E Santoro diventa lo zerbino di Fini. Lo ha in pugno ma lo grazia
Quando, in nome della solidarietà anti- berlusconiana, si evita di dare il colpo di grazia sugli
scandali politico -finanziari, muore la tv moralizzatrice. Non è un
accordo fra gentiluomini e non è nemmeno un esempio di giornalismo con
la schiena diritta, quando si gira intorno alle domande scomode per gli
ospiti. Certo, essere invitati in studio da Michele Santoro
per la prima puntata di Servizio pubblico rappresentava un onore tanto
per il presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini,
quanto per il sindaco di Firenze Matteo Renzi, candidato alla primarie
del Pd, e anche per l’ imprenditore Diego Della Valle. Che poi l’
argomento principale della serata fosse “Ladri di Stato” magari sarebbe
stata un’ ottima occasione di riflessione e di approfondimento. Per
coincidenza è in arrivo una nuova rivelazione del settimanale L’
Espresso sull’ appartamento di Montecarlo. Si stringe il cerchio intorno
al leader di Futuro e Liberty, alla sua cerchia familiare, agli
intrallazzi societari caraibici. Più che un’ intervista, si addice un
interrogatorio con tanto di lampada puntata sugli occhi per chiarire i
tanti misteri ancora irrisolti sulla transazione a favore dell’
immobiliarista James Walfenzao, tramite una società off -shore di Santa
Lucia. Rimane ancora da capire perché mai Giancarlo Tulliani, “cognato”
di Fini, avesse costituito una sua società nello stesso
paradiso fiscale, con tanto di conto corrente bancario, prima di
perfezionare l’ acquisto dell’ immobile di Montecarlo. Che tutto fosse
avvenuto all’ oscuro del parente acquisito è un’ ipotesi. Che non
spiega, però, se Tulliani avesse o no la disponibilità dell’ eredità
ricevuta da Alleanza Nazionale. Inoltre, ultimamente sono emerse anche
le tracce documentali dei rapporti, attraverso la società di giochi d’
azzardo Atlantis, fra Walfenzao, il latitante Francesco Corallo e il
parlamentare Amedeo Laboccetta, ex di An. Non si trattava di un giro di
conoscenze che risaliva alla famiglia Tulliani, ma semmai all’ entourage
politico dell’ ex leader di An. Che però sul punto tiene la bocca ben
cucita e si trincera nella propria sfera privata. E non sembra
minimamente apprestarsi al passo indietro, sebbene ormai sia un’ anatra
zoppa come usa dire negli Stati Uniti di un candidato con troppi
scheletri nell’ armadio. Sarebbe sufficiente a suggerirglielo anche
soltanto l’ ombra del sospetto su cui indagano i magistrati riguardo a
un’ operazione di riciclaggio legata alle subconcessioni che il gruppo
di Corallo avrebbe dato ad aziende della criminalità organizzata
appartenenti a Giulio Giuseppe Lampada, proprio il capo della cosca che
sta travolgendo la classe politica in Lombardia. Eppure Fini ne
esce indenne, sentenziando di avere «la coscienza a posto» perché, nei
suoi confronti, «condanne zero, rinvii a giudizio zero, avvisi di
garanzia zero ». Al timido appello di Santoro «alla sua
coscienza morale », il presidente della Camera risponde tranquillo che
si tratta di «una questione personale ». Il tele- tribuno si aspettava
di più, lo ammette. Ma non affonda il colpo. Marco Travaglio osserva
tacendo, come il cartello che campeggia in studio: Cave canem. Tanto
hanno messo la museruola a lui tanto quanto al conduttore che si è
tenuto accuratamente alla larga dalle domande fatidiche, senza porne
nemmeno una. Macché servizio pubblico. Tutt’ al più quello di ieri sera
su La7 era un pessimo servizietto privato.
(da Libero)
Se ricordo bene l'appartamento era stato comprato a prezzo di mercato, attestato da una perizia. Se questo fosse vero non ci sarebbe alcuno scandalo
RispondiEliminaNon è cosi, sotto sotto c'è una serie di magheggi vergognosi.
RispondiEliminaStorace ha fatto causa a Fini...vedremo come finira'.