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domenica 22 luglio 2012

ROSY BINDI



ROMA - "Non mi faccio sopraffare, ho anche i miei difetti ma l'aggressione l'hanno fatta a me". Quello che si rinfaccia a Rosy Bindi, dopo le contestazioni dei gay, è di essere una cattolica sessuofoba. Di essere una "madre superiora, vergine e bacchettona". È l'insulto che le ha rivolto Grillo. E Bindi, intervistata da Repubblica spiega: "Non sono sessuofoba, ripeto quello che dissi anni fa: la rinuncia al sesso mi pesa ma le rinunce valgono per le cose che ci piacciono non per quelle che ci fanno schifo". Sui gay e le unioni civili nega di essere pronta a fare passi indietro, ma pure di essere rimasta appiccicata ai "Dico" - la mediazione minimalista che cinque anni fa cercò, invano, di riconoscere diritti individuali ai conviventi anche omosessuali. Nessuno la metterà da parte: giura. "Cosa dovevo fare dopo le contestazioni alla Festa del Pd a Caracalla? Abbandonare? Ho alzato la voce, ho denunciato la strumentalizzazione. Sono amareggiata da certi comportamenti nel mio partito, e penso che Barbara Pollastrini, Gianni Cuperlo e i cosiddetti laici vogliano un partito della sinistra, semplice erede del Pci-Pds-Ds, mentre il Pd su cui ho scommesso io, è un partito plurale". Ma i matrimoni gay no, quelli proprio no. Paola Concia (con cui è in rotta) e Ivan Scalfarotto ("corretto"), leader omosex, insistono su questo tasto. Bindi: "I matrimoni gay sono incostituzionali. Non è che io sono come Casini, che li definisce incivili, perché non si offendono mai né le persone né le loro idee". Offese e attacchi personali. Capitolo che la riguarda personalmente.

Cossiga ai tempi dei Dico le diede, per offenderla, della lesbica e Maurizio Saia disse che "una lesbica non poteva guidare il ministero della Famiglia".

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