MICHELE AINIS
Privilegium
I
figli dei bancari ereditano il posto del padre. Le
mogli dei ferrovieri viaggiano in treno gratis. I sindacalisti sono esentati dai
contributi pensionistici. I docenti di religione guadagnano più di chi insegna
matematica. Piccole cose? Tutt’altro: sono i segni rivelatori di una rete di
privilegi e ingiustizie, in gran parte sommersa, che copre l’intero Paese. E ora
che una fase politica della nostra storia si è chiusa e che ci accingiamo a
raccogliere i cocci di un’Italia provata dalla crisi economica, la parola
d’ordine è: sviluppo. Ma non c’è sviluppo senza rilancio economico, e non c’è
rilancio economico in un mercato prigioniero di mille corporazioni che vivono
beatamente e pigramente delle proprie rendite di posizione. Notai, petrolieri,
banchieri, farmacisti, commercialisti, assicuratori sono solo alcune delle
lobby, ben rappresentate in Parlamento, alle quali paghiamo conti salatissimi
imposti dai loro cartelli. E che lo Stato foraggia con le nostre tasse,
confezionando di volta in volta leggi su misura che ne garantiscono la
legittimità e il benessere. Tanto che abbiamo in circolo 63.000 norme di deroga,
con buona pace del principio di eguaglianza. Uno schiaffo al merito, alla
concorrenza, alla mobilità sociale: e infatti un italiano su due rimane
intrappolato nel proprio ceto d’origine e dagli anni Ottanta la disuguaglianza
sociale è cresciuta del 33%. In questo libro documentato e appassionato, Michele
Ainis individua il ganglio fondamentale su cui si gioca la prossima, decisiva,
partita dell’Italia: liberarci dalla dittatura degli interessi privati per
diventare un Paese dinamico e competitivo. Come? Grazie a una vera
liberalizzazione, con leggi ferree e senza eccezioni. Come scrive Ainis, “Non
resta che la rivoluzione. Pacifica, ordinata; ma senza dispense né indulgenze,
senza salvacondotti per i vecchi vassalli e valvassori. Di eccezioni, fin qui,
ne abbiamo sperimentate troppe. Ora è il tempo della regola”.
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