Ma l'ex sindaco di Gubbio lascia la porta aperta: «C'è volontà di ricucire». Rieletto l'Ufficio di presidenza del Consiglio regionale
Scritto il 08/5/12 •
Da sinistra Valentino, Marchesani e Goracci questa mattina in Consiglio (foto Umbria24)
di Daniele Bovi
Centonove giorni dopo l’arresto che ha terremotato la sua vita e quella della sua famiglia, Orfeo Goracci ha ripreso martedì il suo posto nell’aula di palazzo Cesaroni. Il tempo di mandare una lettera al presidente dell’assemblea Eros Brega, con la quale annuncia la sua uscita dal gruppo Prc-FdS, e di votare per il nuovo Ufficio di presidenza. Un Goracci che ricorda con commozione i 38 giorni passati nel carcere perugino di Capanne e che, nonostante le righe con cui annuncia di passare al gruppo misto, spiega di voler ancora tentare di ricucire con il partito nel quale ha militato per lunghissimi anni.
Sposate le tesi dell’accusa Intanto però l’atto di accusa è chiaro: Orfeo Goracci se ne va perché non può restare in un gruppo «che ha sposato totalmente le tesi dell’accusa, passando dallo storico garantismo alla preventiva dichiarazione di parte civile. Auspico – scrive nella lettera – che posizioni assurde e politicamente discutibili come quelle del Prc nazionale e regionale possano essere riviste». In discussione non c’è l’appartenenza alla maggioranza e il sostegno alla presidente Catiuscia Marini che, secondo Goracci, in questa prima parte di legislatura su temi come sanità e rifiuti ha fatto anche meglio del suo partito di provenienza, il Pd.
Sosterrò la Marini «Sarò un consigliere regionale comunista – scrive ancora l’ex sindaco di Gubbio – e sosterrò la presidente Marini, con autonomia e libertà di giudizio, senza fare sconti su argomenti che considero particolarmente importanti, come la sciagurata ipotesi dell’utilizzo dei cementifici per bruciare rifiuti, le questioni del lavoro e delle riforme, che devono puntare al riequilibrio territoriale senza penalizzare ulteriormente Gubbio e l’Alto Chiascio. Forte e imprescindibile rimane lo spirito unitario e la volontà di “ricucire”, testimoniata dal fatto che nel gruppo consiliare avrò come collaboratore un autorevole dirigente nazionale di Rifondazione comunista (Stefano Zuccherini, ndr)».
Il battibecco con Cirignoni Sulla sua situazione giudiziaria Goracci non entra nei dettagli ma in aula, al leghista Cirignoni che non partecipa al voto per il rinnovo dell’Ufficio anche visti gli indagati «che continuano a sedere qui dentro», l’ex sindaco di Gubbio replica: «Ho avuto la “fortuna” di essere quello entrato e uscito dal carcere di Capanne. “Fortuna” perché più giù di così non si può andare e quindi si può solo risalire. A Cirignoni vorrei però ricordare che, secondo la Costituzione italiana, ho tutti i titoli e diritti per stare in quest’Aula. Siccome professo e continuo a manifestare la mia piena e totale estraneità ai fatti non vedo il motivo per il quale non dovrei ricoprire il ruolo assegnatomi dai cittadini. A Cirignoni posso assicurare che non ho mai preso soldi, a differenza di quanto viene contestato ad esponenti nazionali nel suo stesso Partito, e mi sono fatto 56 giorni di galera».
Rieletto l’Ufficio di presidenza La seduta, come detto, era convocata per rieleggere quell’Ufficio di presidenza dal quale il centrodestra si dimise in blocco (così come dalle commissioni permanenti) in segno di protesta proprio dopo l’arresto di Goracci. Dopo l’accordo trovato tra maggioranza e opposizione nei giorni scorsi martedì a scrutinio segreto sono stati eletti i due vicepresidenti, ovvero Damiano Stufara (Prc, 19 voti) e Andrea Lignani Marchesani (Pdl, 9 voti). I due consiglieri segretari sono invece Fausto Galanello (Pd, 19 voti) e Alfredo De Sio (Pdl, 9 voti). Da mercoledì invece partiranno le operazioni per rieleggere i vertici di tutte le commissioni permanenti.
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