di LEONARDO FACCO
José Ortega y Gasset ha scritto che “l’intervento statale è il più grande pericolo che minaccia la civiltà: esso è l’assorbimento di tutti gli sforzi sociali spontanei da parte dello Stato; intendo riferirmi alla spontanea azione storica, la quale nel tempo sostiene, nutre e dirige il destino umano”. Herbert Spencer, con meno grazia, ma più efficacia, sostenne che “la vita, la proprietà e la libertà di un individuo non sono al sicuro ogni volta che si riunisce il parlamento”.
Beh… da quando s’è inchiodato alla sedia di Palazzo Chigi Mario Monti, le due massime di cui sopra suonano come proverbiali ammonimenti, benché il professore sia stato presentato dalla vulgata massmediatica come un tecnico. Ieri, finalmente, anche questa mistificazione ideologica è giunta al capolinea, perché il governo “iperpolitico” presieduto dall’amico dei banchieri centrali ha scelto altri “tecnici” per mettere mano ai conti italiani. La notizia: “Il consiglio dei ministri si è dedicato alla spending review – che per noi poveri masticatori di lingue vernacolari significa revisione della spesa pubblica – opera appannaggio personale del ministro Giarda. L’importo complessivo di riduzione della spesa pubblica è di 4,2 miliardi di euro, importo che dovrà servire per evitare l’aumento dell’Iva di due punti percentuali previsto per il prossimo ottobre, anche se per il momento la misura introdotta nel decreto Salva Italia non è scongiurata”.
Mentre Giarda parlava, i suoi colleghi erano erano ovviamente tutt’orecchi. La prima annotazione che mi sovviene, però, me l’ha suggerita l’amico Rodolfo Nasini: “Tagliare 4,2 miliardi su 550 di spesa pubblica è come se io decidessi di ridurre il mio sperpero di 9 euro al mese. La capacità di mio figlio di non pisciarsi nel pannolino avrà effetti almeno tripli sul mio budget familiare rispetto ai tagli di Giarda sulle finanze statali”. Per la cronaca, il mio amico non se la tira da tecnico.
Ripresa la parola, Monti “ha poi annunciato incarichi ‘speciali’ anche per Giuliano Amato (sulla spesa relativa al finanziamento pubblico ai partiti) e per il professore Francesco Giavazzi, chiamato ad analizzare il sistema dei contributi pubblici alle imprese. Entrambi presteranno la loro opera a titolo gratuito, mentre Bondi – ha detto Monti – ‘rifiuta qualsiasi remunerazione, ma speriamo almeno di imporgli il rimborso spese’ (in realtà effettuando attività non di studio, come gli altri due, ma gestionale l’esecutivo dovrà comunque corrispondergli gli emolumenti da alto dirigente, nonostante il rifiuto del diretto interessato)”. Per la serie, nessun pasto è gratis.
Mi si conceda, a questo punto, qualche considerazione personale. Partiamo da una domanda? Ma “Rigor” Monti non era il capo di un governo di tecnici? A cosa gli servono altri tecnici? Pensando a Bondi e Giavazzi viene alla mente il regista francese Marcel Pagnol che affermava che “bisogna diffidare dei tecnici; cominciano con la macchina da cucire e finiscono con la bomba atomica”. Che rapportato ai giorni nostri vorrà dire un’altra gragnuola di tasse.
Un discorso speciale, invece, merita Giuliano Amato, l’uomo da 31.000 euro di pensione al mese, cresciuto a stretto contatto con le terga di Bettino Craxi e passato alla storia per essere paragonabile ad un qualsiasi malfattore di strada che organizza rapine in banca. Nel non così lontano 1992, ci defraudò del 6 per mille di quanto possedevamo sui conti correnti. Lo fece – un po’ come Monti – per “salvare l’Italia” e i risultati son qui da vedere. Era una notte di mezza estate. Di Amato, ad abundantiam, van ricordate le articolesse vergate sui più “prestigiosi” giornali del Belpaese nel 2011 – mentre Berlusconi frequentava ancora Palazzo Chigi (oltre all’Olgettina) – nelle quali predicava l’esproprio coatto della ricchezza. Il “dottor sottile” propugnava di fottere, via patrimoniale, 30.000 euro ad ogni cittadino in modo da riportare il debito pubblico ben sotto la soglia del 100% (all’80% per l’esattezza), giusto per permettere ai suoi sodali di casta di tornare a sperperare. Per nome e per conto del governo, codest’uomo – cresciuto nel PSI dei ladroni – dovrebbe occuparsi di finanziamento pubblico ai partiti, fattispecie di reato per la quale vennero condannati, da Craxi in giù, una sequela di suoi compagni durante gli anni di Tangentopoli. Domanda innocente: Amato che faceva? Dormiva? Delle due l’una: se di quei fattacci degli Anni Novanta non s’accorse di nulla allora è un incapace; se – invece – ha fatto finta di non vedere, la scelta di Monti è paragonabile a quella di chi ha scelto di mettere una volpe a guardia di un pollaio.
Tertium non datur!
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