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sabato 27 ottobre 2012

VENDOLA SE CONDANNATO LASCIA LA POLITICA...

Sanità, chiesti 20 mesi per Vendola
“Se condannato lascio la politica” LA STAMPA

Il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola
Il presidente della Regione Puglia
e l’ex dg Lea Cosentino imputati
per concorso in abuso di ufficio.
La Procura: “Favorì un candidato
in una selezione da primario a Bari”
bari
«Una sentenza di condanna, sia pure relativamente ad un concorso in abuso d’ufficio per me sarebbe un punto di non ritorno, segnerebbe un mio congedo dalla vita pubblica. Ma una sentenza ispirata a verità e giustizia credo che restituirà a me quello che mi è dovuto, cioè la mia totale innocenza». Si dice «assolutamente sereno» il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, mentre lascia il tribunale di Bari dopo che la procura ha chiesto la sua condanna a un anno e otto mesi per concorso in abuso d’ufficio al termine di un processo con rito abbreviato.

La sentenza del gup Susanna De Felice si conoscerà il 31 ottobre, ma il presidente, dopo essersi difeso in aula facendo spontanee dichiarazioni, spiega ai cronisti che la richiesta di pena è «esorbitante rispetto al teorema accusatorio» che è stato «completamente ridimensionato dalle difese». E aggiunge: «Non giudico la richiesta dell’accusa né sottolineo la forza mediatica», facendo forse riferimento alla campagna elettorale in corso per le primarie del Pd sulla quale pende ora l’incognita della sentenza a carico di Vendola. D’altro canto, il presidente sa che anche la sua accusatrice, e coimputata, l’ex dg dell’Asl di Bari Lea Cosentino, deve difendersi (oltre a questo è coinvolta in altri processi): all’uscita lady Asl rileva che i suoi avvocati hanno spiegato «tecnicamente che non c’è reato». Un passo indietro sottolineato anche dal legale di Vendola, l’avvocato Vincenzo Muscatiello: «I difensori (di Lea Cosentino, ndr) - ha detto il legale al termine dell’udienza - hanno sostenuto nella loro requisitoria che non vi fosse un reato e quindi che non vi fosse alcuna chiamata in correità».

Vendola è accusato dalla procura di Bari di aver istigato Cosentino, per la quale pure è stata chiesta la pena di 20 mesi di reclusione, a riaprire i termini del concorso per l’incarico quinquennale di direttore medico della struttura complessa di chirurgia toracica dell’ospedale San Paolo di Bari, vinto da Paolo Sardelli. «Io - ha spiegato Vendola - non ho interferito perché fossero commessi degli illeciti. Si è ritenuto di riaprire i termini del concorso. In Italia negli ultimi anni sono stati riaperti 181.000 concorsi per primari, come a dire che non si tratta di una pratica illecita ma di una consuetudine, anche a garanzia della qualità della selezione, perché se troppo ristretta la platea dei concorrenti il rischio è che non ci sia qualità». Sardelli nel 2009 partecipo´ e vinse il concorso e ancora oggi guida il reparto.

Per i pm inquirenti, Desirè Digeronimo e Francesco Bretone, il pressing di Vendola su Cosentino, ribattezzata dai media “Lady Asl”, altro non è che un abuso d’ufficio perché avrebbe provocato un ingiusto vantaggio patrimoniale a Sardelli, che poco prima aveva visto svanire un incarico direttivo nell’ospedale `Di Venere´, sempre a Bari. La pressione di Vendola nei confronti di Cosentino avvenne - secondo la procura di Bari - «in assenza di un fondato motivo di pubblico interesse» e «sulla base di una motivazione pretestuosa e in sé contraddittoria (asserita esigenza di «una ampia possibilità di scelta» in relazione alla «esiguità del numero dei candidati che hanno presentato domanda», in palese contrasto con la dichiarata «specifica particolarità della disciplina oggetto della selezione»). Dopo la riapertura dei termini per la presentazione delle domande, «con deliberazione del 19 aprile 2009 n.9183/1 Cosentino - per la pubblica accusa - “presceglieva” - fra i soli tre candidati presenti alla prova colloquio tenutasi il 30 marzo 2009» (...) «il dott.Sardelli ai fini del conferimento dell’indicato incarico». 

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