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sabato 17 agosto 2013

ALBERTO CAPECE


Scalfarotto, il gay omofobo che piace a Pd e Pdl

25702010_le-lgbt-unite-contro-il-nuovo-testo-della-legge-anti-omofobia-0Una volta, quando non esisteva ancora il politicamente corretto si sarebbe parlato di una checca isterica. Isterica non nel senso di una pedissequa ed enfatica imitazione femminile, ma nel senso che il conflitto tra l’essere gay e il senso di peccato o di colpevole diversità che ne deriva non è risolvibile e dà luogo a una futile, ansiosa giostra di idee incoerenti e di comportamenti egotici.  La checca isterica non si nasconde, anzi esterna il suo conflitto, quasi che il super io scegliesse questa forma di fustigazione e di espiazione. Nulla di più pericoloso che affidare la battaglia di libertà degli omosessuali  a tipi del genere che invece di mortificare le loro segrete pulsioni attraverso l’omofobia, sembrano voler mortificare la loro segreta omofobia con l’essere gay.
Ivan Scalfarotto è per l’appunto uno di questi personaggi: gay per natura, omofobo per cultura cattolica, politicamente transessuale e dunque a suo agio nell’ormai informe Pd. E’ stato eletto come paladino dei diritti Lgbt, ma appena seduto sulla poltrona ha pensato bene di acquisire prestigio presso la casta pretendendo per i parlamentari e solo per loro l’estensione della copertura sanitaria anche per i gli eventuali compagni dello stesso sesso. Un puro privilegio che segna la differenza abissale tra essere elettori ed essere eletti che il Marchese Del Grillo  potrebbe magistralmente sintetizzare.
Poi dopo aver formulato assieme a Sel e M5S un progetto di legge contro l’omofobia che estendeva a questo campo la legge Mancino e che dunque comprendeva anche sanzioni per campagne omofobiche e transfobiche, ha cambiato idea, si è spostato su input del partito e dei suoi dirigenti, in campo Pdl e ha proposto con il raffinato nullologo Antonio Leone, un emendamento al testo da lui stesso redatto che in sostanza lo svuota di efficacia. Per di più la definizione originale di reati  «motivati dall’identità sessuale della vittima»  viene sostituita da una dizione apparentemente analoga - «fondati sull’omofobia o transfobia» – che tuttavia ha il piccolo difetto di proporre termini che non esistono nella giurisprudenza italiana e dunque sono praticamente aperti a qualsiasi libera interpretazione. Con tutte le conseguenze del caso.
Come dire facciamo la legge anti omofobia perché dopotutto è una delle pochissime cose in cui possiamo mostrare una qualche microscopica differenza,  ma dietro il fumo cerchiamo di togliere più arrosto possibile per venire incontro al Pdl e alle componenti devote del partito, diamo in qualche modo fiato alla tesi grottesca che l’incitamento all’omofobia o la sua aperta manifestazione non possano essere sanzionate in quando espressione di libertà e in particolare di quella libertà religiosa che impone di considerare l’omosessualità un peccato o una malattia . Ignari loro e Scalfarotto che la libertà che si può esercitare è quella che non colpisce o ferisce gli altri. E’ scritto nell’abbecedario delle elementari ed è scritta in quelle norme che rendono la bestemmia un reato o che sanzionano le ingiurie verso qualcuno. Ma possiamo privarci del governo Letta e degli appoggi vaticani per fare una volta tanto qualcosa di decente, di chiaro, di intelligente? Non sia mai.
Ovvio che tutte le associazioni omosessuali abbiano protestato contro questa sterilizzazione compromissoria,  ma Scalfarotto invece di riconoscere l’errore in cui è stato indotto dal devoto Super Io cattolico e di essere incorso in un gravissimo lapsus freudiano legislativo, invece di liberarsi dall’inciucismo senza se e senza ma del Pd,  accusa tutti di voler combattere una guerra “di sterminio” contro i cattolici. Addirittura. Questo alla fine è checchismo isterico allo stato puro: mica è un’offesa, è libertà di pensiero.

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