareste? Puntereste sulla ipotesi a minor rischio. E quindi il buon senso suggerisce il salvataggio. "Fiat Lusi". Meglio tirare a campare che tirare le cuoia. Lo disse Andreotti, lo faranno in Senato se non vogliono rischiare l'estinzione. Ma comunque vada, arresto o non arresto, sarà un successo.

sabato 9 giugno 2012

BERSANI DICE CHE DI PIETRO E' PEGGIO DI GRILLO...PREFERISCE ALFANO...


Prove di unità a sinistra, ma Di Pietro attacca Bersani: «dal Pd scelte ipocrite»
Si parla di lavoro e riforma Fornero, ma vanno in scena le "prove tecniche di unità a sinistra". Al convegno "Il lavoro prende la parola", organizzato oggi a Roma, sono infatti ospiti del segretario generale Maurizio Landini i tre volti dell'ormai storica "foto di Vasto": Nicki Vendola (Sel) Luigi Bersani (Pd)e Antonio Di Pietro (Idv). E se il primo si candida alle primarie - «sono a disposizione» - gli altri due approfittano per confermare distanze e divisioni.

Bersani e le prospettive nel campo progressista
Nella speranza di far ripartire l'idea di uno schieramento unitario a sinistra, Bersani sottolinea come il governo Monti sia una «fase di transizione»: il paese, spiega, «va tenuto assieme a tutti i costi», anche se si tratta ora di capire «come far cardine attorno al tema del lavoro per un programma di governo». Il segretario Pd spiega che «per quanto sia difficile trovare una quadra, c'é convergenza di analisi sui temi della crisi». di fronte a questa situazione per Bersani «non c'é altro campo che quello dei progressisti europei, che va organizzato e con cui lavorare». Per Bersani anche qualche contestazione (e un po' fischi) quando prende la parola sull'articolo 18, tema su cui rivendica di essere riuscito «a fare un argine in una situazione difficile». Ma anche applausi, quando assicura che nel programma per le elezioni metterà «il rapporto tra diritto del lavoro e diritto di cittadinanza» e riproporrà la cancellazione dell'articolo 8 sui licenziamenti.



Attacco a Bersani, applausi per Di Pietro
Poi è la volta di Antonio Di Pietro, che approfitta per un duro attacco a Bersani: rivolgendosi al segretario del Pd seduto in prima fila, Di Pietro parla di «ambiguità», «ipocrisia» nel Pd e, citando le parole di Romano Prodi, di «scelte suicide». La Fiom spiega, «ci pone un problema chiaro: i lavoratori vogliono sapere per quali politiche del lavoro votano. Se - aggiunge riferendosi sempre al Pd - per esempio per chi in parlamento fa le partizioni sull'Agcom o vota la fiducia sull'articolo 18. Credo che questo sia un comportamento ipocrita e io dico basta alle ipocrisie». L'intervento di Di Pietro, più volte applaudito dalla platea, elenca anche altri elementi di dissenso critico sulle scelte del Pd: «noi crediamo che le politiche di Monti siano da contrastare ed è quello che abbiamo fatto fin dall'inizio con serietà. Non si possono mandare i propri rappresentanti agli scioperi e poi votare i provvedimenti del governo». Quando si voterà, conclude, «noi ci presenteremo ricordando le battaglie che abbiamo fatto senza ambiguità».



Corruzione, settimana della verità
Di Pietro ricorda poi i prossimi appuntamenti parlamentari, quando la Camera voterà alcuni provvedimenti anticorruzione (riforma del falso in bilancio e ddl che disciplina tra altri aspetti anche l'induzione alla concussione) e conclude: «su queste cose ci misureremo e vedremo chi voterà a favore e chi contro». Bersani, seduto accanto a Vendola, scuote la testa. «Invece di sventolare ciascuno la sua bandierina dobbiamo mettere al centro la ricerca unitaria. L'emergenza della situazione è tale per cui dobbiamo dire di no alla propaganda di partito, serve una ricerca comune e la necessità di mettere in campo una alternativa». Con queste parole, il leader di Sel, Nichi Vendola, intervenuto dopo Bersani e Di Pietro cerca di riportare il tema dell'unità della sinistra al centro del confronto: Il centrosinistra, conclude, «è egemonico quando dà una vera offerta di cambiamento» chiedendo «una mobilitazione sulla privatizzazione dei servizi pubblici locali. Ora c'è bisogno di ascoltare le istanze, anche fuori dai partiti, di chi chiede il cambiamento reale».


9 giugno 2012 FONTE: IL SOLE 24 ORE

lunedì 28 maggio 2012

ROSY BINDI... SI SCALDANO TRA DI LORO...


Non mi piacciono gli ultimatum. E le minacce. Il Pd ha un progetto che Bersani ha chiamato il nuovo Ulivo: un’alleanza dai confini molto larghi. Per tenere insieme il centrosinistra, con tutte le sue forze, ma che punti anche a coinvolgere i moderati, le forze di centro, quelle che dopo aver staccato la spina a Berlusconi appoggiano il governo Monti per portare in sicurezza i conti dello Stato disastrati dalla stagione del centrodestra». È quanto afferma a Repubblica dopo l’ultimatum di Idv e Sel, Rosy Bindi.

Bindi afferma di sospettare che dietro la proposta dei due partiti vi sia «in realtà il tentativo di portare a segno un veto», «pretesa inaccettabile».
ulivo seccato
27 MAGGIO 2012







giovedì 24 maggio 2012

NEMICO SECONDARIO...IL PD DI BERSANI...


DI EUGENIO ORSO QUI


Ci sono sempre nella storia nemici principali e nemici secondari.

Ambedue si devono combattere, ma in determinate contingenze, prima di attaccare il nemico principale, è necessario “sgomberare il campo” dai nemici secondari, liberando spazi limitati (come quelli nazionali) per aggredire poi aree geopolitiche più vaste..
Ciò non significa che la lotta contro nemici di “rango” inferiore è tanto più agevole, e meno cruda, di quella che si svilupperà contro il nemico principale, ma è chiaro che si tratta di nemici più “prossimi” a noi, con maggiori punti deboli, e perciò attaccabili con maggiori speranze di successo.
Nell’Italia di oggi, paese occupato e soggetto al governo direttoriale euro-globalista affidato a Mario Monti, il nemico secondario locale, che si muove su un piano politico di sub-dominanza e supporta la dittatura globalista, è senza ombre di dubbio il Partito democratico.

Dopo l’inizio di una rapida dissoluzione del cosiddetto centro-destra, con la liquefazione del PdL “abbandonato” da Berlusconi ed il crollo dei consensi registrato dalla Lega, travolta con singolare tempismo dagli scandali, resta soltanto il Pd all’interno del sistema, con tutte le forze di contorno, in rappresentanza di una sinistra neoliberista, filo-globalista, antipopolare ed “antipopulista”, che dovrebbe neutralizzare ipotetiche proteste di massa (per ora soltanto temute), imbrogliando i dominati e supportando le politiche applicate da Monti.

Infatti, il puntello al momento più saldo del governo direttoriale globalista – non eletto, non richiesto, non amato – che sta saccheggiando l’Italia e uccidendo la popolazione (letteralmente, dati i continui suicidi per ragioni economiche), è rappresentato dalla B del terzetto politico ABC di sostegno all’esecutivo, e cioè da Pier Luigi Bersani.

Questo piccolo funambolo della politica degenere, che “parla come mangia” (ed evidentemente mangia molto male, nutrendosi di cibo-spazzatura), ha stretto un patto di sangue con il grande capitale finanziario e con la classe neodominante che lo controlla, o meglio, si è proposto come servitore politico, ed ha accettato, in qualità di kapò di quel grande campo di concentramento sperimentale che è diventata l’Italia, di supportarne fino in fondo gli interessi.

Bersani – rappresentante di una squallida camarilla politico-burocratica che si annida in parlamento, collocata a sinistra nell’emiciclo, dietro la quale non sembra che ci sia un vero e coeso blocco-sociale – ha rinnegato il paese, ha ripudiato la bandiera, ha supportato Napolitano, ha appoggiato Monti, ha contribuito a svendere gli ultimi scampoli di sovranità, di socialità, di patrimonio pubblico, permettendo che si calpesti la residua dignità nazionale, in cambio del mantenimento, per lui e i suoi, di una posizione di sub-potere e dei benefit che questa comporta.

La consorteria politica della sinistra, alimentata dalla corruzione materiale ed etica, preda del cinismo che ha fatto seguito alla fine della Grande Narrazione marxista – della quale già il PCI “eurocomunista” figlio della svolta berlingueriana, prima di essere soppresso nel febbraio del 1991, cercava di sbarazzarsi definitivamente – è composta di un coacervo di forze del tutto subalterne al neocapitalismo e al neoliberalismo, a partire dall’informe alleanza fra apostati del comunismo e catto-democristiani “di sinistra,” chiamata Pd, e dai comunisti individualistici postsovietici del SEL, completamente fagocitati negli immaginari capitalistici, fino ad arrivare ai patetici resti di formazioni che ancora, impropriamente, si chiamano comuniste, come Rifondazione e il PdCI.

Il tutto integrato dalla CGIL di Camusso e dalla Fiom apparentemente ribelle, che indicono scioperi “parafulmine” a protezione del sistema neoliberista, impedendo che le proteste dei lavoratori trovino uno sfogo concreto, pericoloso per il potere e per i sindacati stessi.


Bersani viene dal PCI del crepuscolo, già socialdemocratico, poi eurocomunista (conferenza di Berlino del 1976), filoamericano e filo-NATO, e in qualità di “politico di professione” ha attraversato, facendo carriera e diventando ministro, tutta la concatenazione trasformistica successiva, PDS-DS-Pd, a ribasso, anzi, a precipizio, per quanto riguarda la rappresentanza politica effettiva delle classi subalterne, la tutela dello stato sociale e dei diritti dei lavoratori, la stessa legalità costituzionale (se mai si è veramente affermata, almeno per qualche anno, in Italia).

Bersani, burocrate trasformista e servo dell’Aristocrazia globale, prima comunista e poi liberista (autore, nel recente passato, di una “lenzuolata” di liberalizzazioni), non è un leader, non ha carisma, non esprime una linea politica chiara – infatti, il servile Pd non ha un programma, né è necessario che lo abbia, vista la sua funzione subalterna e di “ruota di scorta” del potere neocapitalista.

Bersani non è neppure un oratore apprezzabile, per quel che può contare, esprimendosi confusamente, non disdegnando discorsi ed espressioni da “bar sport”, pur di non dare l’impressione, davanti alle telecamere e ai microfoni, di usare il “politichese”.

La caduta del muro di Berlino, del 1989, non è stato soltanto un evento di grande portata storica, che ha aperto la strada al neoliberismo, alla globalizzazione e alla successiva caduta del “muro di Pechino”, con lo sdoganamento di un Golem neocapitalistico, cioè della potenza commerciale Cinese.

Un simile evento, dalle conseguenze socioeconomiche e geopolitiche epocali, qui, in Italia, in quella che oggi sta diventando periferia del sistema globale, ha rappresentato la fortuna per individui come Bersani (e D’Alema, e Veltroni, ed altri ancora), consentendogli finalmente di liquidare anche il ricordo del PCI, già edulcorato e interno al sistema della cosiddetta prima repubblica (arco costituzionale, unità nazionale, eurocomunismo), per riciclarsi e creare sulle sue rovine nuovi cartelli elettorali, di sostanza liberaldemocratica e liberista, adatti a servire la nuova classe dominante postborghese, razza padrona del ventunesimo secolo.

Consideriamo che se tutto fosse dipeso dal centro-destra, Lega compresa, anzi, soprattutto da quella Lega, oggi in rapido declino, che sapeva che con la fine del Cav. per lei sarebbe finita la “cuccagna”, Berlusconi sarebbe ancora lì dove si trovava fino al 16 novembre 2011, e per quanto sbilanciate verso alcuni gruppi sociali, per quanto raffazzonate ed elettoralistiche, le politiche attuate da un esecutivo berlusconiano non avrebbero potuto portare, in pochi mesi, alla drammatica situazione sociale che viviamo attualmente.

L’accelerazione delle politiche di de-emancipazione e il diffuso impoverimento si sono manifestati nel dopo Berlusconi, ed ora, a distanza di alcuni mesi dall’insediamento di Monti, cominciamo a sentirne in pieno gli effetti.

Queste ultime elezioni amministrative hanno dato inizio alla dissoluzione del PdL, hanno segnato il declino irreversibile della lega, ma hanno “graziato”, o colpito in misura minore, il Pd.

Per tale motivo Bersani ha potuto cantare vittoria “senza se e senza ma”, mentre l’esecutivo Monti-Napolitano da lui appoggiato e difeso a spada tratta, attraverso Fornero prepara il terreno per togliere il sussidio agli invalidi proprietari della loro casa, privandoli di assistenza e condannandoli così a morire di fame, e si lava le mani dei danni subiti dalle popolazioni dell’Emilia colpite dal terremoto, perché in seguito alla riforma della protezione civile, lo stato non ha più il dovere di ricostruire gli immobili distrutti o lesionati, e ci si deve arrangiare con assicurazioni private.

Ma a Bersani tutto ciò non importa, finge di non vedere o borbotta qualche assurdità, e non importa all’infame Pd, che esulta per la “vittoria” nei ballottaggi alle amministrative – elezioni concesse semplicemente perché non incidono sulle politiche strategiche nazionali – incurante delle astensioni e di un’affermazione della cosiddetta antipolitica (M5S a Parma con Pizzarotti sindaco), mentre i suoi giornali, come l’Unità, si occupano delle solite cose che interessano la politica minore, a partire dalla riforma elettorale.

Si procede truffaldinamente su due binari.

Sul primo binario, quello più importante, il direttorio globalista assegnato a Monti, voluto ed appoggiato fino alle estreme conseguenze dalla sinistra spergiura e truffatrice di Bersani, continua con l’applicazione del programma contenuto nella lettera del 5 agosto 2012, di Draghi e Trichet, all’allora esecutivo Berlusconi.

Sul secondo binario, si celebra il rito elettorale in “tono minore”, limitandolo ad una tornata amministrativa parziale, per legittimare i cartelli elettorali che sostengono Monti (a partire dal Pd), per eliminare gli indisciplinati (la Lega travolta dagli scandali esplosi al momento giusto) e per ricomporre in forma diversa il centro-destra, a partire dai pezzi di un PdL da sciogliere e dai rimasugli di un centro inesistente.

Il primo binario è una strada obbligata, tracciata dalle Aristocrazie finanziarie globaliste, e su questo viaggia il treno “blindato” di Monti-Napolitano, il secondo binario, invece, può riservare qualche limitata sorpresa, e serve a distrarre dalle grandi questioni politiche e sociali.

Così, si è avuta l’affermazione del M5S in qualche comune e una forte “diserzione” dell’elettorato nei ballottaggi (oltre il 48% non ha partecipato), riguardanti, se non erro, 4,5 milioni di “aventi diritto”e non certo l’intero corpo elettorale.

Ciò ha dato a Bersani, che oggi rappresenta il puntello più saldo dell’esecutivo Monti, l’occasione per cantare vittoria – con il conforto di Monti – alla Lega lo “sprone” per rinnovarsi (e per cessare una sia pur blanda opposizione in parlamento), e al cosiddetto centro-destra, ormai orfano di Berlusconi, la possibilità di ricomporsi in altra forma, magari mescolando Alfano e Casini, ma continuando ad appoggiare il direttorio globalista al potere.

E’ chiaro che da ora in poi, il nemico politico nazionale, che indubbiamente esiste ma è secondario – quello principale è rappresentato dall’Aristocrazia globale esterna – si identifica quasi per intero in quel infame centro-sinistra che sostiene Monti, supporta il genocidio sociale in atto, e va da Bersani a Vendola, dal Pd fino alla CGIL e alla Fiom “normalizzata”.

Queste forze ascare, corrispondenti ad altrettante strutture politiche e sindacali di sub-potere, lavorano incessantemente contro le masse pauperizzate e i ceti medi declassati, quindi partecipano, sia pur vigliaccamente, nascostamente, senza sporcarsi troppo le mani, alla demolizione dello stato sociale e dei diritti dei lavoratori, al ridimensionamento della struttura produttiva nazionale, al trasferimento di risorse collettive nelle tasche dei “grandi prenditori” finanziari.

Nessuna di queste forze della sinistra degenerata e serva fa eccezione.

Niente di loro può essere salvato, nessuno dei “sinistri” capi-kapò può essere assolto, a partire proprio da Pier Luigi Bersani.

Eugenio Orso

DAL BLOG DI BEPPE GRILLO...


"Questi l.... si sono messi tutti d'accordo. Hanno spacchettato la concussione in due reati distinti. Intanto la prescrizione diventa più breve, da 15 anni ad 8, poi si riduce la pena, da 4-12 anni a 3-8 anni. Risulterebbe quindi già prescritto (lo dice la Procura di Monza), il reato di concussione contestato a Filippo Penati per il caso delle aree Falk. Penati continuerebbe a rispondere di corruzione e finanziamento illecito ai partiti, ma non più di concussione. Notare che la concussione per induzione è l'unico reato per il quale è stata diminuita la pena e la prescrizione. Che non decorre da quando il reato è scoperto, ma da quando è stato commesso. L'Europa ci chiede di rivedere il sistema della prescrizione, ma B non vuole, perché perderebbe lo scudo della ex Cirielli. In questo modo il favore alla concussione fa saltare centinaia di processi. E voi del Pd state a inneggiare al Pd e vi accanite sugli insulti di Grillo? Perché questa legge non è un insulto a tutti gli Italiani? Com'è che il Pd questa bestemmia l'ha votata senza fiatare? E bravo Bersani! Non vero che sei 'quasi morto', anzi sei vivissimo per dare una mano ai ladri pubblici! E avanti così!" viviana v., Bologna

mercoledì 23 maggio 2012

DE BENEDETTI...



la morte politica dei democratici

De Benedetti al segretario
"Il Pd ha vinto? Balle"
L'Ingegnere rottama Bersani dopo il voto alle amministrative e lancia il listone civico che dovrà essere guidato da Roberto Saviano
Il segretario: "Abbiamo vinto, nessuno può dire il contrario". L'editore di Repubblica lo smentisce: "La sinistra cambi" FONTE: LIBERO

venerdì 18 maggio 2012

MAURIZIO LANDINI...SERVIZIO PUBBLICO


« Ho cominciato a lavorare a 15 anni, a fare l’apprendista saldatore. Eravamo un gruppo di ragazzi giovani, lavoravamo in una cooperativa di Reggio Emilia. Dovevamo lavorare all’aperto, faceva freddo d’inverno e c’era un disagio. E quindi noi volevamo lavorare meno, volevamo vedere riconosciuto questo disagio e abbiamo chiesto alla cooperativa di affrontare questo problema. Era una cooperativa rossa, eravamo tutti iscritti al Partito Comunista e i dirigenti ci dissero che sì, avevamo ragione, però dovevamo tenere conto che la cooperativa aveva dei problemi e che dovevamo fare degli sforzi. Io ero giovane e d’istinto mi venne di interromperlo e di dirgli: “Guarda, tu sei un dirigente, e io in tasca ho la tessera del partito che hai anche tu. Però ho freddo lo stesso”. Lì ho capito una cosa: il sindacato deve rappresentare le condizioni di chi lavora e non deve guardare in faccia nessuno [1]. »
DA WIKIPEDIA.

Ieri sera a SERVIZIO PUBBLICO di Santoro, pensavo:
Landini guadagna al mese 2.300 euro netti, vuole bene ai suoi compagni operai, lotta per loro, mentre giornalisti dicasi di sinistra sono diventati milionari lavorando in Rai...soldi pubblici...raccomandatissimi...chi ha investito i milioni guadagnati in vigne che danno vino pregiato, chi in ville e appartamenti pregiati...etc etc...allora mi chiedo cosa ne sanno dei gravi problemi degli operai o di questa maledetta crisi che stiamo attraversando? teorizzano? col cazzo che dividono con chi sta alla canna del gas.

Ieri sera sempre a SERVIZIO PUBBLICO c'era Gad Lerner e Marco Travaglio. Gad Lerner non ha mai invitato Marco Travaglio nella sua trasmissione L'Infedele...perche'? vederli duellare mi viene da pensare: ma perche' Marco Travaglio si è prestato a fare questo favore a Gad Lerner?

Gad Lerner sta gia' cercando un'altra Tv che lo accolga dopo il flop alla 7, e dopo i flop di tutta la corazzata de sinistra della Rai, senza mamma Rai ha fatto flop in toto! Una TV privata vive di entrate pubblicitarie, dire che l'auditel non è importante è da incosc-I-enti, infatti la 7 è in vendita per i debiti.
Preciso che io sono de sinistra, ma in Italia la parola sinistra vuol dire destra!

ABC ne sono la prova!

Noi siamo italiani europei, ma comanda sempre l'America, loro si che possono stampare moneta, fare un casino di debiti e cazziare tutti!

martedì 1 maggio 2012

BERSANI CONTESTATO...


Urla e fischi di contestazione da parte di alcuni manifestanti all'indirizzo del segretario del Partito democratico, Pierluigi Bersani che ha scelto Portella della Ginestra, in provincia di Palermo, per celebrare la festa del Lavoro. Mentre rendeva omaggio al monumento che ricorda le vittime della strage del primo maggio 1947, quando proprio su questa spianata furono uccise 11 persone in quello che resta uno dei più inquietanti episodi del secondo dopoguerra, il leader del Pd è stato raggiunto da fischi e insulti da parte di alcuni No-Tav e sindacalisti dell'Usb (unione sindacalisti di base) che hanno avuto parole poco lusinghiere anche per chi, tra i politici locali, ha provato a difenderlo.LA STAMPA



L'ULTIMA DI BERSANI: non voglio vincere sulle macerie!