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martedì 18 settembre 2012

I PREGIUDICATI VIP INVECE CHE IN GALERA...VANNO IN CONVENTO


I pregiudicati vip? Vanno in convento anziché andare in prigione

An­che Lui­gi Lusi, l’ex te­so­rie­re del­la Mar­ghe­ri­ta in­da­ga­to per aver sot­trat­to i fon­di dei rim­bor­si elet­to­ra­li, po­treb­be ag­giun­ger­si alla li­sta di per­so­nag­gi fa­mo­si che, nei guai con la giu­sti­zia, sono sta­ti ac­col­ti fra­ter­na­men­te in con­ven­ti e mo­na­ste­ri. O sup­por­ta­ti da re­li­gio­si che ne cer­ti­fi­ca­no la re­den­zio­ne. Pro­prio la sua di­fe­sa ha chie­sto al tri­bu­na­le, ri­por­ta Il Mes­sag­ge­ro, gli ar­re­sti do­mi­ci­lia­ri in con­ven­to, sen­za pos­si­bi­lità di co­mu­ni­ca­re con l’ester­no.

Sem­pre tra i po­li­ti­ci, già l’ex pre­si­den­te del­la Re­gio­ne La­zio Pie­ro Mar­raz­zo, ave­va chie­sto per­do­no al papa per le sue scap­pa­tel­le con le trans cer­can­do poi ri­fu­gio in un luo­go spi­ri­tua­le. Più re­cen­te­men­te Mi­chel­le Mar­ti­ne, l’ex mo­glie del pe­do­fi­lo as­sas­si­no Marc Du­troux con­dan­na­ta a trent’anni per aver­lo aiu­ta­to, si è sta­bi­li­ta nel con­ven­to del­le suo­re cla­ris­se. Con l’ok del­la Cor­te di Cas­sa­zio­ne bel­ga. An­che Lele Mora si è re­den­to, dopo ver det­to che vo­le­va far­si fra­te. E Pie­tro Maso, che nel 1991 uc­ci­se i ge­ni­to­ri, è sta­to re­den­to dal pre­te di Te­le­pa­ce, Ma­rio To­de­schi­ni.

Una vera e pro­pria moda spi­ri­tua­le, quel­la di ri­far­si una ver­gi­nità ri­vol­gen­do­si a sa­cer­do­ti op­pu­re osten­tan­do la fede. Nes­su­no può ov­via­men­te giu­di­ca­re la ge­nui­nità di cer­te ‘con­ver­sio­ni’ ma­tu­ra­te nell’in­ti­mo del­le per­so­ne. Ma de­sta qual­che dub­bio il fat­to che i tri­bu­na­li at­tri­bui­sca­no alla re­li­gio­ne un ef­fet­to ne­ces­sa­ria­men­te po­si­ti­vo nel re­cu­pe­ro di cer­te per­so­ne. Con­ce­den­do, con un vul­nus per la lai­cità del­lo sta­to e pri­vi­le­gian­do la fede, pre­ro­ga­ti­ve a sa­cer­do­ti e strut­tu­re re­li­gio­se. Sen­za che ci sia qual­che pro­va tan­gi­bi­le sull’ef­fet­ti­vo mi­glio­ra­men­to del­la si­tua­zio­ne, ma solo as­se­con­dan­do un con­di­zio­na­men­to so­cia­le già mar­ca­to. In tal modo la Chie­sa può mo­stra­re al mon­do che tut­te le ‘pe­co­rel­le’, an­che le più nere, sono de­sti­na­te tut­te a tor­na­re all’ovi­le.

Il car­ce­re do­vreb­be es­se­re rie­du­ca­ti­vo. Men­tre il con­ven­to è un ri­ti­ro re­li­gio­so. Ma la no­stra Re­pub­bli­ca ri­tie­ne una pena ade­gua­ta la vita in un mo­na­ste­ro? Non c’è poi chia­rez­za sul­le ca­rat­te­ri­sti­che di que­sta ‘de­ten­zio­ne’, che pare be­ne­vol­men­te ap­pal­ta­ta ai re­li­gio­si: ci si chie­de se il con­ven­to sia sot­to chia­ve, se c’è li­bertà di usci­ta, la pos­si­bi­lità di ri­ce­ve­re vi­si­te. O ade­gua­ta sor­ve­glian­za.

Ri­sul­ta evi­den­te che il sog­gior­no in con­ven­to di­ven­ti un pri­vi­le­gio per i cre­den­ti, con di­scri­mi­na­zio­ne nei con­fron­ti di de­te­nu­ti non cat­to­li­ci. Le con­di­zio­ni di fa­vo­re e l’at­ti­vi­smo dei cap­pel­la­ni pos­so­no an­che di­ven­ta­re un in­cen­ti­vo al pro­se­li­ti­smo re­li­gio­so, con l’as­sen­so del­lo Sta­to.

Ma non si può ri­te­ne­re a prio­ri che un’or­ga­niz­za­zio­ne re­li­gio­sa dia ga­ran­zie giu­ri­di­che. Anzi, come com­por­ta­men­ti ben poco vir­tuo­si si po­treb­be ci­ta­re il dif­fu­so im­pe­gno del­le ge­rar­chie ec­cle­sia­sti­che per in­sab­bia­re casi di pe­do­fi­lia che han­no coin­vol­to sa­cer­do­ti. Sen­za con­ta­re la vi­ci­nan­za im­ba­raz­zan­te tra cer­ti pre­ti e per­so­nag­gi in odo­re di ma­fia.

La so­lu­zio­ne non è di cer­to sti­pa­re le car­ce­ri già pie­ne, ma in­ve­sti­re nel mi­glio­ra­men­to del­le con­di­zio­ni di vita del­le pri­gio­ni. Una via lai­ca e ci­vi­le, pur­trop­po de­sti­na­ta ad es­se­re una ec­ce­zio­ne, per­cor­sa dal Go­ver­no Mon­ti all’ini­zio del suo man­da­to. De­le­ga­re il re­cu­pe­ro dei de­te­nu­ti a strut­tu­re pri­va­te mar­ca­ta­men­te re­li­gio­se fa in­ve­ce pen­sa­re an­co­ra una vol­ta ad una sus­si­dia­rietà ma­la­ta. In cui lo Sta­to ab­di­ca alle sue fun­zio­ni nel­la tu­te­la dei di­rit­ti fa­vo­ren­do la re­li­gio­ne.
FONTE QUI

IL LADRO LUIGI LUSI...SCARCERATO E TRASFERITO IN UN CONVENTO...


Caso Lusi, il senatore ottiene i domiciliari in convento
Martedì 18 Settembre 2012 12:56
Il senatore Luigi Lusi, dopo oltre tre mesi trascorsi nel carcere di Rebibbia, ha ottenuto gli arresti domiciliari presso il convento di Santa Maria dei Bisognosi a Carsoli (L'Aquila). Lo ha deciso il gip Simonetta D'Alessandro.
Il giudice ha cosi' accolto la richiesta di scarcerazione presentata dagli avvocati Luca Petrucci e Renato Archidiacono, previo il parere favorevole della procura. Accusato assieme ad altre persone, tra cui la moglie, di associazione per delinquere finalizzata all'appropriazione indebita di una somma compresa tra i 23 e i 25 milioni di euro spariti dalle casse della Margherita, Luigi Lusi, ex tesoriere del disciolto partito, era finito in carcere il 20 giugno scorso. Lusi dovrebbe lasciare Rebibbia nel primo pomeriggio.
Una precedente richiesta di arresti domiciliari in convento in Abruzzo era stata presentata dalla difesa ai primi di settembre al tribunale del riesame il quale, pero', si era detto contrario a una ipotesi di scarcerazione di Lusi alla luce del suo atteggiamento reticente e delle sue dichiarazioni volutamente ambigue rese agli inquirenti.

LA FOTO PRESA QUI


mercoledì 20 giugno 2012

LUIGI LUSI...SEI UN LADRO LADRO LADRO E UN FARABUTTO...


SEI UN LADRO LADRO LADRO...E UN FARABUTTO...
IL SENATO HA AUTORIZZATO L'ARRESTO.

Il senatore LI GOTTI dell' IDV avvocato, oggi al senato ha raccontato bene cosa ha combinato con i soldi pubblici questo farabutto!

Gli incubi li vivono gli italiani onesti per sopravivvere in un paese corrotto come l'Italia.

martedì 19 giugno 2012

BERSANI - LUSI




Comunque vada sarà un successo. Domani, 20 giugno 2012, il Senato voterà per l'arresto di Lusi, tesoriere della Margherita, il "mariuolo" della seconda Repubblica (quello della prima fu Chiesa che trascinò il PSI nel baratro). "Essere o non essere, questo è il dilemma per Bersani. Se sia più nobile nella mente soffrire i colpi di fionda e i dardi di un oltraggioso processo, o negare l'arresto contro un mare di affanni e, contrastandoli, porre forse fine al pdmenoelle." Analizziamo pacatamente, serenamente, le due ipotesi sul tavolo.
Prima ipotesi. Il Senato autorizza. Lusi viene arrestato e parla, e porta prove a sostegno (e ha detto che lo farà), mezzo pdmenoelle potrebbe essere trascinato sul banco degli imputati. Una riedizione di Tangentopoli con nuovi Forlani con la bavetta. Tutti i percettori dei contributi elettorali dispensati da Lusi a ummaumma dovrebbero trasferirsi all'estero e abbandonare i tanto amati talk show con conduttore a seguito. Previsione elettorale: pdmenoelle sotto il 15%, destinato alla fine della Lega.
Seconda ipotesi. Il Senato non autorizza. Lusi non viene arrestato, non parla e fa il pesce in barile in attesa degli eventi. L'opinione pubblica insorge. Il pdmenoelle attribuisce il salvataggio ai voti (infidi) del Pdl e della Lega. Il Pdl e la Lega respingono indignati l'accusa. Previsione elettorale: Il pdmenoelle perde il 2/3% del consenso elettorale nei sondaggi e si apre una discussione, seria, interna al partito sui rimborsi elettorali, che comunque altrettanto seriamente non verranno restituiti ai cittadini. Se voi foste il Politburo del pdmenoelle, rappresentato da Bersani, D'Alema, Bindi e Letta nipote, con la ruota di scorta dell'inconsapevole Rutelli, cosa fareste? Puntereste sulla ipotesi a minor rischio. E quindi il buon senso suggerisce il salvataggio. "Fiat Lusi". Meglio tirare a campare che tirare le cuoia. Lo disse Andreotti, lo faranno in Senato se non vogliono rischiare l'estinzione. Ma comunque vada, arresto o non arresto, sarà un successo.

venerdì 30 marzo 2012

LUIGI LUSI...

Lusi: "Ville? Per il partito. Soldi? 60% ai Popolari, 40 ai rutelliani"
ROMA - Il patto per la spartizione dei fondi della Margherita assegnava "il 60 per cento ai Popolari e il 40 per cento ai rutelliani". A fare da garante era Luigi Lusi che aveva il compito, come spiega lui stesso ai magistrati, "di mettere al sicuro i rimborsi elettorali", circa 220 milioni di euro. E lo fece "effettuando anche operazioni immobiliari, di cui alcuni all'interno del partito erano a conoscenza". Il verbale dell'ormai noto tesoriere, indagato per appropriazione indebita e illecito reimpiego dei soldi perché accusato di aver sottratto dalle casse del partito almeno 23 milioni di euro a fini personali, svela quanto accaduto nella formazione politica poi confluita nel Partito democratico dal 2007 in poi riguardo alla gestione del denaro. Dichiara Lusi ai pubblici ministeri: "Dal 2009 ho annotato le uscite perché i Popolari non sapevano quanto prendeva Francesco Rutelli, che ritengo nel tempo abbia avuto qualcosa in più per la nostra vicinanza politica e perché era presidente del partito". E l’acquisto delle case? Per investire i fondi della Margherita. Per le sue tasche, "solo" 700 mila euro "da prestare a parenti bisognosi". Lusi non solo era stato designato dal partito come "fiduciario" dei fondi spartiti tra le varie correnti, ma era stato anche consigliato di "investire bene i soldi incassati" dal forziere dei rimborsi elettorali. E per "bene" si intendono le ville e le case acquistate che ora, però, è "disposto a restituire" perché si è "dimesso dall’incarico di tesoriere". Quindi i vertici non erano a conoscenza delle proprietà immobiliari comprate con i fondi del partito? No, l'ex tesoriere dice che non è proprio così. Qualcuno sapeva, eccome se sapeva, anche delle ville. "Comunque dell'acquisto alcuni sapevano - insiste -. Non faccio i nomi però, perché tanto non lo confermerebbero". E dunque chi sono questi "alcuni" ben informati? Il patrimonio immobiliare di Luigi Lusi come hanno dimostrato le indagini della Guardia di finanza, è ben nutrito e lui stesso, sempre durante l'interrogatorio dell’altro ieri, ha spiegato che la villa di Genzano "acquistata a 6 milioni di euro oggi, dopo la ristrutturazione, ha un valore intorno ai 7 milioni". A questa vanno poi aggiunte le case di via Monserrato a Roma, la villa di Ariccia e i 5 appartamenti a Capistrello in provincia de L'Aquila. Per quando riguarda invece le distrazioni personali, ci sono "700 mila euro che amministravo come fiduciario ma che ho usato per i prestiti ad alcuni miei parenti". Tra questi, "i 100 mila euro a mio fratello Angelo e 120 mila a mio nipote". Le Fiamme gialle avevano scoperto che Lusi aveva creato una serie di società, incastrate l'una all'altra con un meccanismo di scatole cinesi, per acquistare immobili e gestire