Fronte popolare contro il Monopoly
Ma mi ero clamorosamente sbagliato, infatti sette deputati democratici e per di più appartenenti alla corrente di quel Renzi che si accompagna alla finanza come Linus alla coperta, gliel’hanno cantata chiara ai padroni del vapore, senza paura e senza peli sulla lingua: hanno infatti scritto all’ambasciatore Usalamentandosi del fatto che nella nuova versione del Monopoli le proprietà immobiliari di via Giardini e compagnia sono state sostituite con pacchetti azionari. Questo secondo i magnifici sette sarebbe diseducativo: come vi permettete di proporre una cosa simile in un Paese che ha una Borsa bonsai e invece la maggior densità di generosi palazzinari per metro quadro?
Ora non si capisce bene cosa c’entri l’ambasciatore statunitense con il monopoli, (mentre si intende benissimo quale ruolo possa avere nel pompare quei catorci di F35) e quindi c’è il leggero sospetto che in mancanza di cose da dire e da pensare ci si arrangi anche con queste corbellerie da Almanacco di Topolino, con tutto il rispetto per i livre de chevet di Renzi. Però diciamolo, fa piacere la ribellione all’impero della finanza, anche se ciò espone Renzi alle accuse del Corriere di Detroit di essere un po’ troppo a sinistra.
Un po’ mi è dispiaciuto che i sette deputati non abbiano preso in considerazione la presenza degli ori nelle carte napoletane, perché quel settebello è davvero diseducativo e potrebbe portare le nuove generazioni a pensare che il lavoro vada giustamente retribuito, quando invece bisognerebbe attribuire maggiore importanza a picche e bastoni. Ma insomma non si può pretendere tutto dalla vita: l’importante è che in qualche modo si reagisca, si faccia capire che siamo disposti a qualsiasi sacrificio, ad abolire le pensioni e il welfare, a far precipitare i salari, a distruggere la scuola, a rendere tutti i precari, ma per Dio il Monopoli con le azioni al posto delle case proprio no.
Alla fine non possiamo non apprezzare il fatto di avere parlamentari che valgono quanto i soldi del Monopoli, anche se stranamente non li accettano in pagamento della loro preziosa attività.
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