Elenco blog personale

sabato 18 febbraio 2012

RAI... LIBRI


Nel suo libro “Senza bavaglio” di recente pubblicato, la giornalista Monica Setta dà uno spaccato della Rai e dei suoi meccanismi di selezione e promozione. Sono pagine che colpiscono e vanno al di là del caso personale della Setta e delle sue vicende che sfiorano l’inverosimile tra scilla Mauro Masi e cariddi Lorenza Lei.

Sono pagine di particolare interesse in questi giorni di polemiche sulla RAI, il suo ruolo nella democrazia italiana, il suo futuro. Eccone alcune.

«Sono amica del ministro e del consigliere, ma non ho trovato nessun posto in tivù» è il titolo del capitolo, leggiamolo.



Bella è bella, anzi, bellissima, capelli scuri, lunghi, ondulati; fisico asciutto, gambe tornite, agili. La nostra aspirante conduttrice che chiameremo Maria M. ha 28 anni, è laureata e fa la gavetta in quest’Azienda (senza ragione sociale indicata) da quasi otto. È entrata grazie ad un provino e la sua prima collocazione è stata nella squadra di un noto personaggio che è sulla breccia da almeno quarant’anni. Un intoccabile, stando ai bene informati, che ha rinnovato da poco il suo contratto, malgrado abbia superato i sessant’ anni avendo all’ attivo non solo programmi, regie, musical, spettacoli teatrali, pellicole cinematografiche etc.

«Quando sono arrivata nel grande studio televisivo, il Regista, lo chiameremo così, è stato cordialissimo,ma freddo, distante», racconta Maria M., «per mesi e mesi, sono stata al mio posto, facendo quello che mi era stato detto, senza mai commentare né esprimere un giudizio. Osservavo lui, trattava malissimo i collaboratori; non permetteva a nessuno di dire la sua; era il Burattinaio, noi le bambole di pezza. I primi tempi, però, non avevo fatto caso alle attenzioni che riservava alle donne, anzi, mi era apparso quasi asessuato, tutto intento ad armeggiare con la musica, le luci, le scenografie e a farsi fare i complimenti da chiunque gli capitasse a tiro e avesse, ovviamente, bisogno di lavorare».

Nel passato del Regista ci sono svariate leggende; c’è quella che lo vede legato sentimentalmente alla conduttrice ben sposata che vuole arrivare alla pensione e si accontenta di restare nel suo staff, pur covando sogni di gloria da prime time; c’è l’altra che lo vede al centro di pettegolezzi da sartoria o da salone trucco (settori dove è cordialmente odiato per i suoi toni troppo spesso scurrili).

Fantasie metropolitane, pensava Maria, vedendolo arrivare ogni giorno puntualissimo, i giornali sotto il braccio, pronto a discutere di attualità e dell’ultimo libro letto (e la cultura spaziava dai classici ai contemporanei senza soluzione di continuità!). «Immaginai d’essermi fatta un’idea sbagliata del Regista e cominciai ad affezionarmi a lui – dice – poi, una sera capitai a cena con amici e a tavola c’erano un consigliere dell’ Azienda e un ministro. Due persone perbene che mi assicurarono: “Ci prendiamo noi cura di te, stai tranquilla”. Nessuno dei due mi chiese nulla, anche se entrambi-segnarono sul cellulare il mio numero e mi diedero il loro pregandomi di chiamare ogni volta avessi avuto bisogno. A Natale, pensai di inviare al ministro e al consigliere un sms di auguri. Ricambiarono, tutto si chiuse là.

Ma nel mio ambiente di lavoro, no, qualcosa era cambiato. Notavo certi sguardi del Regista sempre più intensi, una voluttà nel sorriso e qualche battutina buttata qui e là: “Se tu volessi, potresti fare una grande carriera …”, diceva. Intanto, avevo risentito il consigliere che mi aveva invitato a pranzo e gli raccontai delle attenzioni del Regista. Mi lasciò stupita la grina con cui ebbe a bocciare, da autentico moralista, quei comportamenti scorretti che miravano a nascondere la richiesta di favori sessuali per fare carriera. Concluse, dicendo, che ci avrebbe pensato lui al Regista.

E lo fece davvero, visto che, una settimana dopo, fui chiamata per un caffè nel suo· ufficio. Gentile, viscido, il Regista mi disse apertamente che il consigliere aveva messo le mani avanti: “Quella là non si tocca, è roba mia”. Così, il Regista, apparentemente piccato, si tirava indietro e mi pregava, simpaticamente, di trovare un’ altra occupazione alla scadenza del contratto perché lui, nella sua squadra, voleva solo gente fidata, non pettegole pronte a spifferare in giro corteggiamenti solo accennati! Insomma, avevo avuto il benservito, la mia permanenza in quel posto era finita».

Ora che ricorda quel periodo, a Maria M. vengono le lacrime. Indossa una maglietta aderente sopra un jeans sdrucito, adolescenziale; cerca di sorridere ma è smarrita, lo sguardo vaga alla ricerca di un punto fermo nella grande sala da tè dove ci siamo date appuntamento per quest’intervista top secret. Ogni tanto, la paura torna ad aggredirla e tenta di tirarsi indietro: «Forse è meglio che smettiamo, se poi mi riconoscono? ». La lascio libera di decidere ed è lei stessa, dopo qualche minuto, a chiedermi di andare avanti. La paura c’è, ma la voglia di vendicarsi per quella catena di umiliazioni, pure. E forse la vendetta, in questo caso, supera i confini del timore di essere identificata e “fatta fuori” dall’ Azienda …

Dopo quell’ incontro in cui il Regista l’aveva praticamente messa alla porta, Maria aveva subito telefonato al consigliere per avere spiegazioni. In più, aveva inviato un sms al ministro per tenerlo costantementeaggiornato sull’evoluzione della vicenda. «Il Consigliere non voleva parlare al telefono e mi invitò a cena quella stessa sera – annota lei – Mi spiegò che aveva dovuto dire cose per bloccare le avances del Regista che con le donne, lo sapevano tutti, si comportava sempre così. Con lui, bisognava pagare dazio, una volta o tutte quelle che lui voleva, non potevi tirarti indietro, altrimenti ti cacciava.

Quella sera ci raggiunse al ristorante anche il ministro e insieme concordammo che loro due mi avrebbero aiutata a trovare un posto diverso. Tornai a casa sollevata e speranzosa; come avrei potuto non fare carriera con appoggi di questo calibro?». E invece, la storia prosegue con una serie di appuntamenti fissati e saltati; Maria M. comincia una girandola di incontri, sale e scende dal palazzo dell’Azienda andando a trovare dirigenti del web e manager delle news, passa dall’ufficio contratti, fa tappa alla segreteria di rete e spesso è chiamata direttamente su, nella grande sala del Grandissimo Consiglio della Spa, dove siedono manager azzimati e serissimi che la sezionano con la lente dell’ entomologo, consigliandole, di volta in volta, di allungare l’orlo della gonna e di coprire la scanalatura del seno perché lì in quell’Azienda dalla A maiuscola il decoro è l’unica via possibile per accedere alla santità, pardon, al successo.

«Mi sembrava di essere entrata in un incubo, un tritacarne esasperante dove ogni giorno qualcuno mi chiamava dicendomi che il ministro e il consigliere si stavano occupando di me, dovevo stare tranquilla, serena, ero in cima ai loro pensieri – afferma Maria M. – Peccato che non avessi più firmato un contratto che fosse uno, tutte le porte dei miei vecchi amici erano chiuse e vivevo in una sorta di isolamento fortificato come una galera dove rischiava di mancarmi l’aria …».

Ad un certo punto, visto che le cene con i potenti e gli incontri marciavano di pari passo, Maria chiede ad una sua amica che lavora nella segreteria di un onorevole di informarsi presso i vertici dell’ Azienda se davvero qualcosa per lei bolle in pentola. «Mi telefonò la mia amica e mi spiegò, lasciandomi davvero senza parole, che tutte quelle segnalazioni erano praticamente “finte’” o inutili, sospira Maria, mi disse che in quell’ Azienda funzionava così. Se chiamava il potentissimo per una raccomandazione di serie A allora forse l’amministratore delegato chiamava a sua volta il direttore di rete e, se a quest’ultimo, la “segnalata” piaceva, qualcosa veniva fuori. Per le raccomandazioni di serie B, tipo la mia, invece, funzionava che la “raccomandata”, cominciava un giro infernale arrivando ad incontrare anche i vice dei cinquantacinque direttori e se necessario pure i responsabili dei singoli progetti o gli autori.

Tutto per avere poi uno strapuntino, cioè un contratto per una decina di ospitate o una rubrica oppure ancora, nella migliore delle ipotesi, un programmino nel weekend, fascia mattutina o notturna. Il resto, i programmi contenitore, quelli Importanti dove il conduttore è sicuro sul piano degli ascolti o le prime serate dall’ingente investimento, venivano decisi da un ristrettissimo direttorio dove comandava si la politica, ma comandavano anche i capi dell’ Azienda stessa che, spesso, piazzavano le proprie prescelte fregandosene delle indicazioni dei politici».

E la via meritocratica? Il percorso virtuoso dei provini artistici che portano a conquistare un posto anche per il proprio talento personale oltre che per la classica raccomandazione? «Resiste solo nei reality, da X Faetor ad Amici – risponde Maria – ma anche quelli non sono mai scevri da influenze esterne di tipo politico o affaristico. Certo, ci sono altre aziende, come la Rai, dove si entra per concorso, ma la strada è lunga. Bisogna, armarsi di santa pazienza e sperare che, dopo tanta trafila, all’ultimò non si venga sorpassati dalla Raccomandata o dal Raccomandato di turno!».

Oggi Maria è fuori da tutto. Ha scelto, almeno temporaneamente, di prendersi una pausa. Ha una famiglia a Brescia, ha delle responsabilità nei confronti dei quattro fratelli più piccoli e non vuole fallire anche su questo piano. I sogni di gloria, tuttavia, sono soltanto accantonati nella speranza di poterli concretizzare in un ambiente dall’ aria meno malsana di quello dell’ Azienda dove ancora attualmente imperano il Regista, il Consigliere (e anche il Ministro).

Quanto contano i favori di letto? Quello che abbiamo visto anche di recente, in fondo, è un déjà vu di un’inchiesta che tenne banco nel lontano 2005: Vallettopoli e dintorni. Ricorderete tutti lo scandalo delle intercettazioni telefoniche che svelò un intreccio di sesso, affari e raccomandazioni fra politici, dirigenti tivù e show girl più o meno note. Un fiume di nomi ieri come oggi.

A chi mi ha messo in croce perché nel mio Fatto del giorno minacciavo di fare nomi e cognomi senza poi decidermi a farli sul serio, vorrei rispondere qui che, sciorinare dei nomi, meglio se importanti, non costa nulla. Forse qualcuno di voi saprà che in Gran Bretagna la pratica si chiama names dropping, cioè buttar là i nomi, ed è considerata un vizio imperdonabile. Molti, facendo così, si sono arricchiti, altri sono semplicemente caduti nella trappola; qualche innocente ha pagato senza aver commesso alcuna colpa. Come mi diceva un mio indimenticato direttore, il sottobosco odioso dei ricatti è una realtà. Una realtà che paga anche in termini di vendite di giornali o di auditel.

Ma con i nomi, mi raccomandava quel direttore, bisogna sempre andare cauti perché quando finisce il diluvio dei cognomi vip, ci si ricorderà soltanto dei fatti che passeranno alla storia della giurisprudenza. I nomi, in fondo, sono come il gossip: il migliore è quello che si dimentica subito … Non si sono dimenticati in Rai, invece, di quella clamorosa intervista che la soubrette Stefania Orlando rilasciò alla sottoscritta nei giorni caldi dell’inchiesta su Vallettopoli, che vide al centro anche un’ altra show giri, oggi sposata a Flavio Briatore, la calabrese Elisabetta Gregoraci, accusata d’aver avuto rapporti sessuali con l’allora portavoce di An Salvo Sottile in cambio di raccomandazioni in Rai.Successivamente, la Gregoraci ritrattò dicendo d’aver subito pressioni dai giudici, poi sulla vicenda cadde il silenzio. Stefania Orlando, dunque, allevata alla scuderia di Michele Cuardì, già moglie di Andrea Roncato.

Quella che vi ripropongo qui sotto è l’intervista che rilasciò a Gente.

“Quando venni licenziata dalla conduzione di Piazza Grande di Rai 2, nei corridoi di viale Mazzini mi dissero che dovevo andarmene per far posto a un’ altra che aveva importanti estimatori. Poi scoprii che fu Mara Carfagna a prendere il mio posto. D’altronde Mara poteva godere della stima professionale di Silvio Berlusconì mentre io potevo contare solo su me stessa! Non sono proprio fortunata con i big perché, in passato, mi è capitato di essere stata contattata da Maurizio Costanzo per Buona domenica dove invece, ‘fu riconfermata Laura Freddi […l.

Stefania Orlando,prima soubrette della Rai a vuotare il sacco sul perverso intreccio fra politica e bellezze, commenta con Gente le dichiarazioni di Antonio Marano, direttore di Rai 2, che ha confidato d’aver subito una pressione politica per sistemare l’attuale onorevole di Forza Italia Mara Carfagna, all’epoca show girI in ascesa. «lo non ho nulla contro di lei», mi dice Stefania, «anzi, sono convinta che sia una professionista brava e bella. Capisco che possa averle fatto male leggere le esternazioni di Marano, ma anche io ho sofferto molto quando, due anni fa, fui costretta a lasciare il mio posto nella trasmissione di Rai 2, pur avendo alle spalle un bilancio positivo, sia sul piano delle critiche che degli ascolti. La verità è che Mara ha avuto estimatori degni della sua bravura che hanno giocato sicuramente un ruolo importante in quella vicenda. Mi ricordo che Silvio Berlusconi apprezzò pubblicamente la sua professionalità e infatti, oggi lei è stata eletta al Parlamento proprio nelle file del partito di Berlusconi.

“La cosa più mortificante per me, invece, fu il silenzio dei vertici Rai. Soltanto Michele Cuardì mi telefonò a metà luglio de 2004 per dirmi, con voce imbarazzata, che l’Azienda voleva puntare su volti nuovi. “Non è colpa tua Stefania”, mi assicurò, “ma la Rai ha deciso di cambiare conduttrice”. Ci fu chi scrisse che il mio era un contratto ricco mentre si doveva risparmiare puntando su nomi meno celebri. Eppure sapete quanto prendevo? Cinquecento euro a puntata, ossia il minimo standard per un programma quotidiano».

Ma non per tutte le vallette, rivela la Orlando, ci sono contratti generosi e conduzioni di lusso. «Le soubrette raccomandate si dividono in due categoria», spiega, «quelle di serie A che sono le star e le altre del girone B. Queste ultime sono spesso ragazzine al di sotto dei vent’anni che, per ottenere la comparsata in video, si dice debbano non solo sottostare alle richieste sessuali di dirigenti o politici,ma anche presenziare a cene private».

l particolari riferiscono anche di un tariffarìo particolare destinato alle partecipanti: dai duecento ai seicento euro. «Me ne hanno raccontate tante di belle fanciulle in cerca di celebrità che si sono offerte a funzionari Rai o politici in cambio di niente, a volte solo di una segnalazione “finta”, dice la Orlando, «raccontano le leggende che ai piani alti di viale Mazzini venne scoperto un pezzo grosso che, nel suo ufficio trasformato in pied-a-terre, faceva l’amore con una soubrette lutti i pomeriggi. Fra i collaboratori regnava l’omertà: quando uno si decise a far notare l’anomalia, chissà come, in quarantotto ore venne trasferito».

Alla domanda: se una bellezza in cerca di popolarità si rifiuta di sottostare a queste perverse regole, esistono per lei altre strade verso il successo? Stefania Orlando risponde: «L’attenuante per queste ragazze è proprio il fatto che, nel nostro mestiere, non esistono percorsi di formazione né concorsi pubblici. O passi dal letto del tizio di turno oppure dall’altro di Caio. A meno che tu non sia figlia d’arte, e allora vige il nepotismo più puro. Chi ha solo il talento e non ha raccomandazioni, purtroppo, non va molto lontano”.

FONTE: BLITZ



Nessun commento:

Posta un commento