Gli italiani sanno tutto. Tutto dei rapporti Stato-mafia. Tutto sulle stragi e sui delitti eccellenti. Sanno chi c'è dietro e anche chi c'è davanti. In qualunque libreria ci sono libri con nomi, cognomi, indirizzi di chi ha distrutto la Repubblica. Siamo sommersi dalla verità. La nostra Repubblica è nata due volte sul sangue, la prima volta dal sangue della Resistenza, subito tradita, la seconda dal sangue dei giudici e degli attentati. Il segreto di Stato in Italia non esiste, non è mai esistito. Quando morì Salvo Lima, anche la casalinga di Voghera sapeva dei suoi rapporti con la criminalità organizzata. Al tempo di Craxi non c'era impresa che lavorasse con il pubblico che non fosse a conoscenza del pizzo socialista (di listino dal 10 al 30%). I giudici, quando sono messi in grado di intervenire, sono sempre anticipati dalla vox populi di almeno qualche anno. Le banche sapevano del crack Parmalat e ne vendevano i bond fino all'ultimo minuto secondo. Berlusconi e Tremorti sapevano dell'abisso del debito pubblico da loro alimentato in totale incoscienza, ma sempre negato con il ghigno sulle labbra. La conoscenza, in Italia, estesa, reiterata, diffusa fino alla nausea, senza però alcuna possibilità di intervenire ha generato un senso di impotenza di cui molti sono prigionieri. L'italiano non crede al cambiamento, guarda la televisione e vede pontificare i politici che lo hanno portato alla rovina. Non capisce come questo sia possibile e cambia canale. Altrove, quei politici, sarebbero inseguiti per le strade. Qui ci prendono per il culo ogni sera con il sostegno dei giornalisti di regime. Il senso di impotenza genera il rifiuto, l'isolamento e, al momento delle elezioni, l'astensionismo. Metà del Paese si astiene dal voto, non è interessato a chi lo governa, non vuole avere a che fare con la politica che considera lontana, estranea e immonda. "Il voto non serve, tanto fanno sempre ciò che vogliono". Ad esempio cancellare i risultati dei referendum e non mettere in discussione alle Camere le leggi di iniziativa popolare. Pdl e pdmeneolle pari sono. Fanno il cazzo che vogliono, comunque. Questa metà dell'Italia, che oggi vive sottocoperta, può salvare il Paese. Bisogna riportarla al voto per spazzare via le oligarchie, i partiti, i mafiosi, l'informazione corrotta. Da qui alle elezioni del 2013 chiunque segue il MoVimento 5 Stelle deve darsi come compito informare gli astenuti che si può voltare pagina, spiegargli il nostro Programma. Portarli alle urne convincendoli che, per la prima volta nella loro vita, potranno votare per sé stessi. Loro non si arrenderanno mai (noi neppure). Ci vediamo in Parlamento.
ITALIANISCOSTUMATI IN RIFERIMENTO AI POLITICI CHE HANNO PORTATO IL PAESE A UN DEBITO PUBBLICO FUORI CONTROLLO... un paese che sta' nelle graduatorie che non ci fanno onore...un blog caotico e senza nessuna pretesa...
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venerdì 29 giugno 2012
BEPPE GRILLO
Gli italiani sanno tutto. Tutto dei rapporti Stato-mafia. Tutto sulle stragi e sui delitti eccellenti. Sanno chi c'è dietro e anche chi c'è davanti. In qualunque libreria ci sono libri con nomi, cognomi, indirizzi di chi ha distrutto la Repubblica. Siamo sommersi dalla verità. La nostra Repubblica è nata due volte sul sangue, la prima volta dal sangue della Resistenza, subito tradita, la seconda dal sangue dei giudici e degli attentati. Il segreto di Stato in Italia non esiste, non è mai esistito. Quando morì Salvo Lima, anche la casalinga di Voghera sapeva dei suoi rapporti con la criminalità organizzata. Al tempo di Craxi non c'era impresa che lavorasse con il pubblico che non fosse a conoscenza del pizzo socialista (di listino dal 10 al 30%). I giudici, quando sono messi in grado di intervenire, sono sempre anticipati dalla vox populi di almeno qualche anno. Le banche sapevano del crack Parmalat e ne vendevano i bond fino all'ultimo minuto secondo. Berlusconi e Tremorti sapevano dell'abisso del debito pubblico da loro alimentato in totale incoscienza, ma sempre negato con il ghigno sulle labbra. La conoscenza, in Italia, estesa, reiterata, diffusa fino alla nausea, senza però alcuna possibilità di intervenire ha generato un senso di impotenza di cui molti sono prigionieri. L'italiano non crede al cambiamento, guarda la televisione e vede pontificare i politici che lo hanno portato alla rovina. Non capisce come questo sia possibile e cambia canale. Altrove, quei politici, sarebbero inseguiti per le strade. Qui ci prendono per il culo ogni sera con il sostegno dei giornalisti di regime. Il senso di impotenza genera il rifiuto, l'isolamento e, al momento delle elezioni, l'astensionismo. Metà del Paese si astiene dal voto, non è interessato a chi lo governa, non vuole avere a che fare con la politica che considera lontana, estranea e immonda. "Il voto non serve, tanto fanno sempre ciò che vogliono". Ad esempio cancellare i risultati dei referendum e non mettere in discussione alle Camere le leggi di iniziativa popolare. Pdl e pdmeneolle pari sono. Fanno il cazzo che vogliono, comunque. Questa metà dell'Italia, che oggi vive sottocoperta, può salvare il Paese. Bisogna riportarla al voto per spazzare via le oligarchie, i partiti, i mafiosi, l'informazione corrotta. Da qui alle elezioni del 2013 chiunque segue il MoVimento 5 Stelle deve darsi come compito informare gli astenuti che si può voltare pagina, spiegargli il nostro Programma. Portarli alle urne convincendoli che, per la prima volta nella loro vita, potranno votare per sé stessi. Loro non si arrenderanno mai (noi neppure). Ci vediamo in Parlamento.
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