Alloggi popolari a caro prezzo
Indaga la procura
di Matteo Vincenzoni Case affittate e vendute da coop e imprese senza detrarre le sovvenzioni regionali.
Più di duemila alloggi a canone agevolato affittati o venduti a prezzi di
mercato. È su questa anomalia che sta indagando la Procura di Roma. La
magistratura sta cercando di accertare se si tratti di un semplice errore di
calcolo degli uffici tecnici del Comune, che insieme alla Regione avrebbe dovuto
comunque vigilare, o di una truffa orchestrata da una sessantina, tra imprese e
cooperative, che per qualche ragione non avrebbero detratto il valore del
finanziamento pubblico regionale di cui hanno beneficiato, nel fissare i costi
di locazione. L'indagine sarebbe partita nell'aprile scorso con la denuncia
presentata dal sindacato Usb, a cui si sarebbero rivolte alcune famiglie che
dopo aver firmato il contratto d'affitto si sono ritrovate a pagare un canone in
alcuni casi doppio rispetto al reale valore previsto dagli standard per
appartamenti di edilizia residenziale pubblica (ex legge 167/1962), di circa 70
metri quadrati. Gli alloggi, più di 2mila, ricadono per la maggior parte nei
piani di zona Spinaceto, Monte Stallonara, Borghesiana, Pantano, Pisana,
Pignaccia e Ponte Galeria. Le famiglie che hanno comprato una casa o stipultato
i contratti d'affitto, da un anno fanno la spola tra gli uffici regionali e
quelli comunali del VI dipartimento, per avere spiegazioni sul perché si
ritrovino ora a pagare una casa popolare al prezzo di mercato. L'assessorato
all'Urbanisticca guidato da Marco Corsini, sulla base delle «numerosissime
segnalazioni», ha quindi deciso, un anno fa, di costituire un gruppo di lavoro e
avviare una verifica interna. «Un lavoro lungo e articolato, ma necessario per
capire se si tratti di una prassi ormai consolidata, e per tutelare i
cittadini». Queste le parole di Corsini. Il lavoro si è concluso il primo
ottobre con la consegna del dossier alla Giunta capitolina. L'organo di governo
dell'amministrazione ieri, con una memoria, ha dato mandato ai tecnici del VI
Dipartimento «di effettuare un'ulteriore ricognizione di tutte le situazioni,
volta alla determinazione dei giusti prezzi e dei giusti canoni di locazione»,
dal momento che i tecnici comunali hanno già potuto accertare che
«effettivamente i canoni di locazione sarebbero stati erronamente fissati in
misura superiore al dovuto». Sul caso ieri è intervenuto anche l'assessore
regionale alla Casa Teodoro Buontempo: «Imprenditori e cooperative hanno
ricevuto risorse economiche, anche nella misura del cento per cento, per
costruire abitazioni che poi hanno affittato a prezzi di mercato, facendo leva
su convenzioni sbagliate stipulate con i Comuni. I costruttori e le cooperative
hanno guadagnato tre, quattro, otto volte di più, mentre i cittadini sono stati
massacrati. Nei prossimi giorni - ha aggiunto Buontempo - fornirò alla
magistratura un dettagliato dossier al riguardo». Èd è lo stesso Marco Corsini,
sulla base della prima analisi fatta dai tecnici comunali, ad anticipare: «Nelle
convenzioni tipo sarebbe stata riscontrata superficialità e genericità di regole
e valutazioni». Ma come è stato possibile il papocchio? Gli standard per
determinare i prezzi di vendita e di affitto di questi appartamenti, non
dovrebbero essere già calcolati nelle convenzioni stipulate tra Comune e
imprenditori? Se la Regione non comunicasse al Comune il valore dei
finanziamenti erogati e il Campidoglio non si preoccupasse a sua volta di
accertarlo, potrebbe accadere anche questo. A dare presto una risposta ci
penserà comunque la Procura.
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Matteo Vincenzoni
05/10/2012
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