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domenica 5 febbraio 2012

FONDAZIONE ITALIANIEUROPEI


LA FONDAZIONE
Italianieuropei, una via pubblico-privato per le grandi opere

Una via allo sviluppo delle infrastrutture in Italia «tra opportunità per la finanza privata e ruolo dell' azione pubblica». La cercano i principali operatori e la sostiene la Fondazione Italianieuropei che al tema ha dedicato ieri il primo seminario a Milano (dopo la grande kermesse di settembre a Sesto San Giovanni) in occasione dell' inaugurazione del nuovo centro della Fondazione in Corso Italia. Il think tank creato da Massimo D' Alema e Giuliano Amato ha ospitato un confronto sulla crisi delle infrastrutture a più voci, animato da manager (Vito Gamberale, presidente del Fondo 2i, Maurizio Basile, amministratore delegato di Adr, Stefano Parisi amministratore delegato di Fastweb), politici (il viceministro dei Trasporti Cesare De Piccoli, Maurizio Lupi, responsabile infrastrutture Forza Italia e il presidente della provincia di Milano, Filippo Penati) e uomini della finanza milanese (tra gli altri Francesco Mengozzi direttore infrastrutture di Lehman Brothers e il presidente del fondo Classidra, Claudio Sposito). A fare gli onori di casa il responsabile della Fondazione Carlo Cerami.

Pagina 39
(10 luglio 2007) - Corriere della Sera

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DAGOSPIA
FONDAZIONI CON DOPPIOFONDO? - A COSA SERVONO TUTTI QUESTI THINK TANK DE' NOANTRI, A RACCOGLIERE LE IDEE O A RAGGRANELLARE I SOLDI? - DA FINI A MATTEOLI, DA BASSANINI A LUPI E SOPRATTUTTO LA MITOLOGICA ITALIANIEUROPEI DEL MAGO DALEMIX: SOLDI & PENSIERO MA NIENTE DOMANDE (GRAZIE ALLA PRIVACY) - L’ULTIMO NUMERO DELLA RIVISTA DALEMONA CONTIENE 16 PAGINE DI PUBBLICITÀ DA COLOSSI COME ENI, ENEL, SKY, MPS, BARCLAYS, ALLIANZ, FINMECCANICA (NON MANCA MAI), LOTTOMATICA…


Giorgio Meletti per "Il Fatto Quotidiano"


MASSIMO DALEMA Italianieuropei ha aperto la strada, nel 1998. Allora non fu notato il ricorso alla forma giuridica della fondazione. Si celebrava la nascita dei cosiddetti "pensatoi". I partiti non erano più giudicati in grado di produrre contenuti politici "alti", e per primi Massimo D'Alema e Giuliano Amato si inoltrarono lungo gli eleganti viali dei pensosi convegni, sempre trasversali, possibilmente internazionali. L'idea è piaciuta, e vedremo perché.

Oggi ci sono più fondazioni che partiti. Gianfranco Fini, prima di uscire dal Pdl si era dotato di FareFuturo. L'ex presidente del Senato Marcello Pera aveva costituito Magna Carta (senza h), oggi passata al suo ex delfino Gaetano Quagliariello. Il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli ha dato vita alla Fondazione per la libertà per il bene comune, il cui membro più noto, oltre al presidente, è il tesoriere Giovanni Battista Papello. Poi c'è Riformismo e libertà di Fabrizio Cicchitto e Gianstefano Frigerio, protagonista quest'ultimo, suo malgrado, dell'inchiesta Mani Pulite.


MAURIZIO LUPI In area Pd ci sono anche Astrid, di Franco Bassanini e Gianclaudio Bressa, e Democratica, di Walter Veltroni. Al centro c'è Liberal, la fondazione di Ferdinando Adornato che pubblica l'omonimo quotidiano, in area Udc. A destra c'è la fondazione Free del ministro Renato Brunetta: notevole il titolo, nella home page del sito, "Ieri pomeriggio sono stato insultato".


Bassanini
E c'è Costruiamo il futuro di Maurizio Lupi, che per il mese di luglio segnala un solo evento, il "Brianza Blues Festival". Per non dimenticare l'imperdibile Fondazione Cristoforo Colombo, fondata e presieduta (forse) da Claudio Scajola, che sulla home page ci regala il seguente intervento: "La giustizia italiana tanto diversa dalla francese e americana". Eh sì.


GAETANO QUAGLIARIELLO
Sul sito della dalemiana Italianieuropei si legge che "la Fondazione ha svolto il proprio programma in condizioni di indipendenza e autonomia grazie a donazioni private e contributi di imprese e associazioni". Una frase non logica. Sarebbe meglio dire "nonostante le donazioni private di potenti finanzieri come Diego Della Valle, Francesco Micheli e Carlo De Benedetti e contributi di imprese come la Philip Morris, l'Alitalia, la Pirelli".



Questi nomi si possono ricostruire attraverso gli archivi del passato perché oggi Italianieuropei non pubblica l'elenco dei contributi ricevuti. Come ha scritto D'Alema ieri al Fatto, "dai finanziamenti si potrebbe desumere l'orientamento di chi ha elargito il contributo".

Apparentemente si tratta di una interpretazione eccentrica della legge sulla privacy, per cui si è obbligati a rendere pubblici i propri finanziamenti a un partito, ma si ha diritto alla riservatezza quando si finanzia una Fondazione, perché l'azione rischia di disvelare un dato sensibile come l'orientamento al pensiero.


WALTER VELTRONI La questione è semplice: sulle fondazioni non c'è alcun obbligo di pubblicità di niente. Devono solo registrare in prefettura atto costitutivo e statuto. Perciò Magna Carta rende noto di sua iniziativa, fregandosene della privacy dei donatori, di campare anche grazie a Francesco Bellavista Caltagirone, British American Tobacco, Mediaset, Finmeccanica, Wind.


FONDAZIONE ITALIANIEUROPEI
E quando D'Alema scrive al Fatto che "bilancio e dati relativi saranno resi pubblici in base alle procedure previste dalla normativa vigente" dice in realtà che nulla sarà reso pubblico di Italianieuropei. Questa è vera privacy. Di cui è facile capire il prezioso valore.


LA RIVISTA ITALIANIEUROPEI
Basta guardare l'ultimo bilancio noto di Solaris, la società di Italianieuropei che pubblica riviste e libri, obbligatoriamente pubblicato. Nel 2009 ha incassato 582 mila euro di pubblicità, 74 mila euro dagli abbonamenti e 32 mila euro dalle vendite in libreria. L'ultimo numero della rivista Italianieuropei conteneva 16 pagine di pubblicità provenienti da svariate cooperative, tra cui la Cmc, quella della Tav in Val di Susa, e colossi come Eni, Enel, Sky, Montepaschi, Barclays, Allianz, Finmeccanica (non manca mai), British American Tobacco, Allianz, Lottomatica.

Non manca più nessuno, come nella canzoncina dei liocorni. Sarà tanta corale partecipazione a garantire l'equilibrio, e quindi indipendenza e autonomia.


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