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lunedì 17 febbraio 2014

MANIFESTAZIONE A ROMA DELLE IMPRESE DA TUTTA ITALIA...


Domani a Roma la mobilitazione generale delle imprese contro pressione fiscale e burocrazia


Domani a Roma la mobilitazione generale delle imprese contro pressione fiscale e burocrazia
















Sono oltre 5.000 a oggi gli artigiani e i commercianti piemontesi che parteciperanno alla manifestazione nazionale promossa per domani, martedì 18 febbraio, a Roma in piazza del Popolo da Rete Imprese Italia.
Con lo slogan “Riprendiamoci il futuro - Con le imprese cresce l’Italia”, le cinque associazioni che compongono Rete Imprese Italia ( Confartigianato, Cna, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti) si mobilitano per esprimere il loro profondo disagio per le condizioni sempre più difficili in cui le imprese sono
costrette a operare e, soprattutto, per chiedere una decisa svolta nella politica economica del governo.

Si tratta di una situazione di crisi drammatica che riguarda tutte le piccole e medie imprese italiane del commercio, del turismo, dell’artigianato, dei servizi e del terziario in genere, ma che colpisce in modo particolare quelle del Piemonte: nella nostra regione sono oltre 400.000, pari a quasi il 90% del totale delle imprese piemontesi.
L’artigianato piemontese segna una perdita di 3.259 imprese, un saldo negativo di -2,45 % (-1,94% quello dell'Italia), rispetto al -1,67 % del 2012 (-1,39% Italia). Il totale delle imprese artigiane è oggi di 129.755. Nel 2009 erano più di 136.000.
Tra le province Biella (-3,60%) e Verbania (-3,30%) segnano le maggiori perdite, mentre Torino (-2,11%) e Cuneo (-2,13%) le minori.
Analoga situazione per il commercio, settore nel quale non si arresta lo stillicidio di chiusure che si verifica ormai dal 2008, con l’inizio della crisi economica.
Anche nel 2013 i numeri sono negativi. Nel periodo gennaio/dicembre 2013 nel commercio al dettaglio (commercio fisso più ambulantato) si sono registrate 4130 chiusure (3142 nel commercio fisso e 988 nell’ambulantato) contro le 2397 aperture, con un saldo negativo di 1733 unità. Nel solo commercio fisso il settore più in sofferenza si conferma quello dell’abbigliamento, che da solo fa registrate un saldo negativo di 454 unità (714 chiusure contro 260 aperture).
Negativi anche i saldi dei ristoranti (-330: 1058 chiusure contro 728 aperture) e dei bar (-316: 998 chiusure contro 682 aperture).
Un altro settore particolarmente colpito è quello della distribuzione carburanti, che registra un saldo negativo di 101 imprese (168 chiusure contro 67 aperture).
Dati non sorprendenti, d’altra parte, se si considera il difficilissimo contesto in cui le imprese devono muoversi. A fronte di un persistente calo dei consumi (-3,1% a dicembre 2013), si deve purtroppo registrare una pressione fiscale che ha raggiunto il 55%; una burocrazia che richiede a ogni impresa 120 adempimenti fiscali e amministrativi all’anno, uno ogni 3 giorni; un sistema del credito che nell’ultimo anno ha ulteriormente ridotto i finanziamenti (54 miliardi in meno alle piccole imprese); un’attesa media di 180 giorni per i pagamenti dei crediti della pubblica amministrazione (Francia 65, Germania 36, Gran Bretagna 43).
“I tanti perché della manifestazione del 18 – afferma Rete Imprese Italia del Piemonte - stanno tutti in questi numeri, che non hanno fatto che peggiorare dal 2008, anno di inizio della crisi. Gli operatori del commercio e dell’artigianato sono allo stremo: si deve trovare una risposta immediata, concreta ed efficace, in grado di ridare speranza alle tantissime piccole e medie imprese che -
in Piemonte come in Italia - costituiscono il tessuto produttivo del Paese. È necessario un deciso cambio di rotta nelle politiche pubbliche, locali e nazionali, seguite negli ultimi anni. Bisogna aggredire con decisione la spesa pubblica improduttiva e i costi della politica, ridurre la pressione fiscale su imprese e famiglie, disboscare la selva di adempimenti burocratici che gravano sulle imprese. Chiediamo che siano ridotti i vincoli e i costi sul lavoro per assumere più giovani, che le banche tornino a investire sull’economia reale, che i pagamenti dei debiti da parte dello Stato siano certi e rapidi. Solo in questo modo si potrà imboccare con decisione la via della ripresa dell’economia, dei consumi e dell’occupazione. Come sempre le nostre imprese sono pronte a fare la loro parte: lo hanno dimostrato in questi anni difficilissimi, nei quali sono state elemento di coesione sociale. Ma non possono essere lasciate sole. Lo straordinario numero di adesioni che stiamo ancora adesso ricevendo da parte degli operatori che vogliono partecipare alla manifestazione del 18 è il segno della loro esasperazione, alla quale la politica deve finalmente delle risposte. Ma le risposte devono arrivare subito: ne va non solo della sopravvivenza delle nostre imprese, ma anche della tenuta sociale del Paese”.
Fonte qui
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