N MANETTE IL PREFETTO FRANCESCO LA MOTTA E ALTRI 3
Arrestato l'exvicecapo dei servizi
«Ha sottratto 10 milioni al Viminale»
I soldi erano destinati al fondo per gli edifici di culto. Il gip: «Rischiava di inquinare le indagini»
È stato arrestato stamane il prefetto Francesco La Motta, ex numero due dei servizi segreti italiani (Aisi), accusato di aver sottratto 10 milioni di euro dai fondi del Viminale. L'inchiesta, di competenza della procura di Roma e del pm Paolo Ielo, riguarda un ammanco dalle casse del ministero dell'Interno relativi ai conti Fec, fondi edifici di culto (come riportato sul e cioè quelli del fondo per gli edifici di culto attraverso il quale il ministero dell’Interno amministra e tutela un enorme patrimonio artistico in tutt’Italia.
ALTRE 3 IN MANETTE - Agli arresti anche il banchiere Klaus Beherend, mentre Eduardo Tartaglia e Rocco Zullino, già in carcere a Napoli, sono stati raggiunti da una nuova ordinanza di custodia. Gli arrestati sono accusati di peculato e falsità ideologica nell'inchiesta condotta dal pm Paolo Ielo. La parte romana dell'indagine, nata alcuni mesi fa a Napoli, riguarda un investimento in Svizzera di dieci milioni di euro del Fec, di cui La Motta era l'ex responsabile, affidato, secondo chi indaga, a Zullino, broker di Lugano e collaboratore di Tartaglia, a sua volta parente di La Motta. Per quanto riguarda la posizione del banchiere Beherend, secondo i Ros e i carabinieri di Napoli che stanno svolgendo le indagini, è colui che avrebbe redatto i piani di investimento dei Fondi in collegamento con Tartaglia.
LE ALTRE ACCUSE - Su La Motta ci sarebbe anche secondo filone d'indagine che riguarda gli incontri, con cadenza quasi settimanale, con broker della camorra. Tutto ciò sarebbe evidente dall'esame delle pagine dell'agenda del prefetto, in pensione da due mesi, sequestrata insieme con una rubrica dai carabinieri del Ros, nel suo ufficio nella sede dell'Aisi dove i militari hanno eseguito una perquisizione il 6 maggio scorso.
IL GIP - «Una indicibile beffa per i cittadini che in una epoca di necessaria austerità» devono «apprendere dai giornali che i soldi pubblici gestiti da un ministero, quello degli interni, erano andati a confluire su un fondo» all'estero. È un passaggio dell'ordinanza emessa nei confronti dell'ex prefetto Francesco La Motta. Il provvedimento riguarda altre tre persone accusate di aver trasferito circa 10 milioni dei fondi del Viminale su un conto corrente in Svizzera, poi svuotato, della «Silgocom, società svizzera a cui era arrivati anche soldi provenienti dalla criminalità organizzata». Nell'ordinanza di 25 pagine il gip definisce di «eccezionale gravità» la condotta dell'ex prefetto Francesco La Motta che ricopre attualmente il ruolo di «consulente dell'Aisi», il servizio segreto civile. L'alto rappresentante dello Stato «ha asservito - scrive il gip - la funzione pubblica ad interessi privati». Nel provvedimento viene citata anche una circostanza in cui La Motta «nel corso di una perquisizione si è avvalso della presenza e collaborazione degli attuali responsabili dell'ufficio legale e capo di gabinetto dell'Aisi». La Motta, infine, era in attesa di un ulteriore incarico e al telefono, stando al gip che cita una intercettazione, «si rammaricava delle indagini in corso». E il gip spiega nell'ordinanza l'arresto di La Motta con il fatto che poteva contare «aderenze con appartenenti ad apparati dello stato» e in ragione di ciò «sono più che concrete le possibilità di inquinare le indagini».
Redazione Online
Corriere della Sera
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