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sabato 24 marzo 2012

DAL BLOG DI ALESSANDRO GILIOLI - L'ESPRESSO

Buongiorno, mi chiamo Rosario D’Amico
morte-sul-lavoro
«Buongiorno, mi chiamo Rosario D’Amico e Le scrivo da San Giorgio a Cremano (Na). Le scrivo con la speranza di trovare la voce giusta.
La storia che Le racconto vede come protagonista un uomo semplice, che ha lasciato nel mio cuore e nei cuori di tutta la famiglia, tanti insegnamenti ricchi di bellissimi valori e di tanta onestà.
Questo eroe senza medaglia è mio padre D’amico Antonio, una vittima sul lavoro.


Nel marzo del 2002 alle ore 6.30 nello Stabilimento Fiat di Pomigliano D’arco, quella maledetta mattina è stato travolto dal muletto violentemente, come descrive la dottoressa Castaldo nell’esame autoptico.
Un carrello guidato da un operaio con contratto a scadenza, quindi privo di ogni diritto lavorativo.
Dopo l’incidente ci siamo affidati alla giustizia, volevamo giustizia.
Purtroppo la giustizia non esiste, ieri nell’aula 5 della Corte di Appello di Napoli il giudice prescrive il reato.
Ci siamo sentiti trattati male, la polizia ci ha circondato e noi senza dire una parola ,ma increduli cercavamo di capire.
Mio padre non può finire cosi!
Vorrei far sapere all’opinione pubblica la mia storia fatta di vera ingiustizia.
Cordiali saluti.
Rosario D’Amico

vicenda di Antonio D’Amico si è già occupata in queste ore Samanta Di Persio . Grazie aMarco Bazzoni che mi ha inoltrato la mail del figlio di Antonio, Rosario, chiedendomi di darle risalto pubblico.

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