Elenco blog personale

mercoledì 28 marzo 2012

OLIVETTI

Confindustria: corso "successori ed eredi"
pubblicato da Daniele Leoni QUI..mercoledì 24 marzo 2010



Lo spunto me lo da Loris Modena con il suo articolo sull'Olivetti e le sue occasioni mancate. Questa è la domanda che mi sono fatto: - Carlo De Benedetti che interesse aveva, nel 1978, quando acquisì il controllo dell'Olivetti, a puntare sui sistemi dedicati di scrittura invece ce sul personal computer? - E ancora: - Perché il primo personal Olivetti, l'M20 del 1982, era così fuori standard da essere rifiutato dal mercato? - E infine: - Perché l'M24 del 1984 progettato per seguire i dettami del mercato (processore Intel e sistema operativo Microsoft), era incompatibile con le innumerevoli schede di espansione disponibili? - La risposta alle tre domande è semplice: scarsa considerazione dell'intelligenza dei clienti e arroganza; nessuna dietrologia o secondo fine.
A dir la verità la presunzione aleggiava in Olivetti ancor prima dell'avvento di De Benedetti. Infatti il rivoluzionario calcolatore portatile del 1975, l'Olivetti P6040, invece della classica tastiera alfanumerica QWERTY, quella che tutti conosciamo e che deriva dalle macchine per scrivere, montava una tastiera in ordine alfabetico e una tastiera numerica.



A tutti voi sarà capitato di usare un bancomat per funzioni speciali con una tastiera in ordine alfabetico. Si scrive con grande difficoltà perché siamo abituati alla QWERTY fin dalle scuole medie. La tastiera QWERTY è standard per tutte le lingue che usano l'alfabeto romano e i numeri arabi e fu brevettata nel 1864. In ogni modo, a parte la tastiera, l'Olivetti P6040 era rivoluzionario e arrivava sei anni prima del PC IBM. E poi stava in una valigetta 24 ore. Perché, allora, l'Olivetti integrò sistemi di scrittura dedicati invece del personal computer? Scarsa considerazione dell'intelligenza dei clienti e arroganza! La mentalità era che chi scriveva non doveva calcolare e chi calcolava non doveva scrivere. Era un convincimento arretrato sulla divisione del lavoro che spiega anche come mai, il calcolatore P6040, non avesse una tastiera QWERTY.
E veniamo al personal M20. Mi ricordo che fui tentato di comprarlo. In quel periodo collaboravo con l'inserto scientifico del quotidiano Il Giorno, "L'età dellatecnica". Il mio amico e maestro Roberto Vacca scrisse un articolo nell'inserto intitolato "Ho comprato il personal e sono contento; non per moda: per comodità". Spiegava, Roberto Vacca, ingegnere e scrittore, come fosse conveniente avere uno strumento con cui scrivere, calcolare, disegnare e tenere perfino la contabilità! Si capiva che aveva comprato un M20. Era il 15 marzo 1983, il giorno del mio compleanno: trent'anni. Decisi di farmi un regalo. Il concessionario Olivetti, che aveva l'M20 esposto in vetrina, fece di tutto per convincermi a comprare un sistema di scrittura invece del personal. Infastidito rinunciai e, pochi giorni dopo scelsi un PC IBM ...

Presi quella decisione, un po' per la compatibilità del sistema operativo DOS, ma anche perla tastiera e il video separati dal corpo macchina. IBM proponeva un sistema che, visivamente, era assemblabile ed espandibile mentre Olivetti aveva inglobato tutto in un unico oggetto molto rigido e scomodo. Feci bene perché, di li a poco, l' M20 venne abbandonato per l'IBM compatibile Olivetti M24. Era perfetto, l'M24. Aveva a bordo il processore Intel 8086 che era più veloce dell'8088 dell'IBM. Però non dava la possibilità di montare schede di espansione che non fossero Olivetti. Il libero mercato degli accessori, che intanto si era sviluppato, risolse presto quel problema inventando il bus converter, che rendeva compatibile anche l'Olivetti M24 con l'universo delle espansioni e delle periferiche.
Poi, con rapidità, prese piede il mercato dei compatibili. Assemblare un Personal computer era la cosa più semplice del mondo e il prezzo dei componenti precipitava verso il basso. Le evoluzioni successive, con processori sempre più veloci e memoria sempre maggiore, me le costruii andando a scegliere la scheda madre, le CPU, il cabinet, l'alimentatore e le periferiche. Il software si poteva copiare anche da un amico e, pochi anni più tardi, si sarebbe potuto trovare in rete! Quello dell'informatica diventava, ogni anno di più, un settore poco adatto ai vecchi caproni dell'Olivetti.

Peccato però. Dietro quel marchio c'è una storia così gloriosa. Una storia che finì il 27 febbraio 1960, con la morte di Adriano Olivetti che non aveva formato un successore. Emma Marcegaglia dovrebbe fare il corso per gli industriali troppo accentratori, in confindustria. Dovrebbe chiamarlo "Successori ed eredi". Dovrebbe essere un corso gratuito, finanziato dallo Stato. Il Paese ne trarrebbe un grande beneficio!
100324 Daniele Leoni


Le foto. 1) Adriano Olivetti in fabbrica a Ivrea. 2) Mentre sviluppa sempre nuovi modelli di macchine per scrivere elettroniche, l’Olivetti, all’inizio degli anni ’80, punta ai sistemi di scrittura. 3) Nel 1975 Olivetti alla fiera di Hannover presenta il P6040 un personal computer basato su processore Intel 8080 in anticipo su IBM. 4) Il personal computer Olivetti M20 del 1983. 5) Il personal computer Olivetti M24 del 1984 disassemblato

Nessun commento:

Posta un commento