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venerdì 20 aprile 2012

THE WEEKLY STANDART...


La 'Syrian connection' del quotidiano di Scalfari
Ecco come i puri de "La Repubblica" se la fanno con i dittatori alla Assad

Febbraio 2012 Il dittatore siriano, Bashar al-Assad


La Repubblica, il giornale fondato da Eugenio Scalfari, aveva un rapporto privilegiato con l’ufficio stampa del dittatore siriano Bashar al-Assad. Per anni, il megafono della sinistra italiana è servito da amplificatore per una delle più crudeli dittature del ventesimo secolo. Il lupo di largo Fochetti ha perso il pelo - del ‘colbakko’ - ma non il vizio.

Secondo quel che è riportato su un articolo pubblicato dal settimanale conservatore statunitense, ‘The Weekly Standard’, infatti, alcuni pirati informatici del gruppo Anonymous hanno hackerato 78 conti di posta elettronica del regime di Damasco. Dai testi delle email si è scoperto che il capo della comunicazione di Bashar al-Assad intratteneva strette e confidenziali relazioni con giornalisti di tutto il mondo, per di più appartenenti a testate blasonate e tendenzialmente sinistrorse. Nella cricca c’è anche ‘La Repubblica’. Tanto è vero che tra l’inviata di largo Fochetti, Alix Van Buren, e il capo ufficio stampa di Assad c’era (?) un rapporto di vera amicizia, incensato da scambi di costosi regali come, pare, profumi di Valentino. La Van Buren, grazie all’intercessione della potente amica siriana, aveva già intervistato Assad per il quotidiano diretto da Mauro (e nel 2006 Khaled Meshaal, leader di Hamas, quando era ancora ospite degli Assad). Qui sotto qualche esempio del tenore degli scambi d’email.

30 maggio 2010 a scrivere dall’account di Repubblica è Alix Van Buren:

“Mia adorata Boutheina, quanto mi manchi! Grazie mille per tutto, compresi i bellissimi regali (il profumo di Valentino è buonissimo, odora di rose di Damasco, e il porta gioielli è meraviglioso). Grazie ancora per averci consentito di produrre una delle migliori interviste (che squadra, tu e io!). Hai notato che Charlie Rose ha copiato da capo a piedi la nostra intervista, compresa la domanda su Hariri! Non male vista la sua reputazione di essere uno dei migliori intervistatori americani… In ogni caso la nostra intervista era molto più chiara nel trasmettere i pensieri del presidente, almeno questo è il messaggio che ricevo dai commentatori politici di molte parti del mondo. Vedi? Tu e io ce l’abbiamo fatta ancora una volta. Spero ci si veda presto, quest’estate. Mi darebbe un’altra occasione di abbracciarti, ringraziarti e bearmi dalla gioia per la tua presenza. Tutto il mio affetto ai tuoi bellissimi figli, è stato un grande piacere vederli. Grazie anche per avermi fatto aiutare da Raghad e Mazen, sono stati di grande aiuto. Mazen è stato fondamentale per consentirmi di portare tutte quelle magnifiche rose e i gelsomini che già mi danno un gran conforto qui a casa. Non ti stancare. Ricordati di spegnere il cellulare ogni tanti. Mi ha reso molto felice vederti in perfetta forma. Ti voglio tanto tanto bene, anzi di più. Ci vediamo preso, Inshallah e grazie ancora.

 Ali”.

La risposta della portavoce del dittatore arrivata il 7 giugno. 


“Ho visto l’intervista di Charlie Rose, non è nemmeno paragonabile alla tua… Hai fatto un gran lavoro, sono davvero felice che siamo riusciti a portare a casa un’intervista così importante con Lui”.

Continuando a leggere l’articolo pubblicato dal Weekly Standard, però, si scopre anche un’altra notizia. Repubblica, oltre a spedire e ricevere pizzini da Assad and co., voleva inviare in Siria Gad Lerner per una nuova intervista al dittatore alauita. Il naso troppo adunco dell’Infedele gli ha impedito di compiere l’opera. L’ufficio stampa, infatti, alla richiesta di concedere un’intervista ad Assad fatta da Lerner risponde un secco: “No. È un ebreo”. Allora Repubblica insiste: “Sì è un ebreo ma ha anche firmato petizioni contro Nethanyau”. Ma, in Siria replicano il secco: “No. È un ebreo”, aggiungendo: “Ha pure firmato petizioni con Bernard-Henri Lévy rivolte contro di noi e a lungo termine il suo obiettivo sarà di fare gli interessi d’Israele”. Perciò non l’hanno voluto. Trattato in questo modo solo per quel naso un po’ troppo adunco. Eppure, su Repubblica questo non lo leggeremo mai. A limite, potrebbero scrivere che Lerner non è riuscito a fare quell’intervista perché scambiato per il nipote di Mubarak
FONTE QUI

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