L’auto anti “casta” del meccanico Manlio
Revine, singolare protesta di un ex emigrante di 71 anni che ha
ricoperto la sua Punto di scritte contro politici e ingiustizie... fonte QUI
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di Francesca Gallo
REVINE LAGO. Gravemente malato e con una pensione da fame protesta scrivendo
sulla sua auto frasi contro la “casta” dei politici. Tanto che la Fiat Punto di
Manlio Graziani, 71 anni, ex emigrante, è ormai diventata un manifesto ambulante
contro la vergogna italiana della mala politica. «Se avessi i soldi per la
benzina», ringhia l’ex artigiano, «la piazzerei in tutti i mercati del Veneto.
La gente deve sapere la vergogna dell’Italia».
Manlio Graziani, vittoriese di nascita, abita in una casa in affitto sulla strada dei Laghi, a Santa Maria, frazione di Revine. Per 28 anni ha lavorato in Germania dove ha fatto l’interprete per la polizia, venditore e riparatore di auto, capo officina.
«Lavoravo giorno e notte», racconta, «mi sono distrutto. Ho sgobbato come un cane per l’Italia, per dimostrare che non siamo solo mafia. E tutto per una pensione di 460 euro al mese. Altri 320 euro li percepisco dall’Inps. Con questi pochi soldi devo pagare 367 euro di affitto, le spese per la casa e le cure per una grave malattia neuromuscolare. Ho un armadietto pieno di medicinali. Alla fine mi restano solo 50 euro per vivere».
Tre mesi fa, al colmo dell’esasperazione, ha preso il pennarello indelebile e ha iniziato a raccontare la sua protesta sulla sua Fiat Punto bianca. Frase dopo frase, ormai la vettura è diventata un “tazebao” itinerante, che appena può l’ex emigrante porta in giro per le piazze.
Come accaduto anche venerdì a Belluno. «C’era una folla di gente tutto intorno alla macchina», racconta Graziani, «tutti mi dicono bravo ma nessuno fa niente. A stimarmi sono le donne, mentre gli uomini hanno paura e non si espongono. A Vittorio Veneto al semaforo mi hanno persino baciato. E una coppia di giovani mi ha lasciato un biglietto con scritto: ti stimo». La Punto è ormai una sorta di piccola enciclopedia dell’attualità del malgoverno. “Un lavoratore deve faticare tre anni”, si legge tra l’altro, “per guadagnare lo stipendio di un mese dei ladroni (politici) che lavorano tre giorni alla settimana e ancora rubano”. “Solo un malato di mente tassa le offerte per la ricerca sanitaria”. “La Germania ha sedici scorte e noi ne abbiamo centinaia”. “L’Europa ha 27 stati: 24 stanno bene. Grecia, Spagna e Italia stanno male, governate dai ladri”. “Sessantaquattro suicidi: pensa quanto lavoro abbiamo perso, gente che ha sofferto”.
Graziani è vedovo e ha una figlia che vive in Germania. Ha accumulato 40 anni di contributi tra previdenza tedesca e l’Inps che gli ha riconosciuto il minimo. «Quel che è certo», conclude, «è che non voterò nessuno
Manlio Graziani, vittoriese di nascita, abita in una casa in affitto sulla strada dei Laghi, a Santa Maria, frazione di Revine. Per 28 anni ha lavorato in Germania dove ha fatto l’interprete per la polizia, venditore e riparatore di auto, capo officina.
«Lavoravo giorno e notte», racconta, «mi sono distrutto. Ho sgobbato come un cane per l’Italia, per dimostrare che non siamo solo mafia. E tutto per una pensione di 460 euro al mese. Altri 320 euro li percepisco dall’Inps. Con questi pochi soldi devo pagare 367 euro di affitto, le spese per la casa e le cure per una grave malattia neuromuscolare. Ho un armadietto pieno di medicinali. Alla fine mi restano solo 50 euro per vivere».
Tre mesi fa, al colmo dell’esasperazione, ha preso il pennarello indelebile e ha iniziato a raccontare la sua protesta sulla sua Fiat Punto bianca. Frase dopo frase, ormai la vettura è diventata un “tazebao” itinerante, che appena può l’ex emigrante porta in giro per le piazze.
Come accaduto anche venerdì a Belluno. «C’era una folla di gente tutto intorno alla macchina», racconta Graziani, «tutti mi dicono bravo ma nessuno fa niente. A stimarmi sono le donne, mentre gli uomini hanno paura e non si espongono. A Vittorio Veneto al semaforo mi hanno persino baciato. E una coppia di giovani mi ha lasciato un biglietto con scritto: ti stimo». La Punto è ormai una sorta di piccola enciclopedia dell’attualità del malgoverno. “Un lavoratore deve faticare tre anni”, si legge tra l’altro, “per guadagnare lo stipendio di un mese dei ladroni (politici) che lavorano tre giorni alla settimana e ancora rubano”. “Solo un malato di mente tassa le offerte per la ricerca sanitaria”. “La Germania ha sedici scorte e noi ne abbiamo centinaia”. “L’Europa ha 27 stati: 24 stanno bene. Grecia, Spagna e Italia stanno male, governate dai ladri”. “Sessantaquattro suicidi: pensa quanto lavoro abbiamo perso, gente che ha sofferto”.
Graziani è vedovo e ha una figlia che vive in Germania. Ha accumulato 40 anni di contributi tra previdenza tedesca e l’Inps che gli ha riconosciuto il minimo. «Quel che è certo», conclude, «è che non voterò nessuno
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