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giovedì 22 ottobre 2015

SANITA'

A STRAGE DEL SANGUE INFETTO. IMPUTATI INCAPACI? GIUSTIZIA KILLER


10 luglio 2015 autore: Andrea Cinquegrani



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Più di seicento morti e uno stato del tutto assente. Una giustizia inerte. Incapace di processare i colpevoli di una strage. Che ora vivono nella più perfetta impunità. E per non rispondere dei loro reati ora si dichiarano “processualmente incapaci”.
Kafkiana, ai confini della realtà la storia del “sangue infetto”, il traffico di emoderivati portato avanti per anni dalle multinazionali e che ora, finalmente, è arrivato alle battute decisive, con un processo che dovrà vedere alla sbarra il re mida della sanità, l’ex super manager di stato Duilio Poggiolini, e il numero uno delle fabbriche del sangue, Guelfo Marcucci. Il procedimento è in corso a Napoli, dopo anni di attese e incredibili (e colpevoli) ritardi, come più volte documentato dalla Voce. Ora, però, i difensori degli imputati fanno sapere che le condizioni psicofisiche di Poggiolini e Marcucci non sono adatte ad un’aula processuale.
E’ per questo che, nell’udienza del 9 luglio, il giudice Giovanna Ceppaluni ha nominato due periti che dovranno valutare la “presunta incapacità processuale” dei due imputati.
Anche le persone offese dai reati (ossia i parenti delle nove vittime presenti al processo) e le associazioni hanno nominato dei loro consulenti perchè siano verificate le condizioni di salute di Marcucci e Poggiolini. “Dal 14-15 luglio si saprà quando verranno effettuati gli accessi ai domicili dei due imputati”, osserva l’avvocato Stefano Bertone, che difende 5 famiglie di vittime da sangue infetto. Che poi commenta con grande amarezza: “E’ un vergognoso scandalo nello scandalo che il sistema giudiziario italiano, se è vero che i due imputati sono realmente incapaci, si riduca nel 2015 a bloccare un processo così importante nella storia del nostro Paese. Più di seicento morti da farmaci, e responsabilità suddivise tra produttori stranieri, dirigenti ministeriali, ministri, e anche produttori italiani anche se in parte minoritaria”. E poi si interroga: “come è giustificabile che il sistema sia così efficiente da processare il conflitto sociale, che non fa morti, in tempistiche eccezionalmente brevi e poi dedichi risorse ridicole a casi di centinaia di omicidi?”.
A questo punto, sono risibili pezze a colori – e con stragrande ritardo – i risarcimenti che lo Stato (sic) sta incassando – e in previsione dovrà incassare – da chi ha orchestrato fatti & misfatti. A breve il nostro erario, tramite l’ufficio del contenzioso di palazzo Chigi, dovrà incamerare 1 milione 850 mila euro (sui 5 totali) dalle vendite di alcuni immobili targati Poggiolini. Mentre sarebbero già stati incassati 2 milioni 700 mila euro da Franco De Lorenzo, dal quale dovrebbero poi arrivarne quasi altrettanti (fino al totale fatidico di 5 milioni) derivanti da vendite di terreni e proprietà in Calabria. Deve ancora sborsare i primi euro, invece, l’ex segretario particolare di Sua Sanità, l’assicuratore Giovanni Marone, l’uomo che bruciava i documenti nel pentolone per ordine del capo: deve all’erario 2 milioni e mezzo. Spiccioli poi da altri funzionari pubblici che, all’epoca dei fasti di Sua Sanità e di re mida, pilotavano i prezzi dei farmici, su input delle case farmaceutiche, le quali ringraziavano a suon di miliardi (eravamo alle vecchie lire).
E in tutta la farmatruffa, ecco l’orrenda ciliegina del sangue infetto.



Nella foto, Sua Sanità Francesco De Lorenzo

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