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lunedì 16 gennaio 2012

MOVIMENTO DEI FORCONI IN SICILIA


SPECIALE » Se indignarsi non basta
La Sicilia grida la sua indignazione con il Movimento dei Forconi

Dal 16 al 20 Gennaio la Sicilia si fermerà con la manifestazione di protesta annunciata sull’intero territorio regionale dal Movimento dei Forconi, un’associazione di agricoltori, artigiani, allevatori e pastori costituitasi per lottare contro lo status quo e contro il potere costituito.
di Dario Lo Scalzo - 11 Gennaio 2012

Il Movimento dei Forconi è un’associazione di agricoltori, artigiani, allevatori e pastori costituitasi per lottare contro lo status quo e contro il potere costituito. Già negli scorsi mesi era sceso in piazza a più riprese ma, con la quattro giorni di Gennaio, incalza con maggiore veemenza per denunciare le criticità e la disperazione della gente. Il Movimento, che si dichiara libero politicamente e al di fuori di ogni strumentalizzazione, ha pensato in grande decidendo di occupare pacificamente tutti i punti nevralgici della Sicilia.

Della situazione siciliana e di questa nuova forma di protesta annunciata abbiamo parlato con Mariano Ferro, un agricoltore che da mesi ha abbandonato la sua terra per dedicarsi con tutte le sue energie a quella che chiama la “rivoluzione del popolo siciliano”.

Da dove nasce la vostra rabbia e qual è la situazione attuale in Sicilia?

Vogliamo scrivere una pagina di storia e la scriveremo. Non si può più fare filosofia, in Sicilia c’è disperazione. Non siamo più disposti ad accettare lo stato delle cose e a scendere a compromesso. Siamo contro la politica, le banche, i sindacati e anche contro la Chiesa. Siamo vittime del sistema e non possiamo affiancarci a chi ci ha uccisi. Vogliamo essere liberi e vogliamo poter contare sulle nostre forze. Siamo stanchi del disinteresse da parte delle istituzioni locali e nazionali. Vogliamo portare avanti una vera lotta contadina. La crisi è un treno che ha permesso a tutti i siciliani di prendere coscienza e adesso è giunta l’ora di salirci su.


Per decenni abbiamo avuto la mafia adesso ci ritroviamo anche con lo Stato come nemico numero unoÈ finito il tempo delle raccomandazioni e del protezionismo, per decenni abbiamo avuto la mafia, adesso ci ritroviamo anche con lo Stato come nemico numero uno. Le tasse e le iniquità sono ormai più pesanti ed onerose del pizzo. Oggi siamo già in tanti e non solamente agricoltori ma tanti cittadini esasperati. Occorre continuare a svegliare la gente per poi pensare a cambiare le cose. Dentro il Palazzo non fanno nulla e hanno portato la nostra regione ad un reale fallimento, l’unica cosa che ci rimane è la strada, la rivoluzione pacifica.

Cosa succederà nella quattro giorni di gennaio?

Con l’aiuto e la partecipazione anche degli autotrasportatori, la nostra intenzione è quella di fermare pacificamente l’intera Sicilia bloccando i punti cruciali del trasporto regionale. Saremo sui porti, sulle autostrade e sugli scorrimenti veloci di ogni parte della regione, saremo nei pressi delle raffinerie di Gela e Priolo, ecc.

Di certo creeremo disagi ma è il minimo sacrificio che si possa chiedere ai siciliani per ascoltarci, faremo volantinaggio ed informeremo i cittadini dell’inizio della rivolta popolare. Ci aspettiamo di trovare consenso ma anche partecipazione della gente comune. Sappiamo che tanti studenti si uniranno a noi, tante donne e speriamo che i siciliani scendano per le strade a manifestare il loro malessere

Dal 16 al 20 Gennaio la Sicilia sarà paralizzata con la manifestazione di protesta annunciata sull’intero territorio regionale dal Movimento dei ForconiNascete come lotta contadina anche se sperate di coinvolgere la società civile siciliana, quali sono le vostre idee e le vostre rivendicazioni? In poche parole, quali sono le prime 2-3 misure concrete ed immediate che volete che si mettano in piedi, che si realizzino?

Potremmo parlare di defiscalizzazione dei carburanti e dell’energia elettrica, potremmo parlare di blocco delle procedure esecutive della Serit-Equitalia, potremmo parlare di Piano di Sviluppo Rurale siciliano, potremmo parlare dell’intervento della Giustizia affinché si penalizzi e si lotti il taroccaggio dei prodotti (prodotti provenienti dall’estero che vengono venduti come prodotti siciliani), potremmo parlare di necessità di maggiori controlli e di tracciabilità dei prodotti, ma innanzitutto la politica deve dirci se ha intenzione di portare avanti seriamente le nostre rivendicazioni e soprattutto se ne ha le capacità.

La nostra economia è in ginocchio. È il tempo di rilanciarla. La politica deve essere in grado di richiedere e realizzare atti forti. Quando c’è un terremoto si interviene d’urgenza, interviene la protezione civile. Quello è un atto forte legato all’eccezionalità della situazione. Ebbene in Sicilia occorrono atti forti; un altro esempio sarebbe quello di utilizzare in maniera più razionale e intelligente i fondi europei. La verità è che ci hanno svenduto ed ormai siamo alla periferia dell’Europa, per quello non abbiamo più fiducia in questo sistema. Per quello prepariamo la rivoluzione in Sicilia.
Di Dario Lo scalzo

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