Per depositare
la scheda elettorale e i documenti
correlati è necessario recarsi al Viminale. E' esentato chi è già
presente in Parlamento, ma non chi ha già partecipato con il simbolo a
cinque elezioni regionali e qualche centinaio di elezioni comunali, come
il
MoVimento 5 Stelle. Ma questo è un dettaglio. Dopo
verifiche di legge, consultazioni con studi legali, firme dai notai,
ordini, contrordini, gazzette ufficiali e interpretazioni e contro
interpretazioni, giunge il giorno fatidico del deposito. Il deposito è
aperto a tutti, anche a chi
non ha raccolto una sola firma
con il suo simbolo. I moduli con le firme vanno depositati la settimana
successiva nei vari tribunali delle circoscrizioni, quindi chiunque può
partecipare alla farsa. Il giorno fatidico arriva quando arriva, a sua
discrezione, è come la sorpresa dell'uovo di Pasqua. All'improvviso,
nella settimana del deposito, vengono
poste le transenne
davanti al ministero degli Interni: è il segnale che è scoccato il
momento della coda. Se stai mangiando un maritozzo nel bar davanti o ti
sei appostato nell'appartamento con vista sul Viminale o hai ricevuto
una soffiata, allora hai un'alta probabilità di occupare il primo posto
della fila. Una volta piazzato lì, in piedi, come uno stoccafisso,
nessun pubblico ufficiale ti lascia un riscontro della tua posizione: un
bigliettino, un pezzo di carta di formaggio, un numero della tombola.
Devi difendere
il posto come in trincea. Rimpiangi le
Poste Italiane che hai sempre disprezzato, da loro almeno sai quando
aprono, ti danno un numerino e stai in un luogo caldo. La fila si forma
dal pomeriggio di lunedì 7 gennaio, ma gli uffici accettano il deposito
solo dalle ore 8 di venerdì 11.
90 ore al freddo, di giorno e di notte, con i turni e le tazze di caffè caldo, con gli amici a darti il cambio, sembra il fronte orientale di "
Centomila gavette di giaccio" nella seconda guerra mondiale. Siamo però a Roma settanta anni dopo.
Chiunque
abbia gestito l'Italia nei secoli, dai Romani ai Goti, dai Longobardi
agli Spagnoli, dai Borbone ai Savoia, si vergognerebbe di fronte a un
simile spettacolo. Davanti al M5S ci sono ben tre gruppi con il loro
simbolo che però tengono gelosamente segreto. Venerdì due avvocati e un
tecnico di supporto del M5S si presentano all'ufficio elettorale. I
documenti vengono letti e il deposito accettato. Nel caso ci siano delle
richieste o delle contestazioni da parte dell'ufficio saranno
comunicate da domenica pomeriggio. Da allora avremo due giorni per
presentare ricorsi o integrazioni. Salutati i funzionari, i nostri
vedono nel tabellone elettorale due simboli quasi identici. Chi era in
fila prima di noi ha consegnato all'ufficio il
simbolo del M5S
senza l'indirizzo del sito. Assolutamente confondibile dall'elettore.
Abbiamo fatto ricorso. Dovremo aspettare martedì pomeriggio per sapere
se il M5S parteciperà alle elezioni. In caso della presenza di un
simbolo confondibile
non parteciperemo. Questa è
l'Italia che non c'è più, che non ci appartiene, che va cambiata dalle
fondamenta. Se entreremo in Parlamento lo apriremo come una scatola di
tonno. Se non ci lasceranno partecipare si prenderanno la responsabilità
della delegittimazione dello Stato e delle inevitabili conseguenze.
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