L'INTERVISTA
La Sicilia vive con la coca
Lo scrittore Cappellani sul business dello spaccio.
di Antonietta Demurtas
da Catania
Ottavio Cappellani, scrittore, drammaturgo e sceneggiatore siciliano è capace di sovvertire qualsiasi opinione consolidata. Niente sfugge alla sua vena provocatoria, nemmeno il successo pop straordinario di 50 sfumature di grigio (poi nero e rosso). Che è riuscito a trasformare in una parodia: 50 sfumature di minchia (Imprimatur, Aliberti editore). Un romanzo nato come ebook e ora sbarcato in libreria che risente della grande tradizione del teatro anche di avanspettacolo catanese.
ANTICIPATORE DEI FORCONI. Nel suo romanzo L’Isola prigione anticipò la rivolta dei forconi. E ora mentre sta girando il suo primo film, Mal di terra, tutto ambientato in Sicilia, proprio della sua Isola parla senza risparmiare provocazioni.
In modo fantastico e letterario racconta la verità «che nessuno ha il coraggio di dire», spiega a Lettera43.it. Come quella che «la Sicilia sopravvive alla crisi solo grazie allo spaccio della cocaina».
DOMANDA. Quindi dopo L’Isola prigione, l’isola bianca?
RISPOSTA. Qui sono tutti cocainomani o spacciatori. La cocaina è l’unica cosa che fa girare i soldi, quei pochi che ancora si riescono a fare.
D. Si spieghi meglio.
R. I negozi non chiudono perché ci sono gli spacciatori di cocaina che si devono vestire come quelli del Grande fratello, così i locali dove bisogna andare a spendere per spacciare la droga o per comprarla.
D. Ma in Sicilia non si viveva grazie all’assistenzialismo?
R. C'è un flusso di denaro costante dato dallo Stato. È l'economia normale che dovrebbe creare ricchezza ma di fatto non è così, è lo stesso capitale che si autoalimenta.
D. E il turismo?
R. Non c’è, l'unico introito è la Regione, gli insegnanti, i precari. E il capitale di risparmio che dovrebbe essere quello usato per fare impresa, gira solo intorno alla cocaina.
D. Lei dice che oggi l'unico investimento in Sicilia è la polvere bianca?
R. Sì, chi oggi ha 1.000 euro non investe in un'impresa, ma entra in compartecipazione con qualcuno per comprare una partita di coca. E questo lo fanno tutti, dagli operai ai professionisti. Se guadagni 900 euro ne prendi 400, li investi e diventano 800, così arrivi a 1.300.
D. Ma non è la criminalità organizzata a gestire tutto?
R. Ormai lo spaccio non è in mano solo alla mafia. È un mercato in cui entra chiunque.
D. E se finisse tutta questa cocaina?
R. Se oggi in Sicilia dovesse finire la cocaina ci sarebbe la guerra civile. Capisco che è provocatorio ma è la verità. La gente mangia con la cocaina, poi c'è tutto l'indotto, lo spaccio per strada. Tutti i disoccupati della Sicilia oggi come lo comprano il latte ai bambini?
D. Sopravvivono con il sommerso?
R. Non c'è più perché quando manca il lavoro non c'è neanche quello in nero. Un tempo c'era, come a Catania ai tempi della movida. Allora le banche ti concedevano i mutui, ma oggi che hanno chiuso i rubinetti, non girano più neanche quei soldi.
D. Ma a Palermo è diverso, lì c’è la Regione che dà tanto lavoro.
R. Il fenomeno della cocaina è più presente a Catania perché qui c'è uno spirito imprenditoriale maggiore. Ora c'è pure a Palermo perché anche lì è mancato il lavoro della mafia che chiedeva il pizzo ai negozianti, poi si prendeva il negozio e lo usava per ripulire i soldi.
D. Il pizzo però si chiede ancora.
R. Sì, ma ora con le leggi anti riciclaggio, con i controlli sui passaggi di proprietà delle società, conviene meno.
D. Invece il traffico della droga...
R. Chi fa affari con la cocaina ha solo denaro pulito, non è come dice Roberto Saviano. È denaro contante che non devi ripulire come invece devi fare con le grosse transazioni finanziarie, bancarie, quelle virtuali, i titoli di Stato.
D. Quindi da Palermo a Catania è tutta una grande linea bianca?
R. Ancora di più da quando la Serit, che è l'Equitalia in Sicilia, ha iniziato a bloccare i conti correnti delle persone. Ora gli unici soldi che i cittadini hanno sono i contanti della cocaina.
D. Oltre a quelli che ha chi campa di Stato
R. Se un italiano su tre vive in famiglia, gli altri due sono i genitori. Quindi il 100% di italiani sono nuclei familiari che si auto sostengono, in cui il padre e la madre lavorano e mantengono il figlio perché non esiste un nuovo mercato del lavoro, almeno in Sicilia.
D. Insomma un disastro?
R. Per ora si vivacchia, sono aumentati gli scippi, i furti, i cinema vengono rapinati quattro volte a settimana all'ultimo spettacolo e i proprietari non denunciano se no gli mettono la bombetta.
D. Ma di chi è la colpa di questo disastro?
R. Qui non sono stati spesi 3 miliardi di euro dell'Unione europea, erano fondi per le nuove imprese, soldi messi a disposizione dall'Europa, ma nessuno l'ha saputo e sono rimasti lì.
D. Chi ci ha guadagnato?
R. Al presidente regionale Raffaele Lombardo non conveniva creare nuovi posti di lavoro, creare una nuova classe dirigente, perché se tu uno lo fai diventare imprenditore, gli dai i soldi perché ha un'idea buona e poi la sua azienda va bene, inizia ad assumere e diventa un problema.
D. Perché?
R. Ogni persona assunta è un voto in meno, è un voto libero, mentre ogni persona sotto consulenza, ogni precario è un voto guadagnato.
D. È questo è il sistema di Lombardo?
R. Sì, non creare ricchezza, mai più posti fissi. Perché la Sicilia è il centro dell'Udc da sempre? Perché sono sempre state fatte politiche per creare posti precari.
D. Il 28 ci sono le elezioni regionali e i sondaggi danno gli astenuti al 44%. C’è tanta rabbia nei confronti della politica?
R. Ma quale rabbia, ma dove? C'è un “lecchinaggio”, sono tutti in fila a chiedere un posto di lavoro. I siciliani amano i politici, appena ne vedono uno si emozionano. Per loro il miracolo di san Gennaro è nulla in confronto.
D. Ma ora anche i cittadini sanno che con la crisi neppure un politico può garantire il posto.
R. Però ti dà un lavoro precario che poi sarà sanato, come ha sempre fatto Lombardo con i soldi che non ha. Ma almeno mantiene la parola, per questo vince. Lombardo ti fa precario però poi ti rinnova il contratto ogni anno. E diventi precario a vita.
D. Adesso però pure i posti fissi nelle grandi industrie sono a rischio. Nel polo petrolchimico di Siracusa temono tagli e licenziamenti.
R. Quel polo non chiuderà mai perché è strategico. Priolo è in piedi perché c’è Sigonella non per i lavoratori. La raffineria non è un investimento per dare lavoro alle persone, è una possibile base militare vicina al giacimento non ancora sfruttato di Ragusa e situata di fronte all'Africa, quindi in caso di guerra per la Nato è strategica.
D. E se finisce la coca ci sarà la guerra civile?
R. Macché, i siciliani non hanno voglia di fare neanche la guerra civile, fa troppo caldo.
@antodem
Giovedì, 18 Ottobre 2012
Ottavio Cappellani, scrittore, drammaturgo e sceneggiatore siciliano è capace di sovvertire qualsiasi opinione consolidata. Niente sfugge alla sua vena provocatoria, nemmeno il successo pop straordinario di 50 sfumature di grigio (poi nero e rosso). Che è riuscito a trasformare in una parodia: 50 sfumature di minchia (Imprimatur, Aliberti editore). Un romanzo nato come ebook e ora sbarcato in libreria che risente della grande tradizione del teatro anche di avanspettacolo catanese.
ANTICIPATORE DEI FORCONI. Nel suo romanzo L’Isola prigione anticipò la rivolta dei forconi. E ora mentre sta girando il suo primo film, Mal di terra, tutto ambientato in Sicilia, proprio della sua Isola parla senza risparmiare provocazioni.
In modo fantastico e letterario racconta la verità «che nessuno ha il coraggio di dire», spiega a Lettera43.it. Come quella che «la Sicilia sopravvive alla crisi solo grazie allo spaccio della cocaina».
DOMANDA. Quindi dopo L’Isola prigione, l’isola bianca?
RISPOSTA. Qui sono tutti cocainomani o spacciatori. La cocaina è l’unica cosa che fa girare i soldi, quei pochi che ancora si riescono a fare.
D. Si spieghi meglio.
R. I negozi non chiudono perché ci sono gli spacciatori di cocaina che si devono vestire come quelli del Grande fratello, così i locali dove bisogna andare a spendere per spacciare la droga o per comprarla.
D. Ma in Sicilia non si viveva grazie all’assistenzialismo?
R. C'è un flusso di denaro costante dato dallo Stato. È l'economia normale che dovrebbe creare ricchezza ma di fatto non è così, è lo stesso capitale che si autoalimenta.
D. E il turismo?
R. Non c’è, l'unico introito è la Regione, gli insegnanti, i precari. E il capitale di risparmio che dovrebbe essere quello usato per fare impresa, gira solo intorno alla cocaina.
D. Lei dice che oggi l'unico investimento in Sicilia è la polvere bianca?
R. Sì, chi oggi ha 1.000 euro non investe in un'impresa, ma entra in compartecipazione con qualcuno per comprare una partita di coca. E questo lo fanno tutti, dagli operai ai professionisti. Se guadagni 900 euro ne prendi 400, li investi e diventano 800, così arrivi a 1.300.
D. Ma non è la criminalità organizzata a gestire tutto?
R. Ormai lo spaccio non è in mano solo alla mafia. È un mercato in cui entra chiunque.
D. E se finisse tutta questa cocaina?
R. Se oggi in Sicilia dovesse finire la cocaina ci sarebbe la guerra civile. Capisco che è provocatorio ma è la verità. La gente mangia con la cocaina, poi c'è tutto l'indotto, lo spaccio per strada. Tutti i disoccupati della Sicilia oggi come lo comprano il latte ai bambini?
D. Sopravvivono con il sommerso?
R. Non c'è più perché quando manca il lavoro non c'è neanche quello in nero. Un tempo c'era, come a Catania ai tempi della movida. Allora le banche ti concedevano i mutui, ma oggi che hanno chiuso i rubinetti, non girano più neanche quei soldi.
D. Ma a Palermo è diverso, lì c’è la Regione che dà tanto lavoro.
R. Il fenomeno della cocaina è più presente a Catania perché qui c'è uno spirito imprenditoriale maggiore. Ora c'è pure a Palermo perché anche lì è mancato il lavoro della mafia che chiedeva il pizzo ai negozianti, poi si prendeva il negozio e lo usava per ripulire i soldi.
D. Il pizzo però si chiede ancora.
R. Sì, ma ora con le leggi anti riciclaggio, con i controlli sui passaggi di proprietà delle società, conviene meno.
D. Invece il traffico della droga...
R. Chi fa affari con la cocaina ha solo denaro pulito, non è come dice Roberto Saviano. È denaro contante che non devi ripulire come invece devi fare con le grosse transazioni finanziarie, bancarie, quelle virtuali, i titoli di Stato.
D. Quindi da Palermo a Catania è tutta una grande linea bianca?
R. Ancora di più da quando la Serit, che è l'Equitalia in Sicilia, ha iniziato a bloccare i conti correnti delle persone. Ora gli unici soldi che i cittadini hanno sono i contanti della cocaina.
D. Oltre a quelli che ha chi campa di Stato
R. Se un italiano su tre vive in famiglia, gli altri due sono i genitori. Quindi il 100% di italiani sono nuclei familiari che si auto sostengono, in cui il padre e la madre lavorano e mantengono il figlio perché non esiste un nuovo mercato del lavoro, almeno in Sicilia.
D. Insomma un disastro?
R. Per ora si vivacchia, sono aumentati gli scippi, i furti, i cinema vengono rapinati quattro volte a settimana all'ultimo spettacolo e i proprietari non denunciano se no gli mettono la bombetta.
D. Ma di chi è la colpa di questo disastro?
R. Qui non sono stati spesi 3 miliardi di euro dell'Unione europea, erano fondi per le nuove imprese, soldi messi a disposizione dall'Europa, ma nessuno l'ha saputo e sono rimasti lì.
D. Chi ci ha guadagnato?
R. Al presidente regionale Raffaele Lombardo non conveniva creare nuovi posti di lavoro, creare una nuova classe dirigente, perché se tu uno lo fai diventare imprenditore, gli dai i soldi perché ha un'idea buona e poi la sua azienda va bene, inizia ad assumere e diventa un problema.
D. Perché?
R. Ogni persona assunta è un voto in meno, è un voto libero, mentre ogni persona sotto consulenza, ogni precario è un voto guadagnato.
D. È questo è il sistema di Lombardo?
R. Sì, non creare ricchezza, mai più posti fissi. Perché la Sicilia è il centro dell'Udc da sempre? Perché sono sempre state fatte politiche per creare posti precari.
D. Il 28 ci sono le elezioni regionali e i sondaggi danno gli astenuti al 44%. C’è tanta rabbia nei confronti della politica?
R. Ma quale rabbia, ma dove? C'è un “lecchinaggio”, sono tutti in fila a chiedere un posto di lavoro. I siciliani amano i politici, appena ne vedono uno si emozionano. Per loro il miracolo di san Gennaro è nulla in confronto.
D. Ma ora anche i cittadini sanno che con la crisi neppure un politico può garantire il posto.
R. Però ti dà un lavoro precario che poi sarà sanato, come ha sempre fatto Lombardo con i soldi che non ha. Ma almeno mantiene la parola, per questo vince. Lombardo ti fa precario però poi ti rinnova il contratto ogni anno. E diventi precario a vita.
D. Adesso però pure i posti fissi nelle grandi industrie sono a rischio. Nel polo petrolchimico di Siracusa temono tagli e licenziamenti.
R. Quel polo non chiuderà mai perché è strategico. Priolo è in piedi perché c’è Sigonella non per i lavoratori. La raffineria non è un investimento per dare lavoro alle persone, è una possibile base militare vicina al giacimento non ancora sfruttato di Ragusa e situata di fronte all'Africa, quindi in caso di guerra per la Nato è strategica.
D. E se finisce la coca ci sarà la guerra civile?
R. Macché, i siciliani non hanno voglia di fare neanche la guerra civile, fa troppo caldo.
@antodem
Giovedì, 18 Ottobre 2012