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giovedì 22 marzo 2012

RIFORMA ART. 18...PER GLI STATALI NON VALE...


LA RIFORMA
Ministero: "Statali esclusi da nuovo art. 18"
Giuslavoristi: "Concessioni, governo mente"
Una nota del dipartimento della funzione pubblica dice che le novità sui licenziamenti si applicheranno anche ai dipendenti pubblici. E scatena la polemica. Camusso e Angeletti: "Non è vero". Alla fine Patroni Griffi chiarisce con una nota. Intanto 53 esperti da Bologna accusano: alcune tutele erano già previste: o il governo è "disinformato" o è "spregiudicato"
Lo leggo dopo Il premier Mario Monti e il ministro del Welfare Elsa Fornero (ansa)

ROMA - A fine serata arriva la precisazione del ministero della Pubblica amministrazione: "Le modifiche all'art.18 contenute nella riforma del mercato del lavoro non riguarderanno gli statali. Non a caso al tavolo non partecipa il ministro della Funzione Pubblica, Patroni Griffi". Una nota che pone fine alla querelle durata per ora. Cominciata, all'inizio del pomeriggio, quando il Dipartimento della funzione pubblica fa sapere che le nuove norme sui licenziamenti si applicheranno anche agli statali.

Una mezza rivoluzione rispetto a uno degli steccati storici dell'occupazione in Italia: quello che separa il lavoro nel pubblico dal privato in tema di licenziamenti. In tal caso, anche per gli statali il reintegro in caso di licenziamento ingiustificato sarebbe assicurato solo in caso di licenziamento discriminatorio.

La leader Cgil Susanna Camusso, in conferenza stampa, ribatte alla "strana" nota del Dipartimento della Funzione pubblica. "Licenziamenti nel pubblico, non può essere". Luigi Angeletti: "La legge 300 si applica al lavoro privato. Quindi l'articolo 18 in essa contenuto non si applica e non si è mai applicato al settore pubblico - dichiara il segretario generale della Uil in conferenza stampa -. Quindi, le modifiche apportate non si applicano. Se il governo ha pensato di cambiare io non ne so nulla e, comunque, non ci è stato comunicato nulla né in forma orale, né scritta. Nella pubblica amministrazione tutto viene regolato per legge: salari, regolamenti, disciplina". Il leader Cisl Raffaele Bonanni: "Mi ricordo che la Fornero disse che il pubblico impiego non era coinvolto. A noi non risulta e comunque siamo contrari".

Alla fine, dal ministero della Pubblica amministrazione, arriva una nota: "Solo dopo la definizione del
testo che riguarda la riforma del mercato del lavoro si potranno prendere in considerazione gli effetti che essa potrebbe avere sul settore pubblico". Insomma, aspettiamo che vengano messe a punto le norme.

Intanto finiscono nel mirino alcune norme presentate dal governo come una novità in sede di trattativa, quando in realtà si tratterebbe di tutele "già acquisite da anni". E' quanto sostengono da Bologna 53 personalità, tra professori ed esperti di diritto del lavoro, che giudicano "sconcertante" l'atteggiamento del governo, perché "disinformato" o, in alternativa, "spregiudicato.

Primi firmatari della nota sono Umberto Romagnoli, Luigi Mariucci, Piergiovanni Alleva, Giovanni Orlandini e Sergio Matone, cui seguono i nomi di 21 esperti bolognesi e quelli di altri da Torino (tra i firmatari Luciano Gallino, professore di Sociologia all'università), Firenze, Milano e Roma. Che puntano l'indice, in particolare, sulle due normative annunciate oggi a tutela dei lavoratori: l'obbligo di assumere un lavoratore a tempo indeterminato dopo 36 mesi di contratti a termine e l'estensione dell'obbligo di reintegro in caso di licenziamento discriminatorio anche in un'azienda con meno di 16 dipendenti.

Tutele che, a detta degli esperti, esistono già da tempo nel nostro ordinamento, ma che il governo presenta come nuove "per far digerire la pillola delle modifiche peggiorative". Nello specifico, i 53 giuslavoristi indicano che l'estensione dell'obbligo di reintegro nelle piccole aziende è previsto dall'articolo 3 delle legge 109 del 1990, mentre il termine massimo dei 36 mesi è previsto dall'articolo 5 comma 4 bis del decreto legislativo 368 del 2001.

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