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mercoledì 18 aprile 2012

ART. 81


VOTAZIONE ORE 17:57 281 presenti, 280 votanti: favorevoli 235, contrari 11, astenuti 34, il Senato approva

ORE 17 Salvo Fleres (Coesione Nazionale – Grande Sud) “L’articolo 81 così come proposto non può essere votato, quindi ci asterremo. Come ha detto brillantemente dal senatore Rossi, ci asteniamo perché non crediamo che questa sia la strada giusta, perché legherà le mani a tutto il Parlamento relativamente ad un percorso virtuoso e anti-ciclico. Invece così non garantiamo nulla, se non l’impoverimento progressivo del nostro paese. La recessione diventerà una costante dell’azione economica del nostro paese che sarà incentrato sulla recessione e non sulla spesa. Quale imprenditore investirà se non conosce il tetto massimo di prelievo fiscale che si vuole attendere. Se in questa modifica fossero state inserite delle condizioni, probabilmente avremmo vincolato il prelievo fiscale e obbligato il governo ad una attenta revisione della spesa, in assenza della quale i tecnici continueranno a foraggiare una burocrazia che impoverirà il potere”.
“Signor presidente, un Parlamento di nominati come questi, non le capisce queste cose, perché non parla con il popolo ma con il salotto, anzi, con il salotto del salotto dei tecnici”.

ORE 17:10 Maria Ida Germontani (Terzo Polo, Api-Fli): “Pur con alcune criticità esposte dal senatore Rossi che dal presidente Baldassarri, è una posizione di assoluta responsabilità. Il nostro sarà un voto positivo, perché assegna allo Stato di assicurare l’equilibrio tra entrate e uscite, sia da ribadire nell’opinione pubblica italiana. Nell’articolo 81 si stabiliva che ogni legge con nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte. Una previsione che non è valsa a nulla, se siamo arrivati ad un debito del 120% della produzione nazionale. Tutto è partito da condizioni europee, tra cui la Germania che ha intrapreso il pareggio di bilancio nonostante abbia conti migliori di noi. Dobbiamo conseguire gli obiettivi previsti dall’appartenza all’Europa”.
“Il lavoro del legislatore a tutela dei conti pubblici non finisce, ma inizia a partire dall’applicazione delle nuove norme di bilancio: tutte le modifiche devono essere approvate a maggioranza assoluta da tutte e due le Camere, ci sembra una norma sensata di garanzia. Il problema vero è il rientro a parametri più sostenibili da uno stock di debito pubblico colossale, e questo lo può garantire solo una politica di pareggio di bilancio per molti anni a venire. Ci auguriamo la maggioranza dei 2/3 dei componenti in modo che non si faccia il referendum e ci si muova velocemente. Voteremo a favore”.

ORE 17:13 Giampiero D’Alia (Udc, Svp, Autonomie): “Ci siamo già espressi, siamo favorevoli all’approvazione di questo testo e siamo favorevoli alla sua approvazione anche a livelli di enti locali come le Regioni. Noi voteremo a favore e auspichiamo una rapida approvazione”.

ORE 17:15 Gianvittore Vaccari (Lega Nord): “Lenin aveva un piano B: ‘Per sconfiggere la borghesia basta dare inflazione e tassazione’. Noi esprimiamo dei seri e importanti dubbi su questa proposta. Innanzitutto vi è un grave inganno di contenuti: pareggio di bilancio non compare nel disegno di legge, ma compare ‘equilibrio’. Abbiamo visto come tanti esperti di economia hanno sottolineato la differenza tra pareggio ed equilibrio. Qui si poteva aprire un capitolo della sovranità del nostro paese visto che ce lo chiede l’Europa. Questa differenza è sostanziale e fanno capire come non approderemo ad un risanamento della nostra economia, e spiace vedere che autorevoli colleghi e il Presidente della Prima Commissione continuano a parlare di pareggio di bilancio nella Carta costituzionale. La politica economica di questo governo, sintetizzabile in più tasse, meno capacità della spesa delle famiglie, nessuna riduzione della spesa non produttiva, aumento dell’Iva anche sul pane. Con la stagnazione dell’economia non solo ci allontaneremo dal pareggio di bilancio, ma anche dall’equilibrio. Le famiglie avranno un prelievo di 1500 euro di media in più, vediamo i salti mortali del governo sull’Imu,… La Lega voterà contro questo provvedimento con decisione e coscienza. Presidente, le volevo chiedere come lei consenta che si possa votare un provvedimento dove nel titolo c’è pareggio di bilancio e all’interno del testo si parla di equilibrio. E’ un falso parlamentare su un aspetto di assoluta importanza, noi non abbiamo capito cosa sia questo fantomatico equilibrio di bilancio. Questo governo ha messo una pietra tombale sul federalismo che era l’unica possibilità di una ripresa”.


ORE 17:25 Luigi Zanda (Pd): “Al contrario di quanto detto dal senatore Rossi, io aspetto con soddisfazione questa legge che introdurrà nella Costituzione il pareggio di bilancio, anzi, il consenso largo e la tempestività con la quale approviamo questo provvedimento, sottointende la serietà del provvedimento. Il Pd intende garantire il futuro dei conti pubblici e quindi il futuro del nostro paese. Nell’eurozona si sono ristretti i margini delle politiche nazionali, non solo per l’economia, qui sono in gioco anche la sicurezza e la democrazia. L’euro e l’Europa devono ancora dispiegare le loro potenzialità, ma esistono anche problemi propri dell’Italia. La nostra Costituzione, nel 1948, sottolineava la necessità di coprire le spese. Con 2.000 miliardi di debito pubblico, abbiamo tradito quel mandato, se in un passato recente avessimo tenuto conto da quello che diceva Nino Andreatta e Padoa Schioppa. Le tristi vicende della ex Margherita e della Lega Nord dimostrano che la disattesa dell’articolo 81 si ripercuotono anche su questo. Oggi, gli interessi passivi sul debito, ci costano da 80 a 90 miliardi l’anno: una cifra spropositata. Napolitano ha ragione, abbattere il debito è un dovere morale. Non possiamo chiedere a Monti di abbatterlo ora, ma dobbiamo chiedere in che modo 20 anni di pesantissimi sacrifici chiesti dal Fiscal Compact influiranno sul nostro futuro. Sappiamo che alla riforma non possiamo chiedere cure specie se l’economia entra in una fase recessiva acuta, peggio di questa. Gli economisti sanno che l’austerità senza politiche per la crescita non ha senso. Quindi dobbiamo insistere con una patrimoniale per non pesare troppo sulle classi medio-basse. Se l’Italia riuscirà ad andare al voto con una nuova legge elettorale approvata a grande maggioranza, allora potremo dare un senso anche a questa modifica Costituzionale. Durante il concilio Vaticano Secondo i padri conciliari facevano fatica a trovare accordi su questioni cruciali sul futuro della Chiesa, ma grazie alla mediazione di Dossetti si arrivarono a grandi maggioranze. Per uscire dalla crisi serve l’unificazione politica europea, ma questo processo è troppo lento e indecifrabile: dobbiamo dire se vogliamo o no l’Unione politica, assieme ad una vera banca europea prestatrice di ultima istanza. L’Europa può diventare altro, e diventare uno dei grandi del pianeta, altrimenti resteremo un libero mercato con una moneta unica, ma i nazionalismi prospereranno. Questo voto è la nostra prima battaglia”.

ORE 17:35 Gabriele Boscetto (Pdl): “Un iter lungo ma maturo. Con questa modifica costituzionale l’Italia si allinea agli altri partner europei. Dopo la doppia approvazione delle due Camere, dobbiamo difenderci dagli attacchi speculativi mossi contro numerosi paesi dell’area euro. Dobbiamo dare risposte concordate a livello di Unione Europea per portare i bilanci pubblici in sicurezza, parsa vacillare nei mesi scorsi in tutta Europa. Il pareggio di bilancio è una regola aurea. Se il nostro paese uscirà dalla crisi con una norma costituzionale con il pareggio di bilancio, sapremo che avremo un meccanismo virtuoso che andava adottato prima. Certo, il testo attuale era significativo per evitare spese pubbliche senza adeguata copertura, ma negli anni si sono affinati gli strumenti per scardinare l’articolo 81, per un keynesianismo distorto. Keynes spostava l’orizzonte dell’equilibrio di bilancio soltanto come misura anti-ciclica, da recuperare nei momenti di espansione. Il legame tra deficit e ciclo economico non si ha, se vediamo le analisi storiche. Questa introduzione responsabilizza il Parlamento, è un elemento dotato di solidi fondamenti nella teoria economico. Un impegno di natura etica anche, perché cumulare debito in misura progressiva significa ipotecare gli stipendi dei nipoti. Quindi non possiamo dare il debito alle maggioranze di turno, e dobbiamo fare in modo che servono maggioranza qualificate per modificare la norma costituzionale. Anche se ciò non è impedito: norme e senso etico viaggiano in parallelo. L’intesa raggiunta a livello europeo sul Fiscal Compact impone norme attuative anche nella Costituzione. La scorsa estate con il governo Berlusconi abbiamo posto in campo l’avvio di questi provvedimenti, lasciando spazio poi ad un governo tecnico che trova minori opposizioni sociali. Certo, non si risolve con una norma il problema del debito pubblico. Dopo la riforma pensionistica dovremo affrontare il tema della delega fiscale, le liberalizzazioni nell’economia, e riformare il lavoro con flessibilità in entrata e uscita, poi col passaggio successivo, diminuzione delle tasse e della spesa pubblica. Ci aspettiamo responsabilità dalle forze che sostengono questo governo”.


In dissenso, senatore Mario Baldassarri (Fli-Api): “Non partecipo al voto perché la mia valutazione è che fissare il saldo di bilancio in pareggio, è il rischio di uccidere la democrazia e libertà. Il saldo zero si può ottenere anche con una spesa pubblica all’80% e tassazione all’80%. Non ha senso questo vincolo senza porre limiti, chi non si preoccupa di questa deriva può avere un retro pensiero di sostituire alle scelte individuali le scelte collettive. Ma il collettivismo nella storia è fallito”.

Marco Cutrufo (Pdl) “Azzeramento del deficit dovrebbe servire per il governo di abbattere il deficit. Tutto ciò potrebbe avvenire anche in maniera nominale, ma questo percorso non appare così confortante: nessuno può garantire che per garantire il pareggio non servano nuove tasse, quindi recessione. Noi abbiamo prodotto più avanzi primari che la Germania, mentre Francia e Gran Bretagna sono in disavanzo. Non ci sono certezze che con i metodi per uscire dalla situazione, non è detto che usciamo da questa situazione. Sappiamo che 5 nobel di alto livello hanno scritto ad Obama per dire di non adoperare questa camicia di forza. A causa della recessione mondiale il nostro paese ha perso tra 2008-09 100 miliardi di Pil. La sostenibilità di uno stock di debito può migliorare solo se il Pil aumenta, non teoricamente. Il recupero del Pil non può essere realizzato se non ripartono gli investimenti pubblici capaci di attivare il paese anche a livello privato. Il pareggio, comprime il paese! La logica di rigore, ovvio, non va elusa, ma così portiamo il paese verso i più rischiosi di Europa. Il vincolo costituzionale non solo non riduce il rischio della recessione, ma annichilisce il Paese! L’alternativa è la riduzione in via diretta dello stock di debito con una unica tassa di scopo, sostitutiva con le tasse a pioggia introdotte nel 2011. In Italia le condizioni per seguire questa strada, ci sono, e vanno prese in considerazione. Serve una nuova strategia e un nuovo approccio, con la riduzione dello stock di 400 miliardi. Voto in dissenso e mi astengo”.

Massimo Garavaglia (Lega Nord): “Mi astengo. Il pareggio di bilancio può essere utile per contenere la spesa pubblica, e quindi applicare i costi standard, ma riteniamo opportuno che si arrivi ad un referendum in modo che si apra nel paese un dibattito e ci si renda conto di quali sono gli effetti del Fiscal Compact sulle nostre tasche”.

Schifani: “Mario Monti ha informato che vorrebbe votare, ha raggiunto ora il Palazzo, quindi per garbo istituzionale sospenderei la seduta per cinque minuti” (qualcuno esprime contrarietà, al che Schifani: “So che è arrivato, eccolo, allora possiamo andare avanti senza interrompere”).

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