Elenco blog personale

Visualizzazione post con etichetta PALESTINA. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta PALESTINA. Mostra tutti i post

venerdì 20 gennaio 2017

Acceso Sesame, l'acceleratore di particelle del Medio Oriente

I primi fasci di particelle hanno iniziato a circolare all'interno di Sesame, il sincrotrone costruito in Medio Oriente grazie a una storica collaborazione scientifica che ha messo d'accordo paesi come Iran, Israele e Palestina. La struttura, realizzata in Giordania con un fondamentale contributo italiano,  punta ad essere un'eccellenza scientifica e anche un esempio di scienza al servizio della pace e ribattezzata da molti come il Cern del Medio Oriente.

Un esempio di scienza per la paceSesame (Synchrotron-light for Experimental Science and Applications in the Middle East) è un acceleratore di particelle i cui fasci di elettroni funzioneranno come un potentissimo microscopio da poter usare in moltissimi campi, dalla biologia ai beni culturali fino all'ingegneria di nuovi materiali. E' il frutto della collaborazione di 9 paesi della regione (Bahrein, Cipro, Egitto, Iran, Israele, Giordania, Pakistan, Autorità Palestinese e Turchia) e un importante supporto scientifico ed economico dell'Italia, attraverso l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), e che ha la direzione scientifica con l'italiano Giorgio Paolucci. 

L'importante contributo dell'Italia
“L'Italia – ha spiegato Fernando Ferroni, presidente dell'Infn – ha contribuito tramite l’Infn al cuore dell'acceleratore, le cavità risonanti che accelerano gli elettroni, sta costruendo rivelatori innovativi per gli esperimenti e provvederà anche alla struttura per l'accoglienza dei ricercatori che si recheranno lì per i loro esperimenti: grazie anche all'impegno del Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca (Miur), il nostro Paese ha investito 5 milioni di euro per la scienza e per la pace”.

I primi esperimenti nell'estate 2017
L'accensione con i primi fasci di particelle all'interno del sincrotrone rappresentano un passaggio fondamentale ma serviranno ancora diversi mesi prima che lo strumento possa entrare in piena operatività. Si prevede che i primi esperimenti potranno iniziare nell'estate 2017.

http://www.ansa.it/scienza/notizie/rubriche/fisica/2017/01/13/acceso-sesame-lacceleratore-di-particelle-del-medio-oriente_1a59f550-fcdf-42af-8434-259ecede97d3.html
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

sabato 26 novembre 2016

ISRAELE PALESTINA


Israele e Palestina: L’occupazione dura solo perché il mondo si rifiuta di agire.


by Donato on novembre 15, 2016 in Notizie

La seguente è una trascrizione delle dichiarazioni preparate dal direttore esecutivo della Ong israeliana B’Tselem, Hagai El-Ad, e da lui lette davanti ai membri del Consiglio di sicurezza delle

Nazioni Unite in una sessione speciale della “formula Arria,” su “Illegalità degli insediamenti israeliani: ostacoli alla pace e soluzione dei due Stati” a New York, il 14 ottobre 2016.

3_logo_homepage_5B’Tselem è un’organizzazione non governativa, fondata nel 1989 da accademici, avvocati, giornalisti e membri del parlamento israeliano (Knesset): il centro d’informazione israeliano per i diritti umani nei Territori Occupati. Il suo nome è una parola ebraica che significa letteralmente “l’immagine”. Appare due volte in un famoso verso del primo capitolo del primo libro della Bibbia: Genesi 1:27: “Dio creò l’uomo a sua immagine (letteralmente, ad immagine di lui), a immagine di Dio lo creò. “In ebraico, la parola è usata anche come sinonimo di “dignità umana”. L’obiettivo dell’organizzazione B’Tselem, conosciuto e rispettato perfino in Israele, è quello di informare e sensibilizzare l’opinione pubblica e i politici israeliani, responsabili delle violazioni dei diritti umani nei territori palestinesi, illegalmente occupati, dopo la guerra di giugno del 1967. Così che nessuno possa dire un giorno: “non lo sapevo”.

Dal 14 ottobre, Hagai El-Ad è violentemente attaccato in Israele, dove i politici propongono di togliergli la sua cittadinanza israeliana come “traditore” per il suo paese. Ecco il testo del suo discorso:

20161014_security_council_address

Illustri membri del Consiglio di sicurezza,

Prima di cominciare, vorrei esprimere il mio profondo ringraziamento per l’opportunità datami di parlare davanti a questo pubblico distinto e parlare con i membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Quello che vi dirò non ha lo scopo di scioccarvi, ma di emozionarvi.

Durante i 49 anni trascorsi, e non è finita, l’ingiustizia, nota col nome di occupazione della Palestina e controllo da parte di Israele delle vite dei palestinesi a Gaza, in Cisgiordania e Gerusalemme Est, è diventata parte integrante dell’ordine internazionale. Il primo mezzo secolo di questa realtà sarà raggiunto a breve. Oggi, a nome del B’Tselem, il Centro di informazione israeliano per i diritti umani nei Territori Occupati, vi prego di prendere provvedimenti. A meno di un’azione internazionale decisiva, ciò che sarà fatto non servirà a nulla, tranne che ad entrare nella seconda metà del primo secolo di occupazione.

Signore e Signori,

Che cosa significa in termini concreti, trascorrere 49 anni, vale a dire, la vita di un uomo sotto il governo militare? Quando la violenza scoppia o quando specifici incidenti attirano l’attenzione di tutto il mondo, si ha una visione di alcuni aspetti della vita sotto occupazione. Ma per quanto riguarda il resto del tempo? Che dire dei molti giorni ordinari di una occupazione di 17.898 giorni, che prosegue? Vivere sotto il regime militare è una violenza invisibile, burocratica, quotidiana. Significa vivere in un regime senza fine di domande di autorizzazioni, che controllano la vita dei palestinesi dalla culla alla tomba. Israele ha la leva di comando nel Registro civile, nei permessi di lavoro; Israele ha il controllo su chi può viaggiare all’estero e su chi non può; in alcuni villaggi, Israele detiene la lista di coloro che possono visitare il paese e chi ha il permesso di coltivare tali terreni. A volte i permessi sono rifiutati; I permessi devono essere sempre rinnovati. Così, ad ogni respiro, i palestinesi devono inalare l’occupazione. Al minimo errore, si può perdere la libertà di movimento, perdere la vostra vita o addirittura la possibilità di sposarsi e costruire una famiglia con la persona amata.

201602_bab_al_majles_photoblog5

Nel frattempo, dappertutto, ci sono insediamenti e coloni. Sono cittadini israeliani che vivono, senza nascondersi, in una democrazia del primo mondo che, in un certo senso, esiste solo per loro oltre i confini del loro paese. Questa impresa continua a crescere, anche se illegale e si trova ovunque in tutta la Cisgiordania e Gerusalemme Est. Gli insediamenti accerchiano i centri abitati palestinesi così come la generosa concessione di terra alle loro periferie, per la loro futura espansione o la creazione di “zone speciali di sicurezza” che diventano “punti di controllo” per i palestinesi. Danno origine anche a strade by-pass per i coloni, al muro di separazione e, in ultima analisi, alla frammentazione della Palestina in centinaia di comunità isolate che galleggiano – o meglio, dovrei dire, che affondano lentamente in un mare di dominio israeliano . Chi potrebbe meritare di sopportare tali condizioni per mezzo secolo?

Signore e Signori,

Quasi ogni aspetto di questa realtà è considerata legale da parte di Israele. Il modo con cui Israele controlla la vita dei palestinesi è unico per l’attenzione scrupolosa che pone, come potenza occupante, nell’interpretare la legge alla lettera, mentre ne strangola lo spirito. L’occupazione ha perfezionato talmente l’arte di diluire il diritto umanitario internazionale ed i diritti umani che li ha praticamente svuotati del loro significato. Quando gli avvocati militari, i pubblici ministeri ed i giudici della Corte Suprema hanno finito di perfezionare il parere legale, tutto ciò che rimane è l’ingiustizia pura e semplice.

Per ogni morto palestinese, del quale si vuole scagionare l’assassinio, si trova sempre un parere saccente del procuratore militare per garantire l’impunità all’autore.

Che dire dei 100.000 palestinesi che si trovano dall’altro lato della barriera di separazione, eretta a Gerusalemme Est, dei quali è stata ignorata e trascurata l’esistenza? Vi ricordo che anche tale palese ingiustizia è stata approvata in anticipo dall’Alta Corte di Israele.

Trovatemi un palestinese che desidera essere riconosciuto proprietario di un suo appezzamento di terra, l’Amministrazione Civile vi fornirà materiale legale su misura – naturalmente, tutto questo nel rispetto della legge – per giustificare i suoi obiettivi: zone militari di esercitazioni, riserve naturali, siti archeologici e, soprattutto, la dichiarazione di migliaia di ettari come “terra di stato” – ma terra di quale stato? – Tutti questi metodi sono utilizzati con successo per spostare i palestinesi con la forza e giustificare il divieto fatto loro di connettersi alla rete idrica e a quella di distribuzione dell’ energia elettrica.

2_august_2015_demolition_wave_photoblog

Naturalmente, queste azioni degli israeliani non hanno sempre successo. Sarebbe troppo bello. Così, ogni tanto, magari una volta ogni dieci anni, un militare di grado non troppo elevato si trova davanti a un tribunale farsa che di sfuggita approva un piano di utilizzo del territorio per un villaggio. Queste peculiarità straordinarie, accuratamente scelte, distraggono utilmente dal quadro complessivo.

Al fine di mantenere l’apparenza di legalità, Israele prevede la procedura per tutto e niente: per l’alimentazione forzata di sciopero della fame, come è stato recentemente il caso presso l’alta corte; per approvare o automaticamente rinnovare gli ordini di detenzione amministrativa o estendere la detenzione senza processo di centinaia di palestinesi; per demolire la casa della famiglia di palestinesi che hanno effettuato attacchi – Sì, questo è successo anche centinaia di volte, secondo la procedura e con il sigillo dell’Alta Corte. Dal 2000 oltre 4.400 palestinesi hanno perso le loro case in questo modo.

12_august_2015_demolition_wave_photoblog

Sì, Israele ha avvocati, pubblici ministeri e giudici che sono dei professionisti. Si tratta naturalmente di un lavoro altamente professionale. Abbiamo avuto il tempo sufficiente per muoverci verso un’occupazione più perfetta. Ma non c’è bisogno di essere avvocati per riconoscere un’ingiustizia. Guardate l’occupazione e tutta l’apparenza di legalità che l’ accompagna, e descrivetela per quello che è: una parodia della legalità su una violenza organizzata di stato.

Signore e Signori,

Israele ha sistematicamente legalizzato violazioni dei diritti umani nei territori occupati: installazione di colonie perenni, demolizioni punitive di case, un meccanismo di parte nelle costruzioni e pianificazione, confisca delle terre palestinesi e molto, molto altro ancora. Il sistema militare di applicazione della legge – se possiamo chiamarla così – ripulisce centinaia di casi in cui i palestinesi sono stati uccisi o vittime di abusi.

Ecco alcune cifre: Israele ha dichiarato il 20% del West Bank “terra di stato”; Israele autorizza “generosamente” i palestinesi a costruire su metà dell’uno per cento di Area C, il 60% della Cisgiordania posto “temporaneamente” sotto il controllo israeliano da una generazione; negli ultimi dieci anni, Israele ha demolito circa 1.200 case nella West Bank, senza contare le demolizioni a Gerusalemme Est, rendendo in tal modo senza domicilio fisso più di 5.500 persone, la metà delle quali erano minorenni; se si includono le cifre di Gerusalemme Est, questi casi aumenterebbero del 50%. Nel mese di aprile 2016, sono stati circa 7.000 i palestinesi nelle carceri israeliane, di cui un quarto agli arresti durante il tempo necessario per la procedura dei tribunali militari, e circa il 10% sono in detenzione amministrativa. Ultima serie di numeri: per un quarto dei 740 reclami di B’Tselem alle autorità militari a partire dal 2000, nessuna indagine è stata aperta; per l’altra metà, i reclami sono stati poi chiusi senza seguito; e solo in 25 casi, sono stati presi in considerazione gli atti d’accusa. E preparatevi: nel frattempo, le autorità militari hanno fisicamente perso traccia dei dossier di 44 casi – più dei 25 casi che sono stati rinviati davanti a un tribunale!

Israele insiste sul fatto che tutto questo è legale, sia secondo la legge israeliana che secondo il diritto internazionale. Ma non è così.

8_august_2015_demolition_wave_photoblog_1

Questo in pratica ha poca importanza, per impedire a Israele di perseguire la sua politica, perché, purtroppo, il diritto internazionale è privo di qualsiasi meccanismo di applicazione efficace. E in questo modo, la politica israeliana è applicata e promossa con un crescente sostegno della popolazione israeliana. Nonostante l’ampio consenso internazionale sul fatto che gli insediamenti siano illegali, come risulta anche dalle risoluzioni del Consiglio di sicurezza, l’unica differenza che può essere misurata in questo settore è l’aumento del numero delle colonie e di coloni, sotto la cui ombra vivono palestinesi esposti a demolizioni o a deportazioni.

Signore e Signori,

B’Tselem lavora da 27 anni per indagare e denunciare le violazioni dei diritti umani nei territori occupati, per analizzare e interpretare i dati e sostenere, sia a livello locale come a livello internazionale, questi temi. Non ci pronunciamo pe una soluzione politica specifica; lottiamo contro le violazioni dei diritti umani. In realtà, evidenziamo a che punto Israele ha usato lo stesso “processo di pace” per guadagnare tempo – un sacco di tempo – poiché mette in campo sempre più fatti compiuti in territorio palestinese.

La missione di B’Tselem, che consiste nell’informare l’opinione pubblica israeliana dei modi in cui lo Stato opprime i palestinesi, continuerà fino a quando l’occupazione non cesserà. Siamo stati e resteremo sempre implacabili in questo tentativo, perché tale è l’obbligo morale che è alla base del nostro impegno. Ma dopo tanti anni, dobbiamo tirare fuori alcune conclusioni. Gli unici principi morali, non saranno sufficienti. Israele non cesserà di essere opprimente semplicemente svegliandosi una mattina e rendendosi conto della brutalità della sua politica. Decenni di falsi pretesti, di paure reali, di interessi economici e dogmi politici, hanno concorso ad evitare questa eventualità, mentre troppo raramente si fornivano ragioni in ​​grado di dimostrare il contrario.

E a livello globale?

Sono passati sei anni e mezzo da quando il vice presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha avvertito che “lo status quo non è gestibile.” Senza dubbio, egli è stato solo sei anni e mezzo in anticipo nell’annunciare un simile avvertimento. Lo “status quo” – questo vettore di interessi di Israele che avanza sempre a scapito dei diritti dei palestinesi – si è dimostrato non solo sostenibile, ma in realtà fiorente.

Da quasi un anno, l’Unione europea ha avviato un “dialogo strutturato” con Israele, della durata di sei mesi, per porre fine alle demolizioni amministrative di case in Area C. Sei mesi più tardi, il dialogo non portò a nulla mentre le demolizioni divennero più numerose che mai, eppure l’Unione europea ha deciso, indovinate un po ‘: di estendere il dialogo. Se un numero senza precedenti di demolizioni può andare di pari passo con un programma di illimitato dialogo internazionale, perché fermare le demolizioni?

Senza dubbio, dal punto di vista internazionale, l’occupazione è gestibile. Lo è perché, finora, il mondo ha rifiutato di prendere misure efficaci.

Gli ultimi anni hanno reso ancora più doloroso il fenomeno. Il progetto a lungo termine di Israele di massimizzare i profitti derivanti dalla terra palestinese, riducendo al minimo lo svantaggio della presenza palestinese, è diventato ancora più palpabile che mai. Solo passando una mezza giornata in Cisgiordania, ci rendiamo conto della radicalizzazione dell’impresa che i governi israeliani, di destra, di centro e di sinistra, hanno messo in atto dal 1967. La stessa cosa è stata detta apertamente dai funzionari israeliani in pensione.

Di recente, un ex comandante del Comando Centrale ha detto che: “. L’esercito è lì perché lo Stato non ha alcuna intenzione di lasciare”. Ma ora che i leader israeliani, attualmente al potere, dal Primo Ministro fino a chi si trova in fondo alla scala, hanno smesso in tempo reale di fingere, riconoscendolo esplicitamente con tanto di chiarezza formale – certamente sembrava che, finalmente, ci sarebbero state delle implicazioni. Era ingenua questa speranza? Forse.

Mentre una chiarezza senza precedenti nel linguaggio degli israeliani ha ridotto il divario tra ciò che essi fanno e la vuota retorica dei negoziati e della diplomazia, la risposta globale è stata, beh! ancora una volta un nuovo rapporto. Le demolizioni sono aumentate, rendendo il 2016 l’anno peggiore mai registrato in questo settore. Mi sento in dovere di chiedere: Quante altre case palestinesi devono essere demolite prima che si sia capito che le parole non confermate dai fatti non fanno che suggerire a Israele che può continuare?

Signore e Signori,

La realizzazione dei diritti umani non deve più aspettare. I palestinesi hanno il diritto alla vita e alla dignità, hanno il diritto di determinare il proprio futuro. Questi diritti sono stati ritardati da troppo tempo. E ritardare la giustizia equivale a negare la giustizia.

Come Martin Luther King ci ha insegnato: “Sappiamo per dolorosa esperienza che dall’oppressore la libertà non viene mai concessa volontariamente “. La realtà che la comunità internazionale deve affrontare è questa: la mancanza di azione non solo dà all’oppressore la possibilità di continuare senza dover subire troppe ripercussioni, ma concede all’oppressore il potere di decidere quando sarà il momento giusto per iniziare a prendere in considerazione le alternative. “Aspettate” chiede Israele, “Ora non è il momento giusto.” Ma “aspettate” significa quasi sempre “Mai”, risponde Martin Luther King, ” è sempre il momento giusto per fare ciò che è giusto.” E quel momento è adesso: il momento finale che ha come scopo l’agire.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha non solo il potere: voi avete la responsabilità morale ed una reale opportunità di agire con impegno urgente, prima che giunga la data simbolica del mese di giugno 2017 quando inizierà la seconda metà di questo primo secolo, di rivolgere al mondo, agli israeliani e ai palestinesi, un messaggio chiaro, supportato da un’azione internazionale: Israele non può avere la botte piena e la moglie ubriaca. Israele non può occupare un popolo per cinquant’anni e chiamarsi democrazia. Non si possono violare i diritti di milioni di persone e chiedere vantaggi a livello internazionale, giustificati dalle parole vuote di un impegno per dei valori condivisi di diritti umani.

Israele è un paese sovrano, fondato secondo la legittimità internazionale conferitale da una decisione storica dalla stessa istituzione nel 1947. Sono un cittadino di questo paese. Questo è il mio paese. Quel paese che nella maggior parte della sua esistenza, ha avuto dal mondo il permesso di occupare un altro popolo. Ho vissuto tutta la mia vita, ogni giorno della mia vita con questa realtà. Milioni di israeliani e palestinesi non conoscono altra realtà. Abbiamo bisogno del vostro aiuto. Cinquanta anni di occupazione “temporanea” sono troppo lunghi per far si che anche una sola persona in questo pianeta accetti un simile ossimoro. I diritti dei palestinesi devono essere tradotti in azione. L’occupazione deve finire. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite deve agire. E il momento di agire è ora.

Tradotto dall’inglese in francese da Philippe DAUMAS e dal francese in italiano da Anissa Manca.

FONTE: http://www.assopacepalestina.org/2016/11/israele-e-palestina-loccupazione-dura-solo-perche-il-mondo-si-rifiuta-di-agire/

martedì 29 luglio 2014

THE GUARDIAN

Stati Uniti minimizza le critiche di Israele di negoziati di tregua come diplomatici spettacoli di deformazione

La Casa Bianca e il segretario di stato John Kerry respingere difficili rapporti da media israeliani e negano spaccatura tra gli alleati
Segretario di stato John Kerry negli USA
The Times di Israele ha citato un anonimo funzionario a chiamare il segretario del progetto di Stato John Kerry negli USA per i termini del cessate il fuoco 'uno scandalo'. Fotografia: Win McNamee / Getty Images
La Casa Bianca il Lunedi mosse rapidamente per difendere il segretario di Stato, John Kerry, dopo il suo fallito tentativo di mediare un cessate il fuoco tra Israele e Hamas ha suscitato una marea di critiche pungenti da Gerusalemme e minacciato una spaccatura diplomatica rara tra gli Stati Uniti e Israele.
Kerry tornato negli Stati Uniti dopo una settimana di intensa diplomazia nella regione, in cui tentò invano di ottenere una pausa in un conflitto che finora ha sostenuto più di 1.000 vite palestinesi , molti dei quali civili.
Funzionari degli Stati Uniti sarebbero stati "fumante" over aspre critiche apparse sulla stampa israeliana, attribuita a fonti anonime, in cui è stato respinto l'approccio di Kerry a garantire una sette giorni di cessate il fuoco come sbilanciata verso il lato palestinese. Gli Stati Uniti è particolarmente leso la natura personale delle critiche mosse contro Kerry.
Tony Blinken, un anziano consigliere della Casa Bianca la sicurezza nazionale, è stato uno dei numerosi funzionari dell'amministrazione balzato in difesa di Kerry.
"Israele non ha un amico migliore, non il difensore più forte," ha detto."Nessuno ha fatto più per aiutare Israele a raggiungere una pace sicura e duratura. E 'stato instancabile nei suoi sforzi. "
La controversia ruota attorno a un documento di Kerry presentato a Israele il Venerdì per spostare negoziati per un cessate il fuoco. Il documento è stato rapidamente trapelato alla stampa israeliana, dove è stato descritto come una proposta che è stata sonoramente respinta dal gabinetto israeliano .
Tuttavia, i funzionari degli Stati Uniti insistono il documento era una bozza informale di idee, basato in gran parte sulla proposta di cessate il fuoco egiziana che è stato inizialmente accolto con favore da Israele .Blinken ha detto che le fughe di notizie alla stampa israeliana erano "né disinformati o destinati a disinformare".
"In particolare per quanto riguarda la critica che è stata riscossa da fonti riservate, circa una proposta di cessate il fuoco", ha detto. La cosiddetta proposta, che Blinken ha detto che era in realtà un "progetto destinato a suscitare commenti dagli israeliani" è stata realizzata su iniziativa egiziana - aggiungendo che "virtualmente ogni elemento" che è stato lamentato è stato concordato con Israele due settimane fa.
Una donna prende parte a una manifestazione a sostegno di Israele, vicino alla sede delle Nazioni Unite a New York.
Una manifestazione pro-Israele si è tenuta a New York il Lunedi. Fotografia: John Moore / Getty Images
A drenati cercando Kerry evitando affrontare la testa-on polemica durante brevi osservazioni al Dipartimento di Stato il Lunedi. Tuttavia, in un messaggio destinato a rassicurare Israele, che era preoccupato che il suo progetto di documento non ha cercato smilitarizzazione in Gazastrip, disse: "Ogni processo per risolvere la crisi a Gaza in modo duraturo e significativo deve portare al disarmo di Hamas e tutti i gruppi terroristici ".
La parte israeliana è anche capito di essere stato infastidito dagli sforzi Kerry fatto con interlocutori del Qatar e turchi, che hanno un relativamente forte rapporto con Hamas, che in contrasto con gli Stati Uniti non direttamente trattano con, e che ha una scarsa relazione con l'Egitto.
Washington ha ormai abbandonato la sua spinta per la cessazione di una settimana nella violenza, che aveva cercato come un precursore di un cessate il fuoco completo. Invece, gli sforzi diplomatici statunitensi sono ora concentrati sul persuadere Israele e Hamas ad accettare una pausa di immediato ma di breve nella violenza, simile a quello delle interruzioni rachitici in violenze degli ultimi giorni , per consentire il cibo e aiuti nella striscia di Gaza.
Le critiche rivolte a Kerry in Israele allarmato i funzionari statunitensi, sia a causa del suo aspro tono e il fatto che proviene da tutto lo spettro politico. The Times di Israele ha citato un funzionario israeliano a descrivere bozza di documento di Kerry come "uno scandalo". "E 'offensivo che avrebbe mandato", ha riferito il funzionario ha detto, aggiungendo che Washington dovrebbe accettare Kerry può aver "incasinato" e deve "accettare le critiche con un atteggiamento sportivo".
Nel frattempo, Ari Shavit, un corrispondente per il quotidiano-pendente di sinistra Haaretz, ha riferito il Lunedi: "Very alti funzionari a Gerusalemme descritto la proposta che Kerry ha messo sul tavolo come un 'attacco terroristico strategico'."
L'Associated Press ha detto che i funzionari degli Stati Uniti sono stati "fumante ... sopra un torrente di critiche di Israele", diretto a Kerry, credendo avevano attraversato la linea e rischiato di compromettere la stretta relazione di Washington con Israele. Il rapporto non citare il nome o funzionari, che l'AP ha detto che aveva parlato a condizione di anonimato.
Jan Psaki, la portavoce del Dipartimento di Stato, ha detto che gli Stati Uniti è stato "sorpreso e ovviamente deluso" per vedere il progetto di proposta reso pubblico. Ha anche sostenuto che vi era una differenza tra la caratterizzazione di gestione di Kerry dei negoziati da parte dei media israeliani e quello che i funzionari del governo raccontavano gli Stati Uniti privatamente.
Trasmettere quello che ha detto era un messaggio diretto dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ambasciatore israeliano a Washington, Ron Dermer, ha detto a una riunione pro-Israele nella capitale: "La critica di segretario Kerry per i suoi sforzi in buona fede per avanzare un cessate il fuoco sostenibile ingiustificato ". Ha insistito non c'era" vasta comprensione "tra Israele e gli Stati Uniti sui principi per un cessate il fuoco.
Josh Earnest, il portavoce della Casa Bianca, ha detto Kerry è rimasto "profondamente impegnata" negli sforzi per mediare un cessate il fuoco e torneranno alla regione, se necessario. "Siamo rimasti delusi di leggerli", ha detto delle fughe di notizie. «Ma io non prevedo che stanno per avere un impatto sul molto forte rapporto che esiste tra gli Stati Uniti ei nostri alleati in Israele."

lunedì 28 luglio 2014

PALESTINA-ISRAELE

Organizzare il dibattito sulla copertura Israele-Palestina

Organizzare il dibattito sulla copertura Israele-Palestina

    1.  
    2. Lanciata da

Siamo preoccupati per il carattere molto parziale della BBC riferire sul conflitto israelo-palestinese.  Mentre alcuni giornalisti hanno mostrato grande coraggio in zone di guerra, tanto giornalismo casa a base manca di contesto ed è in grado di riportare il punto di vista palestinese. Gli attacchi su Gaza sono presentati da Israele e la BBC come diretta a militanti, mentre per i palestinesi che sono un'estensione del regime militare e punizione collettiva da uno stato di apartheid brutale.
Questa incapacità di riportare la realtà dell'occupazione israeliana è stata più volte dimostrato da studi e rapporti accademici, compresa quella guidata da Quentin Thomas , commissionato dalla BBC, che ha notato il "fallimento di trasmettere adeguatamente la disparità di esperienza israeliana e palestinese, riflettendo il fatto che da un lato è in controllo e l'altro vive sotto l'occupazione ", e disse:" In breve, abbiamo scoperto che la produzione BBC non sempre dà un resoconto completo ed equo del conflitto ". (Thomas, 2006: 4-7) La BBC ha omesso di agire su uno di questi risultati. 
La ricerca della pace non è ben servita da offrire al pubblico una visione così parziale e limitato. Chiediamo ora che la BBC produrre un televisivo, pubblico dibattito per discutere come riequilibrare le carenze nella sua copertura per offrire una migliore considerazione delle fonti di questo conflitto e quindi come potrebbe essere risolto. 
Firmatari originari:

Professor Greg Philo
Il professor Avi Shlaim
Il professor John Eldridge
Professor Natalie Fenton
Il professor Julian Petley
Il professor Ilan Pappe
Il professor John Dugard
Il professor Etienne Balibar
Il professor Graham Murdoch
Il professor Justin Lewis
Il professor David Miller
Il professor Alan Riach
Professor Hilary Rose
Il professor Steven Rose
Il professor Gilbert Achcar
Professor Karma Nabulsi
Sir Peter Bottomley MP
Linda Riordan MP
Jim Fitzpatrick MP
Michael Connarty MP
David Ward MP
John McDonnell MP
Jeremy Corbyn MP
Grahame Morris MP
Caroline Lucas MP
Mark Durkan MP
Yasmin Qureshi MP
Andrew Slaughter MP
Barones Jenny Tonge
Christine Grahame MSP
Jean Urquhart MSP
Juliet Stevenson
Roger Waters
Alice Walker
Breyten Breytenbach
Mike Leigh
Ken Loach
John Pilger
Trevor Griffiths
Mairead Maguire
Dennis Halliday      
Bella Freud
Frank Barat
Mustapha Barghouti
Ghada Karmi
Gerda Stevenson
Pam Parsons
Mike Berry
Aimee Shalan
Hugh Lanning
Shamiul Joarder
Diana Buttu
Linda Ramsden
Jeff Halper
Hatim Kanaaneh
Paul Laverty
John Hilary

giovedì 29 novembre 2012


Condivido la scelta del governo italiano di votare a favore dello Stato palestinese all'Onu. Netanyahu va posto di fronte ai suoi errori
http://www.gadlerner.it/2012/11/29/la-palestina-allonuBENE...L'ITALIA VOTERA' A FAVORE DELLO STATO PALESTINESE  ALL'ONU.

mercoledì 21 novembre 2012

ISRAELE E HAMAS...BRACCIO DI FERRO INFINITO...

MA BASTA, MA FATELA FINITA, MA VERGOGNATEVI A FAR MORIRE LA POPOLAZIONE  INDIFESA, CENTINAIA DI BAMBINI  PALESTINESI ACCOPPATI, MUOIONO CENTO PALESTINESI E TRE ISRAELIANI...NESSUNO E DICO NESSUNO A WASHINGTON DICE BASTA?
CHI NON HA DIFESO LA STORIA DELL'OLOCAUSTO? LA VERGOGNOSA STORIA  CHE MACCHIO' LA GERMANIA/ITALIA PER IL NAZIFASCISMO?  MA A PAGARE DEVONO ESSERE I PALESTINESI  MESSI IN UN RECINTO, CONTROLLATI ANCHE NEL BUCO DEL CULO...LA TERRA CHE PIANO PIANO GLI SI E' RISTRETTA COME LA COPERTA DI LINUS...
B A S T A...
CHE SIA PACE
DUE STATI  E DUE NAZIONI E VIVETE IN PACE...


lunedì 19 novembre 2012

A GAZA SONO ANCORA I BAMBINI A MORIRE...

Gaza: manifestazione di palestinesi. In testa i corpicini dei due bimbi morti sotto i raid israeliani.

QUI


Gaza: la foto di Jihad Misharawi, corrispondente Bbc, con il figlio ucciso a 11 mesi



Ban Ki-moon: «A Gaza subito cessate il fuoco»

Il segretario generale dell'Onu pronto a partire per la Palestina.

Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon si è detto «profondamente addolorato» per le vittime degli scontri nella striscia di Gaza, che hanno visto la morte di almeno 70 persone, tra cui molte donne e bambini. In una nota diffusa alla vigilia di una missione nella regione, il segretario generale dell'Onu ha espresso la propria preoccupazione anche per il continuo lancio di razzi. «Tutto questo deve finire», ha ribadito, sollecitando le parti a cooperare con l'Egitto e altri Paesi per giungere a un immediato cessate il fuoco.
IN PALESTINA PER APPELLO DI PACE. «L'acuirsi della crisi» - ha spiegato il segretario generale - «aumenterà inevitabilmente la sofferenza della popolazione civile, e questo deve essere evitato». Ban ha, poi, ribadito che con il suo viaggio nella regione vuole lanciare personalmente un appello affinché si ponga fine alla violenza.
Per questo il 19 novembre il leader delle Nazioni Unite ha in programma un viaggio al Cairo per incontrare il ministro degli Esteri egiziano, il premier e il presidente Mohamed Morsi. In seguito è atteso anche in Israele e nei territori palestinesi.
Domenica, 18 Novembre 2012

sabato 17 novembre 2012

ISRAELE - PALESTINA...DUE STATI IN PACE...

E' il momento della Palestina

 
PER FIRMARE QUI

Cari Avaaziani,




Mentre bombardamenti aerei e missili stanno portando distruzione, il riconoscimento della Palestina all'ONU potrebbe aprire la strada a una pace duratura. Gli USA e Israele stanno facendo pressione per far saltare questa possibilità ma l'Europa non ha ancora preso posizione e i ministri degli esteri europei si incontreranno tra 4 giorni. Le nostre richieste e una enorme bandiera nel cuore di Bruxelles possono convincere l'Europa a votare "sì". Unisciti a questa richiesta urgente di pace e libertà:

Firma la petizione
Mentre a Gaza piovono bombe Palestinesi e Israeliani sono sul'orlo di un'altra spirale di violenza e vendette. Ma, proprio ora, l'Autorità palestinese sta per chiedere il riconoscimento all'ONU e questa potrebbe essere un'opportunità incredibile per la pace. Aiutiamoli a farla diventare realtà.

Mentre nel sud di Israele la popolazione vive nella paura dei razzi, a Gaza i palestinesi vivono sotto assedio, imprigionati in una striscia di terreno strettissima. E in Cisgiordania la gente viene espropriata della terra occupata da insediamenti illegali, i malati sono bloccati per ore nel percorso verso gli ospedali dai posti di blocco israeliani e le famiglie sono divise da enormi muri che tagliano in due i loro campi. Ma se i Palestinesi vinceranno la loro scommessa all'ONU per uno stato subito, potremmo assistere all'inizio della fine di 40 anni di occupazione e fare strada a due stati, Palestina e Israele, che possano vivere fianco a fianco in pace e totale sicurezza.

Gli USA e Israele stanno cercando di far saltare il voto all'ONU e l'attacco contro Gaza potrebbe essere un tentativo di spostare l'attenzione e di far apparire inaffidabili i palestinesi. Ma l'Europa non ha ancora preso una decisione e i ministri degli esteri europei si incontreranno tra soli 4 giorni. Se ci faremo sentire ora potremo convincere l'Europa a votare "Sì" per la pace e la libertà. Clicca per inondare chi cerca di sabotare questa decisione con le nostre richieste piene di speranza riunite in un'enorme petizione e consegnate attraverso una bandiera alta cinque piani esposta fuori dall'incontro dei ministri (foto a destra):

http://www.avaaz.org/it/palestine_worlds_next_nation_a/?bkGodcb&v=19269

Si tratta di una proposta legittima e nonviolenta che darebbe ai palestinesi un nuovo status legale. Ed è anche la miglior occasione di cambiare il corso degli eventi: ci consentirebbe di mettere fine a trattative senza fine portate avanti dagli USA che coprono la costante e illegale colonizzazione delle terre palestinesi da parte degli "insediamenti" israeliani. La risoluzione palestinese chiede la riattivazione e l'accelerazione dei negoziati. Un voto a favore salverebbe la strada a un processo di pace più bilanciato ed equo tra due stati legittimi.

Mentre il governo israeliano e quello USA definiscono la richiesta di riconoscimento "unilaterale" e pericolosa, al contrario l'ONU, la Banca Mondiale e FMI dicono che i palestinesi sarebbero pronti a governare un loro stato se solo l'occupazione finisse. Gran parte dei paesi nel mondo sostengono in modo schiacciante questa direzione diplomatica per portarci fuori dalla violenza. Ironicamente, gli sforzi di USA e Israele per far fallire questa richiesta e le loro minacce di tagliare i fondi ai palestinesi sono autodistruttive poiché alimentano chi vuole eliminare Israele in quanto stato ebraico.

L'anno scorso gli USA hanno bloccato il riconoscimento della Palestina al Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Ma con il voto tra pochi giorni all'Assemblea generale dell'ONU, grazie ai voti di tutti i paesi e all'approvazione del riconoscimento, potremmo vedere la fine all'egemonia degli USA e di Israele sul conflitto. Il voto non potrà ammettere completamente la Palestina all'ONU, ma può dichiarare la Palestina uno stato permettendole di accedere a una serie di organizzazioni internazionali e dando maggiore legittimità internazionale agli sforzi nonviolenti dei palestinesi per fermare l'occupazione militare israeliana.

Le bombe e i missili stanno seminando vittime proprio in queste ore e l'Europa ha per le mani l'opportunità di promuovere pace e libertà: se riusciremo a convincere Francia, Spagna, Germania e Gran Bretagna a stare dalla parte giusta della storia sostenendo l'indipendenza della Palestina, dando loro supporto e aiuti finanziari, potremmo arrivare a un punto di svolta. Unisciti alla petizione e manda un messaggio per sostenere il riconoscimento:

http://www.avaaz.org/it/palestine_worlds_next_nation_a/?bkGodcb&v=19269

Lo stato palestinese non porterà a una soluzione del conflitto nel giro di una notte, ma il riconoscimento dell'ONU cambierà le attuali dinamiche, sbloccando la possibilità di arrivare a pace e libertà. In tutta la Palestina, la gente si prepara, con la speranza e l'aspettativa di ottenere quella libertà che le attuali generazioni non hanno mai conosciuto. Stiamo al loro fianco.

Con speranza e determinazione,

Alice, Jeremy, Marie, Ricken, Aldine, Nick, Antonia, Pascal e il resto del team di Avaaz