Elenco blog personale

sabato 29 giugno 2013

ANNA LOMBROSO

Tutti a bordo della carrozza reale

gold-carriageAnna Lombroso per il Simplicissimus
Racconta Horace Walpole nelle sue Memorie come un giorno Luigi XV, mentre andava a  caccia, accompagnato  dal duca di Choiseul, volle mettere alla prova il suo fidato e sagace ministro chiedendogli di indovinare il prezzo della lussuosa carrozza sulla quale stavano viaggiando.
Choiseul sapeva che quella magnificenza poteva costare  3 o 4 mila libbre d’oro, ma conoscendo le “creste” di corte dei fornitori della real casa  raddoppiò la cifra e azzardò:  8 mila libbre. Ma, “30 mila”, rispose invece, sornione, Luigi XV.
Il ministro trasecolò: è uno scandalo, un’indecenza.
Quei profittatori, saccheggiando l’erario con  le loro furfanterie avrebbero mandato in rovina il regno! E il Re di rimando: Immaginate ora, duca, di avere pieni poteri per farmi pagare questa carrozza al prezzo giusto.
Choiseul ci pensa e passa in rassegna gli anelli della catena che fa capo al veicolo reale: favori, protezioni,  intermediazioni, complicità, ricatti, elargizioni e corruzione, saldati indissolubilmente  in un intreccio che tiene insieme maglia per maglia, l’intera nazione.
Costernato, scuote la testa: il Re ha ragione, bisogna lasciar fare, perché tutto resti com’è. Altrimenti a partire da una carrozza, si provocherebbe la caduta della Francia.
Le compagini  governative che si sono avvicendate in Italia avranno magari annoverato qualche duca di Choiseul, che all’atto del giuramento si sarà prefigurato di far pulizia, di spezzare quella catena, di rompere quei patti opachi di correità o indulgenza.
Ma probabilmente, proprio come il Duca, peraltro nominato grazie alla benevole protezione della favorita del Re, ed infatti licenziato quando la Pompadour perse con le sue leggendarie grazie l’affetto del monarca,  avrà pensato che ne andava della saldezza dello Stato, che certi scossoni sono peggio di un terremoto e non portano quei benefici che invece un sisma può procurare, che tutti applaudono quando i carabinieri vanno a arrestare acclarati marioli, amministratori sleali, imprenditori sfrontati. Ma che poi, se da Versailles e per li rami la pulizia scende  fino a esattori poco scrupolosi, falsi invalidi,  funzionari che chiudono un occhio, controllori che ne chiudono due, e via via impiegati, insegnanti, bidelli, infermieri, medici sparsi accidiosamente in tutta la nazione e che vivacchiano a spese della carrozza del re, allora, avrà pensato il de Choiseul nostrano, crollerebbe l’impalcatura di abusi di scala, che tiene in piedi l’economia della sopravvivenza, vista come diritto inalienabile, oltre che principale comparto produttivo del Paese.
Ed infatti, in questa caccia al tesoro disperata alla ricerca di ogni spicciolo, che ci prepara a nuovi stenti e privazioni, non si alza la voce di nessun duca a ricordare che la corruzione costa 60 miliardi l’anno, che se nelle tasche di ogni italiano, neonati compresi, venissero rimessi i mille euro l’anno sottratti dai corrotti si potrebbero vincere molte sfide, a cominciare dalla cancellazione degli interessi sul debito pubblico. O dotare le città di un trasporto pubblico degno di questo nome (costa 14 miliardi), proteggerci da frane e alluvioni (2,5 miliardi), mettere in sicurezza gli edifici scolastici (10 miliardi), coprire il costo degli ammortizzatori sociali (20 miliardi).  E cancellare l’Imu sulla prima casa (3 miliardi), senza  farci ripagare sanguinosamente la propaganda dei bricconi.
Per il giovane Letta, allevato in una dinastia che vanta illustri sperimentazioni perfino in seno alla Croce Rossa, e per il suo governo,  la lotta alla corruzione deve sembrare uno di quei cascami ideologici, che non ci si può permettere di questi tempi, perché  richiede tempo e stravolgimenti in assetti consolidati e in equilibri precari che devono garantire alla tenuta instabile delle larghe e incerte intese che stanno strette alla morale. Meglio rompere i maialini di ceramica, meglio affondare le mani nelle tasche sempre più vuote, piuttosto che mettere mano alla violazione quotidiana della legalità, diradando quella   adesione “culturale” di larghi strati della nostra società ad un sistema di illiceità diffusa, ben nutrita e alimentata da pensieri, legislazione e opere,  trasversalmente mutuate e imitate, in un intreccio tra mafie e corruzione, nel quale la politica ha avuto e continua ad avere un ruolo “pedagogico” devastante, scaricando il contrasto all’illegalità su reati minori o inventati e, quindi, sulle fasce più deboli ed emarginate della società ed aiutando i potenti a continuare indisturbati nei loro malaffari.
Pochi mesi fa è finito in manette   uno dei “padroni del Veneto”, l’imprenditore veneziano Piergiorgio Baita,  presidente della Mantovani Spa, asso pigliatutto delle costruzioni venete soprattutto regionali e in generale pubbliche, in project financing e non, e la principale del Consorzio Venezia Nuova impegnato nei lavori per il Mose. Si dice che in piena Mani Pulite, Baita indagato si salvò spifferando. Ma adesso, cosa potrebbe dire che non si sappia già? Le imprese sono tante ma poche si accaparrano i grossi lavori, tutte le altre fanno la coda per elemosinare un sub-appalto in un clima di veleni, accordi opachi ma sfrontati, arbitrarietà e nel quale si combinano economia formale e criminale, così strettamente intrecciati da diventare indistinguibili, come   quelli realizzati in Lombardia per l’amico di Roberto Formigoni, quel Pierangelo Daccò che gli pagava le vacanze ma poi viaggiava in corsia di sorpasso quand’era il momento di assicurarsi gli appalti regionali. come accade diffusamente,  in regime bipartisan, che si sa il profitto facile lega più di qualsiasi collante e a tutte le latitudini.
Uno degli effetti dello stato di necessità che pesa sul Paese come un tallone di ferro, è la illusorietà  e la discrezionalità della “morale” retrocessa nel migliore dei casi a opportunità, condizionata da ragioni di opportunità, piegata all’emergenza, quella che infila surrettiziamente nell’omonimo decreto un rifinanziamento proprio dell’attività immobile delle dighe mobili del Mose a beneficio della sua cosca di imprese in una città che intanto dinamicamente affonda sempre di più, allegoria inquietante del Paese.

MARGHERITA HACK


CIAO GRANDE DONNA...


BEPPE GRILLO

RAI, di tutto, di più


Relazione direttore generale RAI
(03:07)
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Il recente intervento del direttore generale della RAI Luigi Gubitosi in Commissione per la Vigilanza dei servizi radiotelevisivi fornisce un quadro desolante. Ricavi pubblicitari crollati, investimenti insufficienti, carriere scollegate dal merito. In questa situazione la RAI si permette un plotone di 622 dirigenti per 11.378 dipendenti, uno ogni 18 (dato fine 2011, pari a più della somma di Mediaset (6.126), Sky Italia (3.995) e Ti Media (709))!. Di questo plotone ben 322 sono "giornalisti dirigenti", una figura mitologica.
Dalla relazione di Gubitosi:
- I 300 dirigenti Rai (incluso il direttore generale) sono distribuiti nelle seguenti fasce di reddito:
3 >500K
1 400K-500K
4 300K-400K
34 200K-300K
190 100K-200K
68 <100K
- I 322 giornalisti dirigenti si dividono nelle fasce seguenti:
1 >500K
3 400K-500K
3 300K-400K
24 200K-300K
273 100K-200K
18 <100K
- Il consuntivo 2012 della pubblicità è stato di 745 milioni di euro, in diminuzione di 220 milioni rispetto al 2011 e di 255 milioni rispetto al budget; e, sempre nel 2012, i grandi eventi sportivi hanno comportato un costo di 143 milioni di euro
- In termini dimensionali la RAI è rimasta la stessa dell’inizio degli anni 2000 e la struttura organizzativa è solo parzialmente variata dopo la ristrutturazione del 2004
- I progressi di carriera, per troppi anni, non sono stati determinati da valutazioni di competenza e merito ma, al contrario, hanno subito influenze esterne
- Le nomine - non solo apicali ma anche quelle intermedie - sono state decise sulla base di criteri di appartenenza e di fedeltà
- Come quando in alcuni gruppi tribali o familiari ci si sposava tra consanguinei indebolendo il sistema immunitario, così è successo negli ultimi anni nell’alta dirigenza RAI
- Una età anagrafica molto alta caratterizza l’azienda. Oltre 2/3 dei giornalisti RAI ha oltre 50 anni, 278 sono oltre i 60 anni, il 96% è sopra i 40 anni. Non abbiamo giornalisti al di sotto dei 30 anni.
Il quadro è sostanzialmente lo stesso per operai e impiegati
- La somma dei due fattori - caduta ricavi pubblicitari e costo grandi eventi sportivi - avrebbe provocato da sola una perdita maggiore di quella consuntivata (194 milioni di euro senza includere 51 milioni di oneri straordinari relativi prevalentemente agli oneri per l’incentivazione agli esodi) la cui minore entità è dovuta ad azioni di contenimento sui costi esterni
RAI, di tutto, di più!

Libero Pensiero: la casa degli italiani esuli in patria: Può un maschio sostenere che "mi mancano le femmin...

Libero Pensiero: la casa degli italiani esuli in patria: Può un maschio sostenere che "mi mancano le femmin...: " Le olgettine? Per carità, sono molto meglio di quelle sceme della sinistra che scopano gratis "                           ...

ALBERTO CAPECE ...


Sul ponte sventola bandiera blu

20110818_divietoChe le bandiere blu fossero un po’ sospette lo si poteva intuire anche prima dell’ultimo vasetto di Pandora aperto per l’estate: si è scoperto che le “medaglie” per le acque più cristalline vengono assegnate ai singoli tratti di mare pulito, ma poi il premio viene di fatto assegnato ai comuni e dunque a tutto il loro litorale, compresi i tratti non balneabili e inquinati. Lo si poteva intuire sia perché i criteri per ottenere la sospirata bandiera, con i suoi ritorni economici, sono in parte generici ed estranei allo stato delle spiagge e delle acque, sia perché i parametri usati per definire “pulito” un tratto di mare si riducono ai colibatteri e sia infine perché l’assegnazione delle bandiere non è frutto di controlli autonomi da parte della sezione nostrana del Fee, organizzazione ambientalista danese probabilmente ignara del “fattore Italia”, ma di fatto basata sulle autocertificazioni dei comuni: con un conflitto di interessi così evidente da diventare ridicolo, eppure mai rilevato.
Già due anni fa, di fronte a tutto il meccanismo “turistico -estivo” che fabbrica illusorie meraviglie, peana ed epinici, scrissi un post ( qui )per mettere in guardia dalle bandiere blu e dai meccanismi che le facevano sventolare un po’ troppo facilmente. Non c’era come invece oggi un qualche scandalo, c’era solo la scandalosa retorica che passava sopra tutte le evidenti pecche delle bandiere blu. Ma naturalmente tutto è proseguito come prima e anche quest’anno Claudio Mazza, presidente della Fee ha illustrato la mappa delle dolci e fresche acque, salvo poi cancellare dal sito del Fee la cartina che supportava l’equivoco tra i singoli tratti di mare e i territori litoranei dei vari comuni, quando la cosa è saltata fuori.
Ci sarebbe da chiedersi di che vive la sezione italiana della Fee che naturalmente è senza scopo di lucro – chissà perché al pensiero vengo preso da un riso irrefrenabile – però non è questo che mi interessa, mi interessa invece questa vicenda come apologo del “sistema Italia”: si fa poco o nulla per rendere pulite le acque, per quello i soldi non ci sono mai, ma si spende e si spande per far credere che lo siano, niente fatti e molte medaglie, come accade ai governi ormai da un quindicennio, ambiente devastato, ma teoricamente premiato, conflitti di interesse, abusivismo, acque infestate da furbacchioni, un complesso economico turistico che invece di evolversi va dietro a queste salvifiche opacità. Il risultato è che il turismo è ormai al lumicino. Così come il Paese: e non sarà una qualche bandiera blu a salvarci.

SERGIO DI CORI MODIGLIANI

Un ringraziamento ufficiale a Enrico Letta a nome della cittadinanza per la smagliante vittoria ottenuta a Bruxelles.






Lettera aperta al Presidente del Consiglio, on. Enrico Letta:

"Eccellenza Illustrissima, 
                                     con la presente La voglio ringraziare a nome di tutti i giovani italiani, soprattutto quelli al di sotto di 29 anni, che vivono da soli fuori di casa, che possono dimostrare di non lavorare da dodici mesi e che non sono laureati, i quali, grazie alla illuminante, nonchè prestigiosa, idea vincente della Sua superba mente da ineguagliabile statista, potranno finalmente usufruire della piena occupazione riacquistando la piena dignità operativa. 

Consapevole che tutto ciò è stato ottenuto grazie alla poderosa macchina da guerra da Lei sapientemente allestita, con indomita arguzia e coraggio leonino di solida marca italiana, è con lucida commozione che dò il benvenuto al Suo placido rientro sul suolo nazionale, pregandoLa di accogliere questa umile missiva con la Sua consueta virile bonomia. Da lunedì 1 luglio, grazie alla prorompente vittoria conseguita a Bruxelles, i giovani italiani avranno la possibilità di vedere finalmente i propri sogni e le proprie ambizioni divenire solida realtà. E' notizia grata, questa, che la plebe festosa accoglie con l'entusiasmo caratteristico del popolo, muto e chino dinanzi a simile poderosa strategia politica, applicata con sapiente rigore arcano da chi è stato in grado di coniugare autorevolezza e sapienza, lungimiranza e accortezza. 

Finalmente l'espressione vincere e vinceremo esce dalla palude della retorica d'archivio per fondersi in un rinnovato tripudio di allegria collettiva, ben coniugata a un ritrovato senso di armonia che ci fa ben sperare nel futuro nostro e della nostra prole. 
Da oggi, credere obbedire combattere diventano la nostra seconda pelle, indossata con l'orgoglio di una ritrovata unità nazionale, nel nome del successo da Lei ottenuto a nome dell'intera collettività. Grazie alla mai doma stoffa del condottiero di cui madre natura Vi ha privilegiato, oggi, per i giovani italiani si aprono prospettive occupazionali che non possono non riempire la popolazione di entusiasmo, allegria, ottimismo, ferrea volontà. 

Finalmente la crisi economica è superata e l'Italia può comunicare al mondo di aver voltato pagina. 

Molto presto, grazie al solerte ingegno delle menti sopraffine di cui la Vostra Illuminata Grazia ha saputo circondarsi, il paese godrà di insospettabili benefici che lanceranno la nazione verso il ruolo di Grande Potenza che le spetta nel mondo.
In questa serenità ritrovata e rinnovata, diventa un imperativo categorico per le menti pensanti degli intellettuali mettersi a disposizione di Vostra Signoria, consapevoli di partecipare a un poderoso impegno vincente che già annuncia straripanti vittorie in ogni campo del sapere, dalla scienza all'innovazione tecnica, dall'istruzione alla sanità, dalla cultura all'accademia.  

La prego, quindi, di voler accogliere, nella sua prorompente generosità di autentico patriota, i sensi della più doverosa stima da parte di questo modesto cittadino, che qui si firma

Vostro servo perenne, umilmente a disposizione

Sergio Di Cori Modigliani

giovedì 27 giugno 2013

BEPPE GRILLO

Miccoli al Quirinale


  

miccoli_quirinale.jpg
Fabrizio Miccoli, l'attaccante del Palermo avrebbe fatto pesanti commenti scoperti attraverso le intercettazioni su Giovanni Falcone definito: "quel fango di Falcone".L'indignazione popolare, correttamente, si è levata contro il giocatore. Persino Buffon lo ha stigmatizzato in conferenza stampa dal Brasile. Ovunque è tutto un giusto dissociarsi da Miccoli al quale, c'è da giurarlo, nessuno passerà più il pallone in campo.
Nel frattempo un signore che ha come amico il fondatore di Forza Italia, Marcello Dell'Utri, condannato in secondo grado a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, il quale definì eroe Vittorio Mangano il mafioso condannato in primo grado all'ergastolo per duplice omicidio, assunto ad Arcore con la qualifica di stalliere. Un signore ex iscritto alla P2 con la tessera 1816, con un numero impressionante di procedimenti giudiziari, condannato in secondo grado a quattro anni di reclusione e all'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni per frode fiscale. Condannato in primo grado a sette anni di carcere e interdizione perpetua dai pubblici uffici per concussione e prostituzione minorile. Indagato con l'accusa di aver corrotto nel 2006, con tre milioni di euro, il senatore Sergio De Gregorio per il suo passaggio nel Pdl.
Questo signore che altrove sarebbe in fuga da tempo verso Paesi senza l'estradizione è stato "invitato a colloquio e ricevuto" dal presidente della Repubblica Napolitano. Dal Quirinale sottolineano che è stato Napolitano a prendere l'iniziativa dell'incontro e che Berlusconi ha assicurato "il netto orientamento di confermare il sostegno suo e del Pdl al governo e all'azione che è impegnato a svolgere". E' come se Herbert Hoover, presidente degli Stati Uniti negli anni '30, avesse invitato Al Capone per discutere del mercato degli alcoolici. Anche Miccoli, al Quirinale, a palleggiare tra due corrazzieri! Perché Berlusconi si e lui no?

ALBERTO CAPECE

F 35, là dove osano le tangenti

f35Il caso Boccia è esemplare: l’uomo, per meglio dire l’ometto che dovrebbe gestire i rapporti del governo con Eni e Finmeccanica, il sedicente “economista” del Pd, l’uomo che voleva cedere a Caltagirone l’acquedotto pugliese, credeva che gli F 35 fossero elicotteri da soccorso. O forse lo credeva chi cura il suo account twitter e che dunque è una sorta di kagemusha delle 140 battute.. Ma il bello dell’Italia è che le operazioni più opache si mischiano dentro al ridicolo di una cialtroneria a tutto campo.
E l’ostinazione che il Parlamento inciuciforme mostra nell’acquisto dei nuovi caccia presenta entrambe le caratteristiche: solo dei cialtroni o dei corrotti possono pensare, in un momento simile, di spendere miliardi per dotarsi di un aereo dai costi stratosferici, ma di prestazioni mediocrissime. Era già da anni che ci si sarebbe dovuti ritirare da un’impresa nata malissimo e che via via ha sgranato il rosario delle sue pecche tanto da indurre Canada, Olanda e Norvegia a ritirarsi e molti Paesi, Usa compresi, a ridurre le commesse. Il compromesso tra capacità stealth (peraltro messe in forte dubbio dagli esperti canadesi) e caccia d’attacco non è riuscito: l’ F35 è pesante, poco maneggevole, pieno di difetti, non può essere usato sulle nostre portaerei ( ragione principale per cui ci era messi nel progetto), ha costi di manutenzione spaventosi e non si vede a cosa ci possa servire se non a buttare preziosi soldi dalla finestra.
Tutto questo ha campeggiato sui giornali di tutto il mondo oltre che sulle riviste di settore e sui report delle società specializzate in analisi militari, ma non ce n’è alcuna traccia nelle discussioni parlamentari che si sono limitate alle frasi fatte o alle questioni di principio. Nessun onorevole si è mai sognato di mettere in dubbio le clamorose bugie che sono venute dall’apparato militare, nessuno ha chiesto ragione dei difetti o ha chiesto specifici scenari sull’utilizzo del caccia e infine nessuno, ieri, ha detto che è stata venduta una ricaduta industriale fasulla, visto che le ali dell’F35 saranno costruite per due terzi in Israele, lasciando a Novara i rimasugli. Nessuno si è alzato per dire che l’abbandono dello sviluppo dell’Eurofighter per correre appresso a questo bidone, significa passare da compiti progettuali al puro e semplice assemblaggio.
Un lungo, cadenzato rosario di bugie e di assenza di domande. Una tale pervicacia nell’acquisto ad ogni costo e contro qualsiasi razionalità che non può essere spiegata se non alla luce di operazioni sottobanco e distribuzione di abbondanti merende. L’ F 35 non è granché, ma in compenso le tangenti volano veloci e nascoste. Capacità stealth, come da contratto. Come dice il ministro della difesa: Si vis pacem para bustam.

Libero Pensiero: la casa degli italiani esuli in patria: Gli astrologi prevedono una imminente rivoluzione ...

Libero Pensiero: la casa degli italiani esuli in patria: Gli astrologi prevedono una imminente rivoluzione ...: di Sergio Di Cori Modigliani Il 14 luglio 2013 è una data molto importante. Quantomeno, per i cultori dell'astrologia. Gli esper...

domenica 16 giugno 2013

Le preoccupazioni di una nonna “perplessa”

M5S...

Comunque in ogni movimento, partito,associazione, si inserisce sempre qualcuno che l'unico"BISOGNO" che ha è farsi i ca@@i propri.
Per me è difficile, molto difficile, appartenere sottostare, ad un gruppo, in fondo sono molto anarchica, per me vale il fatto di non fare agli altri cio' che non voglio sia fatto a me, se c'è da difendere un diritto sacrosanto partecipo e lotto, se faccio il mio dovere fino in fondo voglio anche i miei diritti sanciti dalla Costituzione.
Cosa mi aspetto da Beppe? assolutamente nulla ha gia' fatto abbastanza, se volesse ritornare ad una vita tranquilla lo capirei in pieno.
Casaleggio mi è indifferente, non ho mai amato i manager, il marketing, la pubblicita', lui rappresenta tutto questo.

Saviano: «La cocaina? Bisogna legalizzare» E svela: «Negli Usa vissi sotto falsa identità» - Corriere.it

Saviano: «La cocaina? Bisogna legalizzare» E svela: «Negli Usa vissi sotto falsa identità» - Corriere.it

venerdì 14 giugno 2013

FRANCESCO LA MOTTA

N MANETTE IL PREFETTO FRANCESCO LA MOTTA E ALTRI 3

Arrestato l'exvicecapo dei servizi
«Ha sottratto 10 milioni al Viminale»

I soldi erano destinati al fondo per gli edifici di culto. Il gip: «Rischiava di inquinare le indagini»

È stato arrestato stamane il prefetto Francesco La Motta, ex numero due dei servizi segreti italiani (Aisi), accusato di aver sottratto 10 milioni di euro dai fondi del Viminale. L'inchiesta, di competenza della procura di Roma e del pm Paolo Ielo, riguarda un ammanco dalle casse del ministero dell'Interno relativi ai conti Fec, fondi edifici di culto (come riportato sul e cioè quelli del fondo per gli edifici di culto attraverso il quale il ministero dell’Interno amministra e tutela un enorme patrimonio artistico in tutt’Italia.
ALTRE 3 IN MANETTE - Agli arresti anche il banchiere Klaus Beherend, mentre Eduardo Tartaglia e Rocco Zullino, già in carcere a Napoli, sono stati raggiunti da una nuova ordinanza di custodia. Gli arrestati sono accusati di peculato e falsità ideologica nell'inchiesta condotta dal pm Paolo Ielo. La parte romana dell'indagine, nata alcuni mesi fa a Napoli, riguarda un investimento in Svizzera di dieci milioni di euro del Fec, di cui La Motta era l'ex responsabile, affidato, secondo chi indaga, a Zullino, broker di Lugano e collaboratore di Tartaglia, a sua volta parente di La Motta. Per quanto riguarda la posizione del banchiere Beherend, secondo i Ros e i carabinieri di Napoli che stanno svolgendo le indagini, è colui che avrebbe redatto i piani di investimento dei Fondi in collegamento con Tartaglia.
LE ALTRE ACCUSE - Su La Motta ci sarebbe anche secondo filone d'indagine che riguarda gli incontri, con cadenza quasi settimanale, con broker della camorra. Tutto ciò sarebbe evidente dall'esame delle pagine dell'agenda del prefetto, in pensione da due mesi, sequestrata insieme con una rubrica dai carabinieri del Ros, nel suo ufficio nella sede dell'Aisi dove i militari hanno eseguito una perquisizione il 6 maggio scorso.
IL GIP - «Una indicibile beffa per i cittadini che in una epoca di necessaria austerità» devono «apprendere dai giornali che i soldi pubblici gestiti da un ministero, quello degli interni, erano andati a confluire su un fondo» all'estero. È un passaggio dell'ordinanza emessa nei confronti dell'ex prefetto Francesco La Motta. Il provvedimento riguarda altre tre persone accusate di aver trasferito circa 10 milioni dei fondi del Viminale su un conto corrente in Svizzera, poi svuotato, della «Silgocom, società svizzera a cui era arrivati anche soldi provenienti dalla criminalità organizzata». Nell'ordinanza di 25 pagine il gip definisce di «eccezionale gravità» la condotta dell'ex prefetto Francesco La Motta che ricopre attualmente il ruolo di «consulente dell'Aisi», il servizio segreto civile. L'alto rappresentante dello Stato «ha asservito - scrive il gip - la funzione pubblica ad interessi privati». Nel provvedimento viene citata anche una circostanza in cui La Motta «nel corso di una perquisizione si è avvalso della presenza e collaborazione degli attuali responsabili dell'ufficio legale e capo di gabinetto dell'Aisi». La Motta, infine, era in attesa di un ulteriore incarico e al telefono, stando al gip che cita una intercettazione, «si rammaricava delle indagini in corso». E il gip spiega nell'ordinanza l'arresto di La Motta con il fatto che poteva contare «aderenze con appartenenti ad apparati dello stato» e in ragione di ciò «sono più che concrete le possibilità di inquinare le indagini».
Redazione Online
Corriere della Sera

INFERNO


E’ l’Italia dei giorni nostri. E’ l’Italia dei politici e dei potenti che Tommaso Cerno, giornalista, colloca nei gironi dell’inferno nel suo libro Rizzoli “Inferno, la Commedia del potere” . Proprio così, dopo settecento dalla Divina Commedia di Dante Alighieri è Cerno che si è avventurato agli inferi.
La grande sorpresa di Cerno è di incontrare tanti, ma proprio tanti personaggi della Repubblica italiana. E per la “legge” del contrappasso sono disseminati nei vari gironi che penano e si lamentano.
Da Fini a La Russa, da Bossi a Maroni e poi le Olgettine, Formigoni, Fiorito, Beppe Grillo, Vendola e Bersani, Berlusconi.
Come fu Virgilio per Dante ad accompagnare il giornalista c’è un “savio gentil” che della politica italiana “tutto seppe”: Giulio Andreotti.
È passato parecchio tempo – scrive nella presentazione del libro  l’ufficio stampa della Rizzoli – dal giorno in cui Dante osò varcare le acque dell’Acheronte. Accompagnato da Virgilio, aveva davanti una fitta agenda di incontri con lussuriosi, golosi, avari, iracondi e tanti altri peccatori, tra i quali spiccavano personalità a lui più o meno contemporanee“.
E Cerno riprende in mano l’endecasillabo dantesco e si avventura nell’Inferno della politica italiana. Qui vedrà rappresentanti della Prima e della Seconda Repubblica, morti e vivi costretti all’eterno contrappasso delle loro bassezze in vita. Ad illustrare le varie tappe della discesa, le vignette di Makkox, l’unico in grado di raccontare con i suoi disegni l’Italia dei nostri giorni.
TOMMASO CERNO (Udine, 1975) è giornalista del settimanale “l’Espresso”, dove ha firmato importanti inchieste di politica e attualità e commentatore politico. Con Debora Serracchiani ha firmato “Il coraggio che manca” (BUR, 2009). È autore del romanzo Affa Taffa (Mimesis, 2010). Ha vinto il premio Cronista 2009 per il caso di Eluana Englaro. È impegnato come giornalista nella battaglia per i diritti civili.
MAKKOX (1965), alias Marco Dambrosio, diffonde i propri fumetti sul web dal 2007 e collabora con “Internazionale”, “Il Male” e il giornale online “il Post”. Nel 2012 ha pubblicato con Rizzoli The Full Monti.
(a cura di gm

sabato 8 giugno 2013

L'ULTIMA PAROLA...

Ieri sera nella trasmissione di PARAGONE...L'ULTIMA PAROLA:

presente il Prof Becchi e ad attaccare i soliti noti:
quel cialtrone di Mughini ex LOTTA CONTINUA, la Polverini spendacciona di soldi pubblici amica di Fiorito, la Paola De Micheli che ha imparato a memoria il politichese de sinistra, Airaudo passato dalla FIOM A SEL...Giannini il bugiardo...tutti ad attaccare Grillo...hanno fatto solo questo...attaccare Grillo.
C'era una lavagna con vari personaggi da votare per il loro operato politico tra cui Grillo...bene, a lui sono stati voti da uno a due e mezzo al massimo cinque...

quando toccava giudicare Berlusconi si è passati alla pubblicita'...

dopo il Prof. Becchi non si è piu' visto, sono rimasti i soliti noti quelli "malleabili" ...

una trasmissione inutile, assolutamente inutile, perlomeno Costanzo faceva talk show che si chiamavano " UNO CONTRO TUTTI " ...chi andava sapeva cosa l'aspettava, ma andare come ieri sera da Paragone non serve a nulla, anzi fa solo danni al M5S.

PS: Caro Airaudo basta con la cassa integrazione per i soliti noti, si cambia metodo, si passa ad aiutare chiunque perda il lavoro.

SILVIO BERLUSCONI il PORCELLUM e la paraculata dell' IMU




  1. In Italia siamo bloccati da piu' di 20 anni da silvio berlusconi ...perche'?

    la legge elettorale non prende quota perche' è sempre lui che ne vuole una su misura ...a lui va bene il PORCELLUM...da la colpa alla Merkel...intanto si è impantanato con l'IMU.

    Una folla di saggi ...(...) http://www.ilsalvagente.it/Sezione.jsp?titolo=Da%20Ainis%20a%20Zanon:%20ecco%20i%2035%20saggi%20di%20Letta&idSezione=21292

BEPPE GRILLO