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sabato 22 settembre 2012

MASTRAPASQUA SENZA VERGOGNA...


SCRIVE IL GIORNALISTA GIULIETTO CHIESA - Il povero Antonio Mastrapasqua guadagna soltanto 1,2 milioni di euro all'anno, circa 4,4 miliardi di vecchie lire. Ma la differenza sta nel fatto che gran parte dei suoi redditi il nostro ex Carneade la spilla dal denaro pubblico, o semipubblico. Anzi la spilla utilizzando i denari del pubblico, in prima battuta: in qualita' di Presidente dell'Inps. Benemerita e perfettamente legale attivita', per la quale e' stato nominato dal governo. Da quale governo non importa, essendo stati, in questi decenni, tutti uguali. Se non fosse che l'elenco delle sue presidenze, vice-presidenze, include anche Equitalia, la nota impresa cacciatrice di evasioni, anch'essa di fatto pubblica, poi Equitalia Nord, Equitalia Centro, Equitalia Sud.

E fanno cinque. Invito i lettori a immaginare quante poltrone possono essere distribuite stando in posti come quelli, quante prebende se ne possono ricavare, quante alleanze si possono inventare e gestire. Sarebbe interessante, ma non abbiamo tempo di farlo noi, andare a vedere quali gettoni e quanti ricava dalle riunioni dei rispettivi consigli di amministrazione. Ma ancora piu' interessante sarebbe fare i conti del tempo che impiega nel partecipare agli stessi. Non sono noccioline, sicuramente. La cosa piu' inverosimile e' il tempo. Quante ore ha il giorno di Antonio Mastrapasqua? Dobbiamo chiedercelo, perche', altrimenti, dovremmo giungere alla conclusione che Mastrapasqua e' un banale truffatore, che prende stipendi a tradimento. E noi questo non osiamo neppure pensarlo. l'ARTICOLO CONTINUA QUI


Quest'uomo che ben descrive Giulietto Chiesa, vorrebbe, per un errore dell'INPS commesso nel 2009, togliere da misere pensioni di meno di 700 euro al mese, 25 euro al mese per 12 mesi, oppure 12.50 euro al mese per 24 mesi.



MASTRAPASQUA SE LEI AVRA' IL CORAGGIO DI FARE QUELLO CHE RIPORTANO I GIORNALI, CIOE' QUELLO CHE HO SCRITTO SOPRA, LEI SI DOVRA' VERGOGNARE PER TUTTA LA VITA.





domenica 6 maggio 2012

ANTONIO MASTRAPASQUA



DI GIULIETTO CHIESA

Se esistesse un Don Abbondio dei nostri tempi, alla domanda: “Chi e' Antonio Mastrapasqua?”, non potrebbe rispondere come a proposito di Carneade. Potrebbe, incrociando le braccia dietro la schiena, rispondere soltanto cosi': “beato lui”.

Antonio Mastrapasqua e' infatti, fino a prova contraria, un recordsman, un imbattibile. Non per il reddito che, diciamocelo francamente, non e' nemmeno paragonabile a quello della ministra guardasigilli Paola Severino, che vanta circa 7 milioni all'anno. Ottenuti spellando vivi i suoi clienti di cause legali variopinte. I quali, potendo pagare quel po po' di parcelle, devono essere, a loro volta, degli spellatori dei rispettivi clienti.



Il povero Antonio Mastrapasqua guadagna soltanto 1,2 milioni di euro all'anno, circa 4,4 miliardi di vecchie lire. Ma la differenza sta nel fatto che gran parte dei suoi redditi il nostro ex Carneade la spilla dal denaro pubblico, o semipubblico. Anzi la spilla utilizzando i denari del pubblico, in prima battuta: in qualita' di Presidente dell'Inps. Benemerita e perfettamente legale attivita', per la quale e' stato nominato dal governo. Da quale governo non importa, essendo stati, in questi decenni, tutti uguali. Se non fosse che l'elenco delle sue presidenze, vice-presidenze, include anche Equitalia, la nota impresa cacciatrice di evasioni, anch'essa di fatto pubblica, poi Equitalia Nord, Equitalia Centro, Equitalia Sud.

E fanno cinque. Invito i lettori a immaginare quante poltrone possono essere distribuite stando in posti come quelli, quante prebende se ne possono ricavare, quante alleanze si possono inventare e gestire. Sarebbe interessante, ma non abbiamo tempo di farlo noi, andare a vedere quali gettoni e quanti ricava dalle riunioni dei rispettivi consigli di amministrazione. Ma ancora piu' interessante sarebbe fare i conti del tempo che impiega nel partecipare agli stessi. Non sono noccioline, sicuramente. La cosa piu' inverosimile e' il tempo. Quante ore ha il giorno di Antonio Mastrapasqua? Dobbiamo chiedercelo, perche', altrimenti, dovremmo giungere alla conclusione che Mastrapasqua e' un banale truffatore, che prende stipendi a tradimento. E noi questo non osiamo neppure pensarlo.

Ma continuare nell'elenco offre amene sorprese. Perche' Antonio Mastropasqua e' anche dirigente di Italia Previdente, di Eur Spa, di Eur Tel, di Eur Congressi Roma, di Coni servizi Spa, di Autostrade per l'Italia, di Fandango, di Telecom Italia Media. E fanno tredici. Allora uno si pone questioni che sconfinano dalla finanza alla filosofia. Ma quali sono le caratteristiche morfologiche del signor Mastrapasqua? Qual e' la sua intima natura? Altro che Carneade! Qui ci vuole uno studioso di antropologia. Siamo di fronte a un personaggio epico, leonardesco, poliedrico, fantastico. A vederlo non sembra un superuomo, anche se si sa che frequenta associazioni di canottieri sulle rive del Tevere, avendo come vicino di armadietto Paolo Garimberti in persona. Con queste capacita', infatti, dev'essere in grado di condurre, da solo, un “otto con timoniere”, poiche' deve avere, sotto la giacchetta, non due ma sedici braccia, capaci di firmare simultaneamente assegni bancari, documenti riservati, relazioni di attivita', dare ceffoni ai figli, se ne ha, sorreggere la moglie (che, a sua volta, controlla i conti della Rai, cioe' porta a casa un altro sontuoso stipendio e ulteriori gettoni di qualche altro consiglio di amministrazione di ente benefico). Ma voi non penserete che sia finita qui, spero. L'elenco dell'infaticabile moltiplicazione dei pani e dei pesci di questo divo del lavoro non si ferma a tredici. Lui e' anche nel consiglio di amministrazione di Quadrifoglio, di Telenergia, di Loquendo, di Aquadrome. E fanno diciassette.

Avete presenti i dendriti? Sarebbero quelle strutture ramificate dei cristalli, che riproducono processi di infinita moltiplicazione, si manifestano sullo schermo di un computer, dando l'impressione di precipitare nell'infinitamente piccolo. Ecco, Antonio Mastrapasqua e' probabilmente un dendrite umano, anzi disumano. Una specie di virus capace di insinuarsi in ogni piega della pubblica amministrazione e dei suoi derivati parassitari, succhiando da ogni cellula qualche cosa. Esistono virus di questo tipo, che si raddoppiano ogni venti minuti e che possono addirittura evolversi, raddoppiando. Ma temo che nemmeno questa escursione matematica sia adeguata alla fantasmagorica capacita' di Mastrapasqua. Il quale e' anche nel consiglio di amministrazione, o forse revisore dei conti, o magari presidente onorario (sempre a gettoni, s'intende, come immagino probabile) di Mediterranean Nautilus Italy, di ADR Engineering, di Consel, di Groma, di EMSA Servizi, di Telecontact Center, di Idea Fimit SGR. E fanno ventiquattro (24).

Da questo approdo, nel quale ci si puo' gettare in mare, sconsolati, si potrebbe anche tentare di salpare verso altri lidi. Ma da quale abisso d'indecenza proviene questo quadro? Non parlo del dendrite Mastrapasqua. Egli altro non e' che il ritratto dell'individuo infelice e avido, afferrato dalla coazione al denaro e al potere. Pensate alla tristezza sconfinata di uno che ha a che fare con tutta quella gente; che deve vivere in mezzo agli squali; che non ha neanche un minuto di tempo per fare un sudoku in bagno; che morira' straricco senza poter confessare a nessuno di avere vissuto.

Penso a chi ha permesso tutto questo. A chi ha messo al vertice dell'Inps, cioe' a tutela del lavoro di milioni e milioni di italiani, un manichino di questa fatta. Mastrapasqua e' il ritratto fedele di una classe dirigente. Da questa gente non potremo ricavare nulla di buono per noi.

Questi non sono riformabili, non sono emendabili, non sono nemmeno scusabili. Sono soltanto pericolosi. Vanno cacciati via. A forconate, se non c'e' altro modo.

Gulietto Chiesa

giovedì 1 marzo 2012

SUPERSTIPENDI...

SUPERSTIPENDI, TETTO-MONTI. PARLAMENTO: SÌ CON LA TESTA, NO CON LA PENNA
Buco nell'Inps: non si potrebbe cominciare risparmiando i soldi sprecati per lo stipendiuccio di Mastrapasqua?


Che il tetto-Monti sui superstipendi dei dipendenti pubblici facesse acqua si sapeva, come il fatto che nessuno toccherà gli attuali emolumenti dei manager “apicali”, tipo Mastrapasqua all’Inps, Befera all’Agenzia delle Entrate, Manganelli capo della Polizia, Canzio ragioniere dello Stato ecc.., che superano abbondantemente il limite fissato a 300 mila euro. Tutti gli impedimenti giuridici, le resistenze, i distinguo e i dubbi di equità sono stati illustrati con causidica precisione dal parere della Commissione Lavoro e Affari Costituzionali, cui il decreto del Governo è stato sottoposto prima di essere licenziato. Parere che, con sottile perfidia parlamentare, è definito “favorevole” dai suoi relatori Bruno e Moffa (Pdl e Responsabili). In linea di principio accoglie il provvedimento, in pratica lo smonta pezzo per pezzo. È da almeno 5 anni che ci si prova, ma ogni tentativo sbatte contro un muro di gomma che attutisce, rimbalza, vanifica, con motivazioni, peraltro, spesso ineccepibili.

Primo ostacolo: perché un ragioniere dello Stato, o il primo presidente della Corte di Cassazione (è lui che prende i 300 mila euro l’anno posti come limite invalicabile) dovrebbero prender meno di un city-manager? Il Capo della Polizia ha forse meno responsabilità di un dirigente regionale? La risposta è implicita: però, il tetto si applica solo ai dipendenti dello Stato, l’autonomia degli enti locali è intangibile. Il principio di equità qui salta. Come salta per i presidenti delle authorities, anche loro non assimilabili allo Stato, perché contribuiscono alla loro sussistenza anche i privati.



Secondo ostacolo: la “reformatio in peius”, cioè una decurtazione dello stipendio su un contratto in essere è anti-costituzionale, non si può fare e in ogni caso eventuali ricorsi sarebbero accolti dalla Consulta. Quindi, se tetto ci sarà, potrà valere solo sui contratti futuri. Si tratta di diritti acquisiti. Diritti che, evidentemente, non sono abbastanza acquisiti per il pensionato cui si abbassa l’assegno previdenziale o, è giusto dirlo, per il parlamentare. Senza contare che in effetti una decurtazione, anche i manager pubblici, con stipendi otre i 90 e i 150 mila euro, hanno digerito, come altre figure professionali, contributi di solidarietà rispettivamente del 5 per cento e del 10 per cento. Mani in tasca anche quelle.


Befera ci tiene alla lotta all'evasione perché teme che non bastino i soldi per il suo stipendio?
Terzo ostacolo: il tetto non tiene conto del problema rappresentato dai cumuli di stipendio. La norma sul tetto-stipendi nega la possibilità di cumulare per intero gli stipendi derivanti dal doppio incarico: si prende lo stipendio ministeriale aumentato di un quarto, non di più. I relatori contestano che manca un criterio di equità, perché non tutti assumono incarichi di uguale responsabilità. Una obiezione fondata che però impedirà di contrastare con efficacia il disinvolto costume di cumulare cariche.

Ostacoli vari ed eventuali. Non si sa quanto effettivamente guadagnano i manager pubblici, la glasnost imposta ai ministri qui non è applicata, serve trasparenza anche per capire su cosa si applicherebbe il tetto. La norma che doveva adeguare gli stipendi dei parlamentari alla fantomatica media europea avrebbe dovuto riguardare anche i manager pubblici, che fine ha fatto?
FONTE: http://www.futurolibero.it/?p=5722

giovedì 2 febbraio 2012

ANTONIO MASTRAPASQUA


(ASCA) - Roma, 25 gen - ''Uno dei piu' grandi collezionisti

di poltrone, il presidente dell'Inps Antonio Mastrapasqua, ha

assunto come responsabile delle relazioni esterne l'ex capo

ufficio stampa del ministero controllante, all'epoca guidato

da Maurizio Sacconi. Senza esprimere giudizi sulle

professionalita' individuali, e' gravissimo il metodo

adottato: la gestione clientelare di Mastrapasqua e'

scandalosa''. E' quanto afferma Elio Lannutti, capogruppo IdV

in commissione Finanze al Senato, in due interrogazioni

inviate alla Presidenza del Consiglio e ai ministeri

dell'Economia, dello Sviluppo economico e del Welfare.

''Peraltro il noto record-man di incarichi - aggiunge -

sembra gia' in procinto di conquistare la poltrona numero 26,

quella della presidenza di Idea Fimit, la societa' in corsa

per gestire il patrimonio immobiliare della famiglia

Ligresti, finita nell'occhio del ciclone con gli scandali

della P4 e di Bisignani. Mastrapasqua non puo' essere

onnipresente, basti pensare all'incompatibilita' tra la

carica ricoperta nell'Inps e quella in Equitalia. Il sistema

previdenziale non e' in buone mani, tra interventi iniqui e

gestioni indegne le sudate pensioni degli italiani rischiano

di diventare una chimera. Il Governo intervenga revocando

immediatamente le cariche di Mastrapasqua,

per restituire

trasparenza e rigore ad aziende pubbliche spesso dilapidate

da metodi affaristici e scelte arbitrarie che - conclude

Lannutti - non possono danneggiare i sacrosanti diritti dei

cittadini''.

UOMINI D'ORO - SOLDI PUBBLICI

Mastrapasqua, Befera… quanto prendono i supermanager che sforano il tetto-Monti
ROMA – Se il tetto agli stipendi dei manager pubblici voluto dal governo Monti diventerà veramente effettivo, saranno in molti ai vertici di ministeri, agenzie e aziende pubbliche a vedersi pesantemente tagliata la busta paga mensile. Il limite è l’indennità del primo presidente di Cassazione, fra i 305 e i 311 mila euro lordi all’anno.

Limite superato di molto, per esempio, da Antonio Mastrapasqua,

che prende 1,2 milioni all’anno fra la presidenza della Super-Inps e quella di Idea Fimit Sgr: dovrà tagliarsi tre quarti dello stipendio.


Mentre sarà di circa mille euro al giorno il “sacrificio” di Attilio Befera, che ora guadagna 620 mila euro lordi l’anno, 460 mila come direttore dell’Agenzia delle Entrate, e 160 mila come presidente di Equitalia.

Guido Pier Paolo Bortoni, presidente dell’Autorità per l’energia, dovrà rinunciare a 220 mila euro: prende 528.492 euro all’anno. Più o meno lo stesso sarà il taglio allo stipendio di Mario Canzio, ragioniere generale dello Stato, 521.917 euro annui, finora. Corrado Calabrò prende 475.463 euro lordi all’anno come presidente dell’Agcom, dovrà rinunciare a 170 mila euro. Stessa cifra per Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Antitrust, 475.463 euro lordi all’anno. Tutti i suoi consiglieri all’Antitrust (busta paga da 400 mila) si vedranno tagliati più di 90 mila euro all’anno: sono Antonio Pilati, Piero Barucci, Carla Rabitti Bedogni e Salvatore Rebecchini.

“Sacrificheranno” alla causa dell’Austerity una somma intorno ai 90 mila euro: Antonio Rosati, direttore generale della Consob (che ora guadagna 390 mila euro); Giuseppe Vegas, presidente della Consob (387 mila euro); Raffaele Ferrara, direttore dell’Agenzia dei Monopoli di Stato (389 mila euro); Giampiero Massolo, segretario generale del ministero degli Esteri (390 mila euro).

Si salveranno invece Francesco Pizzetti, 290mila euro come garante della Privacy, ancora più al sicuro Sergio Santoro, 196mila euro all’anno per la presidenza della Autorità che vigila sui contratti pubblici.

Secondo Filippo Patroni Griffi, regista del decreto taglia-superstipendi in qualità di ministro della Funzione Pubblica, i vertici di aziende e burocrazia pubblica colpiti dal provvedimento saranno “migliaia”. Nei precedenti tentativi, quelli del governo Prodi e di Renato Brunetta, a vanificare lo slancio di chi proponeva un tetto ai superstupendi sono state le “eccezioni”.

Il tandem Patroni Griffi-Monti promette maglie più strette, ma intanto evita di toccare gli enti locali: il decreto riguarderà solo le Pubbliche amministrazioni statali. Le Regioni e le Province, nonostante i tagli e le regole più severe imposte dalle ultime finanziarie, vantano una serie di casi immuni a ogni austerity. Da prendere come esempio l’amministratore delegato di Atac, l’azienda dei trasporti del Comune di Roma: il Campidoglio gli paga 349 mila euro annui che nessun Mario Monti potrà scalfire.
FONTE: BLITZ quotidiano.