28 agosto 1931, viene emanato un Regio Decreto che impone a tutti i docenti delle Università di giurare fedeltà non solo alla monarchia e allo statuto albertino, ma anche al regime fascista, la clausola della fedeltà al regime pare sia stata inserita per volontà di
Balbino Giuliano, filosofo e ministro dell'Educazione Nazionale dal 1929 al 1932. Dei 1.251 docenti universitari italiani 12 dissero di no (16 secondo altre fonti che sembrano più aggiornate). La stampa fascista ligia al regime presentò il risultato del giuramento come l'ennesimo trionfo del fascismo, solo l'un per mille della cultura accademica italiana si poneva al di fuori del fascismo, il fascismo trionfava, secondo la destra di ora e di allora. Il testo del giuramento firmato dal 999 per mille degli academici recitava:
“Giuro di essere fedele al Re, ai suoi Reali successori e al Regime Fascista, di osservare lealmente lo Statuto e le altre leggi dello Stato, di esercitare l’ufficio di insegnante ed adempiere tutti i doveri accademici col proposito di formare cittadini operosi, probi e devoti alla patria e al Regime Fascista. Giuro che non appartengo né apparterrò ad associazioni o partiti la cui attività non si concilii con i doveri del mio ufficio.“
I dodici (16) che dissero di no, pochi ricordano i loro nomi, furono: Francesco ed Edoardo Ruffini e Fabio Luzzatto (giuristi), Giorgio Levi Della Vida (orientalista), Aldo Capitini (filosofia), Antonio De Viti De Marco (scienza delle finanze), Gaetano De Sanctis (storico dell'antichità), Ernesto Buonaiuti (teologo), Vito Volterra (matematico), Giuseppe Antonio Borgese (estetica), Bartolo Nigrisoli (chirurgo), Marco Carrara (antropologo), Lionello Venturi (storico dell'arte), Enrico Presutti (diritto), Giorgio Errera (chimico) e Piero Martinetti (filosofo).
Facile per il moralista, che vede la storia come un chiaroscuro dove ogni cosa è nera o bianca, stigmatizzare sprezzantemente il comportamento degli oltre 1200 giuratori come frutto di vile conformismo, italico servilismo, furberia egoistica, ecc. ecc.
In realtà la cultura accademica non era fascista, né i giuratori erano solo vili opportunisti. I docenti che facevano riferimento al partito comunista furono invitati da
Palmiro Togliatti a prestare giuramento, perché mantenere la cattedra era utile per continuare a condurre dall'interno del mondo accademico la lotta al fascismo.
Benedetto Croce, filosofo liberale antifascista, suggerì ad altri la stessa cosa "per continuare il filo dell' insegnamento secondo l' idea di libertà".
Il papa
Pio XI, rivolgendosi ai docenti cattolici li invitò a prestare giuramento ma, come suggerito da padre Agostino Gemelli, con "riserva interiore".
Certamente molti giurarono per "attaccamento alla cattedra", per timore della povertà che colpiva chi non sottostava al giuramento, mandato in pensione con il minimo del salario e oggetto di persecuzioni e angherie Probabilmente la maggior parte giurò per evitare la miseria infatti
Così dei 1.200 quasi tutti prestarono giuramento al regime, quasi tutti, 16 dissero di no e se non è forse giusto condannare quelli che giurarono, è certamente giusto ricordare quei 16 che non giurarono (osservate una cosa curiosa, sono tutti bellissimi):
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Ernesto Buonaiuti |
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Aldo Capitini |
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Antonio De viti De Marco |
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Mario Carrara |
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Giuseppe Antonio Borgese |
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Giorgio Levi Della Vida |
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Fabio Luzzato non ho trovato sue immagini ma possiamo immaginarlo così ;) |
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Lionello Venturi |
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Giorgio Errera |
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Gaetano De Sanctis |
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Enrico Presutti |
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Piero Martinetti |
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Edoardo Ruffini Avondo anche qui come sopra |
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Bartolo Nigrisoli |
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Vito Volterra |
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Francesco Ruffini |
Fonti
Chi volesse approfondire può consultare queste fonti
- dal sito
http://www.storiaxxisecolo.it l'articolo di Simonetta Fiori comparso su Repubblica e le precisazioni sul numero di coloro che non prestarono giuramento, cliccare
QUI
- da wikipedia cliccare
QUI- dal Corriere della Sera, articolo di Sergio Romano cliccare
QUI