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giovedì 18 maggio 2017

TOGLIATTI E IL FASCISMO...


28 agosto 1931, viene emanato un Regio Decreto che impone a tutti i docenti delle Università di giurare fedeltà non solo alla monarchia e allo statuto albertino, ma anche al regime fascista, la clausola della fedeltà al regime pare sia stata inserita per volontà di Balbino Giuliano, filosofo e ministro dell'Educazione Nazionale dal 1929 al 1932. Dei 1.251 docenti universitari italiani 12 dissero di no (16 secondo altre fonti che sembrano più aggiornate). La stampa fascista ligia al regime presentò il risultato del giuramento come l'ennesimo trionfo del fascismo, solo l'un per mille della cultura accademica italiana si poneva al di fuori del fascismo, il fascismo trionfava, secondo la destra di ora e di allora. Il testo del giuramento firmato dal 999 per mille degli academici recitava:
Giuro di essere fedele al Re, ai suoi Reali successori e al Regime Fascista, di osservare lealmente lo Statuto e le altre leggi dello Stato, di esercitare l’ufficio di insegnante ed adempiere tutti i doveri accademici col proposito di formare cittadini operosi, probi e devoti alla patria e al Regime Fascista. Giuro che non appartengo né apparterrò ad associazioni o partiti la cui attività non si concilii con i doveri del mio ufficio.
I dodici (16) che dissero di no, pochi ricordano i loro nomi, furono: Francesco ed Edoardo Ruffini e Fabio Luzzatto (giuristi), Giorgio Levi Della Vida (orientalista), Aldo Capitini (filosofia), Antonio De Viti De Marco (scienza delle finanze), Gaetano De Sanctis (storico dell'antichità), Ernesto Buonaiuti (teologo), Vito Volterra (matematico), Giuseppe Antonio Borgese (estetica), Bartolo Nigrisoli (chirurgo), Marco Carrara (antropologo), Lionello Venturi (storico dell'arte), Enrico Presutti (diritto), Giorgio Errera (chimico) e Piero Martinetti (filosofo).
Facile per il moralista, che vede la storia come un chiaroscuro dove ogni cosa è nera o bianca, stigmatizzare sprezzantemente il comportamento degli oltre 1200 giuratori come frutto di vile conformismo, italico servilismo, furberia egoistica, ecc. ecc.
In realtà la cultura accademica non era fascista, né i giuratori erano solo vili opportunisti. I docenti che facevano riferimento al partito comunista furono invitati da Palmiro Togliatti a prestare giuramento, perché mantenere la cattedra era utile per continuare a condurre dall'interno del mondo accademico la lotta al fascismo.
Benedetto Croce, filosofo liberale antifascista, suggerì ad altri la stessa cosa "per continuare il filo dell' insegnamento secondo l' idea di libertà".
Il papa Pio XI, rivolgendosi ai docenti cattolici li invitò a prestare giuramento ma, come suggerito da padre Agostino Gemelli, con "riserva interiore".
Certamente molti giurarono per "attaccamento alla cattedra", per timore della povertà che colpiva chi non sottostava al giuramento, mandato in pensione con il minimo del salario e oggetto di persecuzioni e angherie Probabilmente la maggior parte giurò per evitare la miseria infatti
Così dei 1.200 quasi tutti prestarono giuramento al regime, quasi tutti, 16 dissero di no e se non è forse giusto condannare quelli che giurarono, è certamente giusto ricordare quei 16 che non giurarono (osservate una cosa curiosa, sono tutti bellissimi):

Ernesto Buonaiuti

Aldo Capitini

Antonio De viti De Marco

Mario Carrara

Giuseppe Antonio Borgese

Giorgio Levi Della Vida
Fabio Luzzato
non ho trovato sue immagini
ma possiamo immaginarlo così ;)

Lionello Venturi

Giorgio Errera
Gaetano De Sanctis

Enrico Presutti
Piero Martinetti

Edoardo Ruffini Avondo
anche qui come sopra
Bartolo Nigrisoli

Vito Volterra

Francesco Ruffini
Fonti
Chi volesse approfondire può consultare queste fonti
- dal sito http://www.storiaxxisecolo.it l'articolo di Simonetta Fiori comparso su Repubblica e le precisazioni sul numero di coloro che non prestarono giuramento, cliccare QUI 
- dal blog http://liberthalia.wordpress.com cliccare QUI
- dal blog http://ilrusso.blogspot.com cliccare QUI
- da wikipedia cliccare QUI
- dal Corriere della Sera, articolo di Sergio Romano cliccare QUI  

martedì 2 maggio 2017

FINANZIAMENTI PUBBLICI AI GIORNALI



Durante la decima edizione del Festival Internazionale del Giornalismo abbiamo realizzato “Hack the Money”, giornata di lavoro dedicata a rendere machine readable i contenuti relativi ai finanziamenti all’editoria. Oggi pubblichiamo i risultati del lavoro svolto.
Nel corso dell’hackathon sono stati presi in considerazione solamente i contributi diretti alla stampa dal 2012 al 2014 poichè i dati antecedenti sono viziati dal cambio della legge e delle relative definizioni per avere accesso ai finanziamenti.
Tutti i dati, per i quali è stato necessario fare scraping al fine di realizzare le elaborazioni, sono a disposizione di chiunque voglia utilizzarli. Anzi, se possiamo, vi invitiamo assolutamente a farlo. Si ringraziano in particolare Alberto GianeraPierluigi Vitale e Stefano Perna senza i quali il lavoro svolto non sarebbe stato possibile.
Vi sono diversi aspetti che emergono dall’elaborazione effettuata che meritano la dovuta attenzione.
Avvenire, il quotidiano cattolico che più di altri gode di buona salute con vendite costanti della versione cartacea, è la testata che maggiori contributi pubblici diretti riceve. Segue il quotidiano economico-finanziario Italia Oggi, di proprietà del gruppo Class Editori, per il quale parlare, quantomeno, di concorrenza sleale nei confronti de IlSole24Ore [che invece non riceve contributi diretti], dal mio personalissimo punto di vista, non è un eccesso. Al terzo posto il quotidiano del PD al centro di una controversa procedura fallimentare nonsotante i cospicui versamenti statali in suo favore.
Non risibili, anzi, anche i contributi statali per Conquiste del Lavoro, quotidiano della CISL che esce cinque volte alla settimana per i quali non esistono dati ADS che ne certifichino la diffusione e le vendite. Stesso discorso per Il Cittadino [di Lodi] che secondo le dichiarazioni dell’editore ha una diffusione media di 16mila copie [con vendite quindi stimate in circa 10mila copie/die] che riceve contributi tutt’altro che trascurabili per i quali vi invitiamo a fare il calcolo di quanto costa allo Stato, e dunque ai cittadini di tutta Italia, ogni copie venduta di questa testata.
Tra i giornali che ricevono maggiori contributi diretti spuntano molti giornali falliti quali Europa, la Padania e il Corriere Mercantile ed anche alcune testate “anomale” come America Oggi e Cronaca Qui, giornale torinese per il quale basta un’occhiata alla prima pagina per stabilire che non sia meritevole neppure di un centesimo.
Inoltre, decisamente anomale, e da approfondire, la situazione di Area Ag. Societa’ Cooperativa P.a., che pur avendo nella sua mission la realizzazione notiziari per l’emittenza radiofonica, riconducibili essenzialmente a Radio Città Futura [che infatti ottiene altri finanziamenti statali come radio] ottiene nel 2014 poco meno di mezzo milione di euro di finanziamenti pubblici per la stampa senza che, per quanto si riesca a capire, stampi alcun che.
Infine, si segnala che allo stato attuale delle cose, è in vigore una legge relativa ai finanziamenti pubblici ai giornali, voluta dal Sottosegretario All’Editoria Paolo Peluffo ai tempi del Governo Monti, che dal 2012 giace assolutamente inapplicata, evidentemente pour cause. Sigh!
Finanziamenti Pubblici Giornali 2012_2014

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http://www.datamediahub.it/2016/04/18/finanziamenti-pubblici-giornali/#axzz4ftsbLD1w