Premetto di avere rifiutato interviste durante l’anno – 2016/2017- in cui sono stato assessore di “Roma Capitale” (a)perché ho voluto evitare strumentalizzazioni o considerazioni e valutazioni premature. Adesso che il mio ruolo in “Roma Capitale” è giunto al suo epilogo, sento di poterlo fare.
In data 29 settembre 2017 l’assemblea capitolina ha approvato il Piano di riorganizzazione delle partecipate, che passeranno da trentuno (31) a undici (11) con un risparmio di decine di milioni ciascun anno. Si tratta di riorganizzazioni attuate, per il 20-30 per cento, nel primo anno ( 2017) e che verranno completate nei successivi due-quattro anni dal mio successore con il GdL (scrivere per esteso), dipartimento e staff dell’assessorato.
SINDACO ASSESSORI E CONSIGLIERI
Non voglio segnalare le criticità riguardanti il difficile lavoro a tempo pieno che l’attuale sindaco con molti assessori e consiglieri stanno svolgendo. Essi si stanno impegnando con grande abnegazione e sacrificio. Riguardo al metodo ed alla organizzazione, ognuno ha le proprie esperienze e la propria professionalità. Mi limito quindi a dare il mio personale punto di vista sperando essi possa essere utile.
La situazione trovata all’interno di “Roma Capitale” e nelle sue partecipate era, e purtroppo in alcune aree ancora rimane, molto difficile e compromessa. Non sarà facile porvi rimedio a causa delle condizioni oggettive che ho evidenziato ed illustrato più volte nelle CS ed in FB (b).
Non si può avere la qualità dei servizi di Milano, tanto per fare una comparazione (benchmark), quando le risorse pro capite sono la metà ed il territorio da servire sette volte più esteso, la densità 3,5 volte inferiore e conseguentemente i servizi maggiormente frammentati e sparsi. La lunghezza delle strade a Roma è 4-5 volte più estesa, i rifiuti in Kg/persona e le pulizie cui provvedere sono il 30 per cento in più posto che a Roma vengono serviti giornalmente circa 4 milioni di persone a fronte di 2,8 milioni di cittadini contribuenti effettivi, ovvero effettivamente paganti.
Data tale indispensabile premessa, si devono esaminare e comparare i numeri relativi ai dati, ai fatti (benchmark… come in parte ho fatto nell’allegato 2). Qualsivoglia critica, infatti, rischierebbe di diventare inconsistente e fuorviante. Fino a quando Roma non avrà almeno 1 miliardo (e, per essere alla pari di Milano, ne necessiterebbero due) di maggiori risorse per le infrastrutture e servizi, non si riuscirà certo a fare miracoli (c). Finchè i mezzi di Ama ed Atac, in buona parte obsoleti e da rottamare, non verranno sostituiti (e, per la sostituzione, servono risorse di centinaia e centinaia di milioni di euro), Roma non potrà arrivare ad uno standard di servizi di nettezza urbana e/o dei trasporti al pari delle grandi città del Nord Italia (vedasi in dettaglio la presentazione nell’Allegato 2)).
Anche i cittadini romani hanno molte colpe e brutte abitudini, pertanto devono necessariamente cambiare. Molti di essi non pagano il biglietto e questo incentiva altri a non farlo, causando un danno enorme; essi solo in parte pagano le multe e/o le tasse e, se tutti pagassero secondo le percentuali di Milano, il recupero non sarebbe purtroppo nemmeno sufficiente. È tuttavia doveroso e da rendere obbligatoriamente doveroso che si paghi a fronte di un servizio. Analogamente, ciò vale per i 24.000 dipendenti di “Roma Capitale” (come si evince dalla comparazione nell’allegato 1) pag. 2 e 3). Essi devono produrre almeno il 20-30 per cento in più e lo si potrà ottenere solo con leggi sul lavoro che premino il merito e disincentivino le assenze, temi su cui istituzioni e sindacati hanno gravi responsabilità, anche per la loro mancata riforma ed innovazione. Serve in ogni caso un riallineamento tra risorse e spese. I quindici (15) miliardi di euro di disavanzo sul bilancio comunale non sono cioè conseguenza al cento per cento di mala-gestione o ruberie (probabilmente un 10-20 o 30 per cento ma per il restante 70 per cento, più di dieci (10) miliardi di euro, sono di deficit di risorse che la città di Roma dovrà avere per tornare ad essere la capitale d’Italia, all’altezza delle altre capitali europee (si vedano le mie conclusioni preliminari nell’allegato 2) ed alcune proposte di sviluppo da attuare nel draft d) all.4- RCM, da aprile 2017 e tuttora fermo negli uffici del sindaco).
SUGGERIMENTI
Nella mia qualità di imprenditore e produttore italiano, mi rivolgo al governo e ai parlamentari legislatori italiani, a chi amministra “Roma Capitale” ed al Movimento politico che oggi ne esprime i suoi consiglieri ed il sindaco.
Comunico quindi che la riorganizzazione , o meglio la rinascita di Roma potrà avvenire solo se, contestualmente, si ridarà forza e respiro, sostanze alla economia italiana. La sua capitale, Roma, ne è fortemente legata.
Comunico pertanto ai governanti ed ai legislatori italiani che:
l’economia è la grande assente nei programmi e nelle decisioni dell’ attuale governo e di quelli che si sono succeduti negli ultimi anni ( in parte anche nel Movimento). È necessario quindi ridare valore e dignità ai “produttori” ovvero agli imprenditori, non certo ai “prenditori o predatori” dello Stato. Bisogna dare valore e possibilità ai lavoratori veri ed onesti, non agli imboscati, scansafatiche e fannulloni. Gli imprenditori italiani sono, con il loro lavoro e i lavoratori, il tesoro degli Stati; essi garantiscono l’80/90 per cento delle entrate dello Stato italiano e sono quindi il motore dell’economia e le fondamenta del benessere dei cittadini. Lasciando che le imprese falliscano, negando politiche a loro vantaggio e favore, muore il lavoro, muore il reddito di tutti i cittadini, le banche falliscono e lo Stato rischia di andare in bancarotta, cioè esattamente ciò che in gran parte oggi sta succedendo.
Unitamente ad una rete di associazioni e di imprenditori (ReteSI.org) ho presentato alcune proposte di legge volte a rianimare l’economia italiana, applicate solo in minima parte. Si auspica vengano presto riprese ed esaminate per essere attuate nell’interesse del Paese e dei suoi cittadini; si veda: http://sisalviamolitalia.it/proposte/
Se ne riportano qui talune di rilievo ai fini della rinascita economica dell’Italia:
- SRADICARE LA CORRUZIONE unitamente ad UNA GIUSTIZIA PIU’ VELOCE. Daspo a vita dalla pubblica amministrazione a chi sia condannato, con sentenza passata in giudicato, del reato di corruzione o di conflitti di interesse (è necessaria quindi la riforma effettiva della giustizia italiana, con la previsione , salvo eccezioni, del termine perentorio di 18 mesi per ciascun grado di giudizio); La corruzione, unitamente alla giustizia lenta e sine libitum e al la burocrazia figlia di un ginepraio inestricabile di leggi e regolamenti (g), costituiscono i principali freni alle imprese nazionali e blocchi insormontabili per le imprese straniere che potrebbero volere investire e produrre in Italia.
- LIBERIAMO LE FORZE PRODUTTIVE DAL GIOGO DELLA TASSAZIONE ASFISSIANTE, inflittiva, caotica, che espone l’imprenditore a continue scadenze e vere e proprie interpretazioni discrezionali con conseguenti vessazioni da parte funzionari incaricati (g).
La riduzione della tassazione sui “produttori” (imprenditori e lavoratori) è doverosa oltre che necessaria in modo da portare la tassazione italiana almeno alla media dell’OCSE. Non si dimentichi che USA, UK e l’intero mondo dell’ economia in sviluppo ed evoluzione , hanno una tassazione sui produttori fra il 15 e 25 per cento, mentre in Italia si è tuttora tra il 50 e 70 per cento. Ciò è tanto ASSURDO quanto AUTOLESIONISTA. (h)
Se si dà modo all’economia di ripartire si incrementa il Pil e miglioreranno prontamente il rapporto PIL/debito e quello PIL/spesa pubblica. I cittadini incrementeranno il proprio reddito e LE BANCHE NON FALLIREBBERO. Le decine di miliardi buttati recentemente per salvare le banche non serviranno infatti granché dato che le insolvenze, le sofferenze e gli incagli, superano i trecento (300) miliardi di euro. Quegli stessi soldi sarebbero stati meglio spesi per fare ripartire l’economia italiana con il taglio drastico della tassazione, dei tributi, e lo sfoltimento corposo è significativo della burocrazia (g) con tutti i gravami e gli adempimenti che essa comporta.
– A causa di una errata politica monetarista (i), negli ultimi dieci anni, sono state fatte fallire il 30 per cento delle imprese, si è causato l’aumento della disoccupazione, ed è stato perso il 7 per cento di PIL a favore di chi questa politica ha imposto, ovvero la grande finanza internazionale germano diretta. Oltre il 50 per cento delle 3.500 migliori imprese italiane sono state svendute a gruppi stranieri (anche per stanchezza e demotivazione degli imprenditori ormai frustrati e vessati). Questa politica monetarista restrittiva, solo per citare un altro esempio di settore, ha creato una svalutazione del 50 per cento del patrimonio immobiliare, ed ha distrutto il 50 per cento delle imprese edilizie italiane, generando enormi incagli sulle banche. Se si considera che il 70 per cento degli italiani ha una casa ed immobili di proprietà , si assiste ed evince che il 70 per cento dei cittadini italiani sono stati impoveriti e costretti ad indebitarsi. I capitali esteri stessi stanno tuttora comperando, per cifre risibili, le banche italiane al cui interno sono gestiti quattromila (4.000) miliardi di euro di risparmi e duemila (2.000) miliardi di euro in ipoteche, ovvero il frutto di sangue e sudore di generazioni di italiani che finiranno gestiti dalla finanza internazionale sotto la guida franco-tedesca o monetarista globale.
- DOVE TROVARE LE RISORSE PER SGRAVARE I PRODUTTORI DALLE ASFISSIANTI TASSE. Pensioni, sanità e servizi gratuiti dello Stato siano per chi ne ha bisogno o non ha risorse, non per i ricchi. Basterebbe prendere ad esempio l’Australia per ridurre da 400 a 200-250 miliardi la spesa annua, liberando risorse per far ripartire l’economia. Una economia che gira è la migliore garanzia per uno Stato solido e socialmente utile, di cui tutti i cittadini beneficerebbero.
L’economia che gira e funziona è la prima garanzia per il reddito di cittadinanza, senza la necessità di inventare altri fondi e sussidi che si tramuterebbero in ulteriori esose tasse sui produttori.
- STATO CENTRALISTA o Moderna Federazione di Macro Regioni? L’innovazione, la razionalizzazione e sburocratizzazione con riduzione della spesa pubblica è avvenuta in modo considerevole in quegli Stati che si sono dati una organizzazione snella e FEDERALE. La Germania, gli Stati Uniti, l’Australia – l’esempio più eclatante è la Svizzera a due passi da noi- amministrano con più efficienza poiché la spesa è vicina alla “presa”, ai pagamenti da parte dei contribuenti ed il cittadino viene coinvolto nelle decisioni. Le tasse sono più basse perché il cittadino controlla ed è in grado di influenzare da vicino i propri rappresentanti i quali in tal modo non possono né sprecare né supertassare.
Sono e mi sento europeo. Di una Europa solidale in cui il più ricco aiuta il più povero e non, come sta avvenendo, il contrario, ovvero i più ricchi (Germania) spogliano i più poveri tramite regole monetariste da loro stessi imposte. Rebus sic stantibus, ci si deve riappropriare della sovranità monetaria oggi negata, stampare una nostra moneta italiana, anche parallela all’euro, al fine di fare ripartire l’economia tutta. Gli italiani hanno una capacità produttiva fortunatamente ancora significativa e potente (se non si accetta ancora per anni supini la spoliazione in atto) che, liberata dalle tasse e dai balzelli vessatori, lasciata fluttuare, ritornerà ad esportare e crescerà in maniera esponenziale. I prodotti tedeschi, conseguentemente, costeranno di più e quindi l’Italia ne importerà meno, riportando più equilibrio tra export ed import. Oggi la Germania ha un surplus commerciale stratosferico a danno e svantaggio dei Paesi mediterraneo.
A ciò si aggiunga che l’Italia, che ha una disoccupazione tre volte la Germania, deve accogliere masse di immigrati, i quali vengono mantenuti a spese dei pochi italiani che sono rimasti e riescono a produrre ed a pagare le tasse. Ciò a fronte di masse nullafacenti e mantenute in albergo che portano degrado e povertà tra gli oltre quattordici milioni di italiani, alcuni dei quali non aventi i mezzi di dignitosa sussistenza.
SI TRASFORMINO GLI IMMIGRATI DA PROBLEMA AD OPPORTUNITÀ’ come avviene in tutti gli Stati del mondo democratico che hanno affrontato l’immigrazione prima di noi. O l’immigrato trova un’occupazione che gli permette di vivere dignitosamente con la propria famiglia, o, a compensare l’accoglienza ricevuta, deve essere tenuto a lavorare almeno 36-38 ore a settimana nel Comune di residenza, occupato in lavori socialmente utili che organizza e dispone il Comune medesimo. Si toglieranno così di strada i nullafacenti, evitando che vadano a delinquere, valorizzandoli e inserendoli più facilmente.
Ho già esposto tali idee al Movimento, nella speranza che esso possa e riesca ad attivarsi per realizzarle, anche con l’aiuto del governo in carica e attraverso il dialogo con gli altri partiti. Il dialogo è infatti soprattutto ascolto, che consente di allargare le menti, prendere in considerazione ed esaminare le ragioni delle altre parti politiche. Il dialogo può condurre a soluzioni comuni, al compromesso sulle emergenze, sulle questioni urgenti ed essenziali da risolvere, su provvedimenti da attuare, per la rinascita dell’economia italiana.
Tale è il “mantra” dei PRODUTTORI (imprenditori e lavoratori)
Il MOVIMENTO è una forza giovane, irruenta, innovatrice che deve trovare il modo di evolvere verso la indispensabile professionalità e capacità governativa. Molte idee sono futuribili e condivisibili, come l’economia circolare dello zero rifiuti, la mobilità elettrica, l’autoproduzione energetica sostenibile, una logistica meno inquinante, la difesa delle identità e delle produzioni locali, uno sviluppo compatibile e sostenibile, eccetera. Avendo fondato nel 1999 il Kyoto Club credo e sostengo da sempre questi valori. Il Movimento deve cercare di perseguire l’innovazione con pragmatismo e gradualità senza danneggiare l’economia. Riguardo a questi temi ho purtroppo riscontrato molte opinioni divergenti, alcuni sperano nel “tanto peggio per l’Italia tanto meglio per il Movimento”, e queste idee mi spaventano poiché sono l’opposto di ciò che un funzionario pubblico o politico dovrebbe pensare e fare. Per prima cosa , bisogna pensare al bene dell’Italia, della sua economia ed al benessere dei cittadini italiani . A mio parere le aziende di servizi, ad esempio ATAC, AMA a Roma, e lo stesso vale per il resto dell’Italia, devono essere innanzitutto efficienti e dare il miglior servizio al cittadino al minor costo, indipendentemente che siano al 100 per cento pubbliche o in JV pubblico-privato. E’ fondamentale che il servizio sia messo in competizione periodicamente ogni tot numero di anni, e che “vinca il migliore”. Se il migliore è una società al 100 per cento pubblica o del Comune bene, altrimenti via libera ad una sana ed onesta concorrenza. “Lo Stato deve fare bene il regolatore e controllore e non, male, l’imprenditore”. Ha strumenti e leggi per evitare che i servizi pubblici diventino monopolio di gruppi o persone, evitando comunque rendite parassitarie, di posizione, a danno dei cittadini.
Nell’economia, nell’imprenditoria e nel lavoro il Movimento dovrà essere più attento alla produzione di risorse più che alla loro distribuzione ed al “ mantra”: “tutto pubblico”.
A mio parere il Movimento deve cercare di non perdere una grande occasione, quella di evolvere da Movimento idealista di protesta ad un Movimento di proposta in difesa dei produttori (in difesa di tutti quelli che producono: imprenditori, lavoratori, professionisti) La vera rinascita dell’Italia potrà avvenire solo partendo da qui, da un Movimento dei produttori (f) che faccia valere in Parlamento le ragioni dei milioni di lavoratori onesti (del privato come del pubblico) e degli imprenditori, non dei “prenditori” e “predatori”. Il Movimento deve fare le ragioni dei ilprofessionisti, delle partite IVA e di tutti quelli che ogni mattina si alzano e celebrano l’art.1 della Costituzione italiana, bistrattati da una tassazione vessatoria ed insostenibile. L’Italia può e deve risorgere solo partendo da qui.
Note:
a) Assessore alla Riorganizzazione delle Partecipate in RC dal 30/sett/2016 al 30/sett/2017
b) Roma Capitale: Dati e Fatti (allegati 1 e 2; ed abstract di 2 all.3)
c) Roma Reset mi sono avvalso oltre che dei dati ricavati all’interno del Comune, Dipartimenti e Partecipate, anche del recente studio di Gianfranco Polillo, edito da www.adapt.itUNIVERSITY PRESS e-book serie n.57 ROMA – reset, disponibile e scaricabile dal web
d) RCM-Roma Capital Mundi (Vedasi allegato 4) un progetto di rilancio di Roma, che ho coordinato con Sindaca ed Assessori, ma che da Aprile è stato dalla Sindaca avocato a se. Roma ha le condizioni per Rinascere e per Sviluppare una Evoluzione Virtuosa simile o migliore della Silicon Valley
f) MOVIMENTO DEI PRODUTTORI (Imprenditori, Lavoratori, Professionisti, Partite IVA …) un motore di sviluppo e rinascita economica, non rappresentato in Parlamento, il 50% dell’Italia che opera e lavora come da art.1 della Ns. Costituzione. Un Movimento che aspetta di essere degnamente rappresentato! Vedi anche www.ReteSI.org – SI Salviamo l’Italia
g) LEGGE 10 x 1; ad ogni nuova legge o regolamento interpretativo se ne dovrebbero eliminare 10 (con leggi quadro o regolamenti riassuntivi chiari, facilmente interpretabili)
h) Quando la tassazione supera il 33% è dimostrato che la produzioni di beni e servizi viene disincentivata (quindi meno PIL) e l’evasione si incrementa e quindi lo Stato perde entrate!
i) Politica monetarista restrittiva che ha incrementato il prelievo (le tasse) spogliando i Produttori, e quindi diminuendo il PIL e quindi tutti i rapporti PIL/Debito PIL/Spesa sono esplosi; quando si ristruttura una azienda malata il PIL (fatturato) deve aumentare così in percentuale tutte le spese ed interessi diminuiscono e si inizia il risanamento: imperativo è quindi incrementare il PIL: i Produttori.
Allegati: