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lunedì 19 novembre 2012

MICHELE AINIS...DOVE C'E' UN PRIVILEGIO C'E' UNA DISCRIMINAZIONE...

Italiani e il privilegium della casta

I ferrovieri hanno sconti sui treni. I funzionari di Bankitalia il bonus per gli abiti. Ainis racconta il paese delle lobby.

di Antonietta Demurtas
Quello italiano è un popolo diviso: da una parte i privilegiati, dall’altra i discriminati. Solo che nessuno riesce a cambiare lo stato delle cose, perché anche i discriminati alla fine lottano per diventare privilegiati.
I ferrovieri hanno il treno gratis per loro, il coniuge e i figli fino ai 25 anni. Gli impiegati Enel hanno uno sconto sulla bolletta della luce. I commessi dell'Assemblea regionale siciliana intascano un assegno fisso da 700 euro per l'acquisto di calze e camicie.
I dirigenti della Regione Emilia Romagna pagano l'abbonamento annuale per il trasporto su bus 50 euro anziché 300 come ai loro elettori.
I dipendenti del Senato prendono la sedicesima, alla Camera uno stenografo può guadagnare 259 mila euro. E ancora. I sindacalisti sono esentati dai contributi pensionistici. E i figli dei bancari, spesso e volentieri, ereditano il posto di lavoro dei loro padri.
Un sistema che secondo il costituzionalista Michele Ainis può essere scardinato solo cambiando il punto di osservazione: «Non possiamo lavarci la coscienza con questo rito orgiastico che è diventato l’accusa alla politica», dice a Lettera43.it, «perché così le loro malefatte proverebbero la nostra innocenza. Invece c’è una colpa collettiva».
OGNUNO DIFENDE LA SUA CASTA. Per questo Ainis, nel suo ultimo libro, Privilegium (Rizzoli editore) non salva nessuno. «Senza giustificare gli sprechi e le ruberie di Stato», descrive un'Italia fatta di imprese che danno la caccia al contributo, di partiti, radio e giornali sovvenzionati dallo Stato, di ordini professionali intenti a difendere i loro privilegi, di cittadini in costante conflitto di interesse. Perché «ogni italiano ha la sua casta da difendere», e dimentica che «il privilegio è una medaglia con due facce, perché dove c’è un privilegio c’è una discriminazione».

Domanda. Siamo tutti colpevoli, quindi, ma qual è il peccato originale?
Risposta.
L’articolazione corporativa della società italiana da cui derivano diseguaglianze, blocchi sociali e un sentimento dell’ingiustizia. Basta parlare con un ragazzo di vent’anni per avvertirla.
D. Insomma dalla Camera dei deputati alla Camera dei fasci e delle corporazioni. È un eterno ritorno?
R.
Soffriamo ancora i retaggi del fascismo e più anticamente della società municipale medievale. Ma tutto dipende dal fatto che non abbiamo mai aperto le porte alla cultura illuministica se non per un paio di anni nel ‘700.
D. Siamo ancora nel Medioevo?
R.
L’Italia è il Paese del Papa dove regna una cultura nemica di quella illuministica, che aveva un' idealità dell’uguaglianza, della legge uguale per tutti.
D. Invece abbiamo l’aristocrazia parlamentare. Per evitarla propone operai, casalinghe e insegnanti a Montecitorio?
R.
Nel 2011 il 44% dei membri del Parlamento era iscritto a un albo, la lobby dei professionisti è la più potente. Servirebbe un Parlamento più includente, con gli esclusi che sono i giovani, le donne e i rappresentanti dei ceti con il reddito più basso.
D. Il 26 novembre l'aula del Senato inizierà l'esame della legge elettorale. Che cosa vorrebbe?
R.
Un Parlamento di una sola Camera - ma sottoposta a recall (per revocare gli eletti immeritevoli) - che scrive le leggi e governa. E un Senato di cittadini designati per sorteggio, che propone, verifica e controlla.
D. Un po’ utopistica come idea...
R.
Una proposta visionaria, lo so, che non sarà mai applicata, ma bisogna parlarne perché al punto in cui siamo l’aspirina non serve a nulla. Abbiamo bisogno del chirurgo.
D. Non basterebbe il voto di preferenza?
R.
Il preferito è sempre un uomo cooptato dai partiti o che fa i favori.
D. Franco Fiorito docet: l'ex capogruppo del Pdl alla Regione Lazio fu eletto con quasi 30 mila preferenze.
R.
Con una provocazione direi: se volete le preferenze beccatevi anche le “spreferenze”. Ovvero un sistema per cui hai due voti, per esempio: con uno voti Alfano e con l’altro castighi Berlusconi. Così per essere eletto devi avere un certo numero di voti da cui detrai quelli sfavorevoli.
D. E per evitare degenerazioni propone anche di abolire il finanziamento pubblico ai partiti.
R.
Sì, dobbiamo separare ciò che è pubblico da ciò che è privato. I partiti e i sindacati per esempio sono associazioni libere di cittadini che difendono concezioni di parte dell'interesse generale, che invece è espresso dallo Stato. Tuttavia sono anche pezzi dello Stato perché usufruiscono di finanziamenti pubblici.
D. Soffrono quindi un conflitto di interesse?
R.
In un sistema costruito sui privilegi intesi come legge privata per una categoria, ciascuno entra in conflitto di interesse con se stesso.
D. E infatti tutti stanno in silenzio.
R.
Ciascuno italiano è iscritto a una categoria e pensa ai vantaggi, magari anche piccoli che potrebbe avere. Ma non considera mai i vantaggi altrui, la cui somma alla fine lo danneggia molto più che non averne alcuno.
D. Ogni italiano ha la sua casta?
R
. Sì e nemmeno il governo Monti è riuscito a scardinare questo sistema. Non ha fatto nessuna liberalizzazione. Si è limitato per esempio a mettere 500 posti da notaio in più. Ha solo allargato il numero dei monopolisti, ma non ha reciso il monopolio.
D. Tanto che in Italia i notai sono ancora meno di 5 mila, mentre negli Stati Uniti sono 4,8 milioni.
R. Qui abbiamo il culto delle forme e delle carte bollate. Ma poi gli scandali sugli immobili e le case comprate a insaputa dei proprietari e i casi Ricucci si sentono ogni giorno, nonostante esistano i notai.
D. Ognuno difende i propri privilegi, perfino Banca d'Italia che da un parte vigila sulla stabilità finanziaria e dall'altra elargisce un buono-sarto semestrale di 8.500 euro ai suoi funzionari generali...
R.
Forse in pochi conoscono questi benefici, ma la vera tragedia è che c'è una corsa a recuperare l’uguaglianza verso l’alto: tutti aspirano ad avere i privilegi non a eliminarli.
D. Lei invece propone di iniziare una dieta: una legge in meno, un Parlamento in meno, un ministero in meno. Per esempio?
R.
Potremmo fare a meno del ministero per l’Attuazione del programma ed eliminare quello per la Pubblica amministrazione e semplificazione. Siamo l’unico Paese che per ridurre i ministeri se ne è inventato uno nuovo.
D. Matteo Renzi propone un governo con dieci ministri anzichè 17, che cosa ne pensa?
R.
Non so se sono pochi o troppi. Bisogna però evitare gli eccessi, perché se semplifichiamo troppo, rischiamo di eleggere un solo parlamentare, un solo ministro, un solo presidente del Consiglio. E poi lo chiamiamo Duce.
D. Duce o meno, il privilegium è ancora prima di tutto maschile.
R.
La nostra è una società maschile, sessista e anche razzista. In Italia ci sono solo 5 donne su 79 rettori, un unico direttore di quotidiano, il 7,4% dei giudici di Cassazione con funzioni superiori, il 18% di presenza femminile in Parlamento, due soli presidenti di Regione, 902 sindaci su oltre 8 mila.
D. Le quote rosa potrebbero essere uno strumento per favorire l’uguaglianza?
R.
Sono d’accordo per le affirmative action, ma anziché una quota rigida preferisco un sistema di incentivi che possa aiutare chi è più svantaggiato a seconda delle situazioni.
D. Lei dice che in Italia «contano i parenti non i talenti». Le viene in mente qualcuno?
R.
Il nepotismo è il sistema che blocca il nostro Paese, dove la promozione del cretino è spesso la promozione del figlio cretino. In politica abbiamo avuto il caso del figlio di Umberto Bossi, consigliere regionale della Lombardia, in Sicilia il figlio di Raffaele Lombardo. Senza dimenticare il figlio di Antonio Di Pietro.
D. Infatti un italiano su due rimane intrappolato nel proprio ceto d’origine: 7 operai su 10 sono ancora figli di operai, il 42% degli avvocati genera avvocati…
R.
Dagli Anni '80 la disuguaglianza sociale è cresciuta del 33%. Leo Longanesi diceva che nella nostra bandiera sul tricolore ci dovrebbe essere scritta la frase “Tengo famiglia”. È questo il vero motto che unisce gli italiani.

D. Una famiglia cristiana, che paga ancora l'acqua - più che santa, cara - al Vaticano.
R.
Esatto. Del resto siamo cittadini di due Stati, e inseriti in questo contesto di privilegiati e discriminati il Vaticano ha un posto di favore. Noi italiani siamo così: forti con i deboli e deboli con i forti.
Twitter @antodem
Lunedì, 19 Novembre 2012

BO'...

Fondo strategico (Cdp), joint venture in Qatar

Joint venture per investire in società di punta del 'made in Italy'. Gli sceicchi guardano a energia e reti.

Il Fondo strategico italiano (Fsi), controllato da Cdp (Cassa depositi e prestiti), e la Qatar holding (Qh) hanno firmato lunedì 19 novembre un accordo per la costituzione di una joint venture denominata 'IQ Made in Italy Venture', dotata di iniziali 300 milioni e che avrà un capitale complessivo fino a 2 miliardi di euro, versato pariteticamente da Fsi e Qh nel corso dei primi quattro anni.
DALL'ALIMENTARE AL TURISMO. L'accordo è stato raggiunto in occasione della visita del premier Mario Monti in Qatar.
'IQ Made in Italy Venture', si legge in una nota della Cassa, dovrebbe investire nelle società italiane che operano in settori di punta del 'made in Italy': alimentare e distribuzione alimentare; moda e lusso; arredamento e design; turismo; stile di vita; tempo libero.

OCCHI SU ENERGIA E RETI. Lo sceicco al Thani è interessato anche a un'altra azienda in Italia, la Snam Rete Gas. Come spiegato dall'Huffington Post, ha già una partecipazione nel rigassificatore di Rovigo e nei mesi scorsi aveva provato a farsi avanti per l'acquisto della rete che distribuisce il gas (e della quale l'Eni deve ancora vendere un 20% sul mercato), ma era stato respinto con perdite. La quota del 30% meno un'azione è finita a Cdp Reti, veicolo costituito ad hoc dalla Cassa.
Proprio Cdp Reti potrebbe avere un'evoluzione interessante per le mire del Qatar, visto che potrebbe presto incassare il 29,9% della quota di Cdp in Terna. E anche il 30% della newco della rete di Telecom Italia se l'operazione dovesse andare in porto (al momento è difficile).
La joint venture siglata il 19 novembre è previsto che investa in aziende leader, creando valore attraverso il consolidamento settoriale e la trasformazione attraverso la crescita, anche internazionale. «Combinando la conoscenza locale di Fsi con la portata globale e la conoscenza del settore di Qh, la joint venture italo-qatarina sarà in grado di fornire alle aziende un insieme unico di competenze, potenziandone i processi di crescita», ha affermato Cdp.
CDP: «SIAMO MOLTO SODDISFATTI». 'IQ Made in Italy Venture' è previsto sia gestito da Fsi e Qh con una governance paritetica. «Questo primo accordo con i grandi investitori dei Paesi del Golfo è di grande importanza per tutto il gruppo Cdp, - ha affermato Franco Bassanini, presidente di Cassa depositi e prestiti - anche perché potrà favorire il perfezionamento di altri accordi di co-investimento sia con il Fondo strategico italiano, sia con altri strumenti del Gruppo».
Giovanni Gorno Tempini, presidente del Fondo strategico italiano e amministratore delegato della Cassa depositi e prestiti ha aggiunto: «Siamo molto soddisfatti dell'accordo con un partner di elevata qualità. La joint venture per il 'made in Italy' tra Fondo strategico italiano e Qatar holding dimostra come alcuni settori dell'economia italiana possano essere molto attraenti per quegli investitori stranieri che ne intravedono il potenziale di crescita, consolidamento ed espansione internazionale».
Lunedì, 19 Novembre 2012
FONTE: LETTERA 43

A GAZA SONO ANCORA I BAMBINI A MORIRE...

Gaza: manifestazione di palestinesi. In testa i corpicini dei due bimbi morti sotto i raid israeliani.

QUI


Gaza: la foto di Jihad Misharawi, corrispondente Bbc, con il figlio ucciso a 11 mesi



Ban Ki-moon: «A Gaza subito cessate il fuoco»

Il segretario generale dell'Onu pronto a partire per la Palestina.

Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon si è detto «profondamente addolorato» per le vittime degli scontri nella striscia di Gaza, che hanno visto la morte di almeno 70 persone, tra cui molte donne e bambini. In una nota diffusa alla vigilia di una missione nella regione, il segretario generale dell'Onu ha espresso la propria preoccupazione anche per il continuo lancio di razzi. «Tutto questo deve finire», ha ribadito, sollecitando le parti a cooperare con l'Egitto e altri Paesi per giungere a un immediato cessate il fuoco.
IN PALESTINA PER APPELLO DI PACE. «L'acuirsi della crisi» - ha spiegato il segretario generale - «aumenterà inevitabilmente la sofferenza della popolazione civile, e questo deve essere evitato». Ban ha, poi, ribadito che con il suo viaggio nella regione vuole lanciare personalmente un appello affinché si ponga fine alla violenza.
Per questo il 19 novembre il leader delle Nazioni Unite ha in programma un viaggio al Cairo per incontrare il ministro degli Esteri egiziano, il premier e il presidente Mohamed Morsi. In seguito è atteso anche in Israele e nei territori palestinesi.
Domenica, 18 Novembre 2012