E’ stata approvata la delibera che istituisce il registro delle unioni civili del Comune di Milano, al termine di una seduta durata 11 ore e 30 minuti, la terza dedicata al tema, il provvedimento è passato con 27 voti favorevoli, 7 contrari e 4 astenuti. Dopo la votazione il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha commentato: “Da oggi a Milano ci sono più diritti”.
Hanno contribuito al via libera al provvedimento i voti favorevoli del grillino Mattia Calise, di Manfredi Palmeri (Fli) e di due consiglieri comunali della compagine 'liberal' del Pdl, Luigi Pagliuca e Pietro Tatarella. Contraria la posizione della maggioranza del Pdl e della Lega Nord, che ha definito il registro ‘una bandierina di Pisapia per la comunità gay’.
Il testo finale è stato comunque il risultato di un lavoro di mediazione fra laici e cattolici. In esso il termine 'famiglia anagrafica' è stato sostituito con 'unione civile', per rimarcare la differenza tra coppie di fatto e famiglia tradizionale, e, nel definire le unioni civili, la definizione 'insieme di persone legate da vincoli affettivi' è stato sostituito con 'due persone legate da vincoli affettivi', per evitare il rischio di poligamia.
E’ stato così creato un registro diverso da quello della famiglia anagrafica ma collegato che permetterà di ottenere un attestato di unione civile e al quale le coppie di fatto potranno iscriversi dopo aver ottenuto il certificato di famiglia anagrafica, per ‘superare, come riportato nel testo, situazioni di discriminazione e favorire l'integrazione delle unioni civili nel contesto sociale, culturale ed economico del territorio’.
Le unioni civili registrate permetteranno l’accesso solo ai servizi forniti dal Comune, ma non prevederanno la possibilità di ereditare o la pensione di reversibilità, benefici garantiti alle coppie sposate che dipendono dalle leggi dello Stato.
Pisapia, infatti, ha precisato che il registro milanese è un provvedimento solo di carattere amministrativo, specificando “Escludo che questa delibera apra alla possibilità di matrimoni gay. Per avere i matrimoni gay servirebbe una legge del Parlamento
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