LA DENUNCIA ALLA COMMISSIONE EUROPEA CONTRO IL DUALISMO DEL MERCATO DEL LAVORO ITALIANO I RAPPRESENTANTI DI SETTE DIVERSE ORGANIZZAZIONI CULTURALI, SOCIALI E POLITICHE ESPONGONO AL GOVERNO UE I MOTIVI PER CUI IL REGIME DI APARTHEID FRA PROTETTI E NON PROTETTI CHE CARATTERIZZA IL TESSUTO PRODUTTIVO ITALIANO DEVE CONSIDERARSI INCOMPATIBILE CON L’ORDINAMENTO COMUNITARIO
Atto presentato alla Commissione Europea il 14 settembre 2011 da Emma Bonino, vicepresidente del Senato, già commissario europeo, Benedetto Della Vedova, deputato FLI firmatario di un progetto di legge ispirato al principio della flexsecurity (p.d.l. n. 4277/2011), Antonio Funiciello, direttore di LibertàEguale, Pietro Ichino, senatore Pd, autore del progetto flexsecurity e del progetto di Codice del lavoro semplificato (d.d.l. n. 1873/2009), Giulia Innocenzi, responsabile italiana di AVAAZ (che ha già raccolto oltre 40.000 firme a sostegno di questa iniziativa), Nicola Rossi, senatore, esponente della Fondazione Italia Futura, firmatario del d.d.l. n. 1873/2009, Eleonora Voltolina, fondatrice della testata on line Repubblica degli Stagisti - V. in proposito il dibattito sviluppatosi nei giorni immediatamente successivi sul quotidiano Europa, con gli interventi di Pierpaolo Baretta, Emma Bonino, Cesare Damiano, Sergio D’Antoni, Pietro Ichino e Nicola Rossi, Tiziano Treu, Lanfranco Turci e Sergio Cesaratto
DENUNCIA ALLA COMMISSIONE EUROPEA
RELATIVA ALLA VIOLAZIONE
DA PARTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
DI OBBLIGHI DERIVANTI DALL’APPARTENENZA
ALL’UNIONE EUROPEA
I sottoscritti
Emma BONINO, nata a Bra il 9 marzo 1949;
Benedetto DELLA VEDOVA, nato il 3 aprile 1962 a Sondrio;
Antonio FUNICIELLO, nato il 27 gennaio 1976 a Piedimonte Matese;
Pietro ICHINO, nato il 22 marzo 1949 a Milano;
Giulia INNOCENZI, nata il 13 febbraio 1984 a Rimini;
Nicola ROSSI, nato il 9.12.51 a Andria;
Eleonora VOLTOLINA, nata il 22/10/1978 a Roma;
tutti di cittadinanza italiana, rappresentati dall’avvocato Pietro Ichino, del Foro di Milano, ed elettivamente domiciliati presso di lui in Milano, via Mascheroni 31, telefono +39.02.48193249, fax +39.02.48100102, email pietro.ichino@ichinobrugnatelli.it,
espongono quanto segue
IN FATTO
IL DUALISMO DEL MERCATO DEL LAVORO ITALIANO
1. – La fuga dal diritto del lavoro nel corso dell’ultimo trentennio
Dalla seconda metà degli anni ’70 in Italia si è assistito a una progressiva espansione dell’area di non applicazione della normativa posta a protezione del lavoro dipendente. In un primo periodo la “fuga” degli imprenditori dal diritto del lavoro è avvenuta mediante ricorso alla figura della collaborazione autonoma continuativa e coordinata (co.co.co.), prevista esplicitamente dalla legge italiana fin dal 1959, ma per la quale fino al 2003 non è stata in vigore alcuna disciplina protettiva particolare. Nel 2003 il decreto legislativo n. 276 (c.d. Legge Biagi) è intervenuto a limitare drasticamente la possibilità di ricorso alle collaborazioni autonome continuative nel settore privato, consentendo soltanto quelle collegate a uno specifico “progetto”, quindi a una precisa esigenza produttiva delimitata nel tempo. Da allora il numero delle collaborazioni coordinate e continuative ha subito una netta diminuzione (oggi si calcola che esse ammontino complessivamente a circa 400.000); e le imprese che intendono ingaggiare personale sostanzialmente dipendente, ma sottraendolo all’applicazione del diritto del lavoro, fanno prevalentemente ricorso alla figura del lavoro autonomo con partita Iva. Questo consente loro di imporre al collaboratore sostanzialmente dipendente il contratto a termine, anche quando la prospettiva di collaborazione è a tempo indeterminato, rinnovando di volta in volta il contratto per un numero indeterminato di volte.
Mentre alcune modeste provvidenze sono state recentemente estese ai lavoratori “a progetto” (in particolare, il d.l. 29 novembre 2008 n. 185, art. 19, comma 2, ha istituito per loro un trattamento di disoccupazione – peraltro di entità estremamente esigua – e li ha ricompresi nel campo di applicazione della “Cassa integrazione in deroga”, ovvero un ammortizzatore sociale destinato ad attutire gli effetti della grave congiuntura recessiva), nessuna provvidenza è stata estesa ai collaboratori continuativi a basso reddito in regime di monocommittenza e “partita Iva”, che pure sono ormai molto più numerosi dei lavoratori “a progetto”.
Le ultime elaborazioni disponibili, di fonte Istat, forniscono i seguenti dati di stock, riferiti a fine 2009, circa i lavoratori sostanzialmente dipendenti effettivamente assoggettati al diritto del lavoro in Italia:
- dipendenti subordinati da aziende private
con meno di 16 dipendenti (con protezione limitata) 4.332.291
- dipendenti subordinati da enti pubblici
o aziende private con più di 15 dipendenti 7.566.224
- e dunque totale dei lavoratori subordinati regolari 11.898.515
Di questi quasi 12 milioni di lavoratori subordinati regolari, alla fine del 2009 quelli assunti con contratto a termine erano circa 2.153.000, pari approssimativamente al 18% del totale dei lavoratori subordinati: percentuale, questa, già superiore di cinque punti rispetto alla media dell’Unione Europea (13%). Ma questa percentuale è ingannevole, poiché essa non comprende quella gran parte della forza-lavoro italiana, che, pur operando in posizione di sostanziale dipendenza, è qualificata come “autonoma”. A questi occorre aggiungere, secondo una stima attendibile,
- due milioni e mezzo di dipendenti irregolari,
- almeno un milione e mezzo di lavoratori qualificati come collaboratori autonomi, ma in realtà operanti in condizioni di effettiva dipendenza;
- quasi mezzo milione di “stagisti”, i quali vengono ingaggiati a termine senza una retribuzione regolare e senza l’applicazione di alcuna disposizione protettiva, talvolta in funzione di un effettivo programma di addestramento on the job, ma più sovente soltanto al fine dell’elusione del diritto del lavoro.
2. – La denuncia del dualismo del mercato del lavoro italiano da parte della Commissione Europea
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